Impressioni su Google Chrome

Mele e appunti

Per un appassionato di browser come il sottoscritto, la notizia dello sviluppo di Google Chrome non poteva che allettarmi, specie per i fondamenti alla base del progetto. Consiglio, a questo proposito, la lettura dell’originale e ben fatta presentazione a fumetti (è piuttosto tecnica in certi punti, ed è ovviamente in inglese, ma merita; i disegni e la spiegazione sono molto chiari).

Ieri, utilizzando una postazione negli uffici della biblioteca dell’Università Politecnica di Valencia, ho potuto installare e provare Chrome. Dopo una sessione di sei ore circa, ecco alcune prime impressioni. Non sono stato a sviscerare ogni recondito elemento del nuovo browser di Google; quanto segue sono semplicemente appunti che considerano un normale utilizzo dell’applicazione. Aspetto con grande curiosità la versione per Mac. Il PC su cui ho fatto la prova è un Intel Core Duo a 2 GHz con 1 GB di RAM e Windows XP, e stamane ho installato Chrome anche su un vecchio PC portatile che ho qui a casa, un Pentium III a 900 MHz con 384 MB di RAM, sempre con Windows XP.

1. Va subito detto: Google Chrome ha un potenziale spaventoso. Come altri hanno già fatto notare, Google ha un considerevole vantaggio rispetto ad altri browser: sono partiti da zero e hanno potuto iniziare a modellare Chrome puntando sulle innovazioni che intendono sviluppare ‘sotto il cofano’. La primissima impressione che mi dà Chrome, anche visivamente, è che sia un prodotto confezionato scegliendo accuratamente le cose migliori della concorrenza e partendo da lì.

2. L’interfaccia grafica, prima di provare il browser e limitandomi a osservare le schermate che erano apparse in rete, non mi aveva particolarmente entusiasmato. Avendola davanti e usando Chrome, mi devo un po’ ricredere. È assai pulita, minimale, e lascia quindi molto spazio ai contenuti delle pagine Web. Ho notato subito tre scelte interessanti:

  • Assenza di una barra menu. In Chrome tutto si fa utilizzando le icone sulla barra strumenti. Opzioni e preferenze sono accessibili tramite le due icone all’estrema destra, a forma di ‘pagina’ e di ‘chiave inglese’. I bookmark hanno una gestione dinamica simile a Firefox 3, mediante l’icona a forma di stella integrata nella barra indirizzo.
  • Assenza di una barra di stato permanente a fondo pagina. L’attività del browser e la visualizzazione dell’URL di un link su cui si passa con il puntatore del mouse vengono sempre mostrati nella parte inferiore della finestra, ma in un’area temporanea che appare in sovraimpressione, per così dire. Questo sempre nell’ottica di destinare ai contenuti Web il maggiore spazio possibile.
  • Mi piace il fatto che, durante la navigazione all’interno di un sito, nella barra indirizzo rimanga evidenziata la parte principale dell’URL (in nero), mentre il resto dell’URL in caso di sottopagine rimane in grigio. Questo dà un’indicazione sempre immediata del sito Web in cui ci si trova, specie quando gli URL delle sottopagine diventano molto lunghi, come in eBay. (Esempio: per la pagina principale di flickr, l’URL appare così: http://www.flickr.com. Ma l’URL lungo di una sottopagina apparirà così: http://www.flickr.com/photos/nuail/2833891225/in/photostream/).
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    3. Abituato a Safari, Camino, Firefox, che hanno a destra della barra indirizzo il campo di ricerca, la fusione di questi due elementi nell’unica barra indirizzo di Google Chrome mi sembrava inizialmente una scelta poco intuitiva. In realtà è piuttosto efficace: il sistema di suggerimenti, specie se si usa Google come motore di ricerca predefinito, funziona ottimamente. Stavo cercando informazioni sui prodotti di Data Robotics, e mi è bastato iniziare a digitare “Data Ro…” che già nel menu a discesa appariva http://drobo.com.

    4. Non mi sono ancora addentrato nella gestione dei bookmark, funzionalità per me cruciale in un browser, ma il sistema di registrazione di un bookmark con un solo clic sull’icona a stella è assai intuitivo, comodo e ben congegnato. Facendo clic, il bookmark viene immediatamente salvato, e appare un piccolo pop-up che permette di cambiare il titolo del bookmark. Si preme Invio e voilà, il gioco è fatto.

    5. Chrome è paurosamente veloce. Ottima la scelta di usare WebKit come motore di rendering; non che Gecko faccia schifo — basta vedere le prestazioni di Camino — però Google ha fatto un gran lavoro di ottimizzazione. Persino sul vecchio Pentium III a 900 MHz il rendimento di Chrome è notevole, e sembra di usare un computer moderno. Ugualmente veloci sono le interfacce di Gmail e MobileMe. Con Gmail sembra di lavorare con un’applicazione desktop: le modifiche e il ridisegno degli elementi che cambiano nella pagina sono istantanei. Ho ‘marcato come letti’ 1.058 messaggi in pochissimo tempo e senza pause di attesa. Anche MobileMe mi ha stupito, specie navigando nelle sottocartelle di iDisk: sembrava di essere nel Finder, in locale. Apple, per parte sua, ha senza dubbio migliorato la reattività generale dell’interfaccia di MobileMe, ma sotto Chrome questa è (almeno nella mia recente esperienza) percettibilmente più veloce.

    Insomma, sono davvero impressionato. In sei ore di utilizzo Chrome non si è mai piantato e non ho mai avuto la sensazione di star utilizzando un’applicazione in Beta. Spero che il team di ingegneri che sta lavorando alla versione Mac faccia un lavoro altrettanto buono. Come dicevo all’inizio, Chrome ha un potenziale da non sottovalutare, e potrebbe presto far perdere utenza ad altri browser, Safari compreso. Non ha senso parlare di ‘guerra dei browser’, perché non siamo più nel 1995 quando in pratica c’erano soltanto Internet Explorer e Netscape. Oggi il panorama dei browser è più variegato e molti, come me, ne usano più d’uno, ma il fatto che Google entri come nuova alternativa è stimolante, e le acque dei browser stavano diventando troppo stagnanti ultimamente.

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