In questi giorni sto mettendo alla prova il mio nuovo MacBook Pro da 15 pollici, e ne sono davvero entusiasta. A seguito del post dell’altro giorno, riporto ulteriori impressioni e osservazioni.
1. Ho già detto che è veloce, vero? Quel che non ho detto è che è anche silenzioso e che rimane relativamente fresco anche dopo molte ore di utilizzo. Il confronto con gli altri PowerBook più anziani che possiedo non esiste nemmeno. Come ho già menzionato di sfuggita, il PowerBook Titanium a 500 MHz — che rimane in funzione praticamente 18 ore al giorno, deve essere rialzato dalla scrivania altrimenti scalda troppo e parte la ventola (ho scoperto per caso i pratici piedini in Freskogel di Tucano [speriamo che il link si apra come si deve], che possono essere facilmente attaccati e staccati — basta lavarli periodicamente per mantenere adesiva la superficie). Il PowerBook G4 12’‘ è perennemente appollaiato su uno di quegli accessori che tengono il portatile sollevato e inclinato e, sarà perché deve pilotare un monitor esterno da 20’’, sarà per il caldo, ma la ventola, anche se non al massimo, rimane sempre accesa.
Il MacBook Pro (che ha due ventole), rimane sostanzialmente zitto anche dopo un uso intensivo e solo dopo aver giocato per un’oretta a qualche sparatutto in prima persona mettendo le impostazioni grafiche al massimo ho cominciato a sentire qualcosa. In Dashboard, iStat nano, mi comunicava che le ventole giravano a circa 4000 giri al minuto (a riposo se ne stanno sempre sotto i 2000). Per un confronto, lo stesso gioco sul PowerBook G4 12″ mandava la ventola a 8000 giri dopo un minuto. Anche il disco rigido è silenzioso: con i normali rumori quotidiani non lo sento nemmeno durante intense operazioni di copia.
Sulla temperatura si va sempre un po’ nel soggettivo: dopo una giornata di utilizzo, sia alimentato, sia con batteria, il MacBook Pro è tiepido ma non raggiunge mai una temperatura fastidiosa tanto da non poter essere tenuto sulle ginocchia, per dire. Ovviamente si scalda di più quando la scheda grafica di turno viene stressata, e la parte più calda è quella nei dintorni del connettore MagSafe (diciamo la zona dell’altoparlante sinistro, a grandi linee), ma ho notato anche che, finito il compito stressante, il Mac si raffredda piuttosto rapidamente.
2. Per forza di cose, il MacBook Pro ha la tastiera spagnola, ma non è un grosso handicap. Il layout è molto simile a quello italiano. Non ci sono vocali accentate già pronte (à, ì, ò, ù, è, é), ma vi sono due tasti che permettono rispettivamente l’inserimento dell’accento acuto e grave. Si preme il tasto con l’accento, poi si batte la vocale, e questa apparirà accentata. Questo sistema, apparentemente più macchinoso per uno abituato al layout Italiano Pro, è in realtà assimilabile con rapidità e nel caso di vocali accentate maiuscole risulta quasi più comodo e naturale. (Per scrivere È sulla tastiera italiana devo usare la combinazione ⌥-⇧-E. Sulla tastiera spagnola batto prima l’accento e poi inserisco la ‘e’ maiuscola). È comunque un non problema perché quando lo sistemerò in postazione desktop sarà collegato alla mia Apple Wireless Keyboard con layout Italiano Pro.
3. Proveniendo da un PowerBook G4 ormai sempre tirato al massimo (tipicamente in una sessione giornaliera di lavoro rimangono aperte almeno 12 applicazioni, e i browser hanno sempre pannelli e finestre aperti), è davvero soddisfacente tenere la stessa quantità di applicazioni aperte sul MacBook Pro, aprire Monitoraggio Attività e notare che, in pratica, il processore sbadiglia. Sono questi i dettagli che mi ricordano di trovarmi davvero su un altro pianeta.
4. Dopo 4 cicli di ricarica (secondo Coconut Battery) e test personali più approfonditi, sono stupito e soddisfatto dall’autonomia della batteria. Con un carico di lavoro né pesante né leggero supero tranquillamente le 5 ore, con wireless sempre attivo e luminosità medio-alta. Facendo piccole pause e giocando al risparmio riesco a superare anche le 6 ore. Da quel che ho potuto vedere, con un utilizzo più intenso e continuato, direi che può resistere 3 ore e mezza tutte. Un’altra cosa positiva sono i tempi di ricarica, molto più corti che sui PowerBook. Tanto è vero che alla prima ricarica pensavo qualcosa non funzionasse bene: meno di due ore per una ricarica completa è eccellente.
5. Il trackpad è fantastico. Non ho abilitato tutte le gestualità perché voglio abituarmici gradualmente e voglio che siano attivate soltanto quelle che più userò nel mio normale flusso di lavoro. Ma già solo l’utilizzo delle due dita per scorrere i contenuti delle pagine è comodo e naturale. La mancanza del pulsante fisico non è un grosso problema, pur venendo da trackpad con pulsantoni non indifferenti (iBook clamshell, TiBook, PowerBook G4 12″). Semplicemente, batto col pollice nella parte inferiore del trackpad; ricordo che il trackpad nuovo, senza pulsante, è in realtà tutto un pulsante, e che la parte inferiore, quando viene premuta, si abbassa fisicamente e fa clic, per cui il classico feedback non viene perduto. Va detto che ogni tanto, date le dimensioni generose, nel battere con il pollice la parte inferiore sfioro la superficie del trackpad e questo fa muovere il puntatore verso il basso, per cui a volte seleziono erroneamente un menu o un pulsante a video diversi da quelli che intendo scegliere. Si tratta solo di farci più attenzione, e ribadisco che è un fenomeno davvero occasionale.
6. Mi sono accorto di una magagna, anche se microscopica. Ho un pixel ribelle. Non è morto, perché non è nero (io dico che è porpora, mia moglie dice che è rosso), ma è lì. Onestamente uno se ne accorge solo se lo sfondo è molto chiaro e se si trova a una distanza piuttosto ravvicinata dallo schermo. Alla distanza in cui mi trovo in questo momento mentre sto scrivendo l’articolo, per esempio, e con la pagina intera piena di testo, lo noto soltanto se mi metto a cercarlo. Mi trovo ancora nei quindici giorni in cui poter restituire il computer e chiederne la sostituzione, ma non so se vale la pena farlo. In primo luogo, la postazione principale sarà in versione desktop, e il MacBook Pro sarà collegato a un monitor da 20″, per cui il pixel ‘congelato’ non sarebbe un problema; secondariamente, non essendo morto, non è detto che con il tempo non vada a posto da solo; e in ultima analisi il MacBook Pro non ha difetti, tutto funziona egregiamente, ho già migrato tutti i miei dati, e (dato che il venditore mi ha detto l’altro giorno che avrei dovuto aspettare per un’eventuale sostituzione in quanto non avevano altre unità identiche in magazzino) non vorrei sostituire questo MacBook Pro per un pixel spento per ritrovarmi con un altro MacBook Pro che magari ha la batteria difettosa, o altre magagne più o meno nascoste. Potrei ovviamente sostituire anche il secondo, ma (forse anche con una dose di scaramanzia) temo possibili trafile e viavai che non ho tempo di permettermi. In ogni caso sono aperto a suggerimenti e consigli, e se mi date un parere basato anche sulla vostra esperienza, è più che bene accetto.
Altro per il momento non mi sovviene. Se qualcuno, magari in procinto di fare un simile acquisto (o un salto dai processori PowerPC ai Mac con Intel) ha domande particolari da rivolgermi, faccia pure. Dichiaro da subito ignoranza totale su Boot Camp e virtualizzatori: non credo di installare Windows sul MacBook Pro.
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