Stamattina presto ero in coda al checkpoint di sicurezza dell’aeroporto di Valencia. Ho solo un borsone da viaggio, e il MacBook Pro era infliato dentro. Per misteriose “ragioni di sicurezza” vogliono che i portatili vengano tolti da borse e valigette, nonché tolti dalle custodie. Ora, se già si mette il portatile in un vassoio a parte per farlo passare attraverso la macchina a raggi X, non vedo il senso di toglierlo anche dalla custodia. E infatti non l’ho tolto. Se il personale di sicurezza ha qualcosa da ridire — ho pensato — lo toglierò dopo. Ho già rischiato che finisse per terra una volta.
Passati bagaglio e portatile, nessuno mi ha detto niente. Mentre stavo raccogliendo le mie cose, il signore davanti a me (che aveva levato il suo brutto e plasticoso PC dall’astuccio) mi ha detto, ironizzando, “Ah, lei non l’ha tolto, eh?“. Gli ho spiegato il perché. Arrivato al punto in cui gli stavo dicendo che una volta quasi mi è caduto, sento un colpo dietro di me: a un altro signore era caduto il MacBook Pro da 13”, prima di spigolo, e poi finendo piatto al suolo. Imprecazioni a non finire.
“Ecco, è proprio questo che voglio evitare”, ho concluso.
Risulta che i due signori erano amici.
“Dai, che è un Mac unibody, non si è fatto niente…”
“Speriamo”, risponde l’altro, esaminando il Mac un po’ intristito.
Ora, io ho proseguito per la mia strada e non so se ha subìto danni interni, ma segni esterni non si vedevano. Ho visto un vecchio PowerBook cadere da quell’altezza e deformarsi completamente in un angolo, tanto che non si poteva più richiudere. Poi dicono che l’unibody non è innovazione.
(Nota: sono in viaggio e non potrò approvare eventuali commenti prima di qualche giorno. Grazie!)
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