L'effetto presenza

Mele e appunti

Finalmente venerdì scorso ho potuto vedere dal vivo il MacBook Air, visto che è arrivato alla FNAC di Valencia e anche in altri negozi Apple della zona. Sarò breve: come per l’iPhone (e, per quanto mi riguarda, come il PowerMac G4 Cube ai suoi tempi), il poter vedere e toccare MacBook Air ha tutto un altro effetto che non il guardare qualche fotografia del prodotto, per bella che sia. Come peraltro prevedevo, chi ha sprecato un oceano di parole discettando di specifiche tecniche e condannando MacBook Air in absentia, dovrebbe tornare sui suoi passi e toccare con mano. Certo, continuerà a essere un Mac non per tutti, ma sono convinto che in parecchi si ricrederanno.

MacBook Air, visto di persona, ha un potere d’attrazione quasi intossicante. Non solo si conferma la leggerezza, sia semplicemente vedendolo sia maneggiandolo, ma fa apparire gli altri MacBook a suo fianco ancora più pesanti e ingombranti di quanto in realtà siano. La sottigliezza dell’Air, lì aperto davanti ai tuoi occhi, è così estrema che per un momento hai l’impressione che non possa essere un vero e proprio computer, ma un dummy, la scocca di un prototipo di un Mac che verrà. Poi lo tocchi, lo soppesi, ne apprezzi la robustezza e ti accorgi di quanto l’occhio ti ingannava facendotelo credere un po’ più fragile. Lo schermo è chiaro, luminoso, nitido. Io che odio cordialmente gli schermi glossy sono rimasto sorpreso, molto positivamente sorpreso. Insomma, viene voglia di acquistarlo a prescindere da mancanze e limitazioni reali o teoriche.

Uscendo dal negozio non ho potuto fare a meno di pensare “Diavolo d’un Jobs”…

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