Snow Leopard: diario di bordo (1)

Mele e appunti

Installazione e oltre: prime note sparse

Sono passati più o meno due giorni da quando ho aggiornato il MacBook Pro a Mac OS X 10.6 Snow Leopard, e devo dire subito una cosa: da quel che avevo leggiucchiato sul Web mi aspettavo molti più grattacapi. Invece finora, sotto questo aspetto, non ho praticamente nulla da segnalare. Come già dicevo nello scorso post, mi sono lanciato nell’installazione di Snow Leopard con la rete di protezione, nel senso che ho voluto meticolosamente passare in rassegna le applicazioni di terze parti che utilizzo sempre o con una certa frequenza, verificarne lo stato di compatibilità con Snow Leopard, e aggiornarle di conseguenza (o in rarissimi casi, cancellarle e cercare una soluzione più adatta ovvero compatibile).

Fatto questo lavoro preliminare, fatto il backup con Time Machine, sono partito con l’installazione. Noiosamente semplice, come dev’essere. A differenza delle versioni precedenti di Mac OS X, una volta lanciata l’applicazione “Aggiornamento Mac OS X” dal DVD di Snow Leopard, il Mac non si è riavviato subito, ma è partito direttamente con il processo e solo dopo una decina di minuti si è riavviato automaticamente e ha proseguito. Ho eliminato le lingue inutili, ho scelto di non installare nessun driver stampante, ho optato per avere Rosetta, QuickTime 7 e X11; totale da installare 4,3 GB. L’installazione è durata circa una mezz’ora.

Una volta ripreso il controllo del MacBook Pro, Aggiornamento Software si è avviato automaticamente e mi ha proposto subito di installare l’aggiornamento Mac OS X 10.6.1, che aveva già scaricato. Nota curiosa: l’aggiornamento pesava soltanto 9,8 MB. Ho dato l’OK e il Mac si è messo al lavoro e subito ho notato una caratteristica di Snow Leopard che avrò modo di osservare anche dopo: le comunicazioni del sistema operativo sono un po’ più informative di prima. Ora Installer descrive i vari passaggi in modo più dettagliato, ed è ritornata l’indicazione che si riferisce alla ‘ottimizzazione del sistema’, che mi pare fosse stata omessa in Leopard.

Terminato l’aggiornamento a Mac OS X 10.6.1 ed effettuato l’Aggiornamento Prestazioni 1.0, andavo subito a verificare che Mailsmith 2.1.5 e BBEdit 8.2.6 funzionassero, così come Adobe InDesign CS3 e Microsoft Word 2004. A oggi, nessun problema, anche se mi riservo di approfondire il discorso InDesign più avanti, in quanto l’unica prova che ho avuto tempo di eseguire è stata aprire il programma, sorbirmi l’aggiornamento dell’Adobe Updater (il quale prima ha aggiornato se stesso — dettaglio che non manca di ‘divertirmi’ ogni volta — e poi InDesign CS3 alla versione più recente), e aprire con successo alcuni progetti già ultimati sotto Tiger e Leopard. A un esame superficiale non ho notato discrepanze nel layout o problemi nell’apertura e visualizzazione dei file.

Al primo avvio Mail ha dovuto eseguire l’aggiornamento del suo database, ma l’operazione è durata davvero poco, molto meno di quanto specificato nell’avviso iniziale. Ecco, di Mail una cosa che ho notato immediatamente è la maggiore reattività dell’interfaccia e la maggiore velocità operativa. Per ora le tre applicazioni in cui riesco a notare percettibilmente un aumento di velocità rispetto a Leopard sono Mail, Safari e il Finder. L’impressione generale è quella di stare utilizzando programmi robusti, che rispondono con prontezza. Safari è maturato moltissimo in un lasso di tempo relativamente breve per un browser (Internet Explorer e Mozilla/Firefox, a confronto, sono in circolazione da molto più tempo e danno l’impressione di non essere all’altezza considerati gli anni di sviluppo che hanno alle spalle) e dalla versione 3.2 è diventato il mio browser principale.

Giunto il momento di eseguire il primo backup, ho potuto notare come anche qui abbiano lavorato per migliorare un poco il feedback verso l’utente. Adesso finalmente Time Machine mostra ciò che sta facendo durante tutta l’operazione di backup, non soltanto quando inizia materialmente a copiare i dati. È una piccolezza, ma significativa: chi non si è ritrovato un po’ disorientato da tutto quel macinare del disco rigido esterno, a volte per cinque, dieci, anche quindici minuti senza che venisse copiato nulla? Chi non si è mai chiesto almeno una volta ‘Ma che caspita sta facendo Time Machine?’ Ora la fase preliminare viene esplicitata (“Calcolo modifiche”), con tanto di progresso in percentuale, così l’utente sa che Time Machine sta funzionando davvero, sa che non sta girando a vuoto, e sa a che punto si trova di tutto il processo:

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Il primo backup dopo l’aggiornamento a 10.6.1 più gli aggiornamenti di tutte le applicazioni di terze parti pesava ben 10,17 GB. La cosa strana però è che, arrivato a circa 7,3 GB, Time Machine ha ricalcolato le modifiche e ha concluso il backup in anticipo, indicando che il backup successivo avrebbe avuto luogo sei minuti dopo. Backup di soli 20 MB di dati, però. Ma visto che non ci sono state segnalazioni di errore, e che entrando in Time Machine tutto sembra funzionare a dovere, non mi sembra il caso di allarmarsi.

Sempre in tema di interfaccia utente più rifinita e informativa, mi piace come si ‘ingrigiscano’ i volumi subito dopo il comando di espulsione, una specie di pre-eject che informa come Mac OS X abbia iniziato la procedura di espulsione. Anche qui, piccolezze, che però danno all’utente un riscontro importante. Prima non era raro che dovessi dare il comando di espulsione più volte e in più modalità, e che rimanessi con la sensazione che il sistema non prestasse ascolto o che ci fossero problemi con le unità montate sulla scrivania (e in effetti di tanto in tanto il Finder mi informava che il disco X non poteva essere espulso perché utilizzato da qualche fantomatica applicazione).

Nel reparto ‘eventi misteriosi’ l’unica cosa da segnalare è che dopo il passaggio a Snow Leopard mi sono ritrovato con una serie di font disattivati dal sistema — in maniera apparentemente arbitraria, visto che non ci sono stati problemi a riattivarli mediante Linotype FontExplorer X (il quale peraltro non mi ha dato nessun problema, malgrado avessi letto esperienze contrastanti sul Web).

Con mio disappunto (ma c’era da aspettarselo, in fondo), il buon vecchio Pages 1.x non funziona più a dovere. Si apre, sembra funzionare, ma non mi apre più i file creati in precedenza. Lo so, siamo nel 2009 e sto ancora usando la suite iWork ’05, ma Pages (che è l’applicazione di iWork che più utilizzo) mi è sempre andato bene così e io credo fortemente nel detto Se non è rotto, perché volerlo riparare? e ho sempre aggiornato applicazioni di grosso calibro solo se ne avevo un reale bisogno. Ho scaricato la versione di prova di iWork ’09 e, ovviamente, ho potuto recuperare tutto l’archivio di file Pages. Nei prossimi giorni vedrò di acquistare una licenza e finita lì.

A parte questo piccolo inghippo con Pages, da quando ho installato Snow Leopard non ho incontrato alcun inconveniente e, con mio grande sollievo, tutto pare funzionare egregiamente. Ci sono alcuni dettagli che non mi entusiasmano del tutto, ma ne parlerò nella prossima puntata. Come sempre con i miei ‘diari di bordo’, sono a disposizione per chiarire dubbi e perplessità, nel limite del possibile.

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