Con questo post proseguo la disamina delle dicerie più diffuse su iPhone inaugurata nel post precedente.
“iPhone è caro. Sei legato a un contratto per due anni. Non si sa mai quanto siano le spese reali.” (e simili)
Qui non è possibile rispondere semplicemente “No, non è vero”; oltre ai punti di vista entrano in gioco fattori quali il paese in cui ci si trova, come viene offerto iPhone e da quali compagnie telefoniche, i profili contrattuali e così via. Però anche affermare recisamente che ‘iPhone è costoso’ è lo stesso tipo di dichiarazione assoluta che piagava i computer Macintosh negli anni Ottanta e Novanta. Costoso rispetto a che cosa? Un oggetto può essere più costoso di un altro oggetto della stessa specie e che svolge eguali o analoghe funzioni. Un oggetto può essere costoso rispetto a quel che offre. Vi sono oggetti di puro lusso, come certi orologi da polso, che costano una fortuna. Eppure segnano l’ora (e magari anche la data) come qualsiasi Swatch di plastica da 70 Euro.
Tornando a iPhone, la questione del costo è un terreno nebuloso fin dal principio. Vado a memoria, ma credo che iPhone sia l’unico dispositivo Apple a non avere un prezzo fisso. Quando iPhone 3G fu annunciato lo scorso giugno, Jobs parlò di 199 dollari per il modello da 8 GB e 299 dollari per quello da 16 GB. Ma quelli erano prezzi indicativi, che presupponevano la sottoscrizione di un contratto biennale con un provider di telefonia mobile. Il costo finale per il singolo utente dipende dall’offerta del provider che, come si è visto nei vari paesi, si è tradotta in piani contrattuali dai risultati più vari, e in certi casi (come l’Italia) nella possibilità alternativa di acquistare un iPhone svincolato da contratti ma a un prezzo decisamente superiore.
Sempre rimanendo in Italia, il mito dell’iPhone costoso, da quanto ho potuto evincere da discussioni su forum e mailing list, è nato da un’interpretazione scorretta (e un tantino ingenua) dell’annuncio di Jobs al keynote di giugno. Jobs disse che iPhone 3G da 8 GB sarebbe costato al massimo 199 dollari e il modello da 16 GB al massimo 299 dollari. Dato che parlava a un pubblico di americani e chiaramente si riferiva alla realtà americana, non si è messo a fare distinzioni tra iPhone 3G con contratto AT&T e iPhone 3G con prepagata perché negli USA la realtà è sempre stata quella del contratto. Quindi, negli Stati Uniti, con almeno 199 dollari si compra un iPhone e poi è necessario sottoscrivere un contratto AT&T. Il fessacchiotto italiano medio, guardando il keynote, pensava che Jobs gli stesse parlando di persona: ha quindi tradotto quei prezzi in Euro, e quando iPhone 3G è arrivato in Italia con i prezzi di TIM e Vodafone gli è venuto il coccolone.
Eppure iPhone non è lo smartphone più costoso da mantenere; altri smartphone dalle simili funzionalità (esercizio per il lettore poco convinto è quello di armarsi di Google e fare ricerche) vengono offerti a prezzi analoghi se non più elevati, sia in versione libera, sia con contratto. Anche l’idiosincrasia al contratto pare essere squisitamente italiana. La leggenda metropolitana vuole che la SIM prepagata sia sempre e comunque la scelta più a buon mercato e più vantaggiosa. Può esserlo per chi utilizza molto raramente un cellulare, e comunque solo per effettuare chiamate e inviare qualche SMS, senza mai produrre traffico dati. Nel momento in cui ci si trova a muovere dati (per esempio usando il cellulare come modem quando si ha bisogno di Internet e si è lontani da reti telefoniche fisse o Wi-Fi), le compagnie telefoniche cominciano a sorridere, e il credito sulla SIM a scendere vertiginosamente. L’estate scorsa mi sono ritrovato a dovermi collegare alla rete per lavoro, e trovandomi a passare l’agosto dai miei genitori che abitano in campagna, l’unica opzione era quella, e pur limitandomi a scaricare e inviare la posta una-due volte al giorno e a fare qualche breve sessione navigando nel Web, nel giro di un mese ho dovuto fare almeno quattro ricariche da 30 Euro per tirare avanti. Certo, ci sono delle soluzioni per risparmiare in queste circostanze. Ma io sono ancora più drastico e abolirei la SIM del tutto.
In paesi dove la tradizione del contratto è più radicata, le offerte sono in genere flessibili per venire incontro a tutte le tasche, e con un po’ di buona volontà si riesce a individuare il piano tariffario più compatibile alle proprie abitudini. Con iPhone, poi, molte compagnie telefoniche hanno creato piani speciali considerando e implicitamente riconoscendo l’impatto che questo ha avuto e ha nel panorama della telefonia mobile. La mia esperienza qui in Spagna è stata positiva e ho potuto scegliere un piano adeguato: con 20 Euro/mese di consumo obbligatorio per il traffico voce, più 15 Euro/mese di canone per il traffico dati (il limite è 200 MB, e superandolo viene automaticamente ridotta la velocità di trasferimento dati in download e upload — un compromesso per me accettabilissimo), ho potuto acquistare un iPhone 3G da 16 GB per 189 Euro. Al mese spendo quindi un minimo di 35 Euro + IVA, che è sostanzialmente quanto spendevo prima con un telefonaccio la cui unica opzione ‘internet’ era una casella di posta.
Per quanto riguarda il non sapere mai a quanto ammontino le spese reali… Sono andato sul sito Web di Movistar, ho creato un account, e da lì mi è stato possibile consultare una schermata con il consumo aggiornato in tempo reale, con ogni voce esplicitata in dettaglio. Numeri chiamati, SMS inviati, durata dell’operazione, quantità di dati scambiati, costo. Difficile avere ‘sorprese’ in bolletta a fine mese.
Infine c’è chi parla di iPhone costoso in termini di funzionalità offerte, ovvero: “Per quel che (non) fa, è caro”. E giù a elencare quel che iPhone non ha e non fa, ma il Nokia tale e il Blackberry talaltro fanno tanto bene. Non c’è dubbio che il Nokia tale abbia una radio che iPhone non ha, e non c’è dubbio che il Blackberry talaltro abbia un Bluetooth ‘completo’; ma la navigazione Web, seppur possibile, non è un’esperienza piacevole, leggibile, usabile come su iPhone. E non voglio nemmeno iniziare a parlare di interfaccia utente. Ma è un vecchio discorso: quel che può fare iPhone, a livello di mero elenco di funzioni, è documentato e ampiamente reperibile sul Web, e chi compra iPhone senza fare prima i compiti e poi si lamenta è uno sciocco. Chi acquista iPhone con consapevolezza e apertura mentale, presto si rende conto che iPhone è ingiudicabile con una lista in mano, perché è l’esperienza d’uso nella sua globalità a essere il fattore vincente, quello che fa lievitare la customer satisfaction a percentuali che altre aziende si sognano, e quello che ripaga molto presto sia il costo d’ingresso che i costi di mantenimento.
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