Il mito del monopolio di iPhone

Mele e appunti

The iPhone Monopoly Myth — RoughlyDrafted Magazine: Segnalo questo articolo di Daniel Eran Dilger sul presunto monopolio di Apple nell’ambito della piattaforma mobile iPhone. Il pezzo è piuttosto lungo, e mi piacerebbe avere il tempo per tradurlo interamente; mi limiterò alle parti che preferisco e che più condivido con Dilger.

Lascio la parola a Dilger per introdurre il tema trattato:

Dopo aver inizialmente respinto l’idea per cui Apple non avrebbe mai potuto farsi strada attraverso la concorrenza agguerrita né quindi riuscire ad avere alcun impatto significativo nell’industria degli smartphone, i vari opinionisti di tecnologia adesso sono sconvolti del fatto che Apple in questo settore stia gestendo i propri affari come meglio crede. I critici accusano Apple sostenendo che iPhone e lo store per acquistarne il software siano sostanzialmente un monopolio e una restrizione del libero commercio. Hanno torto, e vi spiego perché.

Dilger inizia il suo pezzo ripercorrendo la storia di iPhone fin dal suo annuncio ai primi del 2007, ricordando come in molti accolsero con “risate di condiscendenza” la notizia dell’intenzione da parte di Apple di entrare nel territorio della telefonia mobile con iPhone. Molti erano sicuri che Apple sarebbe andata incontro a un fiasco (citato il CEO di Palm, Ed Colligan, che fece la storica dichiarazione: Apple non sarà in grado di capire come posizionare iPhone. Non può semplicemente farsi avanti e avere successo nel segmento degli smartphone da un giorno all’altro), altri parlavano male di iPhone ancor prima di averlo visto o provato, come Rob Enderle.

Dilger ricorda come le critiche a iPhone continuarono anche dopo il lancio ufficiale, eppure iPhone ha avuto un enorme successo e Apple è riuscita a fare quel che il succitato CEO di Palm riteneva improbabile: nel primo trimestre di debutto di iPhone negli Stati Uniti è diventato il modello di smartphone più venduto, spingendo da una parte Palm e Windows Mobile per arrivare a essere la seconda piattaforma smartphone in tutto il Nordamerica, dopo RIM.

Con il lancio di iPhone 3G, continua Dilger, il business di Apple in questo settore ha subito una notevole accelerazione, vendendo fin dal principio milioni di unità. E contestualmente al nuovo iPhone è stato inaugurato lo App Store, che si è presto rivelata un’altra mossa azzeccata di Apple. Non solo ha contribuito a far perdere terreno alle piattaforme degli smartphone della concorrenza, scrive Dilger, ha anche soffiato nuova vita nel già florido mercato di Apple, con 100 milioni di download in solo due mesi, una crescita quattro volte più veloce della vendita di brani nell’iTunes Store.

[…] Tutto questo ha ovviamente fatto infuriare i detrattori di iPhone. La stessa gente che aveva detto che iPhone non avrebbe mai decollato adesso sta cercando di insinuare che iPhone rappresenta un monopolio che soffoca il commercio. 

Dilger continua ricordando come Microsoft sia arrivata ad assumere una posizione monopolistica nel mercato dei PC e di come ne abbia abusato. Poi passa ad analizzare la situazione di Apple, tracciando le dovute differenze.

Apple ha dimostrato come scrivendo il proprio software sia in grado di realizzare prodotti migliori che il mercato consumer preferisce alle scelte dettate da Microsoft ai costruttori di hardware, assogettati al monopolio di Microsoft nel settore del software. Apple non può istituire un simile monopolio nell’ambito dei lettori MP3, dei telefoni o dei personal computer a meno di non copiare ciò che ha fatto Microsoft licenziando il proprio software al resto dell’industria. Apple non ha mostrato alcun interesse ad agire in questa direzione.

Pertanto, l’ultimo sistema con cui Apple potrebbe monopolizzare uno qualsiasi di quei mercati sarebbe vendere così tanto da spingere al fallimento tutti i suoi concorrenti nell’industria dei PC e dell’elettronica di consumo. È molto improbabile che accada una cosa del genere.

In un libero mercato, con una concorrenza, è raro che i monopoli durino a lungo poiché vi saranno sempre dei concorrenti che porteranno maggiore innovazione o prezzi più ridotti, impedendo a un’azienda di prendere il sopravvento o di detenere il totale controllo per un certo periodo di tempo.

Il monopolio di Microsoft nell’ambito PC è esistito negli ultimi vent’anni perché sovvertiva il mercato impedendo a qualsiasi concorrente di competere con essa, e perché obbligava per contratto i propri partner a non competere, né direttamente né indirettamente. I principali ‘concorrenti’ di Windows e Office su piattaforma PC sono entità libere create da volontari: Linux e OpenOffice. Non si tratta di un mercato funzionale.

Per contrasto, Apple compete contro aziende molto più grandi di essa nel mercato dei personal computer sia statunitense che mondiale, e compete contro compagnie ancora più grandi e potenti nell’industria dell’elettronica di consumo — da Sony a Samsung a Nokia. Apple non potrà mai portare al totale fallimento aziende come queste. Per cui è ridicolo sostenere che Apple abbia un monopolio [stile Microsoft] nell’ambito degli iPod o degli iPhone. La situazione è ben diversa da quella di Microsoft. 

Nel paragrafo intitolato Apple’s Product Control, Dilger continua:

In quanto concorrente fra i produttori di hardware, Apple controlla certamente i propri prodotti. Non licenzia i sistemi operativi di iPod e iPhone ai ‘clonatori’. E ha scelto di non licenziare o supportare piattaforme software concorrenti, quali WMP di Microsoft, Flash di Adobe o Java ME di Sun. Esercita inoltre uno stretto controllo sul suo App Store, rifiutandosi di pubblicare materiale che giudica non professionale, che non rispetta le sue linee guida per l’interfaccia, e che in qualche modo sia lesivo del suo business model.

Le decisioni di Apple sono ovviamente discutibili secondo Microsoft, che avrebbe disperatamente voluto integrare ed estendere iPod facendolo diventare un dispositivo WMP con PlaysForSure e superare il successo di Apple nello stesso modo in cui ha trangugiato Java e OpenGL per vomitarne ossa ben pulite e alternative proprietarie.

Anche ad Adobe le scelte di Apple danno sui nervi; Adobe, che prima non le è mai importato abbastanza per sfornare una versione decente di Flash Player per il Mac, ma che adesso vuole entrare disperatamente nella piattaforma iPhone perché Apple ha fatto in modo che il Web sui dispositivi mobili possa fare a meno di Flash. Anche per gli sviluppatori le decisioni di Apple sono dure, perché vorrebbero tutti spadroneggiare nella piattaforma di Apple e circoscriversi un accesso riservato a uno sviluppo di applicazioni libero da concorrenza.

E poi, il punto cruciale, che ben riassume la questione:

In realtà, Apple si è guadagnata il proprio successo, non perché il destino le ha affidato un monopolio da utilizzare come arma per fermare la concorrenza, ma per essere entrata davvero in competizione per produrre e distribuire un prodotto migliore.

[…] In ogni caso, come BMW non è obbligata a fornire in licenza alle case costruttrici cinesi i progetti delle sue automobili, né deve per forza vendere le autoradio prodotte da qualunque azienda che voglia introdurre i suoi prodotti in ogni nuova BMW, analogamente Apple non ha alcun obbligo morale a concedere il successo ad altre compagnie. Ha già fornito loro un esempio di come attaccare efficacemente i monopoli altrui e vincerli. Se gli altri non sanno competere, è un problema loro. 

* * *

E per concludere con una nota più leggera, ma sempre in tema, ho finalmente per le mani il mio nuovo iPhone 3G! iTunes ha appena finito di installare il nuovo firmware 2.1. Nei prossimi giorni, come già feci con Leopard, inizierò a redigere il mio ‘diario di bordo mobile’.

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