La ricetta è sempre quella

Mele e appunti

In questi giorni ho pensato di ricuperare il backup contenente l’archivio dei miei primi cinque anni di corrispondenza elettronica (1999–2004). Ho già detto più volte di avere gusti eclettici per quando riguarda i browser; con i programmi di posta, invece, sono sempre stato piuttosto conservatore. Il mio primo browser fu Netscape Navigator 3.0 Gold, che incorporava un modulo per creare siti Web (Composer) e un modulo per la gestione della posta elettronica e dei newsgroup (Mail & News). Quest’ultimo, grazie all’interfaccia spartana e semplice da usare, diventò il mio primo client email, e rimase tale, seguendo gli aggiornamenti di Netscape, fino alla versione 4.78; ho continuato a utilizzare il programma di posta di Netscape (che poi ha preso il nome di Netscape Messenger) fino al 2003. Nel 2003–2004 c’è stata una sovrapposizione con Mail e poi sono passato a Mail, salvando gli archivi in un disco esterno, e lasciando installato Netscape Communicator / Messenger 4.78 sull’iBook G3 nel caso volessi tornare a leggere vecchie email o a ricuperare qualche indirizzo perduto nel passaggio a Mac OS X, a Mail e a Rubrica Indirizzi.

Avendo Mail.app ancora intonso sul mio PowerMac G4 Cube, ho pensato di vedere se Mail importasse direttamente tutto l’archivio in formato Netscape Messenger. E lo ha fatto senza problemi. Ci ha messo un po’, ovviamente, trattandosi di più di 25.000 messaggi, ma a operazione ultimata ho potuto consultare la vecchia posta come se fosse fresca di giornata.

Rileggendo vecchie email dei tempi in cui ero un fervente evangelista Mac e praticamente il solo utente Mac del giro di conoscenze a cui potersi rivolgere per assistenza tecnica e consigli, ho notato un parallelismo con tempi più recenti. Oggi come allora la domanda che più mi viene rivolta da amici, conoscenti, interlocutori di passaggio sul mio sito o in chat, è: Ho sentito che Apple potrebbe introdurre nuovi Mac / aumentare le prestazioni dei Mac attuali / ecc. Secondo te dovrei aspettare o acquistare comunque il Mac che mi interessa adesso?

Sul numero del 9 luglio 1993 di MacUser, nella rubrica ‘Shutdown’ (era l’editoriale di opinione che chiudeva la rivista, posizionato come ‘Clipboard’ di Luca Accomazzi in Macworld), Charles Shaar Murray, con il suo tono sarcastico e decisamente inglese, scriveva:

Oggi potete acquistare computer e dispositivi molto potenti per pochi soldi, e l’unica fregatura è questa: tutto quel che dovete fare è saper indovinare quali macchine Apple continuerà a produrre da qui a un anno, che cosa andrà a sostituire i Mac più scalcinati, e quanto vi costerà l’adeguamento ai nuovi standard nel caso le vostre previsioni siano sbagliate. […] Per questo occorre fare riferimento a due leggi del Mac Guru: la prima stabilisce che qualsiasi cosa compriate, in qualunque momento decidiate di comprarla, sarà più conveniente di quanto lo sarebbe stata sei mesi prima, e meno conveniente di quanto lo sarà fra sei mesi. La seconda legge stabilisce che, a meno di non essere posseduti dalla straordinaria urgenza di acquistare un gadget particolare, che dovete assolutamente avere immediatamente, non comprate mai nulla che non sia sul mercato da (lo avete indovinato) almeno sei mesi. Questo intervallo di tempo fa in modo che il prodotto sia maturo, abbia specifiche tecniche migliori e sia sceso un po’ di prezzo. A quel punto lo acquistate.

E appena lo avete fatto, Apple ritira quel prodotto e lo sostituisce con una macchina il 50% più veloce e il 35% meno costosa.

A parte qualche piccolo aggiustamento (oggi personalmente dimezzerei l’intervallo di sei mesi, per esempio), possiamo dire che a distanza di 15 anni la ricetta è ancora valida. Poter consultare riviste di Mac e informatica vecchie di almeno una decina d’anni è davvero interessante. Nel 1993 il Web era un neonato, e molti articoli esistenti in formato esclusivamente cartaceo hanno finito col perdersi. Certo, la recensione di un vecchio software per Mac può non avere più importanza, ma i pezzi di opinione, che trattano argomenti più generali, conservano un valore storico che a volte aiuta a comprendere (o a mettere in prospettiva) dinamiche che oggi appaiono impreviste o misteriose, e che in realtà non lo sono: anche l’informatica, malgrado i continui progressi e il ‘guardare avanti’, è fatta di corsi e ricorsi. (Si veda anche questo mio vecchio post).

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