Sono giorni abbastanza intensi per me. Impegni familiari improvvisi e imprevisti, più la riapertura del cantiere di un piccolo progetto personale (che spero di condividere presto), più il lavoro, non mi stanno lasciando moltissimo tempo per Autoritratto con mele. Riesco ad aggiornarlo abbastanza spesso, ma ci tenevo a scusarmi con voi che mi leggete per non essere stato molto presente nell’area commenti. Sappiate però che tutti i vostri contributi e le vostre osservazioni vengono sempre ricevuti con piacere e letti con attenzione. Cercherò di scrivere le mie risposte appena possibile. Grazie della comprensione, e avanti tutta!
Quando la magia è cosa quotidiana
Avevo preso appunti nel mio quaderno ACME (Autoritratto Con MEle) per scrivere un intervento sulla presenza sempre più scontata della tecnologia nella vita di ogni giorno. Le mie annotazioni erano però vaghe e sparse, e necessitavano di maturazione, altrimenti ne sarebbe scaturito un articolo prolisso, diluito e inefficace.
Stamattina sfoglio i feed RSS e noto su Wired.com questo articolo: Steven Levy on How Gadgets Lose Their Magic [Steven Levy sui Gadget e la loro perdita di magia]. Relativamente breve, conciso e centrante il punto.
Levy parte da una famosa citazione di Arthur C. Clarke: Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. Dovendo scrivere una recensione sulla nuova mini-videocamera consumer Flip MinoHD, Levy stava proprio pensando alle parole di Clarke mentre giocherellava con questo oggettino:
È un dispositivo essenziale che ingombra meno di una scatoletta di mentine Altoids, eppure è in grado di registrare un’ora di video (in alta definizione!) ed è persino dotato di uno zoom 2x. Presenta un display da 1,5 pollici molto chiaro che serve per registrare e riprodurre il girato. I controlli sono talmente semplici che anche una persona attempata può operare la videocamera fin da subito. Ha una presa USB a scomparsa così può collegarsi al computer per trasferire il video e ricaricarsi senza aver bisogno di un cavo.
Poi fa una breve panoramica sull’evoluzione delle cineprese e videocamere, che in cinquant’anni sono passate dall’essere oggetti mastodontici che incorporavano sedie per il cameraman, fino ad arrivare a dispositivi sempre più portatili, potenti ed economici. E commenta: Sir Arthur [Clarke] sarebbe indubbiamente d’accordo sul fatto che la trasformazione da studio televisivo a una videocamera come la Flip è ‘magia’ per definizione. Stesso dicasi per tutti gli analoghi frutti della Legge di Moore. Negli ultimi 40–50 anni progressi di tale portata sono diventati sempre più la norma.
Ed ecco il nocciolo della questione:
Ma che succede quando la magia è cosa di tutti i giorni? Osserviamo la Flip MinoHD: quel che una volta sarebbe stato un pezzo di tecnologia inarrivabile, oggi è un gadget che pesa sì e no 90 grammi. Di più: è realizzato in maniera così elegante che la sua bellezza è intrinseca, non qualcosa di appiccicato sopra. Circa un minuto dopo aver aperto la confezione della videocamera da recensire, avevo già l’oggettino in mano, pronto all’uso. Il mio primo esperimento è stato quello di fare una lunga panoramica attraverso gli uffici di Wired. Ho poi scaricato il girato e mi sono sorpreso nel vedere che tutto era stato catturato come volevo. L’immagine, presa a mano, era però un po’ traballante. Il mio primo pensiero a quel punto non è stato tanto un meravigliato “Che cosa Dio ha creato!”, ma un “Cosa?! Non c’è uno stabilizzatore d’immagine? Dov’è la steadicam incorporata?”
Oggi non ci stupisce quasi più nulla in campo tecnologico. Levy chiude il breve articolo con una sottile provocazione: La sola cosa più affascinante della nostra tecnologia è l’idea di riuscire a tirare avanti senza di essa. Forse un modo per ritrovare la magia è quello di iniziare a spegnere tutti quei gadget.
Succede in continuazione, ed è il fuoco che alimenta quelli che io definisco gli eterni incontentabili. Gente che alla presentazione di iPhone due anni fa ha reagito con un ‘Ah, sì, bellino. Maaaa non ha questo, non ha quello, non può fare quest’altro’. Gente che non comprende dove sia l’innovazione in un nuovo sistema di costruzione di computer portatili che ricava il corpo principale da un unico blocco di alluminio. Giusto per fare due esempi in tema Apple.
Suppongo sia un altro segno dei tempi, questo disincanto e il dar tutto per scontato. Non dico si debba gridare al miracolo a ogni piccola innovazione, ma tutta questa progressiva assuefazione e mancanza di ‘maraviglia’ la trovo spesso tradotta in mancanza di entusiasmo, curiosità e anche, se vogliamo, di senso storico. In fin dei conti sono gadget che stanno trasformando le nostre vite e le nostre abitudini, forse più rapidamente di quanto ce ne rendiamo conto. Avvertiamo forse qualcosa quando, per causa di forza maggiore, siamo costretti a farne a meno. Allora sono piccole crisi di astinenza.
Eppur si Mover
Era da un po’ di tempo che non mi imbattevo in un’applicazione semplice ed efficace per iPhone. Ecco Mover, applicazione per passarsi foto e contatti fra dispositivi della piattaforma touch. Il video di presentazione sul sito di Infinite Labs vale più di mille parole. Mover rende il passaggio di oggetti da un iPhone all’altro estremamente intuitivo: in quel che appare come un piano virtuale, si aggiungono le immagini e i contatti che si vogliono passare all’altro dispositivo. Quando l’iPhone o iPod touch di destinazione si collegano alla stessa rete wireless, appaiono i loro nomi sui lati dello schermo. A questo punto basta muovere l’immagine o il contatto con il dito e ‘lanciarli’ verso la direzione del destinatario: si vedrà l’immagine uscire dallo schermo ed entrare nello schermo dell’iPhone o iPod touch ricevente. Fatto. (Ovviamente su entrambi i dispositivi deve essere installato Mover).
Gli oggetti manipolabili sul piano virtuale funzionano come degli alias, e sia il mittente che il destinatario possono cancellarli liberamente dopo lo scambio. Il materiale ricevuto viene automaticamente salvato nella libreria delle foto o fra i contatti. Anche se c’è differenza fra i due meccanismi, il metodo di funzionamento di Mover mi ricorda lo scambio di file fra due Newton via infrarossi. Con Mover il procedimento è ancora più intuitivo.
Mover mi piace soprattutto perché possiede un’interfaccia ben disegnata, perché svolge essenzialmente una funzione e lo fa bene e in maniera piacevole. Non esiste curva di apprendimento, non esistono schermate di menu, preferenze e opzioni. È essenziale ed efficace, utile e divertente. Ed è gratis.
[Nota: questa mini-recensione è stata scritta sul mio iPhone mediante l’applicazione WordPress. Scrivere usando la tastiera di iPhone non sarà comodo come con una tastiera vera e propria, ma non è nemmeno così improbabile.]
Quel disastro di iTunes
È venuta l’ora di sputare un rospo che ormai aveva preso cittadinanza nella mia gola. Non sopporto iTunes. Lo uso da sempre perché sostanzialmente non ho alternative. Ogni volta che lo lancio mi ricordo di uno sciroppo per la gola che prendevo da piccolo: dolciastro appena in bocca, poi un retrogusto di orzata mischiata con dell’olio di mandorle, per non parlare della patina che rimaneva sulla lingua. Ci siamo capiti. Sto per scrivere una serie di cose che sanno più di sfogo che di analisi lucida e rilassata. È difficile aprire iTunes e mettersi a sezionarlo pazientemente: vengo subito assalito da tutta quella serie di dettagli, minuscoli o più notevoli, dell’interfaccia, dell’usabilità e della logica del programma che mi fanno subito saltare la mosca al naso.
iTunes è l’unica applicazione per Mac OS X che assomiglia più a un programma inizialmente concepito per Windows e poi reingegnerizzato per la piattaforma Mac. Dalla versione 1.1 fino all’attuale 8.1.1, iTunes è andato espandendosi in peso, funzioni e compiti da gestire, fino a diventare un pachiderma a volte difficile da guidare. Da quando lo uso, ho sempre cercato di agire il meno possibile su impostazioni e preferenze, per non parlare di certe misteriose voci di menu (Consolida Libreria… Hmmm, si è deframmentata per caso? Rimuovi autorizzazione per l’account Audible… Ho un account Audible? Non lo sapevo. E quando l’ho autorizzato? Mah). Quel che deve fare iTunes è suonare la musica che ci metto dentro, scaricarmi i podcast, aiutarmi a gestire la musica sui miei iPod e sincronizzare il mio iPhone. Grazie al cielo spesso le cose filano lisce, ma se mi soffermo un po’ più del dovuto cominciano le maledizioni a denti stretti.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una recente migrazione della libreria di iTunes, che già avevo su disco esterno, a un’altra partizione di un altro disco esterno più capiente. Migrazione che non è stata affatto indolore e che, sebbene non mi abbia fatto perdere musica, mi ha fatto buttare parecchie ore. Ma su questo ci torno dopo.
Due cosette sull’interfaccia
1. iTunes è l’unico programma Mac OS X a infischiarsene bellamente delle linee guida dell’interfaccia utente. Le barre di scorrimento sono differenti. Il pulsantino verde ha un’idea tutta sua del comando Ridimensiona. Invece di agire sulla finestra di iTunes ridimensionandola a seconda del contenuto visualizzato o dello spazio sullo schermo, riduce l’intera finestra a un “mini-player”, che, per inciso, non ho mai usato perché non ho mai saputo dove disporlo rispetto alle altre applicazioni aperte, preferendo tenere iTunes in background. Non avrebbe più senso utilizzare il pulsantino bianco oblungo presente nelle altre finestre di Mac OS X? Avete presente, quello che ha la funzione di far sparire/riapparire la barra degli strumenti o, nel caso delle finestre del Finder, l’intera cornice/interfaccia della finestra (il chrome, per così dire). Quello che nella finestra di iTunes manca del tutto.
2. Ordinare la musica sembra facile. Non è che non vi si riesca, ci mancherebbe, ma una maggiore chiarezza dell’interfaccia non guasterebbe. Osserviamo la finestra di dialogo Opzioni vista (Vista > Opzioni vista, o ⌘-J):

Lo so che con un po’ di iniziativa si arriva all’interpretazione, ma a tutta prima qual è l’esatta differenza fra Artista, Artista (per ordinare), Artista album e Artista album (per ordinare)? Per non parlare della sezione ‘Ordine’ della finestra di informazioni (⌘-I) di un singolo brano:

Che cosa indicano esattamente i campi di testo nella colonna di destra? Ancora una volta, intendiamoci, posso comprendere grosso modo il senso, ma etichette come Mostra e Ordina Spettacolo che cosa vogliono dire? Che cosa ci devo scrivere? ‘Mostra’ cosa?
Io tengo la musica ordinata per artista, ma non credo sia un’esigenza solo mia voler applicare un ordinamento più composito. Perché per esempio non posso ordinare gli album per artista E anno di pubblicazione, e invece sorbirmi un più improbabile criterio alfabetico? Per non parlare dell’ordinamento alfabetico per nome di battesimo. Sono l’unico a pensare che non ha senso che ‘John Coltrane’ venga dopo ‘Deep Purple’ e ‘Jethro Tull’? E che dire delle colonne sonore e di quelle compilation di ‘Artisti Vari’ che iTunes sbriciola e sparge per tutta la libreria mettendo un brano qui e due là, e riproducendo la copertina dell’album per tutti questi brani sparsi? L’unico sistema per avere un po’ di coerenza è ordinare la musica ‘per album’, ma che senso ha avere gli album ordinati alfabeticamente secondo il titolo?
Prendiamo questo esempio:
Si tratta della colonna sonora del film Goldfish Memory. Come molte altre colonne sonore formate da vari brani di artisti diversi, sarebbe auspicabile riuscire a tenere riuniti tutti i brani come in figura senza necessariamente ricorrere all’ordinamento ‘per album’ e senza essere costretti a rinunciare ai nomi degli artisti dei singoli brani facendo una sostituzione generale con un’unica denominazione ‘Artisti Vari’. Se non erro, da iTunes 7 (o una delle sottoversioni 7.x) in poi, è stata introdotta la possibilità di ordinare gli album con opzioni di ordinamento aggiuntive. A parte la ridicola perdita di tempo per inserire dati in nuovi campi ‘per ordinare’ quando si possiedono librerie da decine di giga ovvero migliaia di brani, bisogna notare come questi nuovi campi di ordinamento non risolvano i problemi molto elegantemente. Infatti, tornando a Goldfish Memory, ho provato a richiamare le informazioni dell’album, inserire ‘Artisti Vari’ nel campo Artista album e sperare che selezionando in iTunes l’ordinamento Artista album (per ordinare) sortisse l’effetto desiderato.
Invece:
iTunes raggruppa tutti i brani dell’album in un solo posto, ma persiste ostinatamente nell’ordinare i brani mettendo i nomi degli artisti in ordine alfabetico: non rispetta nemmeno l’ordine numerico dei brani!
Non escludo che mi sia sfuggito qualcosa, ma il punto non cambia: se anche fosse possibile azzeccare una combinazione di comandi e opzioni che mi permetta di ordinare correttamente i brani, non è di certo un’operazione immediata o intuitiva, nello stile di facilità d’impiego che tipicamente distingue Apple dagli altri. Non voglio neanche addentrarmi nelle difficoltà di mantenere ordinate le informazioni quando si importano CD di musica classica, che presentano tutta una serie di dati aggiuntivi — compositore, esecutore, direttore d’orchestra, ecc. — essenziali per una buona catalogazione dei brani. Io mi sono rassegnato a tenere tutta la musica classica in una libreria iTunes separata, su un altro Mac, e a ordinare i CD importati ‘per album’, altrimenti i brani di ogni CD venivano sparpagliati senza ordine nella libreria, oppure riuniti sotto il comune esecutore. (È indubbiamente interessante avere sott’occhio tutta la musica suonata da Maurizio Pollini, ma non è proprio il caso di spezzare una sonata di Beethoven e saltare a una composizione per piano di Schönberg, per poi ritornare a Beethoven).
3. Sarei curioso di sapere che cosa fumano gli incaricati di localizzare iTunes in altre lingue — l’italiano, nella fattispecie. L’orrore di voci di menu quali Crea AAC versione è stato finalmente sistemato (adesso nel menu Avanzate le voci dicono correttamente Crea versione AAC, Crea versione per iPod o iPhone, eccetera), ma qua e là mi imbatto in rimasugli che fanno sospettare l’utilizzo di traduttori automatici:

Dietro le quinte è, possibilmente, ancora peggio
Migrare una libreria di iTunes da una posizione a un’altra è indubbiamente più semplice… voglio dire, meno orribile che in passato. È vero che i passaggi sono pochi e relativamente sicuri se effettuati dall’interno di iTunes, ma non riesco proprio a comprendere perché la struttura e soprattutto la logica della gestione dei contenuti debba essere così bizantina.
Il punto cruciale da tener presente è che una volta che un brano, un video, un qualsiasi file media viene elencato nella libreria di iTunes, iTunes tiene come riferimento per puntare a quel brano il percorso completo del file. Quindi se si sposta manualmente un file, iTunes ne perderà il riferimento, e di conseguenza il brano non verrà correttamente linkato e riconosciuto nella libreria di iTunes. Questo vuol dire in parole povere che non è possibile muovere manualmente la propria musica e aspettarsi che iTunes la ritrovi nella nuova posizione. Tuttavia, se la stragrande maggioranza degli utenti commette questo errore, non sarebbe forse meglio poterla spostare a mano e in un pannello delle preferenze dire a iTunes ‘Ecco, la libreria ora si trova qui’, specificando la nuova posizione della cartella iTunes?
Il meccanismo dietro le quinte che più complica le cose (inutilmente, a mio avviso) è questo: iTunes distingue due componenti fondamentali, il database e i contenuti. Il database contiene l’indice vero e proprio dei contenuti. In genere consta di un file chiamato iTunes Library.itl e di altri file di supporto. Per default si trova in cartella Inizio/Musica/iTunes.
I contenuti multimediali veri e propri si trovano dentro la cartella iTunes Music, che in genere si trova in cartella Inizio/Musica/iTunes/iTunes Music, ma la cui posizione può essere modificata nelle preferenze Avanzate di iTunes.
In caso di movimentazione manuale dei contenuti, purtroppo, non basta andare in Preferenze > Avanzate e specificare una nuova posizione per la cartella iTunes Music. In un mondo di usabilità ideale, però, è proprio quel che dovrebbe accadere. Esempio: i contenuti della mia libreria iTunes si trovano nel disco Pippo. Li copio tutti nel disco Paperino e dico a iTunes che la cartella iTunes Music si trova in Paperino. Rilancio iTunes e riproduco un brano. Bene, iTunes non ha perduto il link. Poi vado a vedere le informazioni del brano e scopro che iTunes sta leggendo la copia del brano del disco Pippo. Se spengo il disco Pippo, iTunes si spaventa e mi dice che non trova più nulla. Se questo sembra logico è perché si è viziati da anni di pratica, ma non vuol dire che sia una buona pratica.
Un altro comportamento disastroso e disorganizzato di iTunes, che ho scoperto nell’ultima migrazione di tutti i miei contenuti musicali e non, è che la cartella Mobile Applications che contiene le applicazioni per iPhone comprate e scaricate dall’iTunes Store si comporta diversamente dal resto dei contenuti audio e video, in quanto la sua nuova posizione in caso di ‘trasloco’ non viene riconosciuta da iTunes (stesso dicasi per la cartella iPod Games contenente i giochi per iPod ‘classico’). Tornando ai due dischi Pippo e Paperino, quand’anche io riesca a spostare correttamente tutta la mia musica dal disco Pippo al disco Paperino, e faccia una copia della cartella iTunes/Mobile Applications in Paperino, iTunes continuerà a fare riferimento alla cartella iTunes/Mobile Applications dentro Pippo. Tuttavia, tutte le applicazioni per iPhone comprate dopo lo spostamento verranno registrate nella cartella Mobile Applications nella nuova posizione, dentro Paperino. Lo stesso avviene quando si scarica la versione aggiornata di un’applicazione già acquistata. L’aggiornamento verrà salvato nella nuova posizione, e iTunes farà riferimento alla nuova posizione sul disco Paperino. Semplice e trasparente, no? No.
Non sono un ingegnere né un programmatore, ma mi diletto nella formulazione di modelli. In un prossimo iTunes vorrei una gestione più compatta e coerente dei contenuti. Tutto deve essere racchiuso in un’unica cartella, spostabile a piacimento. In questa cartella i contenuti devono essere (per chiarezza) suddivisi in sottocartelle per categoria: Musica, Video, Podcast, Radio, Applicazioni, Suonerie. Per fare in modo che iTunes trovi i contenuti nella nuova posizione deve essere possibile indicare il percorso della nuova posizione e nient’altro. Sarà iTunes ad aggiornare il catalogo dietro le quinte. Niente più icone col punto esclamativo, link spezzati, file ‘non trovati’ eppure presenti (a volte gli utenti meno esperti si spaventano e credono che iTunes abbia cancellato fisicamente la musica dal disco, mentre è solo un problema di indice).
In generale, mi piacerebbe trovare in iTunes dei comportamenti chiari e affidabili, senza dovermi sempre muovere con cautela per paura di ‘rompere’ qualcosa. Nella mia recente migrazione della libreria di iTunes, pur avendo svolto le operazioni necessarie in modo corretto, quando poi ho lanciato iTunes ho scoperto con orrore che tutte le informazioni di riproduzione dei brani (contatore, ultimo ascolto, ecc.) sono andate perdute e che Genius ha dovuto rifare tutto daccapo come se lo avessi appena attivato. Il procedimento di raccolta e invio dei dati a Apple ha impiegato circa un’ora.
iTunes è un software che è andato complicandosi all’aumentare delle funzioni e dei compiti gestionali a esso riservati. Prima era solo un riproduttore musicale, poi si è aggiunto iTunes Store, poi i video, poi i giochi per iPod, e infine la piattaforma touch, con iPhone e iPod touch e le loro esigenze (backup dei dispositivi, sincronizzazione di contenuti media, di applicazioni, calendari, contatti, e via dicendo). È comodo avere un’applicazione sola per gestire tutte queste funzioni, ma il bagaglio che iTunes deve portarsi appresso è a ogni giro sempre più ingombrante, e mi sembra doveroso iniziare a pensare a una riprogettazione dell’intero programma, per renderlo ancora più semplice da usare e con un look & feel ancora più ‘Mac’, in superficie e sotto il cofano.
Kryptos
Mission Impossible: The Code Even the CIA Can’t Crack: Bellissimo articolo di Steven Levy (sì, lo stesso autore di Insanely Great, famoso volumetto sulla storia del Macintosh) su Kryptos, la scultura creata da James Sanborn su commissione della CIA nel 1988, quando la Central Intelligence Agency stava costruendo un nuovo edificio a Langley dietro il suo quartier generale.
L’agenzia voleva un’installazione all’aperto da sistemare nella zona fra i due edifici, per cui fece richiesta di un’opera d’arte pubblica che il pubblico non avrebbe mai visto. Sanborn chiamò la sua proposta Kryptos, termine greco che significa ‘nascosto’. L’opera è una riflessione sulla natura della segretezza e sull’elusività della verità — il messaggio che riporta è scritto interamente in codice.
[…]
Sanborn terminò la scultura in tempo per un tributo, nel novembre 1990. L’agenzia pubblicò il testo cifrato, e la comunità crittografica fu subito presa da un’incontrollabile frenesia — i migliori (e più bizzarri) crittografi si misero al lavoro. Ma ci impiegarono più di sette anni (non i ‘pochi mesi’ che si era aspettato Sanborn) per decifrare le prime tre sezioni K1, K2 e K3. Il primo a decifrare parte del codice fu un dipendente della CIA, David Stein, che dedicò 400 ore del suo tempo, lavorando a mano, senza l’aiuto di computer. Stein, che ha descritto l’emergere del primo passaggio di testo decifrato come un’esperienza religiosa, rivelò la sua risoluzione parziale di fronte a un auditorium traboccante di persone a Langley nel febbraio 1998. Ma non venne diffusa neanche una parola alla stampa. Sedici mesi dopo, Jim Gillogly, un crittanalista della zona di Los Angeles, utilizzò un computer Pentium II e software personalizzato per decifrare le stesse tre sezioni. Quando la notizia del successo di Gillogly si diffuse, la CIA pubblicizzò il precedente risultato di Stein.
L’articolo è in inglese e lungo quattro pagine, ma per chi è affascinato dall’argomento è davvero un’ottima lettura.