Un anno di Leopard -- altre opinioni

Mele e appunti

Macworld | Editors’ Notes | Leopard’s year-old annoyances: Anche Rob Griffiths di Macworld USA ha stilato un elenco di elementi di Leopard che lo lasciano perplesso. Li riassumo, in ordine crescente di importanza:

10. Colori personalizzati delle etichette nel Finder. Nelle versioni di Mac OS anteriori a X era possibile non solo personalizzare i nomi delle etichette, ma anche sceglierne il colore. Con l’arrivo di Mac OS X le etichette sono sparite completamente, per ritornare solo con Mac OS X Panther. Oggi che sono passati più di cinque anni dall’uscita di Panther, non è ancora possibile personalizzare il colore delle etichette nel Finder.

9. Le orrende icone blu-grigio per le cartelle importanti. Secondo Griffiths il nuovo aspetto delle icone delle cartelle in Leopard è peggiore rispetto alle passate versioni di Mac OS X. Prima, cartelle distintive come Applicazioni, Libreria, Sistema, Utenti, avevano icone particolari che saltavano subito all’occhio anche a ridotte dimensioni. In Leopard le icone color blu-grigio sono molto più uniformi e fin troppo sobrie, al punto da essere difficilmente distinguibili a meno di non portarle a 128 x 128 pixel.

8. Supporto Bluetooth in Rubrica Indirizzi. In Mac OS X 10.4 era possibile fare Ctrl-clic sul numero di telefono di un contatto in Rubrica Indirizzi e — dopo aver accoppiato il cellulare con il Mac via Bluetooth — comporre il numero o inviare un SMS a quella persona direttamente dal Mac. In Leopard queste funzionalità sono state misteriosamente eliminate, insieme alla possibilità di visualizzare e rispondere a SMS e a chiamate in arrivo dal Mac senza usare il telefono. A me, come a Griffiths, questa perdita importa relativamente (confesso candidamente di non aver mai saputo che fosse possibile farlo in Mac OS X 10.4 — mi sono reso conto di queste funzioni quando in molti hanno cominciato a lamentarne l’assenza in Mac OS X 10.5); ora che, come Griffiths, possiedo un iPhone, non potrei sfruttarle comunque, dato che iPhone non offre nessun servizio via Bluetooth malgrado sia possibile effettuare il pairing con il Mac.

7. Gli alias nelle cartelle poste nel Dock. Questo è interessante: un altro dettaglio che mi è sfuggito in un anno di utilizzo di Leopard (d’altronde non ho molte cartelle disposte nella sezione destra del Dock. Griffiths fa notare che se abbiamo una cartella nel Dock che contiene un alias che rimanda a un’altra cartella, quell’alias non funziona, ossia non è possibile esplorare i contenuti della cartella a cui rimanda. Riporto qui l’immagine di esempio usata da Griffiths:

aliases_original.png

.

Come potete vedere, nel Dock di Mac OS X 10.4 (a sinistra) andando sull’alias della cartella “To Be Done” è possibile esplorarne tranquillamente i contenuti (notare il triangolino a destra), proprio come nelle altre cartelle. Nel Dock di Mac OS X 10.5 (a destra), l’alias è ‘rotto’, appare come un documento generico e non è possibile fare nulla. Ho fatto una prova sul mio PowerBook e in effetti è così. A dire il vero a me l’alias appare correttamente (icona della cartella con freccetta nera), ma non è possibile vederne i contenuti a meno di non selezionarla e lasciare che si apra la finestra corrispondente nel Finder. È in effetti una piccola seccatura ed è curioso che il bug non sia stato riparato con l’aggiornamento 10.5.2 quando furono ripristinate altre funzioni presenti nel Dock di Tiger ed eliminate con gli Stack in Leopard.

6. Mail.app sempre più ingordo di funzioni. Griffiths sostiene che l’aggiunta di funzioni quali la creazione/gestione di Note e Attività, e la capacità di leggere feed RSS è deleteria per l’efficienza di Mail, che è e deve rimanere in primis un client di posta elettronica. Personalmente le Note e le Attività non mi fanno né caldo né freddo, dato che non le uso. Sui feed RSS sono in disaccordo con Griffiths. Trovo infatti che sia molto utile poterli avere direttamente in Mail. Il grosso dei miei feed RSS lo gestisce Safari sul PowerBook G4, e in più utilizzo NetNewsWire sul PowerMac G4 Cube che ho di fianco sulla mia scrivania. Ma tengo in Mail i quattro o cinque feed che leggo più spesso. Mi piace l’idea che Mail li tratti come messaggi di posta: in questo modo è semplicissimo inoltrare una notizia per email, nonché creare cartelle Smart per isolare una certa tipologia di notizie dai vari feed. (Esempio: in Mail ho i feed della Knowledge Base di Apple, e in una cartella Smart potrei isolare tutti quegli articoli che contengono “Mac OS X 10.5” nel titolo).

5. La finestra di Aiuto Mac ora è un pannello sempre in primo piano. Sì, concordo sul fatto che sia stata una scelta discutibile, ma onestamente non mi disturba più di tanto, considerando le rare volte che ho utilizzato l’Aiuto.

4. I limiti di Time Machine. Nella fattispecie, la scarsità di informazioni fornite dall’interfaccia (in effetti anch’io mi sono spesso domandato che cosa starà mai copiando in un backup di 2 o 3 GB, visto che in genere non movimento così tanti dati o file di grandi dimensioni) e la mancanza di opzioni di personalizzazione: perché non è possibile cambiare l’intervallo orario dei backup? Se li voglio ogni due ore? O ogni mezz’ora? E, come fa notare uno dei commentatori, perché non posso dire a Time Machine di fare il backup solo di determinate cose, mentre invece sono costretto a specificare tutto ciò di cui non voglio il backup? È un po’ anti-intuitivo. Sempre nei commenti un lettore segnala un ottimo software, TimeTracker, scritto da Charles Srtska (l’autore di Pacifist), con il quale è possibile navigare nelle cartelle dei backup di Time Machine e vedere quel che è stato copiato. L’applicazione non compare nella pagina principale del sito di Srtska, probabilmente perché è ancora in fase alpha o beta, ma è possibile scaricarla direttamente. Non aspettatevi niente di trascendentale, ma fa bene il suo lavoro. Certo, sarebbe carino che lo facesse direttamente Leopard.

3. La barra laterale delle finestre del Finder. Secondo Griffiths è un bel pasticcio:

  • La visibilità della barra laterale è legata alla visibilità della barra strumenti, e non si capisce perché, visto che sono due elementi dell’interfaccia molto diversi fra loro.
  • Non è possibile nasconderla facendo doppio clic sulla linea che la divide dai contenuti della finestra, come era possibile in Tiger. Per nasconderla bisogna necessariamente fare Vista > Nascondi la barra strumenti e perdere quindi anche la barra strumenti.
  • È l’unica area nel Finder totalmente immune dal controllo con la tastiera.
  • Non è molto personalizzabile. Certo, è possibile scegliere quali elementi visualizzare o nascondere, ma ben poco altro. Non si possono cambiare i nomi delle sezioni, né cambiare l’ordine delle sezioni, né regolare le dimensioni dei font se sembrano troppo piccoli, troppo grandi o difficili da leggere (su schermi ad alta risoluzione le scritte sono un po’ piccole, in effetti). Se non si utilizza una sezione si possono eliminarne tutti gli elementi, ma il titolo della sezione non scomparirà (nel suo esempio, Griffiths ha eliminato tutte le voci che compaiono sotto “CERCA”, ma la sezione “CERCA” rimane, mentre sarebbe più elegante che sparisse del tutto, come avviene in Mail se non si usano feed RSS).

2. Il nuovo modello per modificare e visualizzare eventi in iCal. Qui sostanzialmente Griffiths rimpiange il modo in cui funzionava iCal in Mac OS X 10.4. In particolare lamenta la sparizione del cassetto laterale. Non mi pronuncio a riguardo perché ho cominciato a utilizzare iCal solo da quando ho iPhone.

1. La rigidità delle opzioni di visualizzazione in Spotlight. E qui siamo d’accordo:

In Mac OS X 10.4, quando si effettuava una ricerca Spotlight nel Finder, era possibile passare a vista elenco nella finestra dei risultati, e quindi personalizzare con precisione quali colonne visualizzare. Per esempio, uno dei tipi di ricerca che faccio più di frequente è cercare file di dimensioni superiori a 100 MB. Questo mi aiuta a trovare rapidamente voluminose demo di giochi che ho scaricato e mai cancellato, per dire.

In OS X 10.4 potevo effettuare tale ricerca, passare a vista elenco, aprire il pannello Opzioni Vista e scegliere quali colonne vedere, fra cui Dimensione. Da lì era banale specificare l’ordinamento per Dimensione: bastava un clic sul titolo della colonna e tutti i file ‘pesanti’ comparivano in cima alla lista.

Provate a fare lo stesso in Mac OS X 10.5, e otterrete dei risultati sostanzialmente inutili e insensati. Questo perché la finestra dei risultati della ricerca in 10.5 visualizza soltanto tre colonne: Nome, Tipo e Ultima Apertura. Così, dopo aver cercato i file con dimensione maggiore di 100 MB mi ritrovo con una lista che non mi è possibile visualizzare né ordinare facilmente per dimensione! Per cui, se da un lato so che il File XYZ è più grande di 100 MB, dall’altro non posso vedere subito quanto è grande.

Come potete vedere […] non è possibile nemmeno personalizzare le colonne visualizzate, pertanto non c’è modo di vedere la dimensione nell’elenco dei risultati. L’unica soluzione parziale di cui sono al corrente è quella di aprire l’Inspector (Cmd-Opz‑I) e passare in rassegna i file uno per uno usando i tasti direzionali. […] Ma è un espediente ben poco usabile quando i risultati di una ricerca sono molto numerosi. 

In effetti mi ero dimenticato di segnalare questo inconveniente nel mio post precedente. È davvero un peccato che Spotlight abbia acquisito in versatilità ‘sotto il cofano’, ma sia diventato paradossalmente meno gestibile e usabile in superficie. Queste e altre incongruenze nell’interfaccia utente sono dei veri passi indietro per un’azienda che ha sempre vantato (e a ragione) la superiorità della propria interfaccia. A parte questo, tuttavia, sono molto soddisfatto di questo anno con Leopard, e ci sono innovazioni come Quick Look per le quali mi è difficile pensare di tornare indietro.

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