Di tanto in tanto mi è capitato di non avere tempo materiale per aggiornare questo blog, specie negli ultimi mesi. Ho la testa in pochi progetti selezionati, a parte il lavoro, e sono progetti che richiedono molte energie. Quest’ultima mancanza di aggiornamenti, però, non ha niente a che vedere con il poco tempo. Si tratta più che altro di quella che, per usare una terminologia ormai abusata, potremmo chiamare una ‘pausa di riflessione’.
La pausa è voluta, e il blocco dello scrittore non c’entra nulla; l’oggetto della riflessione è questo mondo di opinionismo tecnico sul Web, le cui dinamiche, i cui ritmi, i cui ‘giochi di società’ mi stanno oltremodo stancando. L’epifania è avvenuta una decina di giorni fa. A seguito della solita galoppata lavorativa, stavo facendo passare il migliaio di articoli accumulati nel lettore di feed. Per ogni articolo per cui valeva la pena soffermarsi, ne marcavo una decina come ‘già letti’, ma soprattutto un’impressione si è presto fatta strada dentro di me: quella di star facendo qualcosa di assai simile allo zapping televisivo. Qualcosa, insomma, di scarso impatto sui neuroni. La somiglianza con lo zapping non era limitata all’atto di passare da un articolo all’altro, da un blog all’altro, da un sito di notizie all’altro, ma si estendeva al contenuto che stavo scremando. Notizie di prodotti appena annunciati e nemmeno presentati; rumour presentati come notizie, con interminabili discussioni destinate a finire nel nulla quando a breve quei rumour saranno dissipati; articoletti di tre paragrafi stiracchiati e diluiti il più possibile per dare sostanza a un tema, notizia, suggerimento, che potrebbero essere esauriti in due frasi; interventi pubblicati tanto per pubblicare qualcosa perché il tal sito deve sempre dare l’impressione di essere aggiornato 24 ore su 24; rifritture di articoli scritti da altri giusto per aggiungere il commentino (a tal proposito proporrei il termine ruminanti per coloro i cui blog sono costituiti per il 99% da contenuti riciclati da altre fonti); eccetera eccetera.
Insomma, ho sperimentato un momento di saturazione. E pensare che nel mio lettore di feed (come presumo anche nel vostro) le sottoscrizioni sono già il frutto di un lavoro di scrematura. Intendiamoci, non sto dicendo che tutti blog e siti di natura tecnico-informatica e geek in generale mi facciano schifo. Ve ne sono diversi a cui ritorno sempre con grande piacere per l’elevata qualità dei contenuti. Però la sensazione che mi sta assalendo ultimamente è quella di un rumore sempre più crescente, che affoga sempre più il segnale. Il problema è che la qualità generale ne risente, e questo lo noto sempre più spesso nelle raccomandazioni di articoli altrui, il classico passaparola che sul Web si fa con il link o con il reblog. Materiali e riflessioni caldamente consigliati e definiti come brillanti e informativi si rivelano essere colossali scoperte dell’acqua calda. Eppure c’è gente che riesce ad avere successo (e anche un rientro economico) con simili contenuti.
Un altro elemento che mi capita di notare con sempre maggiore frequenza è quella tendenza ad avere sempre e comunque un’opinione su tutto, a giocare a fare il CEO dalla poltrona (o l’analista finanziario, o qualsiasi altra professione del settore). Spesso e volentieri le opinioni si fondano su poca o nessuna base di informazioni valide, ma visto che i ritmi di produzione di fuffa sono sempre altissimi, si può avere la certezza che gran parte di quelle opinioni finiranno nel dimenticatoio. O peggio, verranno soppiantate da altre opinioni del tutto contraddittorie ma ugualmente snocciolate per seguire la corrente del momento. Con buona pace della credibilità e dell’onestà intellettuale.
Ridicolo, per esempio, il dibattito sulla notizia della chiusura della produzione delle videocamere portatili Flip da parte di Cisco. Due ore dopo l’annuncio, il Web e Twitter brulicavano di gente che scriveva osservazioni del tipo “Beh, ma è ovvio che le Flip hanno fallito, non potevano competere con smartphone come iPhone e affini”. Insomma, tutti a dire “si sapeva” e “niente di nuovo sotto il sole”. Poi il giorno dopo qualcun altro scrive che forse a uccidere le Flip è stata più che altro l’incompetenza di Cisco nel gestire un prodotto consumer così lontano dalla sua identità aziendale. E tutti a rigirare la frittata: “Beh, come dice Tizio, è stata più colpa di Cisco che della concorrenza degli smartphone, ecc. ecc.”
Ma ci rendiamo conto?
Ora, io sono intenzionato a continuare a scrivere e a gestire i miei spazi online (presto finalmente avrò un dominio e uno spazio tutti miei, tra l’altro), così come è mia intenzione arrivare ad avere un piccolo rientro economico da questa attività. Probabilmente in futuro scriverò con maggiore frequenza, lavorando sulla sintesi e tutto quanto, ma mai e poi mai mi allineerò con certe dinamiche e certi modi di parlare della tecnologia. Mai e poi mai scriverò tanto per scrivere qualcosa. Mai e poi mai avrò un’opinione su tutto.
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