iPad dal vivo

Mele e appunti

Lunedì sono finalmente riuscito a mettere le mani su iPad. E no, non è un modo per dire che l’ho acquistato — purtroppo ora proprio non posso — ma semplicemente ho avuto la possibilità di provarlo per una buona ventina di minuti, e volevo condividere le mie impressioni.

Chi possiede già un iPad non troverà nulla di nuovo in quanto sto per dire, immagino siano le stesse per tutti, ma tant’è.

1. Prima di tutto, devo dire che i piedistalli utilizzati dai punti Apple per le unità dimostrative sono un’idea azzeccatissima. Sono un buon punto d’appoggio che mantengono iPad sollevato, inclinato e fermo quanto basta per usarlo senza nemmeno tenerlo fra le mani. Quando mi sono avvicinato all’iPad, che stava appoggiato in orientamento orizzontale, al principio non mi è neanche venuta voglia di impugnarlo. Ho semplicemente aperto Safari e ho iniziato a navigare.

2. iPad è veloce e molto reattivo. L’unità in esposizione che ho provato era carica di applicazioni, e la prima cosa che ho fatto è stato aprire e chiudere tutte quelle della pagina iniziale (ossia quelle fornite di serie), giusto per vedere se c’erano tentennamenti nelle animazioni di transizione quando si apre e si chiude un’applicazione. Nessun rallentamento, nessun intoppo. iPad reagiva fluidamente. Per chi viene da un iPhone 3G come me, il salto prestazionale è decisamente percepibile.

3. Ma non è tanto la velocità o la reattività quel che mi ha colpito di più. È quella sensazione che dà uno schermo sensibile al tocco di quelle dimensioni e con quell’interfaccia. È quella sensazione di star manipolando materia, di avere sotto i polpastrelli un’interfaccia che risponde ai gesti e ai tocchi. La sensazione è peculiare, perché si trova sul confine sensoriale fra astratto e concreto. È molto più spiccata che con iPhone, perché lo schermo più ampio di iPad permette di usare tutta la mano, non solo uno o due dita. Le applicazioni che hanno stimolato maggiormente questa risposta quasi emozionale sono state Safari, Foto, Mappe, e l’applicazione del New York Times.

In Safari e nel reader del New York Times, l’ingrandire il testo e lo spostarsi fra paragrafi e immagini avevano una sorta di profondità che in iPhone e iPod non si riesce a percepire molto per via degli schermi piccoli. Con iPad si ha l’impressione della terza dimensione, anche per un contenuto così bidimensionale come il testo. La fluidità degli ingrandimenti e degli spostamenti, insieme al rendering praticamente istantaneo di iPad, arricchiscono l’esperienza del leggere in un modo indefinibile. Stesso dicasi per Foto e Mappe. L’interfaccia di Foto è geniale: i gesti per aprire e chiudere un album di foto vengono spontanei, come se le foto fossero appoggiate per davvero sulla superficie di iPad e uno apre e chiude le dita per sparpagliarle e raggrupparle nuovamente. L’esperienza in Mappe è molto più gratificante che su iPhone, se non altro perché le dimensioni maggiori dello schermo permettono di avere un’area più grande sott’occhio, e non è necessario spostarsi freneticamente su e giù. Per non parlare dello zoomare su un’area con la vista Satellite. È come essere dentro Google Earth.

4. Quanto detto al punto precedente è probabilmente quel che intendeva Steve Jobs insistendo sull’aggettivo ‘magico’ applicato a iPad. La brillantezza dello schermo e dei colori rendono ancor più vivo e pulsante tutto ciò che viene visualizzato; questo, unito alla sensazione sopra descritta, ossia di avere davvero un’interfaccia elegante, docile e ubbidiente sotto le dita, crea un’esperienza d’uso che fatico a descrivere — forse il termine che più si avvicina è intimità. Oltre a Jobs, anche i pochi che avevano provato iPad a gennaio dissero che non si poteva giudicare iPad senza provarlo di persona, e avevano ragione. Insisto: va tenuto in mano e provato. Dopo dieci secondi ci si dimentica completamente di specifiche tecniche, di piattaforma ‘chiusa’, di non ben definite limitazioni, eccetera.

5. Di più, dopo neanche un quarto d’ora di utilizzo ci si dimentica dell’hardware stesso. iPad non c’è più. Tutto quel che vediamo e percepiamo sono i contenuti, coi quali interagiamo più o meno passivamente. Navigando il Web, non pensavo “Sto utilizzando un browser dentro un dispositivo elettronico sensibile al tocco” — semplicemente, navigavo il Web. Ero ‘dentro’ i siti che visitavo di volta in volta. Per quanto si dipinga la piattaforma Touch di Apple come un giardino chiuso fra alte mura, la sensazione dominante utilizzando iPad è quella di una grande libertà di movimento, di manipolazione; una sensazione di ‘tutto è possibile’. Ribadisco: il fatto che dopo poco l’hardware e l’interfaccia ‘spariscano’ è forse uno dei punti più forti di iPad. È questo, secondo me, il succo dell’innovazione dell’interfaccia di iOS.

6. Ogni tanto, nell’interazione con iPad, ammetto di essermi imbattuto in piccoli ostacoli. Per esempio le applicazioni Contatti e Calendario (e forse anche Note, ma non ricordo bene) in alcuni punti invitano l’utente a sfogliare le pagine come su un e‑book; provavo quindi a sfogliare i contatti sull’agenda (che viene appunto raffigurata come un’agenda cartacea, quindi rafforzando la metafora), ma non succedeva nulla e dovevo scorrere il dito sulla barra verticale con le lettere dell’alfabeto. Devo anche dire che ho interagito con Contatti, Calendario e Note solo per alcuni istanti, per cui mi riservo osservazioni più minuziose per quando potrò usare un iPad in tutta calma.

Mi rendo conto che ad alcuni la mia reazione a iPad potrà sembrare eccessivamente entusiastica. Voglio sottolineare che mi sono avvicinato a iPad a mente aperta e senza pregiudizi. Sono una persona che giudica dal contatto diretto, non sono facile agli entusiasmi, ma lascio sempre aperto il canale della meraviglia. Viviamo una vita che è già piena di problemi e preoccupazioni, e noto come spesso chi mi circonda manifesta un atteggiamento di costante disfattismo; tutto viene dato per scontato, non ci si lascia sorprendere da niente, e niente sembra entusiasmare. C’è chi ha cassato iPad ancor prima di toccarlo, c’è chi ha ripetuto la cantilena “Sì, bello, OK, però gli manca questo e quest’altro”… Io mentre provavo iPad pensavo a dove siamo arrivati in così pochi anni. Penso a che computer e dispositivi si usavano 10–15 anni fa. Penso alle possibilità che un oggetto come iPad offre. Penso che forse, anche grazie a un dispositivo del genere, più persone leggeranno e si informeranno di più, ed è una bella cosa, perché l’ignoranza è uno dei mali peggiori. E penso all’iPad che verrà, con uno schermo Retina e una nitidezza mai vista prima. Sono cose che mi entusiasmano, e non me ne vergogno.

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