Cambiate piattaforma

Mele e appunti

In questi giorni sulla lista di discussione di Luca Accomazzi è riaffiorato il solito stanco e trito dibattito sul fatto che Apple, per una certa schiera di professionisti, non innova ormai da alcuni anni i suoi computer Macintosh, specie i portatili, tutta presa com’è da iPhone e iPad. Dove per ‘innovare’ si intende ‘dotare i portatili Mac di certe tecnologie già presenti — tutte o alcune — in PC Windows della stessa fascia di mercato o anche più economici’. Le tecnologie menzionate durante la discussione: processori Intel di nuova generazione (i5 e i7), Blu-Ray (lettore e/o masterizzatore), porte eSata, USB 3 ed ExpressCard/34 (o 54), qualcuno ha anche menzionato interfacce biometriche (sicurezza attraverso il riconoscimento delle impronte digitali piuttosto che videocamera con riconoscimento facciale).

Non discuto sul fatto che esista una specifica utenza professionale che trarrebbe giovamento da un processore (ancora) più pimpante, o da connessioni quali eSata ed ExpressCard/34 (quest’ultima c’è sul MacBook Pro 17″, ma evidentemente non va bene, è un portatile troppo grosso, eccetera).

Non discuto sul fatto che, come ricorda Accomazzi, Apple abbia cambiato la sua politica di introduzione di nuove tecnologie, passando dall’essere pioniera inaugurando soluzioni ricercate e sviluppate in casa (floppy da 800KB quando il mondo PC l’aveva da 720KB; ADB; FireWire; architettura PowerPC) oppure sviluppate da terzi ma scarsamente implementate su piattaforme non-Apple (SCSI, NuBus), a un atteggiamento più rilassato, quello di chi si concede un periodo di riposo sugli allori; perché commercialmente i portatili Mac si vendono da soli, e quindi la ricerca si è concentrata maggiormente sulla piattaforma touch.

Cercherò di spiegare in breve il mio punto di vista, avvertendo che quanto segue è un’analisi mista a sfogo.

Per cominciare, non sono completamente d’accordo che Apple abbia trascurato i Mac da quando iPhone è entrato nel grande disegno. Quando si fa presente che anche le batterie a lunga durata ora incorporate nei MacBook e MacBook Pro, che anche la costruzione di strutture monoscocca (unibody) e la manifattura di computer con determinati materiali, sono innovazioni frutto di ricerca e sviluppo, che un portatile ultrasottile e leggero come il MacBook Air è frutto di ricerca e sviluppo e che portatili così prima non ve n’erano, molti detrattori reagiscono con sufficienza. Il perché è semplice: non vedono al di là del loro naso, e non si tratta delle soluzioni che piacciono a loro o che farebbero comodo a loro.

In secondo luogo, da quando la piattaforma iPhone OS è andata sedimentando e si è progressivamente irrobustita — sia lato software che lato hardware, con la recente comparsa di iPad — non sono del tutto convinto che, dentro Apple, iPhone OS e Mac OS X siano due settori a compartimenti stagni. In altre parole, sono sempre più dell’idea che le due piattaforme non viaggino su due rette parallele e mai incidenti, ma che vi saranno dei punti di convergenza nel medio-lungo termine. È pura speculazione da parte mia, ma se le mie intuizioni a riguardo si rivelassero fondate, anche questa sarebbe ricerca in ambito Mac.

In terzo luogo, per quanto concerne l’introduzione di tecnologie, a me pare chiaro che da quando Jobs ha ripreso il comando dell’azienda nel 1997–98, è lui ad avere la parola definitiva su dotazione hardware e specifiche tecniche. Questo, fra le altre cose, significa che se Jobs ritiene che una certa porta o tecnologia vadano a beneficiare una percentuale troppo bassa di utenti, o siano altrimenti uno spreco da implementare, o a suo giudizio non sono ancora affermate e consolidate in maniera soddisfacente per poterle incorporare nei Mac (come il Blu-Ray), allora non vengono inserite. Oppure vengono ristrette a un certo modello di Mac (vedasi la sparizione della ExpressCard/34 dai modelli di MacBook Pro da 15″, rimasta però nel modello da 17″); oppure vengono eliminate (FireWire 400 e Modem).

D’altro canto, però, bisogna considerare che Jobs, indiscutibilmente, guarda avanti. È per questa ragione che sono portato a pensare che questa apparente ‘stasi innovativa’ della linea attuale dei portatili sia dovuta al fatto che Apple stia preparando dei MacBook più o meno Pro di livello superiore, con scelte hardware ancora una volta innovative, intelligenti, e utili al maggior numero di utenti possibile. Insomma, è mia opinione che Jobs / Apple abbiano coscientemente aspettato fermi un paio di turni (forti, lo ripeto, del notevole e continuato successo commerciale dei portatili Mac malgrado non siano ‘al top delle prestazioni’ sulla carta, secondo i più critici e i più insoddisfatti) per programmare un salto in avanti con scelte forse radicali che certamente provocheranno ulteriori discussioni. Per fare un esempio, può darsi che a Jobs importi di più spingere la ricerca per arrivare a fornire dei portatili con dischi SSD di serie capienti, veloci e a basso consumo, che non fare il diavolo a quattro per mettere il masterizzatore Blu-Ray — che su un portatile lascia il tempo che trova. (Perché? Perché vedere un film in alta definizione su uno schermo da 13/15/17″ non ha molto senso. Perché come soluzione di backup è comunque meno costoso, più pratico e più capiente un disco rigido esterno. Perché un Blu-Ray in lettura e soprattutto in scrittura riduce l’autonomia della batteria in modo significativo).

Ovviamente sono ipotesi, e potrei prendere la famigerata cantonata, tuttavia mi sembra interessante riportare alcuni punti trapelati dal Town Hall meeting che Jobs ha tenuto all’interno di Apple con i dipendenti dell’azienda, all’indomani della presentazione di iPad. Wired.com e altri che hanno riportato notizia dell’incontro si sono soffermati su certe dichiarazioni di Jobs contro Google e Adobe, ma mi sembrano molto più succose queste altre, riportate da Arnold Kim di MacRumors:

  1. Apple rilascerà aggiornamenti ‘aggressivi’ per iPhone, tali per cui Google/Android non sarà in grado di tenere il passo;
  2. iPad è uno dei prodotti più importanti, insieme a Mac e iPhone, ai quali Jobs si sia mai dedicato;
  3. Per quanto riguarda l’acquisizione di Lala, ad Apple interessava portare quelle persone all’interno del team di iTunes;
  4. Il prossimo modello di iPhone sarà un aggiornamento coi fiocchi;
  5. I nuovi Mac che usciranno nel 2010 porteranno Apple a un livello superiore;
  6. Il Blu-Ray è un casino, e Apple aspetterà che le vendite decollino davvero prima di implementarlo sui Mac.

Ai fini del mio discorso trovo estremamente rilevanti i punti 5 e 6.

E ora concludo con un piccolo sfogo. Ne ho le tasche piene di certa utenza Apple perennemente scontenta delle direzioni che Apple sta prendendo in questi anni (diciamo dal passaggio all’architettura Intel, tanto per avere una vaga idea temporale). Utenza professionale che si sente sedotta e abbandonata da Apple e la critica per avere abbandonato il tepore della nicchia di mercato e per essersi venduta all’utenza consumer e semi-professionale. Che giudica Apple non innovativa perché non crea Mac (portatili o meno) su misura per loro come una volta, mettendo porte e tecnologie che a loro giudizio sono utili al mondo intero quando, più realisticamente, sono utili alla loro specifica categoria professionale.

Si badi bene, non disprezzo questi professionisti, ma a volte fatico a comprendere la logica dei loro ragionamenti e le loro pretese. Per esperienza ho visto che negli ambiti professionali più svariati si tendono a utilizzare gli strumenti e le attrezzature migliori a disposizione per essere il più possibile efficienti e produttivi. Quando si parla di computer, chissà perché, le cose devono essere differenti. Si deve continuare a utilizzare computer che si ritengono palesemente inadeguati, lagnandosi in continuazione di queste limitazioni e pretendendo che l’azienda produttrice di questi computer inadeguati sforni prodotti e tecnologie che facciano comodo a loro, che sono, lo ribadisco, una minoranza.

I portatili Mac vi stanno stretti? Sono lenti? Non hanno Blu-Ray, USB 3, eSata, ExpressCard che invece sono di serie sull’HP Tale e il Dell Talaltro? Cambiate piattaforma. Fate il grande passo. Passate a Windows 7 o a Linux e godetevi tutta l’innovazione sfornata dai PC in questi anni in cui i Mac sono rimasti al palo. E sperate che la batteria di quei portatili vi duri più di un’ora e mezza con un uso realistico.

Glielo fai presente e le risposte sono “Ma ho investito troppo su Mac, che faccio, butto tutto per fare sostanzialmente un salto nel vuoto?”. Non è mica detto che si debba buttare tutto. Si prende uno di questi portatili PC all’ultimo grido tecnologico e lo si fa entrare per gradi come macchina principale per la produzione.

Altri reagiscono con il discorso del lock-in, che è una variante dell’obiezione precedente ma che si esplicita così: “Ormai per come ho impostato la mia attività sono obbligato a stare su Mac e non posso né scegliere diversamente, né dotare i Mac delle cose di cui ho bisogno”. Insomma, si sentono per così dire intrappolati, perché da un lato non vogliono abbandonare l’indiscutibile vantaggio della piattaforma Mac — l’integrazione fra hardware e sistema operativo; né vogliono fare a meno del solo Mac OS X. Dall’altro l’hardware Mac attuale tarpa loro le ali perché lo trovano limitato.

Io la vedo così: occorre scegliere fra due compromessi diversi. O si sta su Mac cercando di scegliere con attenzione l’hardware più adatto al proprio lavoro, e trarre il massimo possibile da quell’hardware. Oppure si va alla ricerca del sistema hardware dotato di tutte le tecnologie che oggi mancano su Mac, ma si sacrifica la robustezza e l’eleganza di Mac OS X per abbracciare qualsiasi sistema operativo governi tale hardware. Continuare a ostinarsi con una strumentazione hardware non adeguata, senza perdere occasione di criticarla e di lagnarsi e di pretendere chissà cosa, secondo me, non è una posizione ragionevole. Se uno ha una famiglia di cinque persone, vende la Cinquecento e acquista una station wagon o un monovolume, vetture più spaziose e adeguate alle esigenze familiari. Non si ostina a tenere la Cinquecento perché gli piace tanto esteticamente, è abituato con quella epperò continua a criticare Fiat perché non produce una Cinquecento station wagon pensata per famiglie numerose.

A mio parere, spesso dietro quel non posso scegliere si cela un non voglio scegliere, o non voglio rischiare. Il fine è la professione, è il proprio lavoro e lo svolgerlo il meglio possibile. Il computer è un mezzo. Non ha senso compromettere un fine perché si è affezionati a un certo mezzo o se ne ha dimestichezza. I cambiamenti non devono essere necessariamente drastici — comprendo bene che cosa significa aver investito molto denaro e molto tempo su Mac. Il mio ‘cambiate piattaforma’ non vuol dire ‘buttate via tutto e comprate altri computer’. Come ho già detto, si fa una prova con una macchina e si giudica se effettivamente può valere la pena fare il passo. Forse si perderà del tempo imparando a usare un altro sistema operativo, ma se quel PC portatile ripaga sotto altri aspetti, ben venga.

Per finire, la categoria peggiore di eterno scontento è rappresentata da quelli che vogliono l’uovo e la gallina. Serve l’ExpressCard come il pane? Se avere l’ExpressCard e rimanere su Mac sono due condizioni necessarie, allora si acquista il MacBook Pro 17″. Punto. “E ma io voglio l’ExpressCard sul MacBook Pro da 13” perché il 17″ è ingombrante, costa troppo, pesa tre chili”. (Segue lunga tirata su come Apple privilegi l’utenza consumer, sul fatto che altre tre marche di PC hanno quella porta lì su quel modello lì, che Apple dovrebbe seguire l’esempio e metterla su tutti i portatili, ecc. ecc.). Senza offesa, ma non mi sembra un discorso molto professionale.

Un Mac potente, espandibile, a cui si può mettere l’eSata (per fare un altro esempio) e il Mac Pro, ma ahi ahi, non è portatile, eccetera eccetera. Anche qui, la realtà delle cose è questa e, ripeto, occorre fare le scelte migliori per il proprio lavoro (visto che è di questo che si parla). Probabilmente sono compromessi, e bisognerà scegliere il compromesso meno doloroso, ma il lagnarsi continuo e ciclico che senso ha? Posso capire lo sfogo occasionale, il senso di frustrazione, ma arrivati a un certo punto ci si deve chiedere davvero se il Mac sia la piattaforma più adatta per quel che si sta cercando di fare.

E, a livello di mentalità, provare a spingersi al di là del proprio naso. È vero, Apple in tempi recenti si è adeguata al grande mercato consumer e semi-pro, e a me sembra coerente che l’offerta hardware rispecchi le maggioranze e le minoranze che compongono il bacino d’utenza, quindi MacBook Pro 17″ e Mac Pro per la minoranza di professionisti con l’esigenza di macchine espandibili, iMac e MacBook Pro da 15″ per la fascia intermedia, e via via MacBook Air, MacBook Pro 13″, MacBook bianco, Mac mini per chi vuole un buon computer per foto, musica, email, Web, gestione familiare, ecc. Ha senso che i Mac professionali abbiano caratteristiche per professionisti, ha senso che il MacBook Pro 13″ abbia le limitazioni che ha.

Per chi rimpiange i bei tempi andati: tutta la mia comprensione e fratellanza da utente Mac di lungo corso. Ricordiamoci però che se Apple non fosse risorta con iMac e non avesse seguito una politica di macchine e prezzi orientata al grande pubblico, adesso potremmo benissimo star qui a parlarne come fanno gli appassionati di Commodore Amiga o di BeOS: “Eh, gran bei prodotti, peccato che l’azienda sia affondata”.

The Author

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