Streaming come si deve
Solo un congelamento del video per un minuto, in un’ora e mezza di keynote. Non male.
iLife ’11
Interessante il discorso sulle applicazioni a pieno schermo, anche collegato al futuro Mac OS X 10.7 Lion. Sembra quasi di avvertire i segnali di un passaggio al tipo di interfaccia di iOS, ossia un’applicazione per volta si prende tutto lo schermo e tutto il focus. Anche elementi grafici dell’interfaccia utente di iOS (pulsanti, barre di scorrimento) sono visibili sia nel nuovo iPhoto, sia più avanti durante le dimostrazioni dell’anteprima di Mac OS X 10.7.
La dimostrazione di iPhoto mi ha impressionato, e mi ha quasi convinto ad adottarlo come gestore della mia biblioteca fotografica (finora ho trovato più che sufficiente Graphic Converter, e ho appena imparato a muovere i primi passi in Aperture). Per quanto riguarda iMovie e GarageBand, non sono due applicazioni che uso solitamente, ma le nuove versioni fanno venire ancor più voglia di provarle e pasticciarci un po’.
iWeb e iDVD non hanno subito nessun aggiornamento. Onestamente non so in cosa avrebbe potuto migliorare iDVD. È un programma che ho usato alcune volte e non mi sembra poi tanto male. iWeb, invece, avrebbe bisogno di un bell’aggiornamento per renderlo più flessibile. Ritengo però che, prima di iWeb, occorrerebbe sistemare definitivamente MobileMe per renderlo un servizio di cloud computing più versatile e potente. (E magari rendere più umano lo schema degli URL: perché la pagina principale di un sito ospitato in MobileMe non può avere un URL come nome-utente.me.com invece di web.me.com/nome-utente/titolo-pagina-home, che è più difficile da memorizzare?)
FaceTime per Mac
La considerazione più in linea con il mio pensiero l’ha già detta l’amico Lucio Bragagnolo:
Il fattore esplosivo di FaceTime non è quello tecnico, ma quello di utilizzo. Non so se ricordi il primo spot di iPhone: alla fine si diceva che l’aggeggio, oltre a fare mille cose, telefonava persino. iPhone telefona, ma non è un telefono. Non so sei hai visto gli spot attuali di iPhone 4, che sembrano di iPhone 4 e invece mostrano solo FaceTime. Un sistema di videochiamata qualsiasi, solo che nessuno parla. Il valore sta nella connessione video sontuosa.
Mentre tutti invitano a chiamare con il bonus di vedersi pure. La voce è di qualità, il video è quello che è. Apple invita a vedersi con il bonus che volendo ci si parla pure. In altre parole, propongono vediamoci invece di sentiamoci. Di sistemi di videochiamata per l’utenza estesa ne esistono infiniti, ma tutti sono di qualità video accomodante. FaceTime no. Tecnicamente, FaceTime su Mac doppia iChat, ma Apple sta lavorando per creare una rete mondiale di apparecchi in grado di fare FaceTime tra loro e, stante che iChat dipende da Aim e invece FaceTime no, la fase di passaggio attuale è inevitabile. È di passaggio però.
Mac OS X 10.7 Lion
Dal keynote di Jobs sembra chiaro che una delle linee principali di sviluppo della prossima versione di Mac OS X sia quella di prendere idee sviluppate in iOS (e più specificamente in iPad) e riportarle al Mac — back to the Mac, appunto.
Alcune di queste idee sono:
Nelle critiche post-evento, è stata ovviamente la notizia dell’imminente lancio del Mac App Store a essere il principale oggetto di discussione, insieme alla nuova linea di MacBook Air. Alcuni hanno anche espresso qualche perplessità su Mission Control e Launchpad. Su queste ultime novità non mi esprimo: è troppo presto e occorre vedere come funzionano dal vivo.
Osservando la dimostrazione, però, la mia primissima impressione su Mission Control è che mi sembra un tantino eccessivo riunire Spaces, Exposé, Dashboard e la Scrivania in un unico luogo. E tutti quei passaggi dentro e fuori le applicazioni, gli ambienti virtuali, le finestre aperte delle applicazioni, ecc., mi appaiono molto soggetti a gestualità accidentali, che generano passaggi non voluti e quindi confusione (lo stesso Craig Federighi si è inceppato un paio di volte).
Del salvataggio automatico (Auto save) e del fatto che le applicazioni — come in iOS — registrino il proprio stato all’uscita e riprendano da dove si trovavano quando le riapriamo, è stato dato solo un accenno da Jobs, ma credo che potrei passare a Lion direttamente solo per questa funzionalità, che può sembrare piccola, ma è importantissima (e viene da dire: quanto tempo abbiamo atteso per averla su un sistema operativo!)
Il Mac App Store mi ha lasciato un po’ perplesso. Da un lato è allettante poter comprare, installare e gestire applicazioni per Mac come si fa su iPhone, iPad e iPod touch. Sicuramente è una funzione che avvicinerà ancor di più al computer le persone meno avvezze alla tecnologia. Dall’altro è un’iniziativa che sconvolgerà il mondo degli sviluppatori per Mac di terze parti.
Il Mac App Store avrà un modello del tutto simile all’App Store di iOS. Le applicazioni subiranno un processo di revisione prima di essere ammesse o respinte proprio come avviene in iOS. A quanto ho sentito, le linee guida per fare in modo che un’applicazione Mac passi l’esame sembrano essere ancor più restrittive rispetto all’App Store per gli iDispositivi. E, sempre come per l’App Store di iOS, gli sviluppatori divideranno con Apple i proventi delle vendite dei programmi secondo il medesimo rapporto 70/30. Visto che il Mac App Store è totalmente facoltativo, la mia domanda è: che cosa mai potrebbe spingere uno sviluppatore ad accettare l’ingresso nel Mac App Store? La maggiore visibilità? È un bel compromesso: entro in Mac App Store pronto a cedere il 30% dei profitti ad Apple in cambio di maggior visibilità o ne resto fuori, faccio pubblicità come meglio credo, e mi tengo tutti i profitti?
Trovo un po’ eccessivo da parte di Apple il proporre una spartizione dei guadagni con il rapporto 70/30 come per l’App Store. Può aver senso nella piattaforma iOS, come parte delle ‘regole del gioco’ lanciata praticamente insieme alla piattaforma stessa. In ambito di software per Mac mi sembra una costosa forzatura (anche se, ripeto, la partecipazione al Mac App Store è assolutamente facoltativa).
E poi, perché vietare versioni demo/trial? Su iPhone e iPad, dato che il prezzo medio di un’app è molto contenuto, uno può rischiare quei 3–4 Euro e comprare una nuova app a scatola chiusa. Con un programma da 70–100 dollari per Mac mi sembra assurdo non poterlo provare prima di deciderne l’acquisto. Può darsi che Apple abbia ragionato in questo modo: la versione dimostrativa potete scaricarla dal sito dello sviluppatore, e poi acquistarla con comodo dal Mac App Store. Plausibile, ma anche macchinoso. In fin dei conti durante il keynote hanno insistito sulla facilità d’uso dell’interfaccia e sulla semplicità del processo d’acquisto e installazione di applicazioni, del tutto identico a quanto accade in iOS.
I nuovi MacBook Air
Un deciso passo avanti rispetto alla generazione precedente. Approvo assolutamente la scelta di fare definitivamente a meno dei dischi rigidi a favore di memorie flash. Il guadagno in prestazioni dovrebbe essere evidente, e già leggo di chi ha provato i MacBook Air negli Apple store e dice che si avviano da spenti in una manciata di secondi.
Credo che il modello da 11,6” base farà furore, malgrado le limitazioni e il prezzo di 999 Euro (costa come il MacBook bianco). Offre una leggerezza e portabilità eccezionali. L’ingombro è quello di un iPad, grosso modo, ma hai con te un Mac vero, con un bello schermo e soprattutto una tastiera e un trackpad di dimensioni standard. La risoluzione di 1366x768 mi sta un po’ stretta, però d’altro canto se penso che il mio PowerBook G4 da 12” ha uno schermo 1024x768 (e pesa più del doppio), non c’è da lamentarsi.
Se ve la cavate con l’inglese, vorreste acquistare uno dei nuovi MacBook Air ma avete qualche perplessità, Marco Arment ha scritto un’ottima ‘guida all’acquisto’ che consiglio di leggere.
Conclusioni
Dopo questo tipo di eventi Apple, ho notato che ormai lo schema delle reazioni della gente (su Web, mailing list, forum) è sempre quello: criticare criticare criticare, per poi accettare accettare accettare e comprare comprare comprare. Apple continua a stupirmi, il pubblico ormai non più.