Come Apple effettua fughe controllate di informazioni

Mele e appunti

Su segnalazione del solito John Gruber, ecco un articolo molto interessante apparso su The Mac Observer a firma John Martellaro, che a mio giudizio merita una traduzione integrale.

Nota: Martellaro fa riferimento a un articolo pubblicato dal Wall Street Journal Online lunedì scorso. Prima di presentare la traduzione del pezzo di Martellaro, è importante accennare all’articolo in questione. Purtroppo non ho potuto leggerlo nella sua interezza perché il contenuto è riservato agli abbonati paganti. (E non ho intenzione di abbonarmi, dato che 1. Non sono un lettore così assiduo del WSJ, e 2. Questa della sottoscrizione a un abbonamento per leggere molti degli articoli mi pare una novità recente del WSJ, i cui contenuti erano prima accessibili con maggiore libertà, anche e soprattutto dall’applicazione per iPhone, e che questa mossa mi sembra alquanto antipatica e impopolare).

Il succo dell’articolo del WSJ è che Apple presenterà il Tablet all’evento programmato per fine gennaio, ma che il dispositivo sarà in vendita a partire da marzo; che avrà uno schermo compreso tra i 10 e gli 11 pollici; che costerà 1.000 dollari, e che il prezzo potrebbe includere un abbonamento WiFi nazionale; che al momento Apple sta collaudando due diversi materiali e finiture per il Tablet, ma che non è chiaro se il prodotto finale sarà una scelta fra i due materiali oppure se verranno costruite diverse versioni del dispositivo.

Ecco, John Martellaro pensa che si tratti di una fuga di notizie ‘controllata’ da parte di Apple:

L’articolo apparso lunedì sul Wall Street Journal, che conferma l’esistenza di un dispositivo tablet Apple, ha tutte le caratteristiche di una fuga di notizie controllata. Ora vi spiego come Apple effettua operazioni di questo tipo.

Spesso Apple ha l’esigenza di divulgare informazioni in modo ufficioso. L’azienda lo ha fatto per anni, e le permette di mantenere coerentemente la sua reputazione ufficiale di azienda che non parla mai di prodotti non ancora rilasciati sul mercato. So di cosa sto parlando perché quando ero Senior Marketing Manager in Apple, mi venivano date istruzioni per effettuare alcune fughe di informazioni controllate.

Funziona così: un alto dirigente arriva e mi dice: “Dobbiamo divulgare queste specifiche informazioni. John, hai qualche amico fidato in qualche testata importante? Se sì, chiamalo e fate due chiacchiere. Durante la conversazione, butta lì queste informazioni con noncuranza e fai capire al tuo interlocutore che se venissero pubblicate sarebbe una bella cosa. Niente email!”.

La comunicazione avviene sempre di persona o per telefono. Mai via email. Questo perché, se dovesse esserci qualche disputa su ciò che è trapelato, non esiste alcuna prova cartacea che contraddica la versione della storia di ognuna delle due parti. Entrambe potranno mantenere una negabilità plausibile (plausible deniability) e, nel caso, sostenere che vi è stato un malinteso. Questo protegge sia Apple sia la testata.

Nel caso dell’articolo del Wall Street Journal, Walt Mossberg è stato aggirato, in modo che rimanesse al di fuori della questione e in una posizione ineccepibile. Inoltre sono stati coinvolti due giornalisti del WSJ: in questo modo, in caso di problemi, l’uno potrebbe puntare il dito all’altro e dire “Mi scuso, credevo fosse stato lui a darmi il permesso di pubblicare la storia!”.

Infine l’articolo è stato pubblicato online la sera del lunedì, per cui nessuno potrà mai insinuare che vi sia stato il benché minimo tentativo di manipolare il mercato azionario.

Il risultato di sintesi è che Apple riesce a far pubblicare le informazioni desiderate da una testata importante di Wall Street, ma può sempre sostenere, se fosse necessario, che tutta la faccenda non è stata altro che un malinteso editoriale. Il WSJ è ugualmente protetto.

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Le fughe controllate di informazioni sono quasi sempre la soluzione a un problema. In questo caso è possibile che Apple avesse bisogno di rilasciare certi dettagli sul tablet anticipatamente perché voleva:

  • stimolare un partner ricalcitrante
  • tastare il terreno con il prezzo da 1.000 dollari e valutarne la reazione
  • impaurire/confondere un concorrente potenziale su cui Apple possiede certe informazioni
  • stimolare le aspettative di analisti e osservatori per assicurarsi che il giusto quantitativo e tipo di persone si presentino al (presunto) evento del 26 gennaio. Apple odia avere posti vuoti ed esige il tutto esaurito per questo genere di eventi.

Ovviamente, se Wall Street tira le giuste conclusioni, e il titolo AAPL sale (ed è salito), allora è un beneficio per tutti. Ma l’obiettivo non è mai la manipolazione del titolo azionario. È semplicemente un risultato favorevole del processo. Ancora una volta, Apple è protetta.

Ecco come Apple effettua le fughe controllate di informazioni, e l’articolo del Wall Street Journal di lunedì ne è un classico esempio. 

Buono a sapersi, direi, e un’informazione interessante da tener presente alla fine del mese. Del tablet ho già parlato più di quanto volessi, ma aggiungo solo un commento: il fatto che il tablet potrebbe costare 1.000 dollari (sicuramente un prezzo superiore alle aspettative di molti) è per me un altro indicatore che corrobora la mia tesi, ossia che Apple ha in mente grandi cose per questo dispositivo, e che il tablet potrebbe avere una qualche funzionalità inaspettata da renderlo talmente appetibile che molta gente si affretterà ad acquistarlo senza pensarci due volte.

The Author

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