Mai più LaCie

Mele e appunti

E il terzo se ne va

Tre mesi fa il mio disco esterno LaCie Porsche Design da 320 GB acquistato nel 2008 ha cominciato a fare i capricci. Lo accendevo, lo sentivo mettersi in marcia, ma impiegava un tempo sospettosamente lungo prima di montarsi sulla scrivania. La prima volta che ho notato questo comportamento non gli ho dato eccessivamente peso, anche perché ero troppo occupato. La seconda volta, il tempo trascorso prima che il disco si montasse si è allungato, con in più una serie di lievi rumori che suggerivano che il disco stesse facendo fatica a montarsi. Il disco aveva ora tutta la mia attenzione: ho liberato 60 GB su un altro disco esterno, e ho trasferito prontamente tutta la libreria iTunes che tenevo sul LaCie da 320 GB. Quel giorno ho messo il disco sotto pressione, per vedere (e soprattutto sentire) se potevano esserci indizi di guasti imminenti. Il disco funzionava bene. La terza volta, due giorni dopo, non si è montato sulla scrivania. Niente panico: i dati importanti erano già altrove; il resto era un misto di backup ridondanti e di materiale che avrei potuto ricuperare altrove con un po’ di fatica, ma nulla di veramente trascendentale.

Il giorno in cui quel disco non si è montato sulla scrivania del Mac, ho avuto una veloce intuizione di quel che stava accadendo, e dopo uno spegni/riaccendi che mi ha confermato che il disco proprio non voleva montarsi, ho deciso di lasciarlo stare fino a quando avessi avuto tempo di occuparmene con calma. Finalmente l’altroieri (!) ho avuto l’opportunità di farlo. Mi sembra importante condividere alcune osservazioni in merito.

I risultati di una modesta investigazione

Questo LaCie Porsche Design è il terzo disco (in un involucro) LaCie a guastarsi. Prima di lui se ne sono andati nel 2008 uno da 160 GB di quelli simili all’attuale linea d2, in scocche di metallo che poggiano verticalmente sulla scrivania, e nel 2003 un Pocketdrive da 20 GB. Siamo d’accordo, si tratta di tre dischi in poco più di sette anni, e forse è una statistica un po’ misera per decidere di non comprare più questi prodotti. Del resto è noto che LaCie mette la scocca, ma i dischi all’interno sono di altre marche, e i tre dischi che mi si sono guastati erano un IBM, un Western Digital e infine un Seagate; perché dare la colpa a LaCie? È la trama ricorrente del guasto, che si è ripresentata identica anche questa terza volta, a farmi pensare che la radice del problema sta nell’involucro LaCie e non nel disco rigido stesso.

La dinamica del guasto dei tre dischi è identica: il disco inizia a presentare problemi di alimentazione, fatica a mettersi in marcia, si smonta da solo dalla scrivania per poi rimontarsi in maniera intermittente, e dopo poco appare morto. Si accende, ma non emette suoni e non si monta sulla scrivania. In tutti e tre i casi, aprendo l’involucro LaCie, estraendo il disco al suo interno, e inserendolo in un altro involucro in mio possesso, una vecchia ma affidabilissima unità con interfaccia FireWire 400, il disco all’accensione si è montato immediatamente e ho potuto nuovamente accedere ai miei dati, non prima però di averlo riparato con DiskWarrior.

(Nel mio articolo Lo Zen e l’arte del recupero dei dati del novembre 2008 ho scritto una cosa che si è rivelata inesatta. A quel tempo credevo che con il vecchio Pocketdrive LaCie da 20 GB si fosse guastato prima il disco, ma da prove incrociate successive eseguite nel 2010 ho potuto stabilire che anche il quel caso il problema derivava dall’alimentazione dell’involucro: l’IBM Travelstar ivi contenuto ha funzionato benissimo dopo il trapianto in un PowerBook Titanium, e un altro disco che sapevo funzionare bene, quando inserito nell’involucro LaCie, presentava gli stessi problemi del disco originario).

Dalle mie osservazioni empiriche ho dedotto quanto segue: il circuito di alimentazione degli involucri LaCie è l’anello debole della catena. Ipotizzo che, dopo un certo tempo, cominci a cedere e a non fornire al disco un’alimentazione stabile. Nel migliore dei casi questo fa sì che il disco semplicemente non si ‘accenda’ e quindi non sia visibile dal Mac. Nel peggiore dei casi, l’alimentazione instabile (pensiamo ai classici sbalzi di corrente) fa in modo che le testine del disco diventino altrettanto ‘instabili’ e corrompano le informazioni sul disco. Per questo in tutti e tre i casi ho potuto ricuperare i dati solo parzialmente, e DiskWarrior ha sempre notificato problemi a livello di directory e registri del disco. Nel caso del secondo LaCie (quello da 160 GB) e di quest’ultimo Porsche Design, entrambi divisi in due partizioni, una delle due partizioni si è sempre danneggiata nel processo, e anche dopo la diagnostica e la riparazione compariva di minor capacità rispetto a prima (esempio: 55 GB invece di 80), oppure non compariva del tutto.

Insomma, tre dischi diversi, dinamica del guasto sostanzialmente identica. Vita media del disco non superiore a tre anni. Il sospetto di obsolescenza programmata è forte, ma a riguardo sospendo il giudizio. Mi limito semplicemente a evitare di acquistare un prodotto LaCie d’ora innanzi. Sono molto tentato di acquistare dischi rigidi nudi e crudi e involucri (o semplici interfacce come quelle prodotte da NewerTechnology), entrambi di marche riconosciute e di qualità. E sono ormai dell’idea che forse un involucro + disco che costa 70 Euro, alla fine, valga altrettanto poco.

Ah, dimenticavo: come ho già avuto modo di dire più volte, acquistate DiskWarrior. Se vi sembra caro, significa che non avete letto con attenzione questo articolo.

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