In questi ultimi 25 e passa anni sono stato un consumatore piuttosto assiduo di riviste di informatica e tecnologia, e in piccola parte vi ho anche collaborato. Le basi, le radici della mia cultura informatica vengono da lì. Le riviste hanno giocato un ruolo senza dubbio essenziale nella mia vita. Hanno stimolato un interesse sempre crescente per i computer e l’informatica in generale e probabilmente non starei qui a scrivere un blog sul Macintosh e Dintorni se non avessi letto, a suo tempo, alcune delle testate dello storico Gruppo Editoriale Jackson quali Bit, Personal Software, Elettronica Oggi, PC World Magazine, Computer Grafica e Applicazioni, per non parlare dei vari Super Commodore 64 e 128, Super Apple e Super Sinc (all’epoca ero un ‘commodorista’, ma mi piaceva informarmi e conoscere l’architettura delle macchine di casa Sinclair). Poi ovviamente sono venuti Macworld in italiano e inglese, MacFormat, MacUser, MacAddict, e via dicendo. [Aggiungo qui una grave dimenticanza: sì, leggevo anche MC Microcomputer, ci mancherebbe.]
Oggi si parla molto del declino di giornali e riviste, che a quanto pare hanno il fiatone e non riescono a stare al passo con l’immediatezza dell’informazione fornita dal Web. Può darsi senz’altro. Va detto che sono ormai anni che queste riviste propongono una struttura interna sempre uguale a se stessa. Foto di copertina con strillata la novità del mese (che è già notizia vecchia di almeno due settimane — e non può essere altrimenti visti i tempi di pubblicazione), e un sommario fatto di editoriale, rubriche fisse (posta dei lettori, le news, trucchi & consigli, ecc.), alcuni approfondimenti di ampio respiro, tutorial, recensioni hardware e software, un paio di articoli di opinione, e l’immancabile disco con software dimostrativo da provare.
Anche l’impostazione esteriore non lascia molto spazio alla distinzione. Basta un’occhiata in edicola: che trattino PC, Mac o Linux, poco le differenzia graficamente e stilisticamente, a parte il nome, ovvio. Di solito faccio un giro in un’edicola molto fornita all’interno di un grande magazzino. Le riviste di informatica si trovano riunite insieme a quelle di fotografia digitale, alta fedeltà, telefonia mobile, tecnologia, videogiochi e console, e via dicendo. Si fa fatica a distinguerle: sembrano quasi tutte cataloghi di prodotti, spesso con la bella ragazza più o meno vestita che presenta l’ultimo gadget informatico con un sorriso. È forse una sensazione generale difficile da elaborare con esempi documentati, ma non posso fare a meno di notare un calo di spessore (meno pagine e non solo) e di qualità di tutto questo ammasso di carta colorata.
Io credo che il formato cartaceo sia ancora praticabile, a dispetto del Web. È indispensabile un aggiustamento di rotta, perché per esempio sul piano della freschezza delle notizie niente batte il mondo online. Ma vi sono molte aree da poter esplorare e rivedere. E così ho sognato una rivista di informatica.
È un sogno, e nei sogni tutto è gratuito, per cui non farò stime economiche di costi di produzione, dei materiali, ecc. Mi limito all’ambito estetico e contenutistico. Per prima cosa la rivista è bella fuori: copertina robusta e non necessariamente lucida, formato simile a certe riviste di architettura e design, impostazione grafica minimale ed elegante, titoletti che richiamano i principali argomenti che informano senza avere caratteri di grossezza e dimensione invadenti; la foto deve essere una, e deve essere sempre una foto, niente montaggi grafici fatti in Photoshop o Illustrator.
La rivista deve avere spessore, in tutti i sensi: molte pagine, molti contenuti, pubblicità quanto basta, possibilmente posizionata in modo da non essere troppo fastidiosa.
Il grosso lavoro riguarda appunto i contenuti. I punti di partenza sono due: 1) come si consuma il Web, 2) come si rapporta il lettore alle riviste di settore attualmente in circolazione.
Come si consuma il Web — Ovvero come avviene la fruizione delle notizie di informatica e tecnologia sul Web e a quali abitudini ci spinge. È presto detto: a pillole. Feed RSS da una parte, siti specializzati che scrivono le notizie dell’ultim’ora in stile ANSA dall’altra, e poi articoli di blog e interventi nei forum. La maggior parte di queste informazioni sono brevi, frammentarie e ridotte all’essenziale. Tutti gli autori che offrono consigli per scrivere sul Web mettono l’accento sulla brevità ed efficacia. Tutta questa brevità unita al bombardamento costante di particelle di dati grezzi ha un impatto non indifferente sul nostro modo di leggere e sull’attenzione. Ve n’è sempre meno, così come vi è sempre meno tolleranza per scritti più lunghi, articolati e meditativi, almeno online. Visto il successo di Twitter, il cui modello di comunicazione rispecchia esattamente questo approccio, evidentemente è questa una delle strade principali da percorrere sul Web. (Altrettanto evidentemente, questo blog va in completa controtendenza, e considerati gli apprezzamenti che ho ricevuto, posso dire con sollievo che non a tutti piace necessariamente il breve e il succinto, e che le persone hanno ancora voglia di approfondire e seguire un discorso).
Come si rapporta il lettore alle attuali riviste di settore — Le riviste di informatica in circolazione sono in genere dei mensili, ma da quel che mi è dato vedere, la consumazione è rapida, quasi nei tempi di un quotidiano. È sempre più raro che si legga una rivista per filo e per segno. A volte interessa una certa recensione annunciata in copertina, o un tutorial, o il dossier ‘speciale’ al centro della rivista, ma poco altro. A volte si fa in tempo a leggere le parti interessanti mentre si sfoglia la rivista in edicola, poi si guarda il prezzo e si è presi dalla sensazione che, ormai, comprarla è quasi superfluo. Sto barbaramente generalizzando basandomi su osservazioni empiriche, sia chiaro.
Ecco, tornando al mio sogno di rivista informatica, essa sarà trimestrale e quindi all’insegna dell’ampio respiro e dell’approfondimento. E conterrà davvero poco di tutto quello che si può facilmente trovare in rete. Le notizie selezionate saranno rivolte a quelle persone, magari della passata generazione, che non hanno l’abitudine di stare tutto il giorno davanti al computer ma che vogliono allo stesso tempo tenersi al passo coi progressi del settore. La rivista avrà molti collaboratori, che scriveranno articoli secondo la propria specializzazione. Eliminando l’ansia dell’essere aggiornati il più possibile (una competizione con il Web persa in partenza), vi saranno contributi che riassumono gli interventi più interessanti e informativi apparsi nei blog specializzati su un certo argomento, nel caso traducendo le fonti. In questo modo una problematica può essere presentata in maniera più completa e da più punti prospettici.
Invece di trucchi e consigli specifici, articoli che insegnino a usare il Web, a familiarizzare con i motori di ricerca, a saper assemblare ricerche efficaci. E articoli che non solo esaltino il nuovo gadget, ma che stimolino anche un certo senso critico verso tutti questi oggetti tecnologici che ci circondano, e che ci ricordino che siamo noi a usare la tecnologia a nostro vantaggio e che non dobbiamo per forza farci condizionare da essa.
Insomma, una rivista che abbia un taglio culturale marcato e che non sia solo un catalogo di oggetti, un almanacco di trucchetti e tutorial, una collezione di shareware che arriva nelle edicole già obsoleto. Una rivista che si faccia leggere dal principio alla fine. Che non voglia accontentare per forza tutti i palati. Che offra letture intelligenti in quei momenti più rilassati in cui la nostra attenzione non è spezzata dal multitasking frenetico a cui ci costringono i tempi moderni e l’Internet.
Se trovo del tempo magari, chissà, potrei perfino realizzare una bozza in PDF.
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