Qualche giorno fa, passando in rassegna i nuovi post della trentina di feed RSS che seguo assiduamente, notavo l’annuncio di una nuova applicazione per Mac OS X: Tags, di Gravity Applications LLC.
Tags implementa un sistema di tagging (in italiano diremmo forse ‘un sistema di etichettatura’) esteso a tutto il sistema e non legato a una o più applicazioni in particolare. Come nota Gruber, l’interfaccia grafica è simile a Quicksilver o a LaunchBar, in quanto è richiamabile in qualsiasi momento grazie a una scorciatoia da tastiera. Lo screencast presente nella pagina principale di Tags illustra molto bene il funzionamento del programma; la spiegazione è ovviamente in inglese, ma anche solo osservando il video si può avere un’idea di come funziona l’utility.
In sostanza, si può etichettare tutto: foto, messaggi email, file nel Finder, segnalibri di Safari, e chi più ne ha più ne metta. I tag vengono archiviati come metadati, e quindi è possibile effettuare in un secondo momento potenti ricerche con Spotlight.
In generale, il concetto dei tag è mostruosamente semplice: se a ogni elemento — che siano file sui miei dischi, foto caricate online con un servizio come Flickr, segnalibri condivisi, articoli di un blog, ecc. — applico delle etichette identificative (i tag, appunto), le mie ricerche future saranno di molto velocizzate e semplificate. Più tag attacco a un elemento, e più aumenta la specificità di quei tag, ancora meglio. Trovare file, foto, messaggi, segnalibri e quant’altro sarà ancora più facile.
Fin qui tutto bene. E allora dove stanno le mie perplessità?
In primo luogo voglio far notare quel che secondo me è il punto più debole dell’applicazione Tags: nella maggior parte dei casi, gli utenti che la provano/comprano si troveranno con uno o più Mac in cui probabilmente non è mai stato fatto un lavoro di tagging in precedenza. Oppure lo si è incominciato scrivendo parole chiave nella sezione Commenti Spotlight nel pannello di informazioni dei file (ma quanti lo fanno davvero?). Certo, si può incominciare a etichettare tutti i nuovi file che vengono aggiunti al sistema dopo l’acquisto di Tags, ma a un certo punto, se si vuole sfruttare appieno Tags, bisognerà cominciare a gestire tutto l’archivio di file ed elementi già immagazzinati nel Mac. Non voglio provare nemmeno a fare un calcolo approssimativo del tempo che una tale operazione porta via. Che sia tempo buttato o ‘investito’ lo deciderà il singolo. Per quanto mi riguarda, niente da fare. Preferisco utilizzare uno o più strumenti di ricerca: forse ci metterò tre minuti invece di trenta secondi per trovare il documento che mi interessa, ma alla fine con ogni probabilità avrò perso meno tempo che non a ‘taggare’ intere directory di file di testo, immagini, PDF, e via dicendo.
Non ritengo i tag una cosa inutile a priori, anzi. Io stesso ne faccio un uso leggero, per esempio in Flickr e in questo stesso blog. Ma perché ho iniziato a mettere i tag alle fotografie fin da quando attivai il mio account qualche anno fa. Se in tutto questo tempo non avessi mai inserito i tag, non mi metterei certo a farlo ora, dopo aver caricato più di 500 foto. Stesso dicasi per le Categorie e i Tag di questo blog. Ce ne sono perché le ho stabilite fin dal principio.
Un altro fattore che incide sulla reale efficacia dei tag, come ho già accennato poco sopra, è la loro specificità. Tag come “lavoro”, “progetto”, “confidenziale”, “vacanza”, “scansione”, “fattura”, “amici”, sono troppo generici per poter aiutare davvero nel momento in cui si effettua una ricerca. Usare tag del genere non serve a molto e quasi si fa prima a trovare il file di una certa fattura servendosi di una Cartella Smart (Cerca il documento che contiene ‘fattura’ nel nome, compreso tra il 15/10/2008 e il 30/11/2008). Più ci mettiamo a pensare tag creativi e specifici per i vari elementi, più tempo impieghiamo nella nostra titanica operazione di tagging.
Lo considero tempo perso perché il tempo impiegato a etichettare tutti i dati che ci interessano non viene quasi mai interamente ammortizzato dal tempo che in teoria si risparmierebbe nella successiva fase di ricerca. Soprattutto, è tempo investito in maniera preventiva: si cataloga tutto quanto perché ‘potrebbe servire’, ma la quantità di ricerche effettuate difficilmente supererà il numero degli elementi catalogati. In altre parole: ‘tagghiamo’ (brrr che verbo!), cataloghiamo migliaia di elementi per poi magari ricercarne effettivamente un paio di dozzine. E con ‘ricercare’ intendo proprio affidandosi a strumenti di ricerca (come Spotlight) e non — come a me capita nella maggior parte dei casi — sfogliare quelle due o tre cartelle nel disco rigido in cui sappiamo già dove si trova il file che cerchiamo.
Il personal computer è nato con una filosofia ben precisa: aiutare l’uomo a svolgere compiti difficili e operazioni noiose e ripetitive. Con Tags, e il tagging in generale, a mio avviso si fa un passo indietro. Nel mio sistema operativo ideale dovrebbe essere il calcolatore a estrarre più informazioni possibili dai file per poi catalogarli e aiutare l’utente nelle ricerche.