Una settimana con iPhone

Mele e appunti

Non so neanche da dove cominciare.

Un po’ perché iPhone è arrivato in un periodo lavorativamente pienissimo, e mi è toccato esplorarlo nelle mezz’ore di pausa. Un po’ perché, diciamolo, mettersi a ‘recensire’ iPhone dopo che Internet ne parla da un anno e nove mesi… è già stato scritto di tutto. Un po’ perché sono sinceramente entusiasmato.

La tecnologia mi affascina, è innegabile, anche se in fondo al cuore sono essenzialmente un uomo analogico. Era tanto tempo che un nuovo oggetto tecnologico non mi entusiasmava così, però. Un simile sentimento lo avevo provato con il primo Mac, un Classic acquistato di seconda mano dopo aver faticosamente accumulato i risparmi necessari, e portato a casa in uno scatolone precario sotto un diluvio feroce di un passato novembre. E una contentezza paragonabile mi aveva afferrato il giorno che comprai il mio primo Mac nuovo, un iMac G3 Blueberry da 350 MHz. Con quell’iMac entravo per la prima volta in Internet da casa mia, e l’universo del Web a portata di browser era una piccola rivoluzione nella mia sfera privata. Ero infatti rimasto ostinatamente offline fino alla seconda metà del 1999, e conoscevo la realtà del Web attraverso le riviste di informatica e gli sporadici collegamenti da luoghi dove lavoravo o collaboravo.

L’ultimo grande entusiasmo prima di iPhone è stato il Newton, comprato sei anni fa, di seconda mano, con parecchi accessori. Mi costò una cifra per me non indifferente, ma era in condizioni perfette, e non mi sono mai pentito di quell’acquisto.

L’arrivo di quel Mac Classic prima, di quell’iMac blu, e infine del Newton, sono stati tutti eventi che, visti col senno di poi, hanno cambiato in maniera cospicua le mie abitudini. Con il Mac Classic iniziai a fare del DTP piuttosto serio (considerata l’epoca e i mezzi a disposizione); con l’iMac scoprii Internet; con il Newton la bellezza di avere un vero assistente personale digitale sempre con me, un blocco note elettronico e intelligente che riconosce la mia scrittura, che difficilmente mi lascia a piedi (con quattro pile alcaline dura una vita), e che continua a stupirmi per la sua longevità e per i continui possibili campi di applicazione.

Questa premessa era necessaria per stabilire il contesto in cui, una settimana fa, entrava iPhone.

E l’impatto è stato dello stesso tipo. Ma su questo ritorno più avanti. Ora, l’oggetto.

Aperta la scatola, ne ho esplorato i contenuti. Apple ha ormai ridotto all’essenziale il suo packaging, rimpicciolendo costantemente e considerevolmente le confezioni dei prodotti. Mettendo a confronto la confezione di iPhone con quella del vecchio iPod 10 GB di terza generazione, la prima è grande circa 1/4 della seconda. In questo sforzo di sensibilità verso l’ambiente, nelle scatole sono stati ridotti al minimo gli spazi inutili e tutto è più compresso. Purtroppo però sono diminuiti anche gli accessori e, a essere proprio pignoli, si sente la mancanza di certi piccoli dettagli che contribuivano all’eleganza con cui il prodotto veniva presentato. Nella confezione del vecchio iPod si trovavano: manualetti cartacei, guida introduttiva e CD-ROM; due coppie di auricolari, rivestimenti spugnosi per gli auricolari, più i ricambi, cavo di collegamento al Mac con protezioni di plastica per entrambi i connettori, adattatore FireWire piccola (usata spesso sui PC dell’epoca) — FireWire normale, alimentatore. La confezione era ben congegnata, e spostando gli strati di polistirolo era tutta una scoperta di accessori. Ogni dettaglio, curatissimo (gli auricolari rigorosamente avvolti e imbustati, idem per i rivestimenti spugnosi, una bustina per ogni coppia).

Apro la confezione di iPhone e, sollevato iPhone, ci sono quattro cosette tutte lì, compresse come sardine. Gli auricolari, avvolti e soffocati in un angolo (non imbustati), il cavo di collegamento al Mac (senza cappucci protettivi sui connettori), un pieghevole come guida introduttiva (beh, iPhone non necessita di un ‘manuale’ vero e proprio), il panno per pulire iPhone (carino, devo dire), e un mini dépliant della compagnia telefonica (ironico il messaggio sulla copertina con i soliti modelli sorridenti e falsi: “Ti stavamo aspettando”). Mi sarebbe piaciuto il Dock, così da tenere iPhone in posizione verticale quando lo collego al Mac. Mi sarebbero piaciuti degli auricolari con un aspetto meno ‘economico’ e fragile (magari non lo sono, però lasciano un po’ delusi). Pazienza, l’importante era che iPhone non deludesse, e non ha deluso.

Fenomenale il ferretto per estrarre l’alloggiamento in cui sistemare la SIM; peccato che non sia molto semplice né intuitivo. Il foro è piccolo, le mani tremano, si ha paura di rompere qualcosa, e la slitta in cui inserire la SIM ha un aspetto davvero fragile. Questa è a mio parere l’unica pecca nel design fisico di iPhone. Il dispositivo si maneggia eccezionalmente bene, tutto è ben calibrato e la sensazione è di avere in mano qualcosa di solido, ben ingegnerizzato e costruito. Per questo mi aspettavo una slitta metallica, robusta, che fuoriuscisse morbidamente premendo nella piccola cavità con il ferretto. Suppongo che non sia stato ritenuto necessario, visto che non stiamo tutto il giorno a togliere e mettere la SIM.

Lanciato iTunes 8 sul PowerBook, collegato iPhone, tutto è andato a meraviglia. La batteria, quasi a zero, ha cominciato a caricarsi, e quando ha raggiunto una carica sufficiente, iPhone si è svegliato. Inserito il codice PIN, iPhone mi ha presentato l’ormai iconica schermata di inizio e iTunes lo ha riconosciuto. In meno di un’ora iPhone era personalizzato, con un po’ di musica dentro, e qualche applicazione gratuita che avevo scaricato dall’App Store ancor prima di acquistare iPhone.

Non sono un fan della sincronizzazione automatica, e in iTunes ho subito impostato la gestione manuale della musica; per le foto credevo fosse necessario passare da iPhoto, e visto che non lo uso mi sembrava un inconveniente. Invece è possibile specificare una cartella qualsiasi sul Mac da cui importare foto nell’iPhone. La situazione Contatti era un macello. Parrà strano, ma non ho mai usato veramente Rubrica Indirizzi; l’ho sincronizzata una volta con la rubrica del mio SonyEricsson K700i, e il risultato è stato seccante (prevedibile, ma seccante lo stesso): voci raddoppiate o triplicate, con schede in cui appariva solo l’email, altre in cui veniva visualizzato solo il telefono, e via dicendo. Di un contatto avevo persino cinque schede: una con una vecchia email, una con l’email attuale, un’altra quasi completa (che mi aveva inviato per email il contatto stesso), un’altra con il numero di cellulare, e l’ultima con il numero dell’ufficio.

Mi sono messo di buona lena, ho creato un gruppo “Phone”, e delle 457 schede ho fatto una scrematura da giudizio universale, fino a ritrovarmi con una sessantina di contatti utili e completi di recapito. Alcuni pure con la foto personalizzata. Fatto questo, ho detto a iTunes di sincronizzare solo quel sottogruppo di contatti. Per il resto — segnalibri di Safari, account Mail, calendari iCal, Applicazioni, podcast — ho lasciato tutto su automatico. È in effetti molto comodo avere una situazione aggiornata ogni volta che si collega iPhone al Mac.

Dato che in casa abbiamo già da alcuni mesi un iPod touch, usare l’interfaccia di iPhone non mi ha riservato grosse sorprese. La tastiera a video è perfetta per le mie dita affusolate. Ogni tanto mi parte qualche lettera a caso perché tendo a mantenere il polpastrello un po’ troppo vicino allo schermo quando digito, ma sono sciocchezze. In genere scrivo velocemente, anche usando solo il pollice destro, e iPhone è preciso per il 99% dei casi. Visto che in rubrica ho contatti internazionali, e che potrei trovarmi a scrivere SMS in italiano, spagnolo e inglese, è davvero provvidenziale il pannello per selezionare le tastiere internazionali. Prima di comporre il messaggio (o di scrivere in altri punti di iPhone come in Google Maps), pigio il pulsante con l’icona del mondo, e tastiera e correttore ortografico cambiano a seconda della lingua scelta.

Scrivendo i primi SMS ho subito notato l’abisso che separa iPhone dai vecchi cellulari che ho posseduto. Niente T9, niente schiacciare una-due-tre-quattro volte un tasto per scrivere una lettera, né schiacciare sei o sette volte per ottenere un simbolo (che poi non ti ricordi mai: sono quattro volte per il punto esclamativo oppure cinque?). Nei miei vecchi telefoni, il supporto lingue era limitato. I SonyEricsson K700i e lo Z310i che ho acquistato qui in Spagna, per esempio, supportano solo lo spagnolo, l’inglese, il francese e il portoghese. Quindi per scrivere SMS in italiano ci mettevo un certo tempo. Con iPhone è semplicemente una bellezza.

A onor del vero, la sezione SMS di iPhone è piuttosto spartana e le opzioni limitate. Non è possibile vedere i dettagli di un singolo SMS. Non è possibile cancellare singolarmente gli SMS: in iPhone gli scambi di messaggi con un contatto vengono visti come ‘conversazioni’ e appaiono proprio come in iChat; l’unica opzione è cancellare l’intero scambio di messaggi con una persona, quando magari ne vogliamo conservare solo un messaggino (perché contiene un’informazione importante). Ma questo, in realtà, è un falso problema. Mentre nei cellulari del passato era sempre necessario far pulizia per evitare che il pochissimo spazio di archiviazione si riempisse, con iPhone è più naturale conservare, vista la capienza del dispositivo.

MobileMail e MobileSafari, benone. In MobileSafari non mi ero mai accorto che si potessero leggere i feed RSS come nel Safari da scrivania. Quando voglio leggere i riassunti degli articoli dei siti che ho nei bookmark vengo reindirizzato a reader.mac.com e l’interfaccia è pressoché identica al lettore feed di Safari sul Mac. In Mail ho importato i settaggi dei miei tre account principali ed è semplicissimo leggere e scrivere email. Una mancanza che a me pare seria è il fatto che non si possano selezionare più email e marcarle come già lette. Le uniche opzioni con una selezione multipla sono Cancellare e Spostare. Mentre a volte è più comodo, semplicemente, segnare 5 o 6 messaggi come già letti per non doverli passare tutti in rassegna. Per il resto, niente da dire: l’esperienza è scorrevole e piacevole, l’interfaccia ben congegnata.

La fotocamera: da quel che avevo letto sul Web finora, mi aspettavo prestazioni peggiori. Certo, non è una fotocamera digitale seria, ma non vuole esserlo. In buone condizioni di luce la qualità delle foto è onesta, e sono venute bene persino foto scattate in movimento. In scarse condizioni di luce, il degrado è sensibile, ma ho visto di peggio e anche in fotocamere ‘di marca’. Quando la luce è artificiale, il bilanciamento del bianco è discreto, e la luce viene interpretata abbastanza correttamente; in altre parole, scattando una foto in una stanza dalle pareti bianche ma con illuminazione a lampadina incandescente, nella foto non si vedono le pareti giallastre e i colori alterati.

Delle altre applicazioni non ho granché da dire: fanno quello che ci si aspetta. Google Maps è utile. YouTube l’ho aperto una volta. Idem per il widget della borsa. Carino il widget del tempo meteorologico. Eccetera.

Prima parlavo dell’impatto che ha avuto iPhone nella sfera personale. In breve, se lo si approccia a mente aperta, non irrigiditi da abitudini stratificate dopo mesi o anni con i vecchi cellulari, allora iPhone fa davvero la differenza. Io continuo a stupirmi, quando torno al SonyEricsson K700i (che ha la SIM italiana), di come l’interfaccia sia antiquata e anti-intuitiva. Del tempo necessario per trovare opzioni, per scrivere un messaggio, per cambiare un’impostazione. Le cose le trovo perché sono sequenze memorizzate, ma quando mi fermo ad analizzare queste sequenze, e vedo iPhone e la metafora della sua interfaccia, dove tutto è a portata di mano, dispiegato come una mappa davanti agli occhi, beh, mi accorgo che iPhone è un altro mondo. Quello giusto, dove le cose sono semplici e funzionano.

L’uso di iPhone ha subito cambiato il rapporto che avevo con i cellulari precedenti. Prima spesso uscivo di casa dimenticando il telefono, oppure lasciandolo volontariamente perché era un peso. A volte lo dimenticavo spento o scarico. Adesso iPhone è sempre con me. Per l’ ”assistenza personale digitale” è un computer da tasca. L’altra mattina facevo colazione con mia moglie in un caffè vicino a dove lavora, sempre all’interno del perimetro del Politecnico di Valencia. Questo significa avere copertura Wi-Fi. Stavamo bevendo il caffè e Carmen mi dice: “Dopo pranzo devo andare a cercare un’ottica per comprare il detergente per le lenti a contatto, ma non ricordo se ce n’è una vicino a casa nostra”. Prendo iPhone. Google Maps. Cerco “ottica”, scendono 5 puntine sulla zona in cui ci troviamo. “Ah sì, l’ottica Taldeitali”, dice Carmen, “Mi ero dimenticata, è proprio a 500 metri da casa”. Non è il nuovo spot di iPhone, ma una cosa naturale. Almeno, adesso pare naturale, e uno si chiede come diavolo facesse prima.

L’uso di iPhone mi ha portato da subito a rivalutare e utilizzare due applicazioni che sul mio Mac stavano prendendo ragnatele da quando esistono in Mac OS X: Rubrica Indirizzi e iCal. Della prima ho già parlato. iCal adesso per me ha un senso, perché lo sincronizzo con iPhone. I promemoria, gli appuntamenti, le cose da ricordare che immetto in iPhone mentre sono fuori casa ora si sincronizzano con il Mac. Prima non usavo iCal perché come applicazione a sé stante non mi serviva a molto, e facevo prima ad appuntarmi le scadenze su un foglietto oppure sul Newton. Ora, con l’integrazione e con MobileMe, è un’altra cosa.

Adesso, quando esco di casa e mi metto in tasca iPhone, non ho più la sensazione di essermi dimenticato qualcosa; anzi, mi porto dietro tutto: musica, il Web, la posta, gli appunti, i passatempi, le notizie, le mappe stradali, Twitter, libri elettronici… Tornare indietro è impensabile.

Ah, e in una settimana non ho mai sentito il bisogno del copia-e-incolla.

Ecco, queste le impressioni e le considerazioni generali dopo la prima settimana di utilizzo di iPhone. In futuro, continuerò ad aggiornare il blog con approfondimenti e considerazioni ulteriori e più specifiche. E sono a disposizione per domande e curiosità.

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