Retrocompatibilità

Mele e appunti

Con la recentissima introduzione dei nuovi modelli di MacBook Pro, Apple ha anche aggiornato la pagina relativa a Mac OS X 10.7 Lion e ha reso disponibile un’anteprima per sviluppatori, scaricabile dal Mac App Store stesso (no, se il vostro account non è Premier o Select, ossia se non è a pagamento, non potrete scaricare Lion dal Mac App Store).

Cercando informazioni in rete, mi sono imbattuto nella notizia secondo cui Rosetta non sarà parte di Lion (qui uno dei tanti link che ho trovato, in inglese). Rosetta, lo ricordo, è quel pezzetto di software che permette di eseguire dentro l’architettura Intel quelle applicazioni più datate, scritte in codice PowerPC. La mossa era prevedibile — già in Snow Leopard Rosetta è un elemento opzionale, installabile solo se necessario — ma ciò non vuol dire che sia una mossa gradita, almeno per quanto mi riguarda.

Giusto per capirci, non c’entra nulla l’appassionato di Mac vintage che è in me. Non è questione di essere affezionati a un passato che non c’è più, o una reazione capricciosa alla filosofia del ‘guardare sempre avanti’ estremamente caratteristica di Apple dopo il ritorno di Steve Jobs nel 1997–98. È questione di non poter più utilizzare comodamente tutta una serie di applicazioni che a suo tempo ho regolarmente pagato (e non poco), e che non ho mai avuto l’esigenza di aggiornare, perché semplicemente vanno benissimo così. Non sto parlando di vecchi shareware (anche se ve ne sono), ma di software come Adobe Photoshop CS, Adobe Acrobat Professional 6, FileMaker Pro 6, Microsoft Office 2004. 

Acquistare versioni aggiornate di quei software è una spesa ingiustificata per l’uso che ne faccio, e al tempo stesso mi trovo a utilizzarli con sufficiente frequenza che non è fattibile (almeno per ora) abbandonarli. Con quel che verrebbero a costare la Creative Suite CS5 + Microsoft Office 2011 probabilmente mi ci comprerei un iPad 2 — e ora ha più senso che mi compri un iPad 2.

Non aggiornare a Mac OS X 10.7 Lion quest’estate sarebbe una mossa un po’ sciocca. È vero che teoricamente potrei benissimo andare avanti con Snow Leopard (forse persino con Leopard), ma una parte del mio lavoro richiede che io rimanga aggiornato con queste tecnologie. Per scrivere di Lion devo necessariamente provarlo e usarlo in prima persona sulla mia macchina principale. Certo, se nuotassi nell’oro come Zio Paperone, una cosa davvero utile per il mio lavoro sarebbe acquistare un Mac portatile nuovo come macchina per prove e test delle applicazioni più varie. 

Invece, la mancanza di Rosetta in Lion mi spingerà ad adottare una di queste soluzioni:

  1. Prendere tutte le applicazioni scritte per l’architettura PowerPC che uso tuttora (più di una dozzina) e spostarle su un Mac più datato, magari il Cube o uno dei miei PowerBook G4.
  2. Installare Snow Leopard su una partizione in uno dei miei dischi esterni, e riavviare il Mac da lì quando devo utilizzare quelle applicazioni.

Entrambe le soluzioni mi consentono di continuare a servirmi di quei programmi. In entrambi i casi, tuttavia, il flusso di lavoro ne risente pesantemente. Nel primo caso devo tenere a portata di mano l’altro Mac, nel secondo c’è l’ovvia scomodità di dover riavviare in Snow Leopard per poi ritornare in Lion. Penso di optare per la prima soluzione, però, e di appoggiarmi a Dropbox per lo scambio veloce dei dati fra le macchine.

Che seccatura, comunque. Ripeto, comprendo e in parte condivido questo continuo muoversi in avanti di Apple. È quella forza che la mantiene davanti agli altri, in fondo. Però trovo un po’ gratuito il pensionamento di Rosetta. Da un punto di vista tecnico sarebbe comprensibile se il mantenere la compatibilità all’indietro fosse un ostacolo serio allo sviluppo del sistema, oppure se significasse un tale decadimento delle prestazioni del Mac da essere un problema non ignorabile. Ma questi nuovi MacBook Pro, per fare un esempio, sono dotati di una potenza di calcolo eccezionale, superiore a quella di un Mac Pro di tre anni fa; Rosetta potrebbe continuare benissimo a funzionare così com’è senza compromettere l’esperienza utente. Già il mio ‘vecchio’ MacBook Pro di metà 2009, un Core 2 Duo a 2,66 GHz, fa girare applicazioni PowerPC con una velocità e reattività pari ad applicazioni Universal Binary o solo Intel. Ritengo quindi, per esclusione, che si tratti di una scelta ‘politica’ più che tecnica.

Io ho già inviato ad Apple il mio feedback di rito, e in fondo spero che da qui all’uscita ufficiale di Lion il destino di Rosetta possa cambiare; ma, come si suol dire, non trattengo il fiato.

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