L'indefinibile indefinito

Mele e appunti

FT.com / Technology — Apple joins forces with record labels: Sono due giorni che rimugino su questo articolo del Financial Times, che trovo semplicemente irritante, per motivi che non riesco bene a inquadrare. Sarà quell’ineffabile odore di aria fritta, quella maniera un po’ così che hanno quelli che danno non-notizie, quell’indefinibile contributo alla macchina dell’hype, del sensazionalismo, che gira gira e gira a vuoto. Non so. Propongo la traduzione con commento incorporato.

Titolo: Apple si unisce alle case discografiche. Generico, quasi innocuo, così come innocuo pare il primo paragrafo:

Apple sta lavorando con le quattro maggiori case discografiche per stimolare le vendite digitali di album integrando con il download di musica un libretto interattivo, con note di copertina e altre funzioni interattive, in una mossa che, si augura, possa cambiare le tendenze d’acquisto nel suo iTunes Store online.

Va beh, idea carina che non sarebbe male vedere implementata. Personalmente mi manca moltissimo non poter sfogliare il bel libretto di un CD, con informazioni sui musicisti che hanno contribuito a un album, sul produttore (che spesso dà un’impronta distintiva al disco, al suono di un gruppo, agli arrangiamenti), e magari con i testi dei brani. Come ovviamente mi manca il potermi perdere nelle grandi dimensioni di un album in vinile, che si apre e offre illustrazioni e foto di qualità che contribuiscono senza dubbio a creare quel quid, quell’ingrediente visuale e suggestivo che nel migliore dei casi riesce a fondersi con gli stimoli sonori di un disco e ne viene fuori un’immagine memorabile. Penso ai Pink Floyd, ma anche a Yes, ai Tindersticks, a Tom Waits, ai Jethro Tull, o anche a dischi come Physical Graffiti e The Song Remains The Same dei Led Zeppelin.

Ma sto divagando. Giusto quando arriva la bomba al secondo paragrafo:

Queste trattative avvengono mentre Apple è al tempo stesso impegnata nella corsa per offrire un computer portatile, completo e dalle dimensioni di un tablet, in tempo per la stagione natalizia, periodo nel quale l’industria dell’intrattenimento spera abbia luogo una nuova rivoluzione. Il dispositivo potrebbe essere lanciato in concomitanza con i nuovi accordi sui contenuti multimediali, compresi quelli mirati a stimolare le vendite di prodotti musicali della lunghezza di un CD, secondo quanto riportano persone a cui è stato spiegato il progetto.

Bum! Ecco in poche righe la pozione di Panoramix. Mi pare che l’articolo stesse parlando di musica, ma no! Beccatevi la bastonata sul fianco. Il tablet spunta nuovamente, come il babau appena si apre la scatola. Notare come il Financial Times dia per certa la notizia che Apple sta per lanciare un dispositivo tablet. Poi, forse magari perché no, potrebbe persino lanciare questo prodotto di cui non si sa nulla insieme a un nuovo servizio che dovrebbe essere il risultato di fantomatici accordi per stimolare ulteriormente la vendita di musica sull’iTunes Store, che, poverino, ormai langue. E notare come finisce il paragrafo: la notizia sarebbe corroborata da quanto riportano misteriose figure a cui è stato fatto il briefing in tutta segretezza, ma evidentemente hanno cantato, e però rimangono avvolte nell’anonimato. Se da un lato può anche essere uno scenario plausibile (a volte le fonti dietro a una notizia manifestano la volontà di rimanere anonime per non compromettere una situazione delicata dietro le quinte), faccio notare che questa, nel presente articolo, è solo la prima di tante espressioni ricorrenti, che si aggiungono una dopo l’altra a creare un ‘effetto nebulosa’ che ci vogliono gli antinebbia accesi per continuare a leggere.

Le vendite di album come oggetti fisici sono calate drasticamente con l’evolversi del sistema di vendita e acquisto: dagli album su CD nei negozi veri e propri, ai download digitali forniti da negozi online.

Anche se i consumatori continuano a comprare una grande quantità di musica digitale, i loro acquisti favoriscono i brani singoli più che interi album, che frutterebbero margini maggiori. 

Quindi, da quel che l’articolo ha detto fin qua, sembrerebbe che l’idea sia di vendere download in formato ‘long playing’ per rifocalizzare l’acquirente sul formato-album più che il formato-canzone singola. Dopo aver sparato la bomba sul tablet, quindi, si torna a parlare di musica.

Apple sta lavorando con EMI, Sony Music, Warner Music e Universal Music Group su un progetto dal nome in codice ‘Cocktail’, secondo quattro persone a conoscenza della situazione.

Anche qui, a corroborare i fatti sarebbe la testimonianza di altre quattro figure misteriose. Forse hanno specificato il numero per far sembrare la cosa un po’ meno vaga. O sono i cavalieri dell’apocalisse? O, meglio, i quattro evangelisti Apple? Chissà. Bisogna avere fede. Progetto ‘Cocktail’ è sicuramente indicativo del tasso alcolico di qualcuno, in ogni caso.

Le case discografiche insieme ad Apple stanno lavorando per stabilire una data di lancio del progetto a settembre, progetto che mira a stimolare l’interesse negli album interi, includendo note di copertina e filmati insieme alla musica.

Lo scopo è ricreare l’epoca d’oro degli album, quando ci si sedeva con gli amici ad ammirarne le illustrazioni e il lavoro artistico mentre si ascoltava la musica”, ha detto un dirigente a conoscenza dei piani.

E tre: prima si menziona un misterioso gruppo di persone a cui è stato spiegato il progetto, poi ci sono altre quattro figure mistiche a conoscenza della situazione, adesso salta fuori un dirigente (ma chi? Ma ditemi almeno di che azienda, no?). Il numero di persone che ne sanno aumenta a ogni riga, tanto che comincio a sospettare che l’unico a non saperne nulla ormai sono solo io.

Apple vuole rendere più appetibile l’acquisto di prodotti più completi [che non i singoli brani], creando un nuovo tipo di materiale interattivo a costituire gli album, che comprenda foto, testi e note di copertina che permettano agli utenti di fare clic sugli elementi che trovano più interessanti. I consumatori sarebbero in grado di riprodurre i brani direttamente dal libretto interattivo senza dover rientrare in iTunes, hanno detto i dirigenti.

Senza dubbio interessante, ma ancora saltano fuori dei misteriosi dirigenti.

Non si tratta solo di quattro PDF messi insieme”, ha detto un dirigente, “C’è davvero un’interconnessione nei materiali extra”.

Ecco un altro dirigente!

Le compagnie musicali non hanno rilasciato commenti.

Ma come?! Stando all’articolo, decine e decine di persone sanno un sacco di cose e sembrano smaniose di vuotarlo, il sacco, e sul più bello nessuno commenta?

[…] Il nuovo dispositivo sensibile al tocco a cui sta lavorando Apple avrà uno schermo che potrebbe essere grande fino a 10 pollici. Si collegherà a Internet come iPod touch, probabilmente senza le funzioni di telefono, ma con accesso agli store online di Apple.

Apple azzarda di riuscire là dove altri hanno fallito, Microsoft compresa, che ha costantemente spinto una versione tablet del suo sistema operativo Windows, come progetto favorito del fondatore Bill Gates.

L’industria dell’intrattenimento spera che Apple, che ha già rivoluzionato i mercati dei lettori musicali e dei telefoni, possa fare altrettanto con il nuovo dispositivo.

Sarà meraviglioso per vedere i film”, ha detto un dirigente del settore dell’intrattenimento.

Gli editori librari sono in trattative con Apple e sono ottimisti sul fatto che i loro servizi vengano offerti con il nuovo computer, che potrebbe rivelarsi un’alternativa al Kindle di Amazon. 

Che dire, un finale concitato e ugualmente ricco di bombe. Dopo la musica, questo favoloso dispositivo farà felice l’industria cinematografica e anche quella libraria, in un colpo solo. Non ci credete? Lo ha detto un altro dirigente senza nome, dev’essere vero. E poi: forse non avrà funzioni di telefono? Ma come, e io che credevo fosse così comodo telefonare con un dispositivo dallo schermo ‘grande fino a 10 pollici’! Meno male che almeno si collegherà agli store online di Apple, pensate se Apple avesse fatto la sciocchezza di non permettere al tablet di collegarsi all’iTunes Store.

Questo articolo è un pezzo portentoso, se almeno si potesse fumarlo. C’è tutto: i ‘potrebbe’ e i ‘magari’ mischiati con le pseudo-certezze, l’alone di credibilità dovuto ai riferimenti con ‘persone che sanno e parlano sottovoce’, in una squisita atmosfera settecentesca da intrigo di palazzo, con misteriosi dirigenti e sette di iniziati che nascondono mezzo volto dietro a ventagli preziosamente lavorati. Ci sono i ‘tasti giusti’, ossia l’allusione al mitico tablet ma con toni di urgenza e di imminenza, come se dietro il sipario tutto fosse cosa fatta e stanno solo aspettando di presentarla.

Per carità, magari tutte le fonti citate-non-citate hanno parlato davvero nell’orecchio di qualcuno e vogliono l’anonimato, e tutto quel che si dice nell’articolo è vero e accadrà pure nel giro di pochi mesi. Quello che critico nell’articolo del Financial Times è la maniera di buttar lì la notizia, se di notizia si tratta. A me sembra un po’ una serie di forzature dietro all’idea — questa sì plausibile — che Apple voglia riformare il modo di vendere musica su iTunes Store, offrendo un pacchetto digitale più ricco. Il resto è un mosaico, un patchwork di voci di corridoio messe insieme per creare un rumour più completo e poliedrico. La pozione di Panoramix di cui parlavo prima: mettici l’idea dei contenuti digitali musicali interattivi, mettici un pizzico di tablet, una spruzzata di editoria ed eBook, ed ecco la magia.

Fra l’altro, per chi non lo sapesse, Apple sta lavorando a un tablet dalla metà degli anni Novanta. E come già detto, il problema non è costruirlo. A Cupertino esistono certamente centinaia di prototipi, da abbozzi in plastica, a dispositivi realmente funzionanti. Il problema è come piazzarlo. E dopo l’uscita e il successo di iPhone e iPod touch, il problema del piazzamento è ancora maggiore. Un fratello maggiore di iPod touch deve avere almeno una importante caratteristica / funzionalità intrinseca che lo differenzi da iPod touch, qualcosa che abbia senso (per il consumatore in primis) fare con quel dispositivo e non con un iPod touch. Qualcosa che spinga il consumatore, nella valutazione in fase di acquisto, a sacrificare l’innegabile tascabilità del touch a favore del tablet. L’ipotesi dell’articolo sembra orientarsi verso la nuova offerta multimediale dell’iTunes Store, il progetto ‘Cocktail’ menzionato sopra, e fors’anche l’idea di un nuovo Kindle marchiato Apple. Mi sembra pochino: sono cose che potrebbe fare benissimo un iPod touch / iPhone. Io credo che una funzionalità che possa far risaltare il tablet rispetto alla piattaforma iPod touch / iPhone sia la possibilità di fare serie operazioni di creazione ed editing di documenti, cosa poco fattibile con i piccoli schermi di iPhone e iPod touch. Sarebbe una caratteristica che spingerebbe l’utente in cerca di qualcosa con funzioni di netbook a optare per il tablet di Apple, uno strumento con il design e l’appetibilità della piattaforma Touch, ma più capace ed esteso nelle funzionalità, al punto da diventare il subnotebook del XXI secolo. Con un punto di partenza così, ogni funzionalità aggiunta è grasso che cola.

Chiudo con un frammento di John Gruber sull’argomento:

[…] Ma in realtà Scalisi ha commesso un solo errore. Il suo elenco di problemi di design e di marketing che deve affrontare qualsiasi computer ‘tablet’ è accurato. Il suo errore è quello di assumere che Apple introduca un tablet senza aver prima risolto proprio quei problemi. Come si digita su un tablet? Come lo si trasporta? Come proteggere lo schermo dai graffi? Se ci si deve guardare del video, come deve reggersi il tablet? Se si possiede già un iPhone e un MacBook, a cosa servirebbe un dispositivo del genere?

Non ho idea di quali siano le risposte a queste domande. Ma state certi che se Il Tablet è davvero imminente, Apple ha trovato quelle risposte. Il tablet è come iPhone prima che venisse rivelato. Le congetture e i rumour che Apple avrebbe introdotto un cellulare erano pazzeschi e di ogni tipo, ma nessuno ebbe una vaga idea di quale sarebbe stato veramente il suo aspetto. 

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