Jason Snell di Macworld USA ha pubblicato un’ottima recensione di MacBook Air: è lunga e in inglese, ma vale davvero la pena leggerla. Anche molti dei numerosi commenti tirano fuori spunti interessanti, e fa piacere vedere un po’ di dibattito, pacato e civile una volta tanto.
Inoltre è apprezzabile il fatto che Snell abbia cercato di scrivere un pezzo il più obiettivo possibile, analizzando i punti di forza e i punti deboli di MacBook Air sotto diverse prospettive, evitando così di inquinare la recensione con atteggiamenti troppo pregiudiziali.
Per quanto mi riguarda, ho solo qualche osservazione da fare in merito a quelli che Jason Snell ha evidenziato come lati negativi del MacBook Air e che hanno pesato nell’assegnazione dei “3,5 topi su 5” del giudizio riassuntivo.
1. Il processore lento. Un Intel Core 2 Duo a 1,6 GHz non sarà un fulmine, ma è davvero un dato che occorre contestualizzare, e a più livelli. Elementi da considerare sono l’utilizzo della macchina e la conseguente “percezione di velocità”. È lapalissiano che se sottopongo MacBook Air a una serie di compiti per i quali potenza del processore e velocità del disco rigido sono fattori imprescindibili, mi ritroverò con un portatile dalle prestazioni insoddisfacenti (durata della batteria compresa). Ho i miei dubbi, però, che l’acquirente medio di MacBook Air abbia tali specifiche necessità: per questo ci sono gli altri MacBook. Si dice che MacBook Air non è stato pensato per fungere da Mac principale, e sono d’accordo. Qui, a mio parere, va innestata un’altra osservazione in merito alla supposta lentezza del processore dell’Air. Immaginiamo chi compra MacBook Air per utilizzarlo come “secondo pilota”, magari come Mac da viaggio, affiancandolo al Mac principale. Molti sembrano dare per scontato che il fantomatico Mac principale debba essere per forza più potente del MacBook Air, ma non è sempre così. Il Mac principale può essere semplicemente una macchina desktop di qualche anno fa (un iMac G4 o G5, un Mac mini G4 o Core Solo, per fare alcuni esempi), un portatile con processore PowerPC G4 usato come Mac da scrivania, e via dicendo. Insomma, il Mac principale può esserlo anche e soprattutto per ragioni di maggiore connettività ed espandibilità rispetto al MacBook Air, non necessariamente per la velocità assoluta. In questi casi, l’Air può rivelarsi una seconda macchina più che dignitosa.
2. Disco rigido lento e poco capace. Non per fare il bastian contrario a tutti i costi, ma 80 GB (ok, facciamo 76 effettivi) non mi sembrano tanto inadeguati. Quel che può essere un inconveniente, e qui concordo appieno con Snell, è l’impossibilità di metterci un disco rigido più capace. Ma 80 giga non sono male: è questione di saper amministrare lo spazio. A riempire i dischi rigidi, oggi, non sono tanto i sistemi operativi o le applicazioni, ma la gran quantità di dati personali, multimediali in primis (foto, video, musica). Ho appena installato Mac OS X Tiger su un altro Mac: eliminando oculatamente software di sistema inutile, come driver di stampanti che non uso e mai userò, supporto per lingue asiatiche e altre lingue a me sconosciute, e altre piccolezze, lo spazio occupato da Mac OS X al termine dell’installazione era di poco superiore ai 2 GB. Sul mio PowerBook G4, il sistema operativo, la vasta libreria utente, e le cartelle con le applicazioni arrivano a occupare circa 20–22 GB. Il resto sono dati personali, documenti, file di lavoro. Il mio PowerBook ha un disco da 40 GB, e attualmente ne ha 9 liberi. La musica, i video, le foto sono tutto materiale conservato su unità esterne. Non vedo la ragione di portarsi sempre dietro tutto. Io uso vari portatili, e tutti contengono una cartella con i “Lavori in corso”, dalle dimensioni piuttosto modeste. Se conservassi tutto l’archivio degli ultimi 10–12 anni starei fresco. Idem per le foto: ho una cartella di 1 GB abbondante con gli scatti più recenti. Insomma, una sana amministrazione dei propri dati multimediali può dare ottimi risultati e far sprecare meno gigabyte.
3. Opzioni di configurazione limitate. Nulla da aggiungere in proposito. È un dato di fatto.
4. Batteria non intercambiabile. A‑ha! Questo, insieme all’assenza di una porta Ethernet integrata, pare essere uno dei punti più criticati di MacBook Air che, come gli iPod e l’iPhone, ha una batteria incorporata che l’utente non può sostituire o scambiare con un’altra a piacimento. Sarà un mio limite, ma non riesco a farne un gran problema. Sono davvero così tanti i nomadi digitali che se ne vanno in giro con una scorta di batterie nello zaino in caso rimangano a secco? È così improbabile oggi trovare una presa di corrente prima che finisca la carica della batteria? (5 ore di autonomia dichiarate per quella del MacBook Air, ma facciamo 3 ore e mezza effettive usandolo in modo continuato). Non sto minimizzando la questione; certamente vi sono situazioni in cui fa comodo avere una batteria di scorta. Ho l’impressione, tuttavia, che il tipo di utenti che davvero si portano un paio di batterie in più in viaggio sono guarda caso quelli a cui un MacBook Air, così com’è, non interessa né forse interesserà mai — perché per il proprio lavoro necessitano di un MacBook Pro con processore veloce, disco rigido veloce e capiente, grande versatilità per quanto concerne le connessioni, presenza di unità ottica… in una parola, di tutte quelle funzioni e caratteristiche che MacBook Air al momento non offre.
A ogni modo, come nota conclusiva aggiungo una mia sensazione: in queste due settimane da quando è stato presentato al Macworld Expo si è parlato e straparlato di MacBook Air ma finora pochissimi lo hanno toccato con mano. Quando sarà possibile vederlo dal vivo nei negozi Apple e nei vari mediastore, l’effetto spingerà molte persone a effettuare l’acquisto impulsivo, mandando a quel paese specifiche tecniche, limitazioni, batteria non intercambiabile, eccetera eccetera. Forse non ai livelli di quanto accaduto per iPhone, ma certamente più di quel che l’attuale “perplessità astratta” lasci a intendere.