Purtroppo per questo progetto non abbiamo budget

Mele e appunti

Il bravo Luca Barcellona ha scritto un gran intervento qualche mese fa, che purtroppo ho notato solo ora. Lo riporto interamente:

Ciao Luca, 

innanzitutto volevo farti i complimenti per i tuoi lavori, veramente belli.

Cioè, in realtà ho visto solo un paio di cose, ma credo tu sia molto bravo.

Sono Claudia, lavoro per un’agenzia di comunicazione e vorremmo coinvolgerti in un lavoro di advertising per un grande brand con cui stiamo lavorando. Ti allego il brief. Purtroppo per questo progetto non abbiamo budget, ma garantiamo una grande visibilità (stampa, affissioni, web, etc.). Ah, dimenticavo, siccome i tempi sono strettissimi, potresti mandarci delle prove, diciamo entro mezz’ora?

Grazie.

È più o meno questo il tenore delle richieste di lavoro che mi capita di ricevere. Cioè, magari non così belle: in alcune si parla solo del budget, altre di progetti no profit, spesso di tempi strettissimi, ma solo nei casi più fortunati questi elementi coincidono.

Ora, il punto è questo: ma che diavolo sta succedendo?!? Com’è possibile che delle persone chiedano del lavoro in cambio di nulla, o di visibilità? Se vado a fare la spesa, non mi sogno neanche lontanamente di dire al cassiere che non ho soldi per pagarla ma che farò molta pubblicità al supermercato, o che pagherò a 90 giorni. E se vado al ristorante e ordino gli spaghetti, aspetto il tempo necessario perché vengano cucinati: non chiedo di portarmeli in 3 minuti, perché farebbero schifo e sarei scontento del servizio, come ne andrebbe del buon nome del ristoratore. E allora perché si è diffuso questo tipo di richieste? Ho cercato di capirlo, e la conclusione a cui sono arrivato è semplicemente che glielo abbiamo concesso noi.

Noi include una miriade di categorie di lavoratori, non solo i designer. Le categorie non si contano. E mi viene da pensare che il supermercato, il ristoratore e l’artigiano, siano più furbi di noi. So a cosa state pensando: “o è così, o non si lavora”. E allora eccoci a dire di si, e giù a fare le nottate per consegnare un lavoro in tempo, per poi scoprire che quello che abbiamo fatto in fretta e furia, cercando di mettercela tutta per far conciliare i tempi con la qualità, viene visionato e utilizzato tre settimane dopo. E a noi sarebbe bastato un giorno in più per fare un lavoro molto migliore.

Parlando del mio settore, si è diffusa l’idea che basta avere un computer per essere designer, e il numero dei grafici e creativi (o presunti tali) è mostruosamente aumentato, e i clienti sanno che possono giocare al ribasso; è il mercato, ok. Se non ti sta bene il prezzo, allora chiamano un altro.

È più che mai fondamentale specializzarsi nel proprio campo d’azione, rendersi indispensabili, in modo che la differenza si veda ad occhio nudo.

Sono convinto che questa situazione si possa cominciare a cambiare, ovviamente con molta fatica, per tornare ad avere una qualità del lavoro migliore e con tempi più umani.

Abbiamo abituato i clienti ad avere l’impossibile, ed ora dobbiamo cominciare a spiegargli che più di così non si può tirare la corda. Basterebbe rispondere a tono alle richieste assurde, smettere di aver paura di perdere il lavoro e mostrare un po’ più di dignità. Altrimenti quello che è assurdo diventa normale, e l’esperienza ci insegna che sarebbe meglio che non succedesse.

Da segnarsi:

The Author

Writer. Translator. Mac consultant. Enthusiast photographer. • If you like what I write, please consider supporting my writing by purchasing my short stories, Minigrooves or by making a donation. Thank you!