La prima parte della mia operazione di ristrutturazione della rete domestica, in cui ho inserito un PowerMac 9500 al posto di un Quadra 950 per fare da ponte fra i Mac più moderni e il parco macchine vintage, narrava delle vicissitudini scaturite da uno sfortunato incidente di percorso (due dischi rigidi interni SCSI morti insieme lo stesso giorno). Installare nuovamente Mac OS 9.1 sul disco interno superstite del PowerMac, come illustra il mio estenuante racconto, è stato molto meno banale del previsto, e quando alfine sono riuscito nell’impresa, la prima parte della vicenda (e del post) si chiudeva con un ultimo inghippo:
Scollego tutto e riavvio il PowerMac 9500. Il sistema si carica, ma è sospettosamente lento. Dodici minuti dall’icona del Mac sorridente alla scrivania sono troppi. […] Avviando con le estensioni disabilitate tutto è a posto e il PowerMac è molto reattivo, quasi più di prima. Il problema è evidentemente una o più estensioni, o anche un conflitto fra esse. Può essere che non installando Mac OS 9.1 direttamente sul PowerMac ma usando un’installazione fatta da un PowerBook Titanium, siano state aggiunte componenti che mandano il PowerMac in rigetto. La caccia all’estensione maledetta, in pieno stile pre-Mac OS X, ha inizio ora, e se l’argomento intrattiene e diverte, farò sapere come va.
Ora, non saprei dire se l’argomento abbia ‘intrattenuto e divertito’, ma dato che a me piace sempre arrivare in fondo alle cose, riporto il seguito della mia avventura vintage.
Prima di cimentarmi nella famigerata danza ‘togli estensione 1 / riavvia il Mac / rimetti estensione 1, togli estensione 2 / riavvia il Mac’, che gli utenti Mac di lungo corso ricorderanno come una delle cose più tediose e nient’affatto Mac-like mai sperimentate, ho voluto provare a capire un po’ meglio quella strana lentezza all’avvio del PowerMac 9500. A un’analisi più attenta, il fenomeno era il seguente: tutta la procedura di boot avveniva come al ralenti, con le estensioni che si caricavano una alla volta e con una considerevole pausa fra l’una e l’altra. Quando finalmente veniva caricata la scrivania, l’intera interfaccia grafica reagiva ai clic del puntatore e agli input da tastiera con enorme ritardo, al punto che il Mac sembrava congelato. (In Mac OS X uno scenario abbastanza simile a questo si manifesterebbe se, per qualsiasi motivo, un processo si prendesse il 100% di risorse della CPU e la soffocasse fino a rallentare persino i movimenti del puntatore del mouse). Insomma, il Mac pareva talmente occupato a gestire qualcosa dietro le quinte, da non badare agli stimoli provenienti dall’esterno. Non sentendo alcuna attività ‘macinante’ a livello di disco rigido (e quest’unità da 500 MB è oscenamente rumorosa), ho pensato si trattasse di qualche conflitto in memoria. Dopo alcuni minuti in questo stato, tuttavia, il Mac ‘tornava in sé’ e riprendeva a essere scattante come lo era sempre stato e tutto funzionava senza problemi. Nessun errore, nessun messaggio strano.
Perplesso, non mi rimaneva altro da fare che iniziare la malefica danza di cui sopra, entrando nel pannello di controllo Gestione Estensioni e iniziando a disattivare componenti inutili (come FireWire Support, le numerose estensioni ATI, le componenti per la gestione di OpenGL, ecc.). A ogni riavvio la situazione non cambiava: Mac al rallentatore fino al caricamento della scrivania, una manciata di minuti in stato di semi-intontimento e poi di nuovo scattante. Quando persino selezionando il set di estensioni “Mac OS 9.1 base” (che viene proposto come set di default da Apple in caso di conflitti fra e con estensioni di terze parti) il Mac al riavvio continuava a comportarsi in questa strana maniera, la mia pazienza si è esaurita. (Calcolate un quarto d’ora a riavvio, moltiplicatelo per almeno una dozzina di riavvii e avrete una vaga idea del tempo che si può perdere con un tale tipo di troubleshooting). Era cruciale installare Mac OS 9.1 direttamente sul PowerMac, senza giri e scorciatoie.
Collegata al PowerMac la gloriosa unità a cartucce SyQuest 5200C, e inserita una cartuccia da 200 MB con un’installazione pulita di Mac OS 7.6, ho riavviato il Mac da questa unità e ho cancellato la Cartella Sistema di Mac OS 9.1 sul disco rigido. L’intento era quello di riprovare a mettere il CD-ROM di Mac OS 9.1 nell’unità ottica del PowerMac e ritentare l’installazione. Ma, colpevole la stanchezza, dimenticavo che quel CD-ROM non viene visto dai driver troppo datati di Mac OS 8 e versioni anteriori. Mi ritrovavo quindi daccapo, con un PowerMac avviabile solo dall’unità SyQuest con Mac OS 7.6. Non avendo voglia di staccare tutto e di smontare il PowerMac 9500 ancora una volta, estrarre il disco rigido, eccetera eccetera, ho pensato di riprovare la strada del PowerBook 5300 come tramite fra il CD-ROM di Mac OS 9.1 condiviso dall’unità ottica del PowerBook G4 Titanium e un’unità dove installare il 9.1 in modo da poter poi avviare il PowerMac da lì. Avendo il SyQuest sotto mano, ho cercato una cartuccia con spazio libero sufficiente, ma invano.
La situazione si faceva grottesca, ma l’idea di utilizzare un’altra periferica d’antan si è rivelata vincente. Sono infatti riuscito a installare una versione di Mac OS 9.1 minima su un disco magneto-ottico, riesumando una vecchia unità MaxOptix SCSI e un disco da 652 MB doppia faccia (quindi 300 e passa Megabyte per faccia). Con Mac OS 9.1 installato sul magneto-ottico, ho collegato l’unità (che da sola pesa quanto un Macintosh SE, tra parentesi) al PowerMac, avviato da lì, inserito il CD-ROM di Mac OS 9.1 nel lettore del PowerMac ed effettuato finalmente un’installazione completa di OS 9.1 sul disco rigido interno. Copiato Vine Server for Mac OS 9 e messo negli elementi di avvio, finalmente sono riuscito a vedere il PowerMac 9500 dal PowerBook G4 12″ mediante Condivisione Schermo:
Essendo l’output video regolato sui 640 x 480 pixel del Monitor Color Display da 14 pollici, la finestra è davvero piccolina. Ho pensato a qualche sistema per sfruttare un po’ più di spazio, e mi è venuta in mente un’applicazione che avevo provato anni fa: SwitchRes. Con sorpresa, una breve ricerca sul Web mi porta a scoprire che l’applicazione è tuttora supportata, che ne esiste una versione per Mac OS X (SwitchResX) e per Mac OS 9 e anteriori (SwitchRes 2). Scarico SwitchRes 2.5.3, lo passo al PowerMac e lo provo. È un programma che va usato con un po’ di attenzione, perché è facile ritrovarsi con uno schermo nero e non poter far altro che riavviare il Mac in maniera brusca. Fortunatamente, comandando il PowerMac dal PowerBook G4 via VNC, mi è stato possibile continuare a vedere il desktop del PowerMac sul PowerBook anche a risoluzioni superiori (800 x 600 nella figura sottostante).
Registrato SwitchRes 2 (mi ricordavo bene, è un gran programma), e avendo ormai sistemato la configurazione del PowerMac 9500, sono andato a vedere se il disco rigido esterno da 4 GB con installato Rhapsody Developer Release 2 funzionava ancora come lo avevo lasciato quasi un anno fa. L’ho collegato al PowerMac ma naturalmente non mi è stato possibile riavviare direttamente in Rhapsody, dato che con il guasto al primo disco rigido del PowerMac fra i dati perduti c’era il Multibooter che permetteva appunto il riconoscimento di unità formattate Rhapsody (che non usa il filesystem HFS o HFS+ del Mac, ma un filesystem UNIX: UFS) nonché di specificarle come dischi di avvio. Ho dunque inserito il CD-ROM di Rhapsody e copiato Multibooter sul disco rigido. Lanciato il programma, il disco esterno con Rhapsody veniva subito riconosciuto:
Nella figura, le unità visibili sono 9500 (Mac OS) (il disco rigido del PowerMac); Rhapsody DR2 (Mac OS) e Rhapsody DR2 (Rhapsody) sono le due partizioni dello stesso CD-ROM di Rhapsody, formattate per essere leggibili da Mac OS e da Rhapsody; e infine Titan1T7 (Rhapsody), che è il disco esterno da 4 GB, visibile solo da Multibooter (sulla scrivania non c’è — e non ci può essere, per la ragione vista sopra). Da notare come da questa applicazione/pannello di controllo sia derivato il pannello ‘Disco di Avvio’ in Mac OS X, con la disposizione orizzontale dei volumi selezionabili per l’avvio.
Scelto il disco esterno e riavviato, mi ritrovavo in Rhapsody, con le finestre aperte nel Workspace Manager così come le avevo lasciate a fine 2007. Su Rhapsody tornerò un’altra volta: devo togliere un po’ di ruggine e familiarizzarmi di nuovo con il sistema operativo. La prossima impresa immagino sarà portare Rhapsody su Internet cercando di reinstallare OmniWeb (sì, OmniWeb era già in circolazione a quei tempi). Se non dovesse funzionare, c’è sempre Lynx!
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