Il dispositivo mobile ideale

Mele e appunti

Qualche giorno fa ho letto un articolo interessante di Steven Frank, nel quale l’autore riflette su ciò che rende ‘ideale’ un dispositivo portatile con accesso a Internet. Traduco i passaggi per me più importanti, e che condivido:

Domande del genere [“Qual è il vostro dispositivo portatile ideale?”] saltano fuori spesso nei forum dedicati ai gadget elettronici, e quel che non ho mai capito è perché le risposte sono quasi sempre degli elenchi di specifiche tecniche.

Uno schermo di grandezza x! Un processore Atom! 2 GB di memoria!

Ma che differenza fa? Il Newton MessagePad 2100 è nella mia hit parade dei dieci migliori dispositivi portatili della storia, e il suo processore è un ARM a 167 MHz e lo spazio interno per immagazzinare informazioni è di circa 1 MB. Vi sono alcuni aspetti del Newton (soprattutto il blocco note) che continuano a non avere rivali in fatto di usabilità. 

Frank fa poi notare che l’hardware è in costante miglioramento, anno dopo anno, pertanto sembra un po’ ridicolo definire ‘ideale’ una particolare configurazione hardware, visto che sarà obsoleta nel giro di poco tempo.

Quando penso al mio dispositivo mobile ‘ideale’, le domande che mi pongo sono: che cosa posso fare con questo dispositivo? Mi offrirà un’esperienza Internet completa, ‘stile macchina desktop’, o una buona approssimazione? Presenterà tale esperienza in un modo che abbia senso considerando il form factor ridotto, o sarà qualcosa di appiccicato sopra un pessimo porting di un sistema operativo desktop, completamente inadeguato per gli utilizzi previsti? [Sono certo che sta pensando a Windows Mobile, NdR] Quali tipi di input gestirà, e come? E per quelle modalità di input passibili di errori, quali sono i metodi di correzione, e quanto facili sono da usare?

Potrò installare su questo dispositivo tutto il software che voglio? Potrò accedere a Internet ‘dovunque’ o solamente da certi hotspot e alle condizioni di una particolare tecnologia molto in voga adesso? Potrò continuare ad accedere a Internet anche se vado all’estero?

Dovrò occuparmi di ‘sincronizzare’ i miei dati più svariati, oppure il produttore del dispositivo ha pensato a una soluzione più elegante? Il dispositivo è fatto per essere indipendente o per funzionare da gregario di una macchina desktop?

La conclusione a cui arriva è certamente condivisibile:

Il mio dispositivo mobile ‘ideale’ è progettato da zero per quanto riguarda il suo form factor, mi permette di comunicare in qualunque luogo del mondo mi trovi, conserva tutti i miei dati più importanti, mi consente di ricercarli, di individuare dei rapporti fra essi, e di interagire con essi in maniera coerente e user-friendly, non ‘possiede’ i miei dati né li ‘chiude’ all’interno di una piattaforma particolare.

Oltre a questo, qualsiasi CPU sufficientemente reattiva va benissimo. 

Io ci aggiungo un elemento che trovo molto importante, ancor prima di entrare nel merito del software o dell’interfaccia utente: l’ergonomia. In altre parole, il dispositivo ideale deve essere comodo da maneggiare considerando gli utilizzi che propone. In una recente discussione nella mailing list di Luca Accomazzi, ho cercato invano di spiegare come la pessima ergonomia di molti netbook gioca nettamente a sfavore della loro usabilità. Nella discussione, l’impressione che ho avuto è che i miei interlocutori confondessero i concetti di portabilità ed ergonomia. Il fatto che un dispositivo sia portatile e possa essere portato con sé ovunque non significa necessariamente che sia usabile ovunque. Rarissimamente ho visto persone scrivere / navigare il Web / leggere la posta con un netbook sulle ginocchia. Perché è scomodo. La forma di un netbook come questo carissimo Sony Vaio è quella di un portatile ristretto, e costringe a utilizzarlo come si farebbe con un portatile di dimensioni normali. Quindi appoggiato su una qualche superficie piana. Con l’utente ricurvo a pigiare su quei tastini e a spostare il puntatore o con un trackpad-francobollo, o con un picciuolo montato fra i tastini.

Ora, un qualsiasi portatile di dimensioni normali ma ‘piccolo’ — diciamo dell’ingombro di un MacBook Air o di un MacBook Pro da 13’’ — è più comodo da usare di quel Sony Vaio. E si può persino tenere sulle ginocchia, perché sul piano tastiera c’è sufficiente spazio per appoggiare i polsi. Su quel netbook o ci si appoggia da qualche parte, oppure la scomodità (parlo proprio di postura fisica) è garantita.

Prima di essere frainteso anche in questa sede, voglio sottolineare che sono d’accordissimo che un netbook ingombra meno di un MacBook Air o MacBook Pro da 13″, che pesa meno e che è più portatile. Quel che sostengo è che la sua comodità d’uso è più o meno efficace a seconda di dove ci si trova e per quanto tempo lo si utilizza. E, ovviamente, per cosa lo si utilizza.

Nel progettare un dispositivo portatile, oltre alle considerazioni su interfaccia utente, potenza del processore, quantità di RAM, tecnologia dello schermo, software e sistema operativo da implementare, sono altrettanto fondamentali la forma, la portabilità e l’ergonomia, che sono a mio avviso legate a doppio filo con le caratteristiche tecniche appena accennate. In questo senso, raggiungere e soddisfare un target non è per niente facile — ed è questo, credo, uno dei motivi principali per cui non si è ancora visto un ‘tablet’ Apple.

È certamente appetitosa l’idea di un dispositivo multi-touch con uno schermo da 10 pollici. Navigare il Web, leggere e scrivere email, gestire foto e documenti di vario tipo, sarebbe molto più comodo e appagante rispetto al piccolo schermo di iPhone e iPod touch, che costringono a effettuare zoom in vari punti di una pagina Web per poterne leggere il contenuto. Ma uno schermo più grande crea una serie di problemi a cascata, che vanno affrontati e risolti: impatto sul consumo della batteria; RAM, processore e gestione video potenziati (i quali, a loro volta, impattano l’autonomia della batteria); modifica dell’interfaccia utente per adattarsi alle nuove dimensioni dell’area visibile e utilizzabile, ma anche per adattarsi alle dimensioni fisiche dell’oggetto, che verrà maneggiato sicuramente in maniera diversa da un iPhone o iPod touch, e quel che è ideale per iPhone e iPod touch (come scrivere un messaggio usando solo il pollice di una mano), può essere del tutto da rivedere su un tablet da 10 pollici.

Per concludere, e ritornare al dispositivo mobile ‘ideale’, il mio è un incrocio fra iPhone e Newton. Che abbia un’interfaccia utente come iPhone in quanto a semplicità e ‘orizzontalità’ (ovvero tutto è visibile su un piano, non occorre cercare certe funzioni in menu e sottomenu nascosti o poco evidenti) e che abbia la versatilità del Newton in quanto a creazione di contenuti e gestione degli stessi all’interno del sistema (interoperabilità). Per non parlare della durata delle batterie.

È un argomento di discussione aperto, e il mio intervento non vuole essere affatto esauriente; sono curioso di conoscere il vostro punto di vista, se avrete voglia di condividerlo.

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