Rogue Amoeba vuole un iPhone più aperto

Mele e appunti

Rogue Amoeba » iPhone SDK Bug Filing: Gli sviluppatori di Rogue Amoeba (la software house che ha realizzato, fra l’altro, Audio Hijack Pro, Fission e Airfoil) hanno inviato una serie di bug report ad Apple in merito all’SDK di iPhone. Sono, in sostanza, delle richieste di revisione di alcune restrizioni intrinseche all’ecosistema del Software Development Kit di iPhone. Secondo Rogue Amoeba, alcune delle migliorie proposte (tutte piuttosto radicali, a parer mio) tornerebbero comode agli sviluppatori, altre andrebbero a beneficio di tutti, programmatori e utenza, ma l’obiettivo comune a tutte, scrivono, è quello di rendere la piattaforma iPhone più robusta e potente possibile.

Brevemente, le loro richieste sono:

  • Permettere l’installazione delle applicazioni a discrezione dell’utente e non di Apple;
  • Permettere l’esecuzione in background delle applicazioni;
  • Consentire l’accesso come utente root su iPhone;
  • Realizzare un API di tipo MediaPicker per consentire l’accesso ai file musicali di iPod;
  • Aggiungere un’opzione che permetta alle applicazioni per iPhone di accedere all’intero filesystem;
  • Permettere alle applicazioni per iPhone di accedere al computer quando iPhone è collegato fisicamente;
  • Permettere il VoIP sulla rete cellulare;
  • Consentire alle applicazioni per iPhone di accedere alla porta Dock.

La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo questo elenco è Steve Jobs che, dandogli un’occhiata, borbotta a mezza voce: “Scordatevelo”. Anch’io in effetti ho pensato la stessa cosa. Non è che siano proposte troppo fuori dal mondo, ma considerando la politica conservatrice che Apple ha dimostrato finora in materia di iPhone, un’apertura a questo livello è impensabile per il momento. Fin da quando è uscito iPhone e si è cominciato a parlare di applicazioni di terze parti, l’impressione che mi hanno sempre fatto gli sviluppatori, con la loro veemente insistenza per un’apertura totale della piattaforma iPhone, è quella di pensare a se stessi più che agli utenti finali. Ovvero, pensare a se stessi come modello di utente finale. Non è affatto così e non deve essere così. Per fare un esempio, dal punto di vista di un programmatore può essere tremendamente utile sfruttare l’esecuzione in background delle applicazioni, ma possono benissimo sfuggire importanti considerazioni di interfaccia utente. A questo proposito è interessante l’intervento a firma David Rouse nei commenti al post in questione:

Sul permettere l’esecuzione in background delle applicazioni non sono d’accordo, ancora una volta parlando da utente. Se chiudo AIM, vuol dire che ho finito di chattare e di utilizzare l’applicazione. Non dovrebbe nemmeno esserci un interruttore “online/offline” nell’interfaccia grafica […]. Ora, se io spengo il display e arriva un nuovo messaggio, lo si può notificare con un beep (fra l’altro, se l’azione dovesse mandare in crash l’applicazione mentre lo schermo è spento sarebbe irritante). Ma se l’applicazione sta girando in background e si sente un suono d’avviso quando arriva un messaggio, come faccio a sapere da dove arriva e che cosa ha provocato l’avviso? E non voglio vedere né finestre di dialogo flottanti né sei minuscole icone di terze parti nella barra di stato. Secondo me la regola di Apple che stabilisce che nessuna applicazione debba eseguirsi in background è estremamente sensata da un punto di vista di interfaccia grafica e di generale semplicità, anche se tecnicamente iPhone ha tutta la potenza per gestire eventi in background.

Un altro punto interessante della conversazione fra i commentatori al post e gli sviluppatori di Rogue Amoeba ha a che vedere con un’altra annosa questione che esiste dall’introduzione di iPhone: l’iPhone va considerato come un ‘Mac tascabile’ oppure no? Molti sviluppatori e nerd assortiti propendono per l’idea del ‘Mac tascabile’; molti utenti, tuttavia, non sono d’accordo. Per quanto poco possa contare la mia opinione personale: no, secondo me iPhone non deve essere trattato come un ‘Mac tascabile’, secondo me occorre un aggiustamento di prospettiva. Per chiarirci, la posizione di molti sviluppatori (fra cui quelli di Rogue Amoeba) è che iPhone — essendo praticamente potente come un Mac (Mike di Rogue Amoeba lo paragona a uno dei primi iBook) — debba essere aperto né più né meno di un Mac, e che i programmatori abbiano per questo una grande libertà di movimento, così da creare per iPhone una quantità di software e soluzioni pari a quelle oggi disponibili per la piattaforma Mac. Ma iPhone è uno smartphone. Intelligente, ricco di tecnologia appetitosa finché si vuole, ma non è un Mac.

Riporto uno stralcio illuminante della conversazione fra Gareth, uno dei commentatori al post in questione, e Mike, uno del team di Rogue Amoeba:

Gareth: A essere onesti, non riesco a capire il senso di molti di questi cosiddetti ‘bug report’. L’iPhone non è un Mac. Ripeto, iPhone NON È un Mac.

Solo perché si basa (in gran parte) sulle medesime tecnologie non signfica che sia la stessa piattaforma, con gli stessi utilizzi, ecc.

Apple è il guardiano dell’iPhone al momento. L’iPhone è piuttosto limitato rispetto a qualunque Mac dello scorso decennio. Il sistema di visione delle informazioni a video è totalmente diverso, e le capacità del suo processore non permettono un multi-tasking puro. Certo, molti processi possono eseguirsi in parallelo, ma non tutto. Apple vuole avere il controllo di tutto questo, altrimenti l’esperienza dell’utente potrebbe essere rovinata da sviluppatori ‘nerd’ troppo zelanti che semplicemente non afferrano il concetto.

Ciò che stai descrivendo, quel che sembra tu voglia, non è ciò che è l’iPhone o quel che l’iPhone potrebbe essere attualmente. L’iPhone è un telefono. Non è un ‘Mac da taschino’ e non lo sarà mai. Sarà sempre una parte, una ‘sotto-specie’ di quel che è un ‘Mac’ vero e proprio.


Mike: Hai ragione, non è un ‘Mac tascabile’, ed è proprio questo il problema. Io voglio un ‘Mac tascabile’. Quelli che possiedono un iPhone sbloccato sono mesi che si godono il loro ‘Mac tascabile’, e in generale pare che tutto funzioni [sugli iPhone hackerati], a parte la mancanza di approvazione ufficiale da parte di Apple.

Voglio però chiarire una cosa sulle capacità hardware di iPhone. Tu dici che iPhone è molto limitato rispetto a qualunque Mac del decennio passato, e che questo limita necessariamente la possibilità di un vero multi-tasking e di molte altre soluzioni interessanti. Non sei l’unico a pensarla così. È un’affermazione molto diffusa. Ma non è vero.

Dieci anni fa significa tornare ai tempi del primo iMac, che aveva un disco rigido da 4 GB, 32 MB di RAM, nessun tipo di accelerazione hardware 3D e un processore G3 a 233 MHz.

Il mio nuovo iPod Touch (essenzialmente identico a un iPhone ma senza l’hardware specifico del telefono) è molto più potente di quell’iMac, in ogni ambito. Ha il doppio della capacità di immagazzinamento, e l’hardware di immagazzinamento è molto più veloce di un disco rigido. Ha il quadruplo della RAM e il suo processore è 2–3 volte più potente. Per non parlare di un’accelerazione 3D più che soddisfacente.

Da un punto di vista hardware, l’iPhone e l’iPod Touch sono, a grandi linee, l’equivalente di un iBook di fascia media, con uno schermo molto piccolo e senza tastiera. Gli iBook di fascia media possono far girare tranquillamente l’intero Mac OS X nonché gestire il multi-tasking e qualsiasi programma arbitrario. […] 


Gareth: Mike, non è così. Chi possiede un iPhone ‘jailbroken’ (Dio, quanto odio quel termine) non ha affatto un ‘Mac tascabile’ per le mani, ma un ammasso di applicazioni da nerd, scritte male e implementate peggio. Brutte da vedersi, terribili da usarsi.

L’iPhone, come l’iPod, non è una piattaforma per nerd.

Forzare l’iPhone a effettuare gli stessi compiti di un Mac solo perché potrebbe esserne in grado da un punto di vista tecnico, significa non capire affatto il senso di questo dispositivo e di questa piattaforma.

È una delle ragioni per cui Apple ha atteso un certo tempo prima di annunciare lo SDK. Apple voleva che le persone si abituassero all’iPhone come dispositivo, al multi-touch come tecnologia di input, e al modo in cui vengono visualizzate le informazioni sullo schermo.

Gli sviluppatori dovrebbero pensare a che cosa possono realizzare con questa nuova piattaforma, all’interno dei limiti imposti dal dispositivo. Non dovrebbero pensare a fare il porting di qualsiasi applicazione verso l’iPhone solo perché è possibile farlo pasticciando un po’ in Xcode.

Non voglio un ‘Mac in tasca’ — che sia potente come i primi iBook o meno — perché il mio Mac è a casa mia o nel mio zaino. Quel che faccio sul mio Mac è… beh, è quel che faccio sul mio Mac. Non vorrò mai mettermi a ritoccare foto sull’iPhone, o a comporre documenti per davvero, perché il sistema di visualizzazione delle informazioni a video di iPhone è totalmente inadeguato per questo genere di attività.

L’iPhone fa già il 90% di quel che voglio faccia. E credo sia così anche per la maggioranza degli utenti. Sicuro, vi saranno applicazioni e servizi particolari che la gente vorrà e utilizzerà, ma per molti saranno davvero una o due cose in più [di ciò che iPhone adesso può fare].

Mi piace ciò che Apple ha fatto e come si è comportata. Dovresti vedere quell’ammasso di schifezze che viene passato come ‘software’ su altre piattaforme mobili per capire che la posizione di Apple come guardiano è una buona cosa. L’iPhone non farà mai tutto quel che vuole un nerd — nessuna piattaforma lo farà.

iPhone non è un ‘Mac da tasca’ e non lo sarà mai. Perché non è lo scopo primario del dispositivo (o dell’intera piattaforma, se è per questo). E gli sviluppatori devono capire questa differenza, altrimenti la piattaforma iPhone diventerà un obbrobrio come Windows Mobile.

In sostanza, non si può avere l’uovo e la gallina. Se deve essere e rimanere un’esperienza di alta qualità, allora deve esserci qualcuno che giudichi quale software possa offrire tale esperienza, e quale no.

The Author

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