iPhone 3G con il contagocce

Mele e appunti

Qualche giorno fa mi arriva una cartolina promozionale da K‑tuin, la principale catena di negozi Apple qui in Spagna, che mi invita a passare nel loro negozio di Valencia (il negozio Apple più grande e fornito della città) per ritirare un omaggio a scelta fra una maglietta e una tazza con il logo della mela. Passo ieri e già che ci sono chiedo informazioni sull’iPhone. Lo venderete anche voi? Sarà possibile attivare il contratto da voi o dovrò andare per forza in un punto Movistar? Si può prenotare? Eccetera. Il personale del negozio, molto cordiale e disponibile, mi ha sostanzialmente risposto di sì, che lo venderanno anche loro e che sarà possibile fare un contratto da loro e uscire con iPhone in mano. “Mi raccomando, venga domani mattina presto, un po’ prima dell’orario di apertura. Ci sarà tanta gente”.

Stamattina, bel bello, arrivo qualche minuto dopo l’apertura (d’altronde il negozio è quasi in periferia, a una quarantina di minuti di autobus da casa mia), e noto subito una strana calma nel negozio semivuoto. Chiedo delucidazioni e un altro ragazzo, un po’ mestamente, mi dice che a loro non è arrivata nessuna unità.

- E dove possiamo andare? — chiede mia moglie.
— Mah, sappiamo che sono arrivate alcune decine di unità in soli cinque punti vendita (non Apple, ma dei grandi magazzini El Corte Inglés), provate ad andare lì, ma temo che a quest’ora saranno già finite. Oppure potete provare a tornare da noi la settimana prossima o forse la successiva. Non abbiamo idea né di quando né di quanti iPhone ci invierà Apple…

- Possiamo prenotarne uno?
— No, mi dispiace.

Andiamo a fare altre commissioni, poi passiamo da uno dei punti vendita in un El Corte Inglés in pieno centro. Andiamo al secondo piano, reparto informatica, punto Apple. Chiediamo, e il commesso ci fa cenno di passare dal punto vendita Movistar di là a destra. Davanti a noi, due clienti stanno chiedendo informazioni tariffarie su iPhone. Un altro addetto si libera e si avvicina a noi. Pronuncio le parole magiche: “iPhone”, “16 GB”, “Contratto”, “Portabilità”. Mi dice che hanno appena venduto l’ultimo iPhone. (£$%&!#@!!). Sollevo lo sguardo e una sua collega sta infilando una scatola nera con il logo Apple in una borsa e la porge a questo ventenne con barbetta e brufoli che ha sul volto un’espressione di felicità isterica da eroinomane. Davanti al mio disappunto, il simpatico addetto si giustifica dicendo:

- Ce ne hanno consegnati 42 stamattina, 21 da 8 GB e 21 da 16 GB. C’era già gente prima che aprissimo. In un’ora sono andati quasi tutti.

Guardo l’orologio: erano passate due ore e un quarto dall’apertura.

- Solo 42? — domando meravigliato pensando a Douglas Adams.

Il tizio annuisce: — E a noi ne sono arrivati già tanti. Mi pare che negli altri centri ne siano arrivati solo una ventina. A Madrid ne sono arrivati di più.

- Si sa quando vi arriveranno i prossimi?
— No. Magari la settimana ventura.
— Possiamo prenotarne uno da 16 GB?
— No, mi dispiace.

Sono senza parole. Valencia non è proprio un paesino di qualche arida pianura dell’entroterra iberico. È la terza città di Spagna, con un milione e mezzo di abitanti o forse più. Questo evento dell’11 luglio è stato strombazzato da tutti: da Apple, da Telefónica, sul sito Movistar, eccetera eccetera. E arrivano poco più di 100 iPhone? I rivenditori autorizzati Apple non li hanno. In un altro negozio mi hanno detto che non sono stati informati di nulla, né di quando arriveranno, né se arriveranno iPhone da loro. Chi li ha ricevuti, analogamente, non sa niente. E non si può prenotare.

Io sono un povero cristo che non capisce nulla di marketing, produzione e distribuzione, ma a mio modestissimo parere non è questo il modo di vendere e distribuire un prodotto. Le persone con cui ho parlato stamattina erano tutte convinte (mia moglie compresa) che io fossi infuriato per non aver potuto acquistare iPhone. Ma non è così. Ho aspettato fino a ora, e posso aspettare un’altra settimana o due. Mi imbestialisce la modalità con cui Apple ha distribuito iPhone qui. Manco fosse un prodotto dal destino incerto, manco avessero paura di rimanere con unità invendute.

Perplesso, la chiudo qui e vado a vedere se riesco a resuscitare un PowerBook 100.

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