Con tutto il rispetto che ho per Paolo Attivissimo, devo aggiungere anche lui alla lista di quelli che il nuovo MacBook Air non l’hanno proprio capito. Sono sorpreso da come certi messaggi e segnali che Apple sta dando con l’introduzione di questa mosca bianca (già pecora nera secondo alcuni), per me piuttosto ovvi, non siano stati affatto recepiti.
Il primo e più importante è questo: il MacBook Air non è un subnotebook. Anch’io parlandone mi sono lasciato sfuggire questa parola, ma è impropria. Prova ne è che sullo stesso sito Apple USA, alla pagina del MacBook Air (vedere sopra per il link diretto), il nuovo Mac viene definito The world’s thinnest notebook. Non vuole essere un subnotebook nell’aspetto, ma nell’utilizzo.
Veniamo ora alla recensione di Attivissimo sul MacBook Air, evidenziando ciò che a mio avviso merita di essere discusso. Partiamo dalla stupidaggine del titolo: Laptop ultrasottile di Apple? Farà faville fra gli esibizionisti. Gli altri andranno avanti a produrre. Gli altri chi? Certo, ci sono categorie di professionisti per i quali i compromessi del MacBook Air in quanto a caratteristiche, prestazioni e collegamenti sono inconcepibili. Si compreranno un MacBook Pro, mica è uscito di produzione. Ma esistono professionisti che con un MacBook Air possono benissimo continuare a produrre quando sono in viaggio o fuori sede. Non tutti fanno editing audio/video, non tutti hanno bisogno di mostruosa potenza di calcolo. Webmaster, scrittori, giornalisti, traduttori, programmatori, avvocati, e molte altre categorie possono avvantaggiarsi del MacBook Air. Potessi permetterlo me lo prenderei subito. La mia macchina principale è un PowerBook G4 12″ a 1 GHz, con 1,25 GB di RAM e un disco rigido da 40 GB. È il mio Mac principale, fa da macchina desktop e da portatile on the road. E non sempre me lo porto in giro: spesso, come seconda macchina, mi servo di un tuttora validissimo PowerBook G4 Titanium a 500 MHz, con un GB di RAM e un disco rigido da 40 GB. E produco. Figuriamoci con un MacBook Air, che ha uno schermo più grande del mio PowerBook G4 12″, un processore anni luce più veloce, 2 GB di RAM e un disco rigido grande il doppio. Certo, niente Ethernet, niente Firewire, niente lettore ottico. Cose che uso assai di rado anche con il PowerBook, però.
Andiamo avanti. Attivissimo scrive:
Niente CD/DVD: per installare o masterizzare ci vuole un’unità a parte oppure un drive di un altro computer, reso disponibile via wifi dopo aver installato sull’host del software apposito (l’ideale per chi ha fretta, insomma).
Ma fretta di che? Installare e masterizzare non sono due cose che si fanno di fretta, nemmeno se si ha un lettore/masterizzatore CD/DVD integrato. E poi ricordo che, almeno in un collegamento Mac-Mac, è già possibile, senza “software apposito” (che indubbiamente serve a facilitare il compito), utilizzare un lettore/masterizzatore condiviso. Se entrambi i Mac hanno installato Toast Titanium, per esempio, con la funzionalità ToastAnywhere™ è possibile masterizzare un CD/DVD servendosi dell’unità ottica dell’altro Mac. Per leggere i contenuti di un CD o DVD è sufficiente attivare la condivisione documenti sul Mac dotato di unità ottica e collegarsi all’unità in remoto dall’altro Mac. E se proprio uno non può fare a meno dell’unità ottica farà come probabilmente fece coi floppy quando si comprò il primo iMac G3: si compra l’unità esterna.
Niente porta ethernet: solo wifi. Certo, 802.11n, ma sempre wifi è; se devo spostare 5 o 6 giga, quanto ci vuole? E se il wifi non c’è? Gli altri, i primitivi, si attaccheranno alle porte ethernet lasciando gli utenti Air a guardare il soffitto.
Anche qui è questione di decidere se un portatile senza Ethernet può fare al caso nostro. Spostiamo abitualmente grosse quantità di dati quando lavoriamo fuori sede? Chiavetta USB. Disco esterno portatile USB. Spostiamo quantità di dati più esigue ma ci troviamo in una rete priva di WiFi? Se proprio è necessario, chiederemo a un “primitivo” di condividere dal suo portatile la connessione Ethernet che ritrasmetterà i dati via wireless al nostro MacBook Air (oggi non credo esista un portatile senza connettività WiFi). È un esempio come un altro, sono sicuro che esistono valide alternative per far fronte alla situazione. Ma soprattutto: se non possiamo sfruttare al massimo e il più frequentemente possibile la connessione wireless forse non ha senso comprare un computer che fa della connessione wireless il suo punto di forza, no?
Una sola, misera porta USB. Un disco rigido più lento di quelli del Macbook e del Macbook Pro (4200 rpm contro 5400). Grafica GMA X3100 a memoria condivisa, come gli altri Macbook. E il processore più lento fra i portatili Apple (Intel Core 2 Duo 1.6/1.8 GHz, contro i 2.0/2.2 GHz dei MacBook “normali” e i 2.2/2.4 GHz dei Macbook Pro). Pago 650 euro in più rispetto al Macbook (che è più veloce) per risparmiare un chilo e perdere otto millimetri di spessore?
Io possiedo un iBook G3 che ha un disco da 4200 rpm, due PowerBook G4 che hanno dischi da 5400 rpm e un disco esterno LaCie da 7200 rpm, ma la mia produttività – guarda un po’ – è sempre la stessa. Lo star lì a confrontare i GHz mi sembra tanto la mentalità degli utenti PC di qualche anno fa. Considerando la miniaturizzazione dei componenti e la scocca del MacBook Air è invece assolutamente eccezionale che ci possano stare dei processori Intel Core 2 Duo da 1,6 e 1,8 GHz. I Sony Vaio della serie TZ (i più paragonabili al MacBook Air in fatto di sottigliezza, anche se sembrano dei cassoni a confronto) hanno tutti processori Intel Core 2 Duo che vanno da 1,06 GHz a un massimo di 1,33 GHz. E hanno schermi più piccoli. Visto che Attivissimo insiste sulla produttività, con questi Sony che ci faccio? Mi direte: ma lui fa un confronto con gli altri MacBook. Vero, ma se la produttività sta tutta nella differenza fra GHz, in 1200 giri del disco rigido o nell’avere due porte in più, è ovvio che il MacBook Air non è il portatile che fa al caso suo. Si orienti, appunto, sugli altri MacBook della linea. Così come tutti i “delusi” dal MacBook Air.
Ormai sta prendendo piede una generazione di subnotebook leggerissimi e di dimensioni davvero esigue, comodissimi da portare in giro. Uno per tutti: il popolarissimo Asus Eee, che costa 300 euro contro i 1700 dell’Air (comprate cinque Eee al prezzo di un Air), misura la metà (22 x 16 cm) pesa quattro etti in meno (920 g contro 1360 dell’Air), ha tre porte USB e una telecamera integrata, ed è anche politically correct perché usa Linux preinstallato (XP in opzione) e quindi fa le stesse cose di base dell’Air con un processore meno potente: scrivere, andare online, e smanettare con i comandi Unix per gestire da remoto i computer dei clienti.
Qualche caratteristica dell’Asus Eee che Attivissimo non dice:
- Schermo da 7″.
- Processore Intel Celeron da 900 MHz.
- Memoria: 512 MB/1 GB.
- Disco: a stato solido; la capienza varia a seconda del modello. Si va da un minimo di 2 GB a un massimo di 8 GB.
Ora lo dico io: siamo seri. Piuttosto che comprare un Asus Eee mi prendo un iPod touch o un iPhone quando uscirà. Dire che “fa le stesse cose di base dell’Air” mi sembra una forzatura. Fare l’editing di un testo con uno schermo da 7 pollici? No grazie. Gestire librerie di foto e fare del fotoritocco su un Eee? Per favore. Creare siti Web su un Eee? Suvvia.
Dimenticavo un difetto assolutamente non trascurabile del Macbook Air: la batteria non è sostituibile dall’utente. Questa è una cosa che già causa rogne a livello di iPod, figuriamoci in un portatile.
La batteria non è sostituibile dall’utente? Meno male, così forse durerà di più. Nella mia esperienza di “assistenza tecnica Mac”, nella maggior parte dei casi la causa di una ridotta autonomia della batteria è da ascriversi agli smanettamenti dell’utente. In famiglia abbiamo 4 iPod, di varie generazioni, il più vecchio è il mio iPod 3G da 10 GB, che a distanza di più di quattro anni ha una batteria che dura ancora diverso tempo, sicuramente abbastanza da renderlo tuttora usabile. Sì, c’è chi ha avuto rogne con le batterie degli iPod. In che percentuale però, considerando gli iPod venduti finora? Un problema seccante può essere l’acquisto di un MacBook Air con una batteria difettosa. Con un altro MacBook si andrebbe in un negozio Apple a cambiare la batteria; con un MacBook Air… si andrebbe in un negozio Apple a cambiare la batteria. A parte questo, sono convinto che in un oggetto come l’Air meno parti rimovibili ci sono, meglio è. E ancora una volta, se l’avere la batteria sostituibile con le proprie mani è un requisito fondamentale nella scelta di un portatile, si consideri l’acquisto di un MacBook normale o di un Pro.
Giudicando le argomentazioni dei detrattori del MacBook Air che ho letto finora, noto soprattutto due tendenze. Chi vuole sostanzialmente l’uovo e la gallina (il MacBook Air deve essere contemporaneamente sottile, leggero, ma con un super-processore, con tutte le porte possibili e immaginabili, l’unità ottica e magari uno slot per schede Xpress Card) e chi critica Apple per aver realizzato un prodotto che non soddisfa le sue esigenze. Per rispondere a costoro, cito con piacere il buon Vittorio Cobianchi che sulla lista di discussione di Luca Accomazzi ha scritto in proposito:
È come se io protestassi contro la Ferrari perché mi piace la Testarossa ma non la posso comprare, e cercassi di farmi una ragione del mio dispiacere argomentando “è piccola”, “ci stanno solo due persone”, “consuma troppo”, “non ci posso attaccare la roulotte”, “eh no io faccio per lavoro la consegna porta a porta di casse di acqua minerale e nella Testarossa ce ne stanno troppo poche non ha bagagliaio dovrei consegnare una bottiglia per volta non finirei più”. Andare in vacanza con la roulotte e consegnare casse di acqua minerale sono attività meritorie, per le quali devo scegliere il mezzo adatto, che per fortuna esiste, ma non per questo ha senso criticare tutti i mezzi che non sono in grado di permettermi di farlo: serviranno certo a altre cose. Anche, magari, solo a gratificare l’ego e a dare un’immagine di sé che ci piace; in questo, non ci vedo nulla di male.
6 Comments