Parlare della propria collezione è un po’ gettare le premesse di qualsasi discorso sul Macintosh, ma visto che questo blog è ancora in fasce, mi sono detto: non è mai troppo tardi. Le immagini sono tantine, quindi cercherò di accompagnarle da schede il più sintetiche possibili. Nelle informazioni che accompagnano le immagini non mi dilungherò sulla storia di questo o quel Mac; per sapere queste notizie basta usare programmi come Mactracker (sono certo che lo troverete qui) o visitare siti come Apple History. Ogni scheda, invece, descriverà in breve come e in quali circostanze questo o quel Mac è stato acquisito. A fine lettura, molti probabilmente penseranno che io sia un po’ pazzo o quantomeno fissato. No, in realtà io ho sempre apprezzato la tecnologia Apple ben prima di potermi permettere un computer Apple. Il mio primo Mac ho dovuto attenderlo fino al 1991 quasi, e lo acquistai di seconda mano. Grandissima parte delle acquisizioni di questa collezione è in realtà frutto di acquisti di seconda mano o addirittura di cessioni gratuite. E sono orgoglioso di affermare che, a parte qualche triste eccezione, tutti i Mac elencati di seguito sono ancora perfettamente funzionanti.
Eccolo qua, il primo Macintosh, uscito nel gennaio 1984. Il modello in mio possesso è dono dell’amico ClaZ, probabilmente il miglior riparatore di Macintosh se non in Italia, almeno nel nord Italia. E gran persona. Mi farebbe piacere che entrambi avessimo più tempo, perché le volte in cui sono andato a trovarlo nel suo laboratorio sono sempre state occasioni di vivaci e lunge chiacchierate, di Mac, ma di tante altre cose. Questo modello non è funzionante, ma sono in possesso di tutti i pezzi per assemblarlo e renderlo funzionante. Il problema è che non maneggio il saldatore e ho paura di fare qualche pasticcio. Comunque questo Mac fa parte di quella serie che fu realizzata stampando in rilievo le firme del team dei creatori del Macintosh all’interno del case. Purtroppo la tastiera non è la sua originale, ho quella del successivo Macintosh Plus. Ringrazio invece Gianni per avermi fatto dono del mouse originale.
Altro dono di ClaZ, questo Mac SE è il modello FDHD, ovvero è dotato di drive floppy e di hard disk (esisteva anche la versione con due floppy, come si può vedere dall’immagine). Giaceva nel laboratorio di ClaZ da diverso tempo, a prender polvere e ad occupare spazio, era privo di hard disk e si avviava dal floppy rimasto nel drive, floppy su cui stava l’intero System 6.0.5 (eh sì, una volta il sistema operativo stava su un floppy da 1,4 MB, anzi da 800K). ClaZ ed io siamo rimasti sorpresi — ma neanche poi tanto — quando, dopo aver acceso il Mac, abbiamo notato che la data e ora di sistema erano giuste. “Era spento da quasi due anni” ha ridacchiato ClaZ.
Il Macintosh Classic: il mio primo desktop! Acquistato di seconda mano a Milano nel 1990, in una fredda e piovosa giornata di novembre. Misi da parte un po’ di risparmi e mi feci questo regalo di compleanno, per l’incredibile somma di 350.000 Lire. All’atto dell’acquisto il titolare del negozio mi chiese se ero studente, e alla mia risposta affermativa, decise di farmi 50.000 Lire di sconto, dicendomi “Qui siamo stati studenti tutti”. Mi regalarono anche svariati floppy e vecchie riviste, giusto per avere un po’ di software da provare. Sul capiente hard disk (40 MB!) ricordo c’erano già installati Microsoft Word 5 e QuarkXPress 3! Ma la cosa che ricordo di più è forse la gran quantità di pioggia che mi beccai nel tragitto di ritorno, con Mac e dischetti in uno scatolone di cartone…
Il Colour Classic, ovvero il mio Mac compatto preferito, uno dei Mac che ho più desiderato insieme al Macintosh del Ventesimo Anniversario (che, ahimé, suppongo resterà una chimera). Nel 1994, quando era ancora in commercio, ricordo di essere entrato in un negozio con mio padre e di aver insistito: lo volevo assolutamente. Ma costava più di 4 milioni delle vecchie Lire ed era troppo per le tasche della mia famiglia. Così mi misi il cuore in pace. Ho dovuto aspettare la fiera di Novegro di due anni fa per poterne acquistare uno, ad un prezzo più che accettabile dopo lunga contrattazione col venditore. Il Mac era ed è tuttora funzionante e in perfette condizioni, e fa bella mostra di sé nell’ingresso del mio appartamento.
Questo Macintosh LC II è stato ricuperato grazie all’amico Max: il teatro dove lui lavorava un paio d’anni fa stava buttando un po’ di vecchi computer e abbiamo salvato questo povero LC. Funziona ancora bene, solo il drive floppy ogni tanto fa le bizze, ma ha anche preso un bel po’ di polvere… Il suo bello è che, essendo un computer molto sottile (quando uscì venne soprannominato dagli americani “Pizza Box”, cioè “cartone di pizza”), non è certo un problema tenerlo archiviato nel mio ripostiglio!
Altro regalo che mi sono fatto nel 1999, il Quadra 700 fu acquistato nella vecchia sede milanese di Test S.r.l. Ricordo ancora la gentilezza e la disponibilità di Fabrizio, la persona preposta alla compravendita. E fui fortunato, anche, perché il Quadra 700 che mi diedero aveva una configurazione più potente di quella che avevo scelto sulla tabella: 24 MB RAM invece di 8, hard disk da 80 MB invece che 40. Fu un bel colpo, e per un certo tempo è stata la mia macchina da lavoro, essendo il Mac più veloce che avessi in casa. Poi arrivò l’iMac, e io feci finalmente il balzo nel futuro…
Comprato per un centinaio di Euro nel 2003. Volevo questo bestione perché in quel periodo mi ero interessato parecchio ad A/UX, la versione Apple di Unix che veniva montata sui server Apple degli anni Novanta. Avevo letto che una delle macchine su cui sarebbe girato meglio era proprio il Quadra 950 (o WorkGroup 95, che era la versione “server” del medesimo). A/UX poi non sono riuscito a installarlo, ma è sicuramente colpa mia e della mia scarsa pazienza. Però ci ho messo una scheda Ethernet 10/100, ed il Quadra è tuttora pimpante e inserito nella mia rete domestica. Lo uso ancora per lavorare con vecchie applicazioni 68K, che girano ottimamente su questo computer, che chiamo con affetto “frigorifero”, viste le sue dimensioni e il suo peso.
Del Power Mac 9500 ho parlato diffusamente in questo post. Sono molto soddisfatto e sto facendo un pensierino: magari provo a installarci Mac OS X 10.1, facendomi aiutare dall’utility XPostFacto. Vedremo!
L’Apple II GS, altro dono del ClaZ. Lo tengo come oggetto raro e nulla più, non avendo hard disk e non avendo floppy drive esterni né possedendo io un monitor adatto… Ma è l’unico, della mia collezione, a non essere un Macintosh. Rappresenta l’ultima incarnazione della storica famiglia degli Apple II. Proviene da una scuola elementare americana (ha infatti stampigliata sul davanti l’oscura scritta LA MAD ELEM SC), e su un lato reca un adesivo che indica l’appartenenza al governo degli Stati Uniti. È un altro fiore all’occhiello della mia piccola collezione.
Il primo vero portatile di Apple, il PowerBook 100. Piccolo e leggero, con soluzioni che non si trovano su altri portatili comparsi in futuro, come la possibilità di cambiare la batteria tampone senza aprire il computer. Lo acquistai di seconda mano da un privato nel 2004, comprensivo di dischi e manuali originali e dell’ormai raro floppy drive esterno (il Powerbook non era dotato di floppy interno, scelta che poteva essere discutibile, ma che senza dubbio rendeva il Powerbook più leggero ed elegante). Purtroppo, quando mi arrivò e lo accesi, notai che lo schermo non era in buone condizioni, allora chiesi aiuto al ClaZ, che mi propose questa soluzione: per una cinquantina di Euro gli avrei acquistato due Powerbook 100 che giacevano nel suo laboratorio come parti di ricambio; uno aveva un schermo in buone condizioni, l’altro aveva 2 MB di RAM in più, ma entrambi erano privi di hard disk. “Così da tre Powerbook ne monti uno funzionante”, mi disse il ClaZ. E così fu. Ora fa un po’ fatica ad accendersi perché la batteria è definitivamente morta e non è recuperabile. Ma lo conservo ancora con affetto, ricordando il lavoro alla Dottor Frankenstein che ho dovuto fare per renderlo funzionante al meglio.
Il PowerBook Duo 280c, un buon computer che acquistai da un privato, il gentilissimo Mike, nel 2000. Ad un prezzo onesto, che ora non ricordo, mi diede il computer, il Dock, il MiniDock, un monitor Apple a colori 13″, cavi e cavetti in quantità. Ricordo che andai fino a Reggio Emilia, e il viaggio di ritorno fu un incubo, con due borsoni pieni di hardware e assolutamente pesanti (solo il monitor credo sia 18 chili). Ma ne è valsa la pena. Un collezionista non è necessariamente pazzo, ma qualche pazzia ogni tanto può commetterla. Ah, il computer funziona ancora: 28 MB RAM, 230 MB di hard disk, Mac OS 8.1. Solo il Dock è partito: un temporale ha messo fuori uso l’alimentatore.
Considerato il peggior portatile mai costruito da Apple (è notissima la storia di una partita di modelli subito ritirata per gravi difetti alle batterie), il mio PowerBook 5300ce è ancora un’ottima macchina. Acquisito insieme a una Personal Laserwriter e a una Color Stylewriter 1400, il portatile è stato portato al massimo della sua configurazione dal precedente proprietario, che non badò a spese. Il Powerbook, infatti, ha 64 MB RAM, hard disk da 1,1 GB, ed ha un ottimo schermo 10″ a colori (matrice attiva), alla risoluzione di 800 x 600 pixel. Grazie ai due slot PCMCIA ho potuto inserirlo nella mia rete locale (con una scheda Ethernet 10/100) e volendo si può collegare a Internet grazie al modem Digicom 56K su scheda PCMCIA. La batteria dura ancora ben 15 minuti!
Potevo non avere un Newton? Acquistato qualche anno fa da un privato che lo ha tenuto gelosamente, questo MessagePad 2000 mi è arrivato con due set di batterie ricaricabili, con i manuali cartacei originali, i floppy con il software in dotazione, i cavi seriali per Mac e PC, il prezioso dongle per poter effettivamente collegare il Newton al Mac e una scheda di memoria flash da 6 MB. Da un po’ di tempo gli ho aggiunto un’altra scheda da 32 MB, e naturalmente posso collegarlo a Internet usando lo stesso modem Digicom 56K che ho a disposizione per il Powerbook 5300. Non posseggo altri palmari, né intendo possederne. Il Newton fa ancora un ottimo lavoro. Ma di questo non ho mai avuto dubbi.
Sì, ho anche l’iPod. È un modello della terza generazione, da 10 GB, acquistato alla FNAC di Milano quando uscì il nuovo modello da 15 GB. Ho approfittato dell’offerta sugli iPod da 10 GB e ho risparmiato una settantina di Euro, che non guasta mai. E 10 GB mi bastano e avanzano. Non credevo nella sua praticità e utilità finché non ho iniziato ad usarlo. E chi lo molla più, adesso…
Gli scomparsi
Questa breve sezione è dedicata ai Mac che ho avuto e che ora, per un motivo o per l’altro, mi hanno lasciato.
Il primo è il PowerBook 150. È stato il mio primo Macintosh in assoluto, acquistato di seconda mano nel 1995. Bello e affidabile, il Mac sul quale ho cominciato ad esplorare davvero l’universo Apple. L’ho stupidamente venduto due anni dopo, perché avevo bisogno di risparmi e volevo acquistare un altro Mac, che alla fine si è rivelato troppo costoso e ho dovuto aspettare più del previsto prima di poterne entrare in possesso.
Il mitico, compianto, iMac G3 Slot Loading 350 MHz. Il primo Mac acquistato nuovo. Il Mac con cui ho scoperto Internet, con cui ho scoperto Mac OS X, con cui ho condiviso tanto lavoro e tante nuove cose. Comprato a fine 1999, è durato fino al 2003. Fulminato per ben due volte da un temporale. La prima volta accadde nel 2002, durante un lavoro importantissimo, e lo feci riparare il più in fretta possibile, spendendo una cifra assurda (ma ne avevo bisogno). Il secondo temporale lo colpì un anno dopo e da allora giace smontato nel laboratorio di ClaZ, il quale mi ha consigliato di lasciar perdere ogni riparazione perché troppo cara e poco conveniente: meglio (e più economico) acquistarne uno usato. Ho una nostalgia grandissima per questo Mac, del quale conservo ancora la tastiera QZERTY e il mouse rotondo. Anzi, li sto usando proprio ora, collegati al mio PowerBook G4 12″ Aluminium.
I miei Mac di oggi
Ed ecco invece i due Mac che uso quotidianamente, per lavoro e svago. Ormai mi sono convertito alla portabilità totale.
Il primo portatile G3 mai avuto: il bellissimo iBook conchiglione. Il colore non è come in figura. Quello che possiedo è infatti il più bello degli iBook e l’ultimo della famiglia dei conchiglioni prima che fosse rimpiazzata dai successivi squadrati pezzi di ghiaccio, molto più anonimi e meno sbarazzini. È l’iBook 466 Special Edition firewire, color Graphite. Lo avevo comprato per usarlo come seconda macchina a fianco dell’iMac, poi l’iMac ha tirato le cuoia, l’iBook no. Per un periodo relativamente lungo l’iBook è stata la mia unica macchina, sulla quale lavoravo e facevo un po’ di tutto, tenendola accesa anche 20 ore al giorno. E acquistai questo iBook di seconda mano. Devo dire che è forse il portatile più robusto che abbia mai maneggiato. Con qualche accorgimento riesco persino a far durare la batteria un’oretta…
Quando è venuto il momento di affiancare un’altra macchina all’iBook, ho scelto un altro portatile, un PowerBook 12″ a 1 GHz. Acquistato nel luglio 2004 da Mac@Work (ancora un grazie a Fab per l’affare), è un Powerbook estremamente portatile e potente, e svolge un lavoro egregio per le mie esigenze. Quando ho bisogno di uno schermo più grande, lo collego al mio monitor CRT 17″ e via, come sto facendo proprio ora. Sono soddisfatissimo. Certo, un Powerbook 15″ sarebbe stato ancora meglio (non il 17″, che è troppo ingombrante per i miei gusti), ma bisogna fare anche i conti con il portafoglio. Intendiamoci, i Mac non sono più costosi come un tempo… è il mio portafoglio a non essersi di molto ingrandito!