Propositi per il 2009: pulizia virtuale

Mele e appunti

Alcune avvisaglie

1. Ieri sera stavo caricando tre foto sul mio account Flickr. Per comodità utilizzo un programma semplice e ben fatto, 1001, che mi permette da subito di scrivere una didascalia per la foto, specificare in quale raccolta (Set) inserire una foto, a quali gruppi inviarla e quali tag attribuirle. Tempo impiegato complessivamente: 35 minuti circa. Scegliere le foto e inviarle a Flickr è l’operazione più semplice. Ad aumentare i tempi è il processo di catalogazione. Nessuno mi obbliga a farlo, ma per queste cose tendo a essere ordinato, e avendo una base di tag e categorie che è andata crescendo dal 2005 in qua, preferisco mantenere una certa omogeneità con il mio piccolo archivio fotografico online. Però 35 minuti per tre foto sono troppi.

2. Quando iniziai a utilizzare Internet per davvero, alla fine del 1999, la tipica mattinata telematica — tazza di caffè in mano, iMac acceso davanti a me — prevedeva queste poche semplici azioni:

  • Collegarsi a Internet (immaginate la tipica sequenza di toni e rantoli del modem 56K);
  • Aprire Netscape Messenger, il client email di Netscape Communicator 4.7, e scaricare la posta dai miei unici due account tin.it e inwind.it;
  • Cercare informazioni usando motori di ricerca come Altavista, Lycos, HotBot (oggi, nell’èra Google, sembrano parole arcane o antiche divinità, pur continuando a esistere);
  • Gestire quelle poche email ricevute, e fare un giretto in qualche newsgroup dove si parla di libri, di società, di avventure testuali;
  • Iniziare a studiare, scrivere, lavorare.

 

Tempo impiegato per questa routine: approssimativamente 25, 30 minuti al massimo.

Oggi la tipica mattinata telematica è più o meno questa:

  • Risveglio il PowerBook dallo stop. Sono già connesso a Internet e i due client di posta, Mail e Mailsmith, sono già aperti. Mailsmith inizia a scaricare automaticamente i nuovi messaggi dai sei account Gmail che gestisce, essenzialmente account legati a mailing list e progetti specifici come i miei blog;
  • Scarico la posta manualmente dagli altri quattro account gestiti da Mail: il mio account con la posta di lavoro, un altro account per le due mailing list che seguo più spesso, un account Gmail per la posta personale;
  • Risveglio il PowerMac G4 Cube. NetNewsWire è già lì che mi aspetta e comincia a aggiornare i 35 Feed RSS che seguo più attivamente e i 50 che seguo meno assiduamente. Ultimamente lascio aperto anche Twitterrific, che mi aggiorna su quel che stanno dicendo e facendo i circa 80 contatti che seguo in Twitter;
  • Comincio a gestire la posta, in ordine di urgenza. Dò un’occhiata alla quantità di email nuove delle singole mailing list e passo a consultare quelle con il maggior numero di nuovi messaggi. Se è il caso, rispondo e scrivo i miei contributi. Se ci sono lavori urgenti in ballo, gestisco solo la posta negli account personali e di lavoro;
  • Guardo se ci sono nuovi commenti nei miei blog. Gestisco la moderazione dei commenti, approvo, rispondo, ecc.
  • Passo in rassegna qualsiasi tipo di notifica di attività sui vari siti, forum, community in cui ho un account ancora attivo;
  • Passo in rassegna le notizie e gli articoli nuovi nel lettore RSS, vedo se c’è qualcosa di interessante che val la pena appuntarsi per parlarne nei miei blog, e in generale mi tengo aggiornato e informato soprattutto nel settore tecnologico, che è un po’ il mio pane, ma senza dimenticare la letteratura e la scrittura, che in un mondo ideale dovrebbero essere quel che mi dà il pane;
  • Consulto anche il mio taccuino di appunti e scrivo sui miei blog;
  • Una volta in questa routine avviavo anche iChat, ma è da tempo che preferisco farlo la sera e non sempre.

 

Tempo impiegato per questa routine: approssimativamente 3 ore, quando va bene.

3. L’altro giorno leggo questo post nel blog di Seth Godin, dal titolo Confondere l’attività con l’azione. Gli scritti di Godin si rivolgono essenzialmente a chi si interessa e/o lavora nel marketing, nell’imprenditoria, ecc., ma la prima parte di quel post mi ha parlato a bruciapelo:

Il fatto è che la maggior parte di quel che si fa online non costa nulla.

Ai vecchi tempi il denaro aggiungeva attrito. Il denaro rendeva schizzinosi, obbligava a ponderare le varie scelte. Il denaro faceva in modo che si valutassero opportunamente i propri lavori in fatto di marketing, perché se non avessero funzionato, si sarebbe perso denaro.

Oggi leggere postare linkare partecipare alle reti connettersi commentare fare un podcast fare linkblurbing e doseedoing online sembrano tutti compiti di marketing essenziali, indispensabili. Di sicuro tengono occupati.

Ma tutta questa attività non è che sta ostacolando il nostro agire?

Tutto quel che si fa online sta davvero portandoci dove vogliamo, o non fa altro che tenerci occupati?

Dmitri chiama questo fenomeno “imitazione di attività turbolenta” […]

Il fattore tempo

Come avrete intuito, il punto cruciale di tutta la faccenda è il tempo. Questo meraviglioso Web 2.0, che indubbiamente ha portato cambiamenti positivi, a volte mi dà l’impressione di essere composto da un numero sempre maggiore di archivisti e ragionieri. Tutto questo dividere in categorie, taggare, linkare, separare; tutti questi siti, servizi, account da aprire e da gestire per fare qualsiasi cosa; tutto questo insistere sull’aspetto “sociale” di qualsiasi cosa… Ha certamente un suo fondo di utilità e non sarò io a negarlo, ma ultimamente mi sta stancando. All’inizio è facile: si apre un account sul sito X, uno sul sito Y, e si comincia a partecipare e a stare ai giochi, e intanto questi livelli iniziano a stratificarsi, e a volte si arriva a picchi di ingestibilità. Senza parlare (ci vorrebbe un libro) di certe distorsioni che il cosiddetto social networking sta apportando al connettersi socialmente nella vita reale e non telematica. La vicina di casa (non abita proprio sul nostro stesso pianerottolo, ma nel palazzo accanto) organizza una cena contattando gli interessati via Facebook, quando tutte le persone coinvolte abitano nel raggio di 500 metri nello stesso quartiere. So che un altro conoscente è alterato con me perché non lo seguo su Twitter. Mah.

Ma sto divagando. Molte di queste cose, almeno per quanto mi riguarda, sono andate creando un cuscinetto di ridondanza che mangia tempo e succhia energie, spesso e volentieri non restituendo una ricompensa adeguata a quel tempo e a quelle energie che si sono investiti. Per carità, non tutto deve essere per forza produttivo e Internet è anche intrattenimento e tempo dedicato ad attività ludiche, non remunerative, hobby e passioni. Non starei mantenendo questo e altri blog se così non fosse.

Tuttavia quella domanda secca del post di Godin attanaglia: Ma tutta questa attività non è che sta ostacolando il nostro agire?

Potare fa bene alle piante, e non solo

Per il 2009 uno dei miei propositi è fare ordine e pulizia. Non solo in casa, ma anche e soprattutto online. Scremare i mastodontici archivi dei bookmark dei browser, cancellare account email che non utilizzo più e account di siti e servizi che sto mantenendo per inerzia. Ridurre la mia presenza online in pochi centri nevralgici invece di aprire un blog per ogni idea che mi passa per la testa. Sfoltire sfoltire sfoltire. Ottimizzare l’esistente e salvaguardare quel che vale davvero la pena salvare. Dare ancora più valore alle persone aggirando la trappola del social networking prefabbricato e riprendendo corrispondenze interrotte. E organizzarsi anche in vista di future esperienze: c’è un nuovo sito o servizio di cui si dice un gran bene? Tenerlo d’occhio per un periodo di prova e poi decidere se piace / è utile / migliora la vita oppure se è soltanto altro rumore di fondo e altro tempo rubato ad attività più redditizie o soddisfacenti. È come una dieta dimagrante. E, analogamente a una dieta dimagrante, è importante seguire un regime sano, senza esagerare e senza perdere il contatto con le realtà, online e offline.

The Author

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