The once and future e‑book: on reading in the digital age — Ars Technica: Questo articolo di John Siracusa sul ‘passato, presente e futuro’ degli eBook vale senza dubbio la lettura, se non altro per l’insolito punto prospettico e per le provocazioni dell’autore. Io sono arrivato un po’ faticosamente alla conclusione (il pezzo è lungo sette pagine), e quel che ha inquinato la scorrevolezza della lettura — almeno nel mio caso — sono state alcune obiezioni di Siracusa a chi continua a sostenere la superiorità del libro cartaceo rispetto alla controparte elettronica.
Il mio articolo, più che commentare le conclusioni di Siracusa, si concentra invece su quelle obiezioni che ho fatto fatica a digerire. Da lì esprimerò a mia volta alcune riflessioni personali su libri cartacei ed elettronici.
A pagina 2, a partire dal paragrafo intitolato Paper Tigers (cioè sostanzialmente “gli irriducibili della carta”), Siracusa cerca di smontare le obiezioni più comuni al libro elettronico. È evidente che lui è un fervente sostenitore degli eBook, e a mio avviso si lascia prendere un po’ troppo la mano nell’argomentare:
Le obiezioni più diffuse contro gli e‑book sono moltissime. La cosa che può sorprendere è che gli entusiasti della tecnologia (ossia la maggior parte delle persone che stanno leggendo questo articolo) siano proprio i più agguerriti fra i detrattori. Ecco alcune delle obiezioni più popolari.
Lo schermo
“Non posso leggere un romanzo intero su uno schermo!”, “Continuo a preferire la carta e il suo rapporto di contrasto di molto superiore”, “La vista si affatica! La vista si affatica!”, “Yawn. Svegliatemi quando avremo schermi da 1200 punti per pollice”.
A parte alcune rare eccezioni, tutti i confronti fra schermi bitmap e stampa su carta sono tecnicamente corretti nel favorire quest’ultima. Ciò che voglio dirvi è che non hanno importanza.
Tutto il tempo che le persone nel mondo industrializzato spendono leggendo del testo su uno schermo ha, da molto, svuotato di senso questa lamentela. Miliardi di persone, letteralmente, hanno dimostrato di essere disposte e capaci di leggere enormi quantità di testo su schermi assolutamente orrendi. Pensiamo allo scambio di messaggi sui pager e sui primi cellulari, per esempio. Ma i messaggi SMS sono brevi, direte. Sono pronto a scommettere che l’americano medio quest’anno leggerà più testo sul suo cellulare che non da un libro.
Ma i cellulari sono solo la punta dell’iceberg, un iceberg chiamato Web. Quante parole pensate verranno lette su pagine Web quest’anno negli Stati Uniti e in altri paesi del Primo Mondo con un’analoga penetrazione di Internet? Come sarà secondo voi il confronto con la quantità di parole lette sui libri nello stesso arco temporale da quelle stesse persone?
È evidente che le persone siano disposte a leggere del testo da uno schermo. Da schermi spesso grezzi, vecchi, orribili, con un testo piccolo, renderizzato male, con pixel grandi. Una gran quantità di testo, letto per lunghi periodi di tempo. Fino a 40 ore alla settimana solo contando il tempo al lavoro, nel caso della maggioranza degli impiegati che stanno seduti al computer in ufficio tutto il giorno. Più le ore spese a casa, per leggere qualcosa di piacevole. Caspita, è probabile che lo stiate facendo proprio adesso (a meno che abbiate stampato la versione PDF di questo articolo, o che vi paghino per leggerlo).
Lo ribadisco: la gente leggerà del testo sugli schermi. La superiorità della carta da un punto di vista ottico è ancora indubbia, ma è anche irrilevante. La soglia di qualità minima per una lettura estesa è stata oltrepassata molto molto tempo fa.
Ora, questo significa forse che la gente abbia voglia di leggere romanzi e altri ‘libri’ tradizionali su uno schermo? Non necessariamente. Il mio unico obiettivo in questa sezione è quello di eliminare una volta per tutte l’obiezione legata alla tecnologia degli schermi.
Non è mia intenzione dirvi che davvero volete leggere un romanzo su uno schermo. Quel che intendo dire è che la vostra resistenza a farlo non ha assolutamente niente a che vedere con lo stato attuale della tecnologia dei display, malgrado sosteniate animosamente il contrario. (“Voi” è in realtà un individuo generico medio, ovviamente. Per alcune persone la lettura prolungata di fronte a uno schermo a emissione — ma anche di fronte a un libro — è fonte di seri problemi. Si trovano però nel rumore statistico).
Io credo che le persone lo comprendano a livello intellettuale, eppure manifestano una forte resistenza persino all’idea di leggere un ‘libro’ su un supporto che non sia un libro vero e proprio. La mente cerca disperatamente una spiegazione logica (soprattutto la mente del nerd), ed ecco quindi le inutili razionalizzazioni sulla tecnologia degli schermi, i cui limiti sono ben noti ai patiti della tecnologia.
A mio avviso le cose sono un pochino più complicate di così. Che oggi le persone leggano molto più testo in forma ‘elettronica’ di una volta è verissimo. Che oggi molti leggano più testo in forma ‘elettronica’ che cartacea è spesso vero. Ma di che testo si tratta? Nella stragrande maggioranza dei casi, pagine web e documenti PDF. L’obiezione quantitativa di Siracusa è fallace. È vero che lui stesso dice:
Ora, questo significa forse che la gente abbia voglia di leggere romanzi e altri ‘libri’ tradizionali su uno schermo? Non necessariamente. Il mio unico obiettivo in questa sezione è quello di eliminare una volta per tutte l’obiezione legata alla tecnologia degli schermi.
Ma ciò, in realtà, non elimina affatto l’obiezione legata alla tecnologia degli schermi, perché alle persone può andare benissimo leggere il Web e consultare documenti elettronici attraverso schermi non proprio eccelsi, ma ciò che continua a fare la differenza è la qualità del testo. Io non ho certo intenzione di leggere Dickens su un monitor CRT da 17 pollici, né sul monitor LCD da 12 o da 15 pollici dei miei PowerBook. Né su iPhone. Né sul Newton. Io credo che l’obiezione legata alla tecnologia degli schermi continui a essere molto solida quando si comincia a parlare di letteratura, saggistica, e in generale di lunghe sezioni di testo senza immagini o elementi grafici che ne spezzino l’intensità.
E ci ho provato. Per lavoro e a livello personale sto molte ore davanti a uno schermo, e ormai la quantità di testo che leggo in formato elettronico sarà sicuramente dieci o venti volte superiore, in un anno, alla quantità di testo letto sui libri, che pure non è poca. Ma proprio perché la maggior parte del tempo la passo davanti a un monitor leggendo notizie e articoli sul Web, o leggendo e scrivendo testi che traduco per lavoro (i quali a volte non mi interessano o appassionano particolarmente), quando arriva il momento dello svago letterario non voglio continuare a leggere parole visualizzate su un monitor. I miei occhi non vedono l’ora di qualcosa di diverso. La lettura di un libro cartaceo è, a questo punto, una vera oasi di riposo.
Paradossalmente credo che uno degli ostacoli più forti alla diffusione dell’eBook sia proprio tutto il tempo passato davanti a uno schermo a navigare il Web e a leggere materiale in gran parte povero di contenuti e qualità letteraria. La lettura di poesie, racconti, romanzi, persino saggi, conserva quella natura di evasione anche quando si tratta di supporti, a mio avviso. Leggere tutto in formato elettronico, vista la quantità di testo che già leggiamo in quel formato, diventa semplicemente troppo. Naturalmente anche la mia è una generalizzazione e ci sono persone che divorano eBook su eBook. Buon per loro, ma vista la situazione degli eBook oggi, non mi pare siano la maggioranza.
Più oltre, a pagina 3, Siracusa elenca una serie di punti forti degli eBook e, per corroborare la sua idea per cui alla fine la gente sarà disposta ad accettare e adottare gli eBook, fa un paragone con la musica e l’evoluzione dei supporti con cui fruirla. Ma anche in questo caso, a mio parere, il ragionamento non fila tanto liscio come sembrerebbe a una lettura superficiale:
Comodità: Mille canzoni in tasca? Un milione di libri in tasca. Portate sempre con voi tutti i libri che state leggendo. Niente segnalibri che si perdono. Niente pagine con le orecchie. Nessun danno fisico come pagine strappate o macchiate. Nessuno spazio occupato sugli scaffali. Nessuna necessità di andare in un negozio. Si compra [online] e si inizia subito a leggere. Leggete ovunque, in qualsiasi momento, con solo una mano. Smettete di leggere all’istante senza paura di perdere il segno.
Potenza: Effettuate ricerche sul testo istantaneamente. Cercate la definizione di qualsiasi parola con un solo tap o clic. Aggiungete e togliete sottolineature un numero infinito di volte senza rovinare il testo o il libro. Aggiungete note senza il limite delle dimensioni dei margini. Create molteplici segnalibri e collegamenti fra più parti nel testo.
Potenziale: Consumate, condividete e ‘remixate’ tutte queste cose con chi volete, tutte le volte che volete.
OK, fantastico, ma è davvero sufficiente? Questi fattori sono così importanti da spingere inevitabilmente verso una transizione dei supporti? Sembra un’affermazione piuttosto discutibile. Per analizzare il tutto sotto una prospettiva migliore, pensiamo ad altre transizioni di supporti avvenute nella nostra vita.
Quali sono stati i vantaggi dei CD che hanno permesso al CD di sostituire i dischi in vinile e le musicassette? I nerd stanno sicuramente pensando alla qualità audio (anche se i patiti del vinile potrebbero obiettare) e la possibilità di realizzare copie digitali. Ma la copia digitale non era affatto pratica comune quando i CD iniziarono a comparire sul mercato, e la migliore qualità audio non è esattamente un fattore che attira il mercato di massa, come vedremo fra poco.
Le caratteristiche più importanti del CD erano molto più banali. I CD erano più durevoli e più piccoli dei vinili, e per riprodurre un certo brano non era necessario riavvolgere, andare avanti veloce, o cambiare facciata. (Oh, e poi le case discografiche non vedevano l’ora di guadagnarci inducendo le persone a ricomprare musica che già avevano, ma questo vale per ogni transizione di un supporto). La qualità audio e l’aspetto futuristico dei CD erano poi la ciliegina sulla torta. E per quanto riguarda la copia digitale, beh, anche i nerd più estremi non ci pensavano all’epoca in cui arrivarono i primi CD (quando si misurava la RAM dei computer ancora in kilobyte e i masterizzatori CD nemmeno esistevano).
A proposito, consideriamo un’altra transizione, dai CD ai download digitali. Ci troviamo proprio nel mezzo di questo passaggio. Che vantaggi hanno i file AAC e MP3 sui CD? Ancora caratteristiche molto banali. È possibile acquistare un download digitale senza uscire di casa, e si può iniziare immediatamente ad ascoltare la musica scaricata. Viene inoltre eliminato lo spazio fisico che occupano gli album. Questi sono sostanzialmente i vantaggi.
E la qualità audio? In realtà quella è peggiorata durante la transizione. I consumatori hanno rinunciato anche ai testi e alle informazioni contenute nei libretti dei CD, e hanno accettato una fedeltà peggiore per la copertina degli album. E questo sarebbe un passo avanti? Secondo i consumatori, la risposta è un fragoroso “sì”. Osservate il potere della comodità e della gratificazione istantanea!
Ora riguardiamo le virtù degli e‑book elencate sopra. Spero sarete d’accordo sul fatto che siano più che sufficienti.
Hmmm. Sì e no.
Che gli eBook presentino grossi vantaggi rispetto ai testi cartacei nessuno lo dubita. Trovo particolarmente interessanti le possibilità di ricerca in un testo, l’analisi di certe occorrenze, l’avere un dizionario in linea che mi dia immediatamente la definizione di un termine che non conosco, specie se sto leggendo un testo scritto in un’altra lingua. Stesso discorso per l’aggiunta di note e per la gestione di segnalibri. Ma credo sia altrettanto indiscutibile che queste comodità si applichino a certi tipi di testi più che ad altri. O anche, se vogliamo, più a determinati usi che facciamo di un testo rispetto ad altri. Se sto leggendo un romanzo per il piacere di leggerlo, e il romanzo è scritto nella mia lingua, e non lo sto leggendo per studio o per lavoro, né per scriverne una critica o un’analisi, l’utilità di tutti questi strumenti di ricerca diventa a mio avviso più attenuata. Certo, posso sempre trovare termini che non conosco, ma basta una rapida ricerca sul dizionario (o anche online) e il problema è risolto.
Ma il punto non è tanto questo. È il paragone con la musica che non mi convince. Mentre ha senso avere con sé migliaia di canzoni sul proprio iPod, avere con sé milioni di libri su un analogo supporto portatile mi sembra una sciocchezza. La grossa differenza fra musica e libri è la fruizione. Io posso ascoltare la mia musica mentre passeggio, ed è comodo avere centinaia di canzoni con me perché posso saltare da un album all’altro, crearmi una playlist, una colonna sonora per la mia passeggiata o mentre sto viaggiando. Posso mettere iPod in modalità shuffle e lasciare che sia lui a sorprendermi, pescando a caso in gigabyte e gigabyte di materiale. Se applichiamo lo stesso concetto ai testi e ai libri, si vede subito come abbia molto meno senso. I libri, anche la serie di libri che uno sta leggendo in un dato periodo, non sono canzoni da tre minuti che uno si mette ad ascoltare casualmente e indiscriminatamente. Forse sono io, ma trovo un po’ improbabile mettersi a leggere tre righe di un romanzo di Orwell, poi tre righe di un saggio di letteratura francese, poi due versi di Dante, poi un frammento di Baudelaire… Per le esigenze del lettore medio in movimento, è estremamente più pratico mettere due o tre libri in valigia. O il best-seller nella ventiquattrore.
I vantaggi elencati da Siracusa si applicano ottimamente a testi brevi da consultare per studio o per lavoro, manuali, documenti tecnici e/o specialistici, testi in cui è molto più importante orientarsi che mettersi a leggere in maniera sequenziale. Io ho installato l’applicazione Shakespeare su iPhone, che raccoglie l’opera del famoso drammaturgo inglese e permette di effettuare ricerche nei testi. Solo che è assai improbabile che mi metta a leggere una tragedia o commedia intera su iPhone. Per me, questa applicazione presenta indiscussi vantaggi per la consultazione del, e ricerca nel testo, che non per la lettura in se stessa.
Il discorso sulla transizione dei supporti musicali è ineccepibile, ma siamo così sicuri che si possa fare un’esatta analogia con il destino che toccherà ai libri stampati? Non ne sono tanto convinto. Dato che l’articolo di Siracusa sembra ignorare o mettere in secondo piano i punti forti dei libri cartacei, farò io un elenco, senza pretese di completezza:
- Con il libro tradizionale, l’accesso al suo contenuto non è reso problematico dal DRM.
- Per leggere un libro non serve un dispositivo dedicato, spesso costoso. Non serve un computer né software più o meno specifico.
- Un dispositivo dedicato necessita una forma di alimentazione, che siano batterie o connessione diretta alla corrente, e quindi consuma energia.
- Per la lettura di lunghe sezioni di testo puro, osservare a lungo lo schermo di un computer o di un dispositivo dedicato (checché ne dica Siracusa) risulta più faticoso rispetto alla lettura di un libro tradizionale.
- Dato che non è stato ancora raggiunto un vero e proprio standard del libro elettronico, è assai probabile che i formati esistenti oggi, e attualmente supportati dai dispositivi in commercio, diventino presto incompatibili con i dispositivi di domani. Un libro stampato nel XVI secolo è ancora leggibile.
- I lettori di eBook sono più vulnerabili di un qualsiasi libro, sotto vari aspetti. Fisicamente sono più fragili e soggetti a danni (caduta, rovesciamento accidentale di liquidi, ecc.). In più, se mi rubano la valigetta con un paio di libri dentro, perderò un paio di libri. Se vi fosse un lettore di eBook perderei il lettore e tutti i libri, articoli e documenti legalmente acquistati. Questo vale sia per il furto che per lo smarrimento del dispositivo. (Sì, possono esserci i backup a salvare la perdita dei libri acquistati, ma non la perdita del dispositivo per leggerli).
- Sempre sulla vulnerabilità dei lettori di eBook, non dimentichiamo i possibili guasti hardware e software. Tutti problemi e inconvenienti che un libro non crea e non dà.
- È molto più semplice copiare e distribuire illegalmente un testo in formato elettronico che non in formato cartaceo.
- Una comodità indubbia dei lettori di eBook è che permettono di manipolare la visualizzazione del testo: lo si può ingrandire e leggere più comodamente, mentre con un libro tradizionale si è legati alle scelte estetiche e di stampa. D’altro canto i libri elettronici tendono a essere tutti uguali, appiattendo la qualità grafica di un libro, annullandone il design e la particolarità che lo differenzia da un altro libro. In più esiste tutta una serie di libri che è impensabile guardare in formato elettronico: libri d’arte, di fotografia, di architettura, di design, di tipografia, e in genere tutti i libri per cui è importante, anzi fondamentale, il layout e l’insieme di testo e immagine, nonché il formato (non tutti i libri sono riducibili allo schermo del Kindle, per fare un esempio).
- Il libro tradizionale è estremamente più pratico ed economico per il lettore occasionale o per chi, come me, vorrebbe leggere di più ma non può per ragioni di tempo. Supponiamo che un buon lettore di eBook costi 400/500 Euro. Per poter leggere gli eBook devo prima investire denaro in un lettore dedicato, e poi (sto sempre pensando al modello del Kindle di Amazon) acquistare i singoli libri, che al momento non sono proprio a buon mercato. Se leggo 25 libri in un anno (diciamo quindi due al mese), la spesa non giustifica il consumo.
- Non parliamo poi del piacere di visitare una libreria e scoprire libri nuovi, autori che non si conoscono, magari grazie alla copertina o al sommario scritto sul risvolto, o a uno qualsiasi dei dettagli che possono attirare la nostra attenzione. Proprio perché i libri cartacei sono variegati, differenti, imprevedibili.
- Il libro elettronico è comodo da acquistare perché “neanche si esce di casa”, ma non si vive di sola comodità. Un libro non è una canzone che pre-ascolti, ti piace, e la compri perché la vuoi ascoltare subito. La comodità della musica comprata online è al servizio della gratificazione istantanea. Un buon romanzo, un racconto, un classico, è tutto fuorché gratificazione istantanea. Anzi, il piacere è differito, è legato al viaggio della lettura, al traguardo di raggiungere il finale del libro. La canzone è un’altra cosa, è un qui-e-ora, è fast-food.
Nel mondo librario non è ancora avvenuta quella transizione che Siracusa ha descritto nell’ambito dei supporti musicali. La ‘morte’ del vinile e della musicassetta è stata, a suo tempo, piuttosto rapida e decisa. Ricordo bene come nei negozi di dischi che visitavo abitualmente, intere sezioni di vinili sparivano nel giro di quindici giorni, per non parlare delle cassette, scomparse a velocità ancora maggiore. Nel panorama dei testi c’è ancora molta confusione. Troppi formati, troppe differenze e soluzioni proprietarie per i dispositivi di lettura, e un modello economico ancora agli inizi e non ben definito. Per chi ci deve guadagnare, la distribuzione dei testi elettronici è un piccolo incubo, simile a quel che ha dovuto affrontare l’industria musicale con l’avvento della digitalizzazione e distribuzione di musica (più o meno legalmente) via Internet.
Concludo il discorso (necessariamente incompleto, considerando la vastità dell’argomento) sottolineando forse il vantaggio più ovvio del libro tradizionale rispetto all’eBook: la durata del supporto. Questo aspetto è a mio avviso legato a doppio filo con la diffusione e trasmissione della cultura. L’eBook mi sembra figlio di questi tempi veloci, dell’informazione che arriva sbriciolata da ogni dove e che viene consumata ma raramente assimilata, di una virtualità dove tutto passa e poco resta. In questo panorama, pur non negando i vantaggi della tecnologia e approfittandone io stesso, vedo il libro tradizionale come sinonimo del materiale e del permanente di contro all’immateriale e all’effimero. Il testo elettronico è eccezionale, versatile, e comodo, ma mi sfugge di mano, non riesco a configurarne un possesso, è sabbia elettronica che non sta nel pugno.
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