Domani mattina entro in ospedale. Finalmente mi toglieranno la cistifellea. (Di che sto parlando? Leggere la puntata precedente).
Per rilassarmi, sto passando il pomeriggio leggendo.
Domani mattina entro in ospedale. Finalmente mi toglieranno la cistifellea. (Di che sto parlando? Leggere la puntata precedente).
Per rilassarmi, sto passando il pomeriggio leggendo.
Choosy — A smarter default browser for Mac OS X: Questa è l’utility che aspettavo da un certo tempo. Utilizzando più di un browser, il concetto di ‘browser predefinito’ diventa presto piuttosto stretto. Sul mio Mac ho almeno una decina di browser, e nel tipico flusso di lavoro quotidiano ne tengo aperti almeno due. E non sono sempre gli stessi, specie in questo periodo in cui mi sto dedicando, mentre lavoro e navigo il Web, a provare in maniera approfondita tutti i browser che ho installato. Questa settimana sto usando Firefox e Safari, per esempio, ma l’impostazione di ‘browser di default’ o predefinito, era Camino; la scomodità in questo caso è data dall’aprire link da altre applicazioni, come Mail e Mailsmith. Se non mi ricordo di copiare il link e incollarlo in uno dei browser che ho attivi al momento, Camino si avvia automaticamente, e non voglio questo. Né voglio andare nelle preferenze di Safari ogni volta che cambio il browser momentaneamente preferito.
Per chi usa più di un browser, Choosy è una bella idea, e come tutte le belle idee è semplice ed efficace. Choosy non è un browser, ma quel che definirei un intermediario: un programma che si occupa di gestire le chiamate ai browser (per esempio aprendo link esterni contenuti in email, sessioni di iChat, documenti PDF e di testo RTF, ecc.) e di indirizzarle al/ai browser attivo/i in quel momento, o di seguire comportamenti specificati dall’utente.
Alla pagina principale del sito ci si trova subito di fronte a un breve video esplicativo del funzionamento di Choosy: non è necessario sapere l’inglese per capire come funziona, è davvero semplice. Choosy è un pannello di controllo, e dopo aver scaricato il file e averlo lanciato, il pannello verrà aggiunto alla sezione Accessori in Preferenze di Sistema (la fila in basso, che contiene software aggiunto da terze parti).
Nella sezione Browsers è possibile assegnare un ordine di priorità ai browser che abbiamo sul Mac, e dire a Choosy quali ignorare (perché magari non li usiamo quasi mai, li abbiamo scaricati solo per provarli e non vogliamo che siano inclusi fra le alternative, ecc.).
La sezione Behaviour è forse la più importante. Vi sono due gruppi di opzioni: con il primo si definisce il comportamento di Choosy quando uno o più browser sono già attivi, e le scelte sono:
Il secondo gruppo di opzioni definisce il comportamento di Choosy quando non ci sono browser attivi. Le scelte sono:
Nella sezione Appearance è possibile definire l’aspetto della selezione dei browser. Le icone possono apparire in fila o in cerchio, e con un cursore possiamo scegliere le dimensioni delle icone.
Choosy è in beta gratuita, e quando raggiungerà la versione definitiva sarà uno shareware. All’atto dello scaricamento è possibile fornire il proprio indirizzo email per essere avvisati quando uscirà la versione finale. Nel frattempo la beta dura 365 giorni, un intervallo sufficiente per provarla, direi. Alla pagina Choosy in your browser si possono scaricare dei bookmarklet (piccole porzioni di codice JavaScript che possono essere richiamate come fossero bookmark) che permettono di aprire con un altro browser la pagina Web su cui ci si trova.
Per completezza, segnalo che al momento esiste un altro programma che svolge funzioni analoghe a Choosy, ma non l’ho provato: si chiama Highbrow, è prodotto da Helium Foot Software, ed è uno shareware che costa 12 dollari (si può scaricare una versione di prova gratuita).
CES: Asus EeePC T91; the netbook Apple never made — Macworld UK: Sempre il buon Mark Hattersley, autore dell’articolo segnalato nel mio post precedente, che sforna un altro titoletto ‘provocatorio’: Il netbook che Apple non ha mai prodotto. Sottotitolo: Prova sul campo del netbook con touch-screen di Asus — Che Apple stia perdendo terreno nei confronti della concorrenza?
Oooh. Il sottoscritto già sorrideva a questa sparata, e quando ha fatto scorrere la pagina Web fino a scoprire la foto di questo nuovo portento di Asus, si è fatto una bella risata. Meno male che Apple non si è messa a fare un aggeggio simile. Meno male.
Il resto del (breve) articolo, malgrado il titolo gradasso, non parla del nuovo Asus T101H (il campione della foto) in toni eccessivamente elogiativi:
[…] Il sistema operativo è Microsoft XP [sic!], che ovviamente per i lettori di Macworld rappresenta un punto debole. Parlando per esperienza diretta, inoltre, possiamo dire che l’usabilità di Microsoft XP mediante un dispositivo touch screen lascia parecchio a desiderare. Asus ha ovviato a questo inconveniente con un sistema di pannelli sovrapposti che permette all’utente di creare tre pannelli diversi che raggruppano applicazioni in maniera vistosa (con pulsanti più grandi, e così via). Queste possono usarsi per calendari, musica, media e altre diffuse funzionalità interattive. Tuttavia, come con altri dispositivi touch screen, abbiamo notato che lo stesso Microsoft Windows si comportava in maniera un po’ schizzinosa e imprevedibile per essere utilizzato attraverso controlli tattili in maniera efficace. […]
Nella foto si vedono alcune icone: devono essere quei grossi pulsanti di cui si parla nell’articolo. Hanno un aspetto piuttosto familiare, direi…
Apple sta perdendo davvero terreno nei confronti della concorrenza? La grossa obiezione è: ma quale concorrenza? Questo aggeggio a quale prodotto Apple fa concorrenza? Ha uno schermo touch screen… deve essere un qualche concorrente di iPhone / iPod Touch. Se la mettiamo su questo piano, Apple ha vinto già da più di un anno. Se invece vogliamo insistere sulla categoria dei netbook, Apple non ha un netbook, quindi non vedo ragione di fare paragoni.
Vorrei far notare una cosa, secondo me emblematica, della tragicità della progettazione di questo Asus tattile: l’aggeggio non ha uno, non ha due, ma ben tre modalità di puntamento: trackpad (mini), stilo e tocco. Per l’utente ingolosito da questi gadget può essere una cosa davvero tosta. Per chi ha un occhio di riguardo per aspetti quali interfaccia utente e usabilità è un disastro, reso peggiore da quell’assurdo giunto snodato per la rotazione dello schermo. Se Apple mai entrerà in questo sedicente mercato rivoluzionario, non aspettatevi un dispositivo così maldestro. Scordatevi schermi che ruotano, e probabilmente scordatevi uno stilo (a meno che non si voglia riesumare il riconoscimento della scrittura del Newton prima e di Inkwell dopo). Il form factor più probabile è quello di un grosso iPod touch, con tastiera virtuale (ma con tasti più grandi, quindi più comodi). Ma gli elementi più notevoli saranno la coerenza dell’interfaccia, la robustezza del sistema operativo, i materiali con cui verrà costruito, e l’autonomia della batteria (rigorosamente non rimovibile).
Più che ‘perdere terreno nei confronti della concorrenza’, ho l’impressione che Apple stia lasciando che la concorrenza galoppi, scontrandosi in una guerra fra poveri, fino a finire da sola in un burrone. Per innovare, o per creare un prodotto ben fatto e che vende, non è affatto necessario fare sempre la parte del pioniere. La storia di iPod parla da sola. La storia di iPhone anche.
CES: Sony Vaio VGN-P500 vs. MacBook Air — Macworld UK: Stavo facendo passare i feed RSS ieri e mi è saltato all’occhio questo articolo di Macworld UK, che mette a confronto il nuovo netbook prodotto da Sony con il MacBook Air. Interessato dal titolo, ho fatto clic per passare a leggere l’articolo sul browser, e appena ho visto la prima foto del Vaio ho pensato che forse hanno messo ‘MacBook Air’ nel titolo per convincere il lettore di passaggio ad aumentare i clic al sito.
Che cosa ci azzecchi il piccolo Vaio (volevo chiamarlo affettuosamente ‘Vaiolo’, ma sorvoliamo) con il MacBook Air lo sa solo il giornalista autore del pezzo.
La prima cosa che si può notare del VGN-P500 è la forma: è un computer corto ma largo. Lo schermo è a 8 pollici, retroilluminazione a LED, risoluzione 1600x800, ma è così ampio da essere largo quasi il triplo rispetto alla sua altezza.
E sì, poi l’articolo si affretta a dire che il VGN-P500 ha dimensioni estremamente più contenute rispetto all’Air (243 x 120 x 20mm e 635 grammi di peso contro i 325 x 227 x 4–19mm e i 1,36 kg del MacBook Air) e che vince in quanto a portatilità. Ma il MacBook Air non è un netbook, è “il computer portatile più sottile”, traducendo la definizione data da Apple stessa.
Il Sony è forse il primo della sua categoria ad avere una tastiera di dimensioni normali e non ridotte, questo a causa del suo formato ultra-wide. Però — e qui arriva la chicca — il form factor particolare non lascia spazio per un trackpad, piccolo o grande, e allora hanno pensato bene di riesumare il control stick, ovvero quella specie di pistolino inserito fra i tasti che già faceva sfoggio di sé sugli IBM Thinkpad degli anni Novanta. Questa è innovazione, mica l’unibody di Apple. L’autore dell’articolo ammette che:
Sono passati diversi anni da quando abbiamo incontrato un portatile con questo dispositivo di puntamento, e una prova rapida del sistema ci ha ricordato perché venne rapidamente abbandonato: controllare il puntatore è pressoché impossibile sul VGN-P500.
Due funzionalità senza dubbio interessanti sono la presenza del GPS e la funzione di cancellazione del rumore incorporata che lavora unitamente agli auricolari forniti con il computer.
Il confronto improprio continua con la durata della batteria, che viene data sulle quattro-cinque ore, “il che lo rende paragonabile al MacBook Air”. Con il modello di punta del piccolo Vaio viene però fornita una batteria che dovrebbe durare fino a otto ore, ma essendo più voluminosa rende anche il piccolo Vaio un po’ più grassoccio. Se proprio vogliamo fare il confronto con il MacBook Air, è il portatile di Apple che vince in autonomia, perché… beh, perché è un portatile a piene dimensioni.
Anche i prezzi sono a favore del piccolo Vaio. E vorrei vedere. 900 dollari per la versione con disco rigido da 60 GB e con installato Windows Vista Basic; 1.199 dollari per la versione con memoria a stato solido da 64 GB, e 1.399 dollari per la versione con memoria a stato solido da 128 GB (entrambe con Windows Vista Home Premium). Tutti questi modelli — sostiene l’articolo — sono più a buon mercato dei 1.799 o 2.499 dollari di un MacBook Air. Ognuno ha gusti ed esigenze propri, ci mancherebbe, ma mi piacerebbe sapere quanti spenderebbero 1.399 dollari per un affare del genere.
Divertente la chiusura dell’articolo:
Il rappresentante di Sony con cui abbiamo parlato era assolutamente convinto che [il VGN-P500] non era come tutti gli altri netbook. “Non chiamatelo netbook”, ci ha detto, “questo computer è in grado di fare molto, molto di più”.
Sono proprio curioso di vedere cosa. Anzi no. Resta il fatto che il confronto con il MacBook Air mi sembra improprio. È evidente che per dare priorità alla portabilità è necessario fare dei compromessi, anche consistenti. Ognuno — sia i costruttori di questi mini-portatili, sia gli acquirenti — decide che cosa sacrificare in nome di essa. Personalmente preferisco i compromessi di Apple e avere un computer con schermo, tastiera e trackpad completi, piuttosto che il piccolo Vaio con il suo pistolino antidiluviano. Perché preferisco avere quelle comodità che ho quando sono alla mia postazione da scrivania, e non voglio sacrificarle né sforzare la vista quando sono fuori. Altri decideranno per sé. Però uno dei punti di forza di molti altri netbook, che li rendono dispositivi appetibili malgrado i compromessi, è il prezzo, che nel caso del nuovo Sony è alto. Certo, se forziamo il paragone con il MacBook Air, forse il Sony si accaparra qualche utente indeciso; ma se il fattore determinante dell’indecisione è il prezzo, allora la concorrenza, in quel tipo di formato, offre soluzioni più abbordabili.
Da quando, in Mac OS X 10.4, è comparso Spotlight, ho avuto sempre un rapporto di amore-odio con questa funzionalità del sistema. Come ho già avuto modo di dire, di Spotlight in Tiger gradivo la chiarezza e la relativa versatilità dell’interfaccia grafica, ma lo trovavo troppo poco elastico e flessibile quando si trattava di effettuare ricerche avanzate. Con Leopard le parti si sono invertite: più flessibile, potente, efficace per le ricerche avanzate, ma un’interfaccia grafica confusa, e con scarse (e non tremendamente utili) opzioni di ordinamento e visualizzazione dei risultati.
Io per certe cose sono maniaco dell’ordine, e spesso so già dove trovare un certo file, almeno sul disco interno del mio Mac principale. Pertanto, per le mie esigenze, Spotlight è sempre stato uno strumento sufficiente. Tuttavia non avevo smesso di cercare alternative, specie per i Mac più anzianotti, che al solo inserire la stringa di ricerca nel campo Spotlight cominciano a macinare e ad arrancare. Rispetto soluzioni sofisticate e a pagamento come Leap (non l’ho provato personalmente, ma ne ho sentito parlare molto bene), a me bastava qualcosa di più semplice e leggero, ma non meno efficace.
Mesi fa trovai l’ottimo NotLight di Matt Neuburg. Il programma si trova nella sezione Things Having To Do With Cocoa della pagina principale. Già che ci siete, date un’occhiata alle altre applicazioni che ha scritto, magari trovate qualcosa a voi utile. Io utilizzo anche Thucydides, che è una semplice applicazione per effettuare ricerche nella cache di Safari. È leggera ed efficace e fa bene il suo mestiere, come NotLight, del resto. NotLight si appoggia a Spotlight, usa il suo motore, ma offre un’interfaccia più sofisticata, versatile e intelligente. In gergo, si tratta di un front-end di Spotlight. Neuburg scrive: …E quindi ho scritto questo sostituto [di Spotlight] così da poter avere accesso al vero Spotlight. È possibile effettuare ogni genere di ricerca Spotlight; sette chiavi di ricerca sono incorporate di default, e potete aggiungerne di nuove, e potete anche esaminare e modificare il risultato della ricerca come testo, se desiderate. Si possono utilizzare caratteri jolly o no, specificare ricerche basate su parole, indifferenti a maiuscole/minuscole e segni diacritici, nonché costruire ricerche complesse con gli operatori AND, OR e NOT. Un Assistente per le Date traduce le date in stringhe di query per Spotlight. I risultati sono un semplice elenco di nomi file e percorsi.
Ecco come si presenta l’interfaccia principale di NotLight:
NotLight funziona ottimamente sotto Tiger e sotto Leopard. Una volta che ci si fa la mano su quali opzioni specificare per raffinare le ricerche, l’applicazione è davvero veloce e a volte la percepisco più veloce di Spotlight (sul mio PowerBook la ricerca di file contenenti “macworld” nel titolo ha restituito 669 risultati in un paio di secondi).
Ultimamente, come avete letto nei miei ultimi post, ho avuto modo di rinvigorire la passione per i Mac vintage. Tornando a utilizzarli con frequenza ho iniziato a sentire la mancanza del vecchio sistema per effettuare ricerche, e per l’interfaccia spartana ed efficiente di “Cerca Documenti” del System 7 e di Sherlock nell’epoca pre-Spotlight più moderna. Il vecchio Cerca Documenti del System 7 e di Mac OS 8 non basava le ricerche su un’indicizzazione dei volumi, ma esplorava fisicamente il volume ogni volta. Se da un lato questo sistema è più lento rispetto a Sherlock prima e Spotlight oggi, ha il vantaggio di essere più efficace quando si collega un disco esterno o un qualsiasi volume non precedentemente indicizzato. Inoltre, in caso di inghippi con l’indice, non è necessario far re-indicizzare il disco prima di poter avere dei risultati utili di una ricerca.
Thomas Tempelmann ha esaudito i miei desideri (miei e di chi odia Spotlight, suppongo) scrivendo un’applicazione di ricerca, Find Any File, che si comporta esattamente come il Cerca Documenti e lo Sherlock di una volta. Stessa interfaccia, stessa semplicità, stesso metodo di ricerca (ossia non si appoggia agli indici di Spotlight ma effettua la scansione del volume a ogni ricerca). È sorprendentemente veloce e potente, e soprattutto trova anche quei file che Spotlight ignora (perché appartenenti ad aree ‘proibite’ o sotto la giurisdizione del sistema). I risultati della ricerca possono essere ordinati per nome, tipo, data di modifica e dimensione, e possono essere visualizzati come elenco o in vista gerarchica. I criteri di ricerca sono gli stessi del Cerca Documenti e di Sherlock del Mac OS classico: nome, data di creazione, data di modifica, dimensione, tipo file e creatore, ecc. È meno veloce di NotLight (per le ragioni dette sopra), ma apprezzo l’interfaccia, che chi come me è utente Mac di lungo corso troverà molto familiare:
Tempelmann riassume:
[Find Any File] offre alcune funzionalità peculiari:
- Può eseguirsi come utente root così da trovare file solitamente nascosti all’utente;
- Offre una vista gerarchica degli elementi trovati, che rende più facile la consultazione quando si hanno centinaia di risultati;
- Le ricerche possono essere salvate come file e riutilizzate in un secondo momento.
L’applicazione è gratuita, e Tempelmann sta lavorando a una nuova versione con la quale è possibile fare ricerche su volumi non-HFS, che offre opzioni per filtrare gli elementi nascosti e i contenuti dei pacchetti, e che visualizza maggiori informazioni su un file passandoci sopra il puntatore del mouse. Gli ho scritto un’email per ringraziarlo del lavoro svolto e per averlo rilasciato come freeware.