iPhone alla mano

Mele e appunti

In queste settimane, sfogliando il Web, mi sono saltati agli occhi molti argomenti sui quali dire la mia, ma impegni e preoccupazioni mi hanno tenuto un po’ lontano dal blog. Poi, venerdì scorso, visitando un centro commerciale della catena Media Markt appena fuori Valencia, mi sono imbattuto in un iPhone. Mi trovavo lì con fidanzata, suo fratello Angel e un nostro amico, Carlos. Angel e Carlos sono due switcher recenti, anche se da tempo coltivavano un vivo interesse per la piattaforma Mac, e hanno sempre ammirato i prodotti Apple, specialmente i dispositivi portatili. Quando abbiamo avvistato iPhone, al principio non credevamo ai nostri occhi. Stava riproducendo musica collegato a uno degli ormai onnipresenti sound system per iPod, e Carlos pensava fosse un iPod touch, ma una volta esaminatolo da vicino, era chiaro che fosse un iPhone.

Tagliando corto, ho potuto maneggiare iPhone per almeno un quarto d’ora (tenendo a bada Angel e Carlos, che se lo rubavano in continuazione), cercando di passare in rassegna tutte le sue principali funzioni. L’unità non era collegata a una rete Wi-Fi, né appariva vincolato a un particolare provider di telefonia, per cui non ho potuto verificare la velocità di navigazione, né utilizzare fattivamente quelle applicazioni come Safari, Google Maps, Weather, Stocks, che si appoggiano a un collegamento Internet, ho potuto solo aprirle e chiuderle. Ma ho esaminato il più possibile l’interfaccia multi-touch, la reattività agli input digitali (cioè delle mie dita), la curva di apprendimento, e così via.

Primissima impressione: poter toccare e manipolare iPhone è davvero un’esperienza. L’oggetto è come se lanciasse un incantesimo sull’utente. Dieci minuti con iPhone in mano e già lo vuoi comprare, qualunque sia il prezzo.

Seconda impressione: come molti technical writer e blogger americani avevano già scritto, iPhone è molto molto meglio dal vivo che in fotografia. Sottile, ben disegnato, ben calibrato, molto piacevole al tocco e delle dimensioni giuste per la mano.

Terza impressione: la curva di apprendimento… non esiste. Dieci minuti con iPhone e lo sai usare. Ricordate quell’aggettivo tanto inflazionato nel gergo informatico dell’ultimo decennio? Intuitivo. Ecco, in questo caso è il più calzante. Si conferma quel che già avevo potuto notare dai tutorial video sul sito Apple: l’interfaccia è mostruosamente amichevole e a prova di idiota. È tutto sullo schermo, lì davanti agli occhi. In qualsiasi momento sai che cosa fare, dove premere, e che cosa aspettarti. Apple ha fatto veramente un ottimo lavoro.

Quarta impressione: molta gente che critica iPhone senza nemmeno averlo provato farebbe bene a starsene zitta. Con una foto davanti si fa presto a dire “gli manca questo”, “gli manca quello”, “Apple avrebbe dovuto…”. La questione è molto semplice: iPhone è uno smartphone con le caratteristiche che tutti ormai sappiamo. Per ora è un dispositivo chiuso allo sviluppo di software di terze parti, costa quel che costa, ci si deve vincolare a un provider di telefonia mobile per un paio d’anni, e via dicendo. Nessuno vi obbliga a comprarlo. Se avete già uno smartphone che soddisfa ogni vostra esigenza, tenetevelo. Se preferite orientarvi su un Treo o su un Blackberry perché volete un telefono con una tastiera reale, acquistate un Treo o un Blackberry. Ma non scrivete articoli o commenti, come mi è capitato di leggere, dicendo che la mancanza di una tastiera reale nell’iPhone è un “errore di design” perché non vi permette di digitare alla cieca mentre guidate.

Poi pensavo a tutto il polverone sollevato dagli sviluppatori, che dopo l’iPhone Update 1.1.1 si sentono ancor più tagliati fuori e continuano a lagnarsi: “Apple sta commettendo un errore a chiudere iPhone allo sviluppo di terze parti” sembra essere il mantra. iPhone è stato introdotto sul mercato 102 giorni fa. È un dispositivo giovane e immaturo, che deve essere protetto e rafforzato, che deve essere chiuso oggi per poter essere meglio aperto domani. La mia posizione, a questo proposito, è ambivalente. Da un lato, l’appassionato di tecnologia che è in me sarebbe felice di poter installare software di terze parti che espandessero e migliorassero l’esperienza iPhone. Dall’altro non mi dispiacerebbe nemmeno che iPhone rimanesse “chiuso” se ciò mi garantisse l’efficienza, la stabilità, l’affidabilità e la sicurezza del dispositivo.

Più maneggiavo iPhone, più mi rendevo conto che, in fondo, mi piace così com’è. Del resto credo che sia questa la posizione dell’utente medio a cui si rivolge lo smartphone di Apple. Malgrado faccia piacere pensarlo come a un nuovo piccolo Mac, è forse più appropriato considerarlo un ottimo smartphone: come tale mira a un target più diversificato e, credo, composto in gran parte da persone che non sono tecnofili. Io stesso, che tecnofilo un poco lo sono, una volta acquistato iPhone non ho intenzione di mettermi tutto il giorno a scaricare “estensioni” open source, installarle, provarle, ed eventualmente scartarle. Non ho intenzione di installare tutta una serie di widget che vanno aggiornati ogni settimana (tipica periodicità d’aggiornamento di un buon software open source in continuo sviluppo). Ho visto il fenomeno Dashboard. Oggi esistono migliaia di widget fra cui scegliere, tutte cosine utili oppure divertenti, ci mancherebbe, e ne ho almeno una ventina, ma del restante 99,8% non so che farmene. È bella la varietà, è bello poter avere la possibilità di personalizzare iPhone a piacimento, ma mi sembra evidente che questa non è in cima alla lista delle priorità di Apple, che a me pare più concentrata sull’irrobustimento dell’iPhone e non sui possibili optional. Una posizione che può non piacere ma che io ritengo, per il momento, ragionevolissima.

Io nella mia “lista dei desideri” per iPhone, ho solo poche cose, ma che per me sarebbero migliorie drastiche e lungimiranti. Uno, un Bluetooth “vero”, che permetta lo scambio di file come avviene ormai per ogni altro telefono. Due, l’utilizzo di iPhone anche come disco esterno per fare backup al volo o per trasportare dati (se con iPhone posso evitare di portare con me un cellulare, un iPod e una fotocamera digitale compatta, perché devo continuare a ficcarmi in tasca due o tre chiavette USB?). Tre, una bella sistemata a quell’atrocità che è la questione delle suonerie. Proporrei un semplice menu contestuale che permetta di scegliere come suoneria un qualsiasi brano musicale contenuto nella libreria di iPhone. È una cosa che molti cellulari già fanno senza problemi. Se è mio diritto farmi una copia della musica che compro, perché non posso usare una manciata di secondi di un brano come suoneria? Chi danneggio? L’artista? Se mai gli faccio pubblicità.

Ritornerò sull’argomento, che è vasto e necessita di espansione. Per intanto, lo ribadisco, provare iPhone è davvero un’altra cosa, e credo sia fondamentale maneggiarlo per poi poterne discutere senza generare metri cubi di aria fritta.

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