I nuovi portatili di Apple: riflessioni dopo l'evento

Mele e appunti

Nei ‘bar tecnologici’ il dibattito impazza. Le dinamiche ormai sono sempre quelle. Si guarda cosa manca ai prodotti presentati — mai a quel che c’è. Si stila un elenco di cose che “Apple dovrebbe fare” per essere “veramente innovativa” — in altre parole: Apple non ha presentato quel che volevo io e non ha fatto come dicevo io, quindi pollice verso. Suppongo persino vi sia qualcuno pronto a sostenere che con l’evento di ieri Apple non abbia presentato granché di nuovo.

I fatti:

  • Nuovo MacBook Pro da 15 pollici. Nuovo MacBook da 13 pollici.
  • Nuovo case in alluminio, detto unibody perché ora la parte superiore del portatile e la cornice laterale della scocca sono un pezzo unico. Questo nuovo processo di manifattura garantisce una maggiore resistenza e leggerezza generale.
  • Nuove schede grafiche per tutti: MacBook e MacBook Air abbandonano il modello a chip integrato Intel (GMA) a favore di una Nvidia GeForce 9400M dalle prestazioni indubbiamente superiori. In più, il nuovo MacBook Pro, oltre ad avere la GeForce 9400M, presenta anche una Nvidia GeForce 9600M GT (256 MB di RAM video per il modello a 2,4 GHz, e 512 MB di RAM video per il modello a 2,53 GHz).
  • La ragione della presenza di due schede grafiche nei MacBook Pro è che è possibile passare da una all’altra per ottimizzare il consumo della batteria. La 9400 è indicata per l’utilizzo on the road, perché consuma meno, mentre la 9600 offre prestazioni superiori ma consuma di più — meglio usarla quando si collega il portatile alla corrente.
  • Nuovo trackpad, più grande (stesse dimensioni di quello del MacBook Air), in vetro, senza pulsante fisico, con tecnologia multi-touch.
  • Sparisce la porta FireWire 400 dai MacBook e dai MacBook Pro. I nuovi MacBook non hanno più alcun tipo di FireWire, mentre i MacBook Pro hanno ora solo una FireWire 800 (poi volendo esistono degli adattatori FW400/FW800; poi volendo si può utilizzare una scheda ExpressCard/34 per sopperire alla/e porta/e mancante/i).
  • Oltre ai portatili, viene introdotto un nuovo Cinema Display da 24 pollici, con tecnologia LED e iSight integrata, appositamente progettato per essere la naturale espansione di un MacBook/MacBook Pro, visto che offre 3 porte USB 2.0 autoalimentate sul retro, e soprattutto può caricare il portatile attraverso un cavo tripartito che dal monitor si collega al connettore MagSafe, alla porta video e a una porta USB del MacBook/MacBook Pro.
  • Anche il MacBook Air subisce una ‘rinfrescatina’: nuova scheda grafica Nvidia GeForce 9400M anche per lui, e tagli più capienti per la versione con disco rigido (che da 80 passa a 120 GB) e per la versione con memoria a stato solido (che da 64 passa a 128 GB).
  • Rimangono a listino: il vecchio MacBook bianco, che diventa modello entry-level a 949 Euro (Apple Store Italia) / 899 Euro (Apple Store Spagna); il MacBook Pro a 17 pollici, che è stato ‘rinfrescato’ nelle prestazioni ma non presenta le innovazioni strutturali dei nuovi MacBook Pro da 15 pollici e dei nuovi MacBook da 13 pollici; i vecchi Cinema Display (anche quello da 23 pollici), perché a parte i nuovi portatili, nessun altro Mac presenta i nuovi connettori video DisplayPort, per cui non sarebbe possibile collegare un vecchio Mac al nuovo Cinema Display da 24 pollici. (Apple però vende degli adattatori DisplayPort-DVI, rendendo possibile il collegamento dei nuovi portatili con i vecchi monitor).

 

C’è senza dubbio molta carne al fuoco. Le mie prime considerazioni disordinate:

1. Globalmente l’evento non mi ha deluso. Trovo che i cambiamenti apportati alla linea di portatili e l’introduzione di un nuovo monitor giustifichino la realizzazione di un appuntamento come quello di ieri per essere debitamente presentati. Due giorni fa sostenevo che, se Apple avesse semplicemente presentato un MacBook Pro appena ritoccato e un MacBook la cui sola novità sarebbe stato l’alluminio al posto della plastica, non avrebbe avuto molto senso creare un evento di questo tipo. Con ogni probabilità in molti stanno pensando che sia andata esattamente così, e che si ritrovino delusi dai nuovi portatili e dall’evento in generale. Come sempre accade, Apple non può soddisfare i palati di tutti, e alcune conseguenze alle novità introdotte ieri lasciano un lieve retrogusto amaro anche in me. Tuttavia sono dell’opinione che gli elementi positivi abbiano un peso superiore ai negativi. Vedrò di spiegarmi.

2. La scomparsa della porta FireWire 400 è un pugno allo stomaco; tuttavia, pur essendo una scelta drastica e forse prematura, non mi sembra completamente insensata. Le periferiche più comuni, per un computer di fascia consumer, sono stampanti, scanner e dischi rigidi esterni, la stragrande maggioranza dei quali ha un’interfaccia USB 2.0. Sul MacBook Pro, come scrivevo sopra, la FireWire 400 è ancora praticabile. L’impressione, comunque, è che nella fascia ‘pro’ Apple voglia spingere la FireWire 800, diffondendola come la 400 è andata diffondendosi finora. A ogni buon conto, se da un lato riesco a comprendere l’assenza di una porta FW 400 sui nuovi MacBook, ritengo ormai insufficienti due sole porte USB 2.0. Calcolando che la maggior parte degli utenti avrà sicuramente un disco esterno per il backup che va a occupare una delle due porte USB per la maggior parte del tempo, con una porta rimasta libera si rimane un po’ stretti. Io che uso il mio PowerBook G4 12 pollici quasi sempre in versione desktop, con disco esterno sempre connesso, ho da tempo dovuto ricorrere a tastiera esterna e mouse wireless per liberare l’altra porta USB, che mi rimane comunque stretta quando, per esempio, sto sincronizzando / ricaricando iPhone e magari devo inserire una chiavetta USB per copiare dei dati. Mi aspettavo quindi almeno tre porte USB sui nuovi MacBook.

3. Però, almeno per quanto mi riguarda, il vero pugno in faccia, l’unico neo che mi infastidisce davvero, è il constatare il progressivo abbandono degli schermi matte, cioè non riflettenti, a favore dei glossy. I nuovi MacBook Pro da 15 pollici sono disponibili solo glossy. Se si vuole lo schermo senza vetri e riflessi, l’ultima occasione sono i MacBook Pro da 17 pollici, che però sono privi di tutte le nuove funzionalità e novità costruttive dei portatili introdotti ieri. È un peccato, e per me quello dello schermo è un dettaglio importante. Appena ho visto i nuovi MacBook e MacBook Pro stavo già pensando a come indebitarmi per fare il grande salto, ma tutto quel glossy ha contribuito non poco a frenare il mio entusiasmo.

4. Preferenze personali a parte, ritengo che le novità ci siano, che siano passi avanti, e che forse alcune cose positive sono sottili e non immediatamente evidenti. Certi dettagli di design non sono secondari: il nuovo trackpad è interessante. A chi grida alla scomparsa del pulsante rispondo che anche il Mighty Mouse non ha un pulsante in senso stretto, eppure fa clic. Pur non avendo provato quel trackpad di persona, e limitandomi alle impressioni di chi lo ha provato, ho idea che il principio sia il medesimo, ovvero che pur non essendoci un pulsante visibile, tutto il trackpad faccia clic. Forse occorrerà qualche giorno per abituarsi, ma credo che la tecnologia multi-touch lo renderà un trackpad meno ‘passivo’ col tempo, perché sarà possibile (supposizione mia) aumentarne le funzionalità con semplici aggiornamenti software.

Mi piace che i MacBook e i MacBook Pro siano più sottili e resistenti grazie al nuovo ‘corpo unico’ in alluminio. Via l’odioso gancetto di chiusura, niente più feritoie sul davanti e sopra il display. Bella la linea dei portatili chiusi, che ora sembrano dei MacBook Air più spessi. Ottima l’idea di mettere l’indicatore di carica della batteria sul lato e non più sul fondo del computer. E ancora migliore il redesign del fondo. Ora si apre un pannello e si ha accesso facile e immediato alla batteria e al disco rigido, che si può togliere semplicemente svitando una vite. (In fondo a questo articolo di Macworld.com trovate delle immagini eloquenti). Adesso è un poco più difficile accedere alla RAM (ma non di tanto — fate sempre riferimento all’articolo di Macworld per le immagini). La ritengo comunque un’ottima scelta: preferisco avere rapido accesso al disco che non alla RAM e credo che in generale capiti più spesso di dover intervenire sul disco.

5. Una ‘novità’ che a mio parere è stata del tutto ignorata sono i prezzi. Molti sono delusi dal fatto che Apple non abbia presentato il portatile a basso costo (800 dollari). In realtà, se consideriamo le novità introdotte nei nuovi MacBook e MacBook Pro (scheda grafica migliore, schermo migliore, trackpad nuovo, processori più veloci, alluminio al posto della plastica, accesso facilitato al disco, dischi più capienti e RAM più veloce) e diamo un’occhiata ai prezzi di listino, vedremo che sono sostanzialmente gli stessi di prima. E allo stesso prezzo ci ritroviamo con macchine migliori. Il fatto che Apple sia sempre attenta al fattore prezzo è dimostrato dalla scelta di mantenere il MacBook bianco come modello entry-level, quando da un punto di vista strettamente limitato alla coerenza della linea di prodotti ci si sarebbe aspettata la totale scomparsa dei MacBook bianchi e neri. Ecco che, per chi non ha pressanti esigenze di ordine grafico e vuole un computer portatile decente e a buon prezzo, il MacBook bianco è una risposta azzeccata. E ha ancora la porta FireWire 400.

6. Osservando la famiglia dei portatili così com’è ora, mi pare ovvio che ci troviamo in una fase transitoria. È chiaro che la direzione di design è orientata al nero/alluminio a tutto campo: i nuovi portatili ereditano dagli iMac il bordo nero intorno allo schermo; il nuovo Cinema Display da 24 pollici sembra un iMac senza il computer. In quest’ottica, gli estremi della linea portatile — il MacBook bianco e il MacBook Pro da 17 pollici, che non hanno subìto variazioni estetiche — risaltano come mosche bianche, e prevedo che non dureranno molto così come sono. Forse ulteriori cambiamenti arriveranno dopo la sbornia natalizia. Non so perché Apple non abbia introdotto un MacBook Pro da 17 pollici fatto come il nuovo da 15. Forse vuole vedere come vengono accolti i nuovi prodotti, prima di cambiare radicalmente tutta la linea. O forse non era pronta a presentare ieri anche un MacBook Pro 17 pollici. Alcuni temono che sia destinato a scomparire, ma per me è una sciocchezza. Se mai potrebbe essere presentato più avanti, come modello dedicato espressamente ai professionisti più esigenti, magari incorporando le novità strutturali introdotte ieri, più qualche bonus da modello di punta, come l’opzione di avere un display non riflettente, o una nuova porta FireWire 1600 o 3200.

Intanto il brusio da Bar Sport a cui accennavo a inizio post si fa sentire. Chi voleva il Blu Ray come unità ottica, chi sognava il Mac Tablet (ancora?), o il piccolo Mac da 10 pollici… Sul Blu Ray Jobs è stato esplicito e ha detto che per adesso non ne vale la pena e non gli sembrava giusto far pesare sul consumatore l’inevitabile aumento di prezzo che avrebbe contraddistinto le nuove macchine. E probabilmente Jobs non considera la fascia dei cosiddetti netbook uno sbocco praticabile e meritevole di attenzione, per almeno due motivi: uno, Apple sarebbe una delle tante aziende a saltare sullo stesso treno, e ormai è troppo tardi per approfittarne; due, se il fenomeno dei netbook è destinato (come credo) a durare poco, Apple avrebbe investito troppo per un prodotto potenzialmente fallimentare; poi ci sarebbe il conflitto con la nascente piattaforma mobile di iPhone e iPod touch, che è una strada molto più fruttuosa da perseguire — in altre parole, è più facile che vedremo iPhone sempre più ‘espansi’ che Mac sempre più ‘ristretti’.

A conti fatti ritengo l’evento di ieri e le novità introdotte un passo significativo. Secondo me dopo il Macworld Expo di gennaio 2009 sarà anche più semplice vedere di preciso in quale direzione.

Tanto rumore per nulla

Mele e appunti

Sia John Gruber che Macworld.com segnalano iPhone Application Graveyard, un sito che tiene traccia delle applicazioni per iPhone e iPod touch che Apple ha respinto o rimosso quasi immediatamente dall’App Store. Le vicende di alcune di queste applicazioni (NetShare, Podcaster, MailWrangler) hanno sollevato un gran polverone le scorse settimane, e si sono sprecati fiumi di inchiostro elettronico su questa Apple brutta, cattiva, dedita alla dittatura e alla censura. Pertanto, quando mi sono ritrovato alla pagina principale del sito in questione, mi aspettavo pagine e pagine di nomi di applicazioni ‘terminate’ da Apple.

Contatele, sono tredici. Undici schede complete, tre applicazioni menzionate a fondo pagina. Farebbero quattordici, ma una di queste, BoxOffice, è stata reintrodotta 10 giorni dopo l’espulsione, con il nome di NowPlaying.

Tredici. Adesso andiamo sull’App Store e contiamo quante applicazioni sono disponibili. Migliaia. Tante sono stupidate, tante hanno funzionalità simili o identiche. Rimangono migliaia contro poco più di una decina.

Poi c’è Fingergaming, che alla categoria Removed Game riporta i giochi che sono stati appunto eliminati dall’App Store. Per ora ne conto cinque. E a leggere le storie dietro la rimozione di questi giochi, si scopre che Apple c’entra poco e niente. In genere si tratta di giochi troppo simili agli originali (Tetris, Arkanoid, Boulder Dash), per cui le aziende sviluppatrici degli originali hanno chiesto la rimozione, per evidenti conflitti di copyright.

Insomma, per anni ho sentito la solita solfa di Jobs e del suo famigerato Reality Distortion Field, ma più leggo in Internet, più mi rendo conto che non è il solo a soffrirne — se ne ha mai sofferto davvero, s’intende.

Domani i riflettori saranno puntati sui portatili

Mele e appunti
apple-notebook-invitation-14102008.png

Domani è il grande giorno dell’evento dedicato ai portatili. Ovviamente, come sempre in queste circostanze, il Web è tutto un brusio di previsioni e di voci di corridoio. Ci si appoggia soprattutto a una recente fuga di immagini da un sito cinese, immagini di buona qualità che mostrano sostanzialmente quelli che dovrebbero essere i nuovi case dei prossimi MacBook e MacBook Pro.

Se diamo per buone quelle immagini, i dettagli principali che saltano all’occhio sono:

  1. I prossimi MacBook Pro abbandoneranno lo stile della tastiera che hanno ereditato dai PowerBook G4, per adottare quello dei MacBook e del MacBook Air in particolare.
  2. I prossimi MacBook abbandoneranno il materiale plastico e saranno anch’essi di alluminio.
  3. I prossimi MacBook/MacBook Pro avranno un trackpad più grande, come quello del MacBook Air (e saranno implementate le stesse gestualità multi-touch, suppongo).
  4. I prossimi MacBook Pro potrebbero avere delle porte differenti. In particolare, sembrerebbe abbandonata la FireWire 400 in favore di una FireWire 800 o di prestazioni superiori.

Tutto questo è assai plausibile, eppure ho l’impressione che ci dev’essere qualcos’altro che bolle in pentola. Ieri stavo cercando di ricordarmi quando Steve Jobs ha parlato espressamente di portatili in tempi recenti. I tre eventi, in ordine cronologico inverso, sono stati:

  • MacWorld San Francisco 2008: Introduzione del MacBook Air;
  • MacWorld San Francisco 2006: Introduzione del MacBook Pro (Video su YouTube);
  • MacWorld San Francisco 2003: Introduzione dei PowerBook G4 di alluminio da 12 e 17 pollici (Video su YouTube).
  •  

    Tutti questi eventi hanno un comun denominatore: l’introduzione di una grossa novità nella linea dei portatili. I PowerBook G4 introdotti nel 2003 furono un evento importante, perché la famiglia dei portatili “pro” veniva estesa (tre modelli, non più il solo Titanium da 15,4 pollici), e per l’introduzione dell’alluminio come novità a livello di materiale e di design. L’introduzione del MacBook Pro nel 2006 è stata altrettanto importante: il primo portatile Apple con un processore Intel Core Duo, il primo salto in avanti in quanto a potenza dai tempi dei G4, il primo processore a essere più performante del PowerPC G4 e al tempo stesso ad avere consumi contenuti. Ma soprattutto, la novità del nome: veniva abbandonata la dicitura “PowerBook” a favore di “MacBook” (ricordo che i MacBook Pro sono stati introdotti prima dei MacBook). L’introduzione del MacBook Air non ha bisogno di chiavi di lettura: la novità è l’intero computer. Il design, la filosofia, i compromessi, e a livello tecnologico la possibilità di avere un modello con una memoria flash al posto del classico disco rigido.

    Con questi precedenti, mi sembra un po’ strano che Apple abbia programmato un evento a sé stante, espressamente dedicato ai portatili (non quindi all’interno di un evento più grande, come il Macworld o la WWDC), per presentare una linea di portatili con cambiamenti di scarsa rilevanza. Riguardiamo la lista stilata all’inizio: non c’è granché di sensazionale. Forse l’abbandono della FireWire 400 (ammettendo che così sia), ma è un dettaglio tutt’al più inaspettato, non così profondo da meritare un evento. Se i cambiamenti fossero soltanto i quattro elencati sopra, Apple potrebbe introdurli senza fanfara, come i classici speed bump del passato, come i MacBook, come i Mac Pro.

    Insomma, non voglio alimentare false speranze, ma ho la netta impressione che domani potremo vedere almeno una novità interessante. Nel prezzo, nella tecnologia, nelle scelte, nei cambiamenti. Attendo con trepidazione, anche perché per me è ormai venuto il momento di pensare a un aggiornamento hardware.

    iPhone: note mobili (4)

    Mele e appunti

    Dell’App Store si è già parlato a sufficienza. Mi limiterò pertanto a qualche osservazione annotata durante l’utilizzo di App Store alla ricerca di applicazioni da installare e provare sul mio iPhone.

    La navigazione è migliorabile — Il numero di applicazioni cresce giornalmente. Quando si esplorano le varie categorie di applicazioni, ogni pagina può visualizzare al massimo 21 programmi. Più aumentano le pagine, più difficile diventa l’esplorazione. Superate le 10 pagine, la navigazione diventa snervante, ed esistono categorie di applicazioni, come Intrattenimento e Riferimento, in cui le pagine sono rispettivamente 24 e 13. iTunes è essenzialmente un browser, purtroppo però è più lento e i controlli per la navigazione sono piccole, scomode freccette. La barra del percorso è utile per sapere esattamente dove ci si trova, tuttavia può contribuire a rendere la navigazione più impacciata.

    Esempio: ci troviamo nella categoria Intrattenimento, e per facilitarci la vita abbiamo scelto un certo ordine di visualizzazione delle applicazioni (Alfabetico). Vediamo un’applicazione potenzialmente interessante (Pocket Piano) e facciamo clic su di essa. Veniamo portati alla pagina di informazioni dell’applicazione, con la sua descrizione, le schermate, le recensioni, ecc. A questo punto la barra del percorso appare come segue:

    iTS-barra-percorso.png

    Se inavvertitamente premiamo il pulsante “Intrattenimento” veniamo riportati all’inizio della categoria perdendo l’ordinamento alfabetico e tocca rifare tutto daccapo. Per tornare invece all’esplorazione in ordine alfabetico dovremo premere il primo pulsante a sinistra, “<”. Sembrano piccolezze, ma quando una categoria contiene moltissime applicazioni divise in 15–20 o più pagine, le ricerche cominciano a diventare davvero lunghe.

    Le categorie stesse sono migliorabili. Per esempio, cerco un’edizione della Bibbia o del Corano: saranno sotto “E‑Books”, “Istruzione” o “Riferimento”? Cerco un convertitore di valuta: sarà sotto “Finanza”, “Utility”, “Produttività” o “Viaggi”? Alla fine, ovviamente, è molto più rapido inserire Bible o Currency o Converter nel campo di ricerca in alto a destra e navigare fra i risultati.

    In generale ho notato che, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, è quasi più rapido cercare applicazioni dall’iPhone stesso che non usando iTunes. Il vantaggio di iTunes rispetto all’applicazione “App Store” di iPhone è che presenta più schermate di un’applicazione, ed è fondamentale poter vedere più immagini di esempio quando si valuta l’acquisto di un programma, specie se a pagamento.

    Le recensioni e il sistema di valutazione con le stelline sono molto spesso inutili — Grazie al cielo Apple ha cambiato le condizioni e adesso si può pubblicare una recensione solo se si è già comprato o scaricato l’applicazione in questione, ma serve ugualmente a poco. Non ho molta esperienza dell’App Store italiano, io uso quello spagnolo, ma troppo spesso ho letto recensioni di mezza riga che accompagnano valutazioni di una sola stellina perché il pezzente di turno scrive che “0,79 Euro sono troppi per questa applicazione”, ma non mi dice nient’altro sul programma: se è lento, se gli sembra mal scritto, se gli ha impiantato iPhone. Molti hanno dato giudizi negativi a Koi Pond perché è un’applicazione che “non fa nulla di sostanziale, e che quindi pagarla 79 centesimi è un furto”. Ma Koi Pond è ben fatta, ha degli effetti molto piacevoli e mi rilassa, e li considero 79 centesimi ben spesi. Gusti personali a parte, quel che intendo dire è che nella maggior parte dei casi la media delle stelline non è affatto indicativa della bontà di un’applicazione. Questo, lo ribadisco volentieri, grazie a un manipolo di pezzenti che vorrebbero che tutte le applicazioni fossero gratis. Gente che si può permettere un iPhone o un iPod touch, ma 79 centesimi o uno-due euro sono un furto.

    Applicazioni di terze parti

    Ma veniamo alle applicazioni stesse. Ci sono dei veri gioiellini nell’App Store. Io al momento ho installato sull’iPhone 24 applicazioni di terze parti. La maggior parte sono gratis, e la più ‘cara’ che ho acquistato finora è PhotoCalc (2,39 Euro), che è un’utility per chi ha l’hobby della fotografia. Serve a calcolare la profondità di campo, l’esposizione quando si usa il flash, ecc. In più ha un bel glossarietto di base, e una funzione che visualizza a che ora sorge e tramonta il sole basandosi sulla propria posizione (fa uso dei Location Services); di più, mostra a che ora si inizia ad aver luce, a che ora il sole sorge, a che ora il sole è al punto più alto, quando inizia il tramonto, e a che ora la luce se ne va definitivamente. Utili anche le informazioni sui vari tipi di pellicola e di filtri.

    Le mie applicazioni preferite, quelle che mi ritrovo a usare più frequentemente e che mi sento di consigliare sono:

    1. AirSharing (prezzo: 5,49 Euro) — l’ho comprata quando era in promozione gratuita, ma la acquisterei anche se costasse 10 Euro. Serve per trasferire file dal Mac a iPhone via wireless. iPhone viene visto dal Mac come un disco di rete (occorre collegarsi facendo Mela‑K dal Finder; AirSharing fornisce l’indirizzo IP di iPhone da inserire nella finestra “Collegamento al server”), e lo scambio di file avviene in modo semplice e veloce. AirSharing supporta i tipi di file più svariati, e per me è molto comodo per visualizzare file PDF anche di discrete dimensioni; nessun problema con i file immagine, con i formati di Microsoft Office, e nemmeno con file .mov QuickTime che inspiegabilmente iTunes non voleva sincronizzare con iPhone. Consigliatissimo.
    2. Remote (gratuito) — realizzato da Apple stessa, trasforma iPhone in un telecomando con cui comandare iTunes sul Mac. Una volta abbinato con la propria libreria musicale (è un’operazione simile al pairing dei dispositivi Bluetooth), si può gestire la riproduzione della musica sul Mac dall’iPhone. Il bello è che la comunicazione fra iPhone e il Mac non avviene via infrarossi, come nei telecomandi classici di televisori, stereo e home theatre, ma via wireless: questo significa che si comanda la riproduzione della musica da qualsiasi punto della propria abitazione. Molto comodo per chi collega lo stereo al Mac attraverso una o più basi AirPort Express. L’interfaccia è ottima: sembra di star utilizzando l’applicazione iPod su iPhone.
    3. Klick ed Exposure (il primo gratuito, il secondo è disponibile in due versioni, gratuita e a pagamento) — sono due programmi per interfacciarsi con flickr. Navigare fra le nostre foto, quelle dei nostri contatti, aggiungere commenti e utilizzare flickr in generale, è molto più comodo attraverso queste applicazioni che non caricando il sito in MobileSafari (anche se di recente flickr ha lanciato una versione mobile ottimizzata per iPhone che è una meraviglia). Delle due applicazioni sto preferendo Klick perché ha più funzioni di Exposure: è più versatile nella navigazione di foto altrui, specie quando si vogliono vedere le foto di qualche persona nuova che appare nei commenti alle nostre foto o alle foto di un nostro contatto. Inoltre è possibile entrare in modalità fotocamera, scattare una foto e caricarla immediatamente nella nostra pagina su flickr. Consiglio di scaricarle entrambe e di valutarne l’approccio e l’interfaccia. Sono ambedue molto valide.
    4. Twitterrific e Twittelator — due client per Twitter. Entrambi hanno una versione gratuita e una a pagamento. Twitterrific in versione gratuita va benissimo; la versione a pagamento è in sostanza una donazione che si sceglie di fare agli sviluppatori. L’unico vantaggio rispetto alla versione gratuita è la mancanza di pubblicità, ma gli annunci pubblicitari sono così discreti e integrati nell’interfaccia che è difficile diano fastidio. Twittelator a pagamento offre più funzionalità e meno limitazioni della versione gratis, che è comunque usabilissima. Sono due ottime applicazioni: Twitterrific ha una grafica più curata, ed è sostanzialmente identica alla versione da scrivania per Mac OS X. Twittelator ha un approccio leggermente diverso e ha delle scelte di design che possono confondere (all’inizio è un po’ difficile capire esattamente le funzioni della fila di icone nella parte inferiore dello schermo), ma in altri aspetti, a mio avviso, è meglio ‘pensato’ di Twitterrific; per esempio è più facile vedere i contatti di un nostro contatto, visitare le loro pagine e aggiungerli alla nostra lista di persone da seguire. Con Twitterrific non è possibile. Come per le due applicazioni precedenti, consiglio il confronto. Io ho deciso di tenerle entrambe perché secondo me si completano a vicenda.
    5. Mobile News della Associated Press (gratuita) — fra le applicazioni per leggere le notizie dal mondo, è la migliore che ho provato. Suddivisa in parecchie rubriche, dà la possibilità di leggere le notizie per intero, spesso arricchite da contributi fotografici e video. A me piace, per esempio, entrare in una sezione come “World” o “Showbiz” e fare clic su “Today in Photos” e “Today in Video”, dove è possibile avere un’idea dei fatti odierni visti attraverso una galleria di foto o di filmati. Peccato che la sezione “Local” serve a visualizzare le notizie locali solo se si vive in USA (richiede l’inserimento di un CAP statunitense) e che naturalmente la lingua utilizzata è l’inglese. Per chi non ha problemi a leggere l’inglese, è un’applicazione che mi sento di consigliare.
    6. Shazam (gratuita) — è magia pura. Si tratta di un’applicazione che, dopo aver ascoltato una manciata di secondi di un brano, ci dice che brano è, chi è l’artista, ecc.; insomma, tutte le informazioni a riguardo. Avrei voluto avere con me un’applicazione simile in tutte quelle occasioni in cui mi sono ritrovato in un negozio, in un ristorante, in un grande magazzino e avrei voluto sapere chi fosse l’autore o il titolo del brano di sottofondo; oppure si sta guardando la TV e c’è uno spot pubblicitario con una musica bellissima, ma di chi sarà? Shazam ascolta, consulta Internet, e risponde. È sufficiente avvicinare iPhone alla sorgente sonora e attivare Shazam. A volte non trova le informazioni richieste: magari ci si trova in un luogo affollato e il brusio si sovrappone alla musica, oppure si tratta di un brano non catalogato nei vari store online (a me è capitato con certi CD di vecchia data), ma in molti casi Shazam è veloce e preciso. Quando trova le informazioni di un brano, propone un collegamento a iTunes Store per il preascolto di 30 secondi e per comprare il singolo brano o l’intero album. È gratis, è divertente, e la consiglio.

    Queste sono le applicazioni che uso di più, ma ve ne sono altre, e le tratterò più avanti. Adesso ditemi quali sono le vostre, quelle che più utilizzate e quelle che consigliereste.

    Creare suonerie personalizzate per iPhone utilizzando iTunes

    Mele e appunti

    Una delle cose che più mi avevano sorpreso quando fu introdotto iPhone era la scarsa flessibilità del sistema delle suonerie. Non sono un fanatico di queste cose, né ho mai riempito di MP3 i miei vecchi telefoni per poi mettermi a provare — magari in un luogo pubblico — una ventina di musichette ed effetti sonori per vedere quale suoni meglio nel caso riceva chiamate. Però ho sempre trovato un po’ sciocco il fatto che si potessero creare suonerie personalizzate soltanto con brani regolarmente acquistati da iTunes Store, specie se ho già comprato il CD che contiene il brano o il tema che intendo usare.

    Facendo qualche ricerca per la rete ho potuto constatare che la situazione non è così drammatica, e che è possibile creare una suoneria di 30 secondi utilizzando qualsiasi brano presente nella propria libreria di iTunes, che sia stato comprato su iTunes Store o che sia frutto di un CD rippato. La procedura è semplice, quasi più lunga da spiegare che nella prassi.

    1. Selezionare il brano desiderato.

    2. Richiamare le informazioni con Mela‑I, quindi andare al pannello Opzioni.

    3. Nei campi Inizio e Fine, indicare il segmento di trenta secondi da utilizzare (per esempio, se si vogliono usare i primi 30 secondi del brano, si inserirà 0:00 nel campo Inizio, e 0:30 nel campo Fine). Premere OK.

    4. Andare al menu Avanzate e selezionare Crea AAC versione.

    5. A questo punto iTunes creerà una copia del brano scelto, ma lunga soltanto 30 secondi, ossia il segmento di musica precedentemente specificato.

    6. Trascinare il file sulla scrivania.

    7. Cambiare l’estensione del file da m4a a m4r.

    8. In iTunes, cancellare il brano da 30 secondi creato al punto 5.

    9. Andare alla sezione Suonerie di iTunes. (Dovrebbe essere visibile sul pannello a sinistra nella finestra principale di iTunes, sotto Musica, Filmati, Spettacoli TV, ecc. Se non fosse visibile, andare in Preferenze > Generali e spuntare la casella Suonerie). Quindi andare al menu Archivio e selezionare Aggiungi alla libreria (Mela‑O).

    10. Selezionare il file con estensione m4r che si era lasciato sulla scrivania. iTunes importerà regolarmente il file fra le suonerie. A questo punto è sufficiente sincronizzare iPhone e il gioco è fatto. (Ovviamente, perché le suonerie vengano copiate in iPhone è necessario selezionare iPhone quando appare nella lista dei dispositivi, andare al pannello Suonerie e attivare la casella Sincronizza suonerie).

    11. A operazione conclusa bisogna ricordarsi di tornare al punto 2 e deselezionare le caselle accanto ai campi Inizio e Fine, altrimenti la prossima volta che si riprodurrà quel brano in iTunes, si sentiranno soltanto i 30 secondi scelti per la suoneria.

    È tutto. Ripetere ad libitum.