Il mini della discordia

Mele e appunti

Il 3 marzo Apple ha finalmente aggiornato anche la linea desktop. I cambiamenti più notevoli non riguardano tanto l’iMac, quanto il Mac mini e il Mac Pro. Ma è il Mac mini al centro della discussione, almeno per quanto mi è dato vedere nelle mailing list, forum e blog che seguo. Farò anch’io le mie considerazioni a riguardo.

Il Mac mini attendeva un aggiornamento da più di un anno e mezzo, e i ritocchi stavolta non sono stati superficiali. Esteriormente non è cambiato nulla, dentro è un’altra cosa. Il processore è più veloce, il bus di sistema e la memoria RAM pure, la scheda grafica è migliore, i dischi rigidi sono più capienti, il massimo di RAM installabile è maggiore, il SuperDrive è di serie, per non parlare delle porte: due porte video (DVI e DisplayPort), FireWire 800 (che ormai è la nuova FireWire 400 a livello di diffusione sui Mac), e cinque porte USB.

Il prezzo: 599 Euro (579 in Spagna) per la versione con disco rigido da 120 GB e 1 GB di RAM, e 799 Euro (779 in Spagna) per la versione con disco rigido da 320 GB e 2 GB di RAM.

Prima di buttarmi nella polemica, mi voglio levare un sassolino dalla scarpa. La scelta di continuare con la proposta del mini in due versioni è discutibile. Non è tanto un discorso di prezzo, come vedremo fra poco, ma di scarsa differenziazione delle due versioni, soprattutto per come viene percepita dal pubblico. Prendiamo l’iMac. Bello o brutto che sia, la distinzione fra le due versioni è netta: una ha lo schermo da 20 pollici, l’altra da 24. Tralasciamo per un attimo il fatto che in realtà l’iMac è proposto in quattro versioni (che si differenziano comunque l’una dall’altra per elementi facilmente distinguibili e quantificabili: processore più veloce, disco rigido più capiente, scheda video migliore, maggiore quantità di RAM video a disposizione) — la prima grande distinzione percepibile dal pubblico è lo schermo, sono le dimensioni fisiche della macchina. Una è più ‘grossa’: agli occhi dell’acquirente questo singolo fattore mette già in moto due suggestioni: 1. È più grosso = ha più cose, è ‘migliore’; 2. È più caro. E l’acquirente, che sia interessato all’iMac o meno, percepisce la distinzione immediatamente e giustifica le differenze.

Con il Mac mini il discorso non regge. Non c’è un elemento esteriore che proponga all’acquirente un’immediata distinzione. L’offerta è quella: due Mac mini del tutto identici fuori e con scarse differenze al loro interno. Uno non sembra nettamente ‘migliore’ dell’altro, né più ‘professionale’, né altro. L’unica cosa notevole agli occhi del pubblico è il prezzo, due prezzi piuttosto diversi, che l’acquirente fatica a giustificare, perché fatica — e non a torto — a percepirne le reali differenze.

Due possibili soluzioni avrebbero potuto essere:

  1. Proporre un unico Mac mini, con le caratteristiche dell’attuale versione di punta.
  2. Differenziare le due versioni in maniera più marcata, per esempio offrendo un maggior numero di accessori con la versione più costosa (tastiera e Mighty Mouse wireless, adattatori video); questo avrebbe creato una serie di elementi che il pubblico avrebbe potuto distinguere da subito (come per gli iMac): l’impressione di avere un sistema Apple completo, monitor a parte, comprando la versione di punta; una confezione ‘più grossa’ per il Mac mini più costoso (proprio perché comprensiva di accessori)… insomma, dettagli stupidi, ma a favore di una maggiore credibilità.

Detto questo, c’è chi trova troppo caro anche il mini da 599 Euro. Non sono d’accordo. Provo a offrire il mio punto di vista su due delle obiezioni più diffuse che ho letto o sentito in giro.

1. Con 350 Euro in più mi compro il MacBook entry-level, che ha pure lo schermo. Qui ho scelto una delle tante varianti — un’altra, per esempio, è con 500 Euro in più mi compro l’iMac da 20 pollici, ecc. ecc. Ma che significa? Certo, con duemila Euro in più mi compro un Mac Pro. Si potrebbe andare avanti così a ruota libera. Il fatto è che esistono utenti che non vogliono o non hanno bisogno di un portatile; che hanno già uno schermo a cui collegare il Mac mini; che non hanno spazio sufficiente per un computer più ingombrante; e, perché no, che non hanno 350, 500, 1000, 2000 Euro in più da spendere. Un Mac di queste dimensioni e con questa potenza è un ottimo prodotto per 599 Euro. Si può persino dire che, a confronto, il Mac mini precedente (il modello del 2007) era più caro perché decisamente sottopotenziato, sia rispetto alla concorrenza, sia rispetto agli altri Mac. Chi non ha molto denaro da spendere e vuole entrare nel mondo Mac, trova nel mini un computer sufficientemente potente da dare soddisfazioni per un bel po’. Chiaro, non è il computer più a buon mercato in assoluto, ma è il più abbordabile dei Mac, e offre una potenza paragonabile ad altri Mac più costosi. È anche e soprattutto questo che lo rende appetibile.

2. Esiste il PC [inserire un qualsivoglia modello e marca] che ha le stesse caratteristiche e costa 100, 150, 200, … Euro meno. Può essere, non dico di no. Ma tutti gli esempi che ho visto fare, o mi sono stati fatti, in realtà non calzavano. Che esista un tower Dell con lo stesso Intel Core 2 Duo del mini, che abbia uguale o maggiore memoria RAM, e tutto quel che volete, e costi 499 Euro, o 529, o 599, va benissimo, ma bisogna guardare al di là del proprio naso. Magari non ha la Ethernet gigabit ma una 10/100 normale. Molto probabilmente non ha Bluetooth e scheda wireless di serie, o due porte video. Quasi certamente non si può mettere in uno zaino e trasportarlo facilmente altrove come il Mac mini. Sicuramente non ha Mac OS X. Sicuramente non è progettato come un Mac. Queste non sono inezie, ma sono particolari che tanta gente non considera di valore. Se li si porta alla luce spesso si viene bruscamente etichettati come ‘fanatici Apple’, l’interlocutore alza gli occhi al cielo o fa una smorfia e la discussione finisce lì. Molti danno per scontato che si possa far stare un concentrato di tecnologie in così poco spazio, ma io non ho visto in giro tutta questa moltitudine di HP, Sony, Toshiba, Acer, Dell, piccoli come il Mac mini e altrettanto ben progettati.

Progettazione, design ingegneristico e integrazione fra hardware e software sono, in generale, fattori considerati di minore importanza dai detrattori, i quali, limitandosi a un confronto di specifiche tecniche su carta, non le vedono come ragioni sufficienti a giustificare il maggior prezzo del Mac mini ‘a parità di prestazioni’. Ho messo l’ultima espressione fra virgolette, perché non basta che le due macchine abbiano lo stesso Intel Core 2 Duo e la stessa RAM per sostenere chissà quale parità. Si possono fare le prove più svariate sul campo per dimostrarlo. Empiricamente, mi sono limitato a confrontare le prestazioni di due computer portatili che ho avuto sottomano contemporaneamente alcune settimane fa: il Toshiba Satellite (non chiedetemi il modello, ma è recente, direi del tardo 2007) di mia moglie, e il MacBook bianco di mio cognato, che è della serie anteriore a quello attualmente in commercio — è il modello entry-level dello scorso anno (Early 2008), con processore grafico Intel GMA X3100 e unità ottica Combo. Il Toshiba ha un Intel Core 2 Duo a 2,3 GHz e 3 GB di RAM; il MacBook ha un Intel Core 2 Duo a 2,1 GHz e 2 GB di RAM. Entrambi i computer non hanno configurazioni software particolari; mia moglie e mio cognato sono entrambi utenti per i quali va benissimo il software che viene preinstallato sulle macchine, e sostanzialmente i due computer hanno simili programmi: posta, browser, programmi per vedere DVD e video, la suite Microsoft Office, ecc. Cambiano i sistemi operativi, naturalmente: da una parte Vista Home Premium, dall’altra Mac OS X Leopard. Non ricordo che scheda grafica abbia il Toshiba, ma la memoria video è 256 MB, e a giudicare da un’icona presente nella taskbar, deve trattarsi di una ATI — quindi dedicata e non integrata, con memoria video separata e non condivisa con quella disponibile al sistema. Eppure…

Eppure il Toshiba si è rivelato meno reattivo nell’effettuare qualsiasi compito, dall’aprire una serie di finestre, o passare da un’applicazione attiva all’altra, al gestire il medesimo numero di applicazioni aperte sul MacBook. Con aperti Word, Excel, Outlook, Firefox, Google Chrome, Windows Media Player, iTunes il Toshiba era visibilmente più in difficoltà del MacBook con aperti Word, Excel, Mail, Firefox, Safari, VLC, iTunes e iPhoto. La mia non è stata una prova condotta scientificamente, ma la ritengo indicativa perché riproduceva situazioni tipiche dell’uso quotidiano.

Tornando al mini e alla seconda obiezione, è assai probabile che vi siano dei PC paragonabili al mini, specifiche tecniche alla mano, e che costino come il mini, o anche meno. Ma che sia la stessa cosa che usare un Mac mini… ho ragione di dubitare.

Non è questione di essere utente Mac, è questione di mentalità in generale. Esistono persone che ragionano in questo modo: per passare a Mac, il Mac deve costare ancora meno del PC medio mediocre in circolazione, e deve avere sulla carta delle prestazioni avvertite come superiori (processore più veloce, scheda grafica ‘migliore’, e così via). Insomma, perché Apple non ha introdotto un Mac mini a 8 core al prezzo di 299 Euro IVA inclusa? È così che si fa, altrimenti è bancarotta. Solo che Apple ha un fatturato strepitoso, ha 25 miliardi di dollari in banca, e forse in quanto a marketing ne capisce un po’ di più del sapientone pezzente di turno.

Molti dei miei interlocutori sull’argomento sono persone che provengono da anni di PC e manifestano una curiosa maniera di ragionare ‘al ribasso’: il computer migliore è quello che costa meno a prescindere. Se trovano un portatile a 700 Euro non va bene, perché sicuramente si può risparmiare comprando il portatile di un’altra marca in offerta al Carrefour per 549 Euro. Poi non importa se è così pieno di spazzatura software e mal configurato da essere minimamente usabile; non importa se per evitare il surriscaldamento ha due ventole attive in continuazione che fanno rumore come un asciugacapelli; non importa se dopo un mese di utilizzo i fermi in plastica(ccia) che fissano la tastiera si rompono e quando si batte sui tasti un po’ velocemente la tastiera si solleva; non importa se dopo sei mesi lo schermo LCD inizia a degradare presentando righine verticali. (Tutte situazioni di cui sono stato testimone). A questa gente importa il prezzo e basta. Questa gente ti dice che dentro i Mac e i PC sono uguali. Questa gente ti dice che tutta ‘sta storia del design dei prodotti Apple è una minchiata, uno specchietto per le allodole. Io apro il mio iBook conchiglione del 2001, senza un difetto, senza un guasto in 8 anni di uso continuato, e tiro dritto.

Prima di concludere vorrei ribadire che non è mia intenzione fomentare l’ennesima diatriba Mac contro PC. Perché se mi si legge fra le righe, si può capire che non sto dicendo: i Mac sono migliori, i PC fanno schifo. PC di buona qualità ve ne sono — ma non costano 500 Euro nemmeno loro. Con il mini alla soglia dei 600 ci si porta a casa un buon computer, potente e di dimensioni contenute, ben progettato e configurato in modo da essere subito produttivi. È in quest’ottica che bisogna inquadrarne il prezzo, ed è in quest’ottica che giudico il Mac mini un computer abbordabile e non necessariamente ‘costoso’.

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Writer. Translator. Mac consultant. Enthusiast photographer. • If you like what I write, please consider supporting my writing by purchasing my short stories, Minigrooves or by making a donation. Thank you!

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