Come accennavo nel post precedente, ormai è passato un mese abbondante dall’installazione di Leopard sul mio PowerBook G4. Durante il primo mese di vita della nuova versione di Mac OS X, Apple ha già rilasciato un primo aggiornamento minore, il 10.5.1, e molti, a sentire le loro lamentele, stanno già aspettando il 10.5.2. Dopo 36 giorni di utilizzo quotidiano e intensivo di Leopard sul mio Mac, direi che i tempi sono maturi per fare qualche osservazione generale.
1. Una premessa, per chiarirci subito: io lavoro con i testi. Il mio uso professionale del Mac riguarda tutto ciò che è testo: scrittura, editing, impaginazione, font e via dicendo. Questo significa che per svolgere il mio lavoro non mi occorrono applicazioni particolarmente esotiche che necessitano a loro volta di combinazioni hardware/software esotiche che dipendono strettamente dalla presenza (e dal costante aggiornamento) di driver esotici. Metto le mani avanti semplicemente per onestà intellettuale: può essere che fra i lettori di questo blog ci siano professionisti di settori specifici a cui servono le applicazioni e i driver di cui sopra, che possono forse trovare le mie valutazioni su Leopard ottimistiche o poco realistiche dal loro punto di vista. A queste persone dico: non nego che possiate avere avuto problemi nel passaggio da Tiger a Leopard, non nego che vi siano decine di utenti insoddisfatti che popolano i forum di Apple e di MacFixIt, non nego che ad alcuni Leopard abbia dato dei grattacapi. Io però, in questa sede, parlo della mia esperienza, della mia configurazione hardware e software e del mio lavoro – le mie valutazioni si basano su questo e non potrebbe essere altrimenti.
2. Esaurita la premessa, posso dire che il passaggio a Leopard, per quanto mi riguarda, è stato decisamente un passo avanti. La maggiore stabilità del sistema a fronte di una ventina di applicazioni aperte, la migliore gestione della memoria, innovazioni come Quick Look e Time Machine, comodità quali Spaces e la Condivisione Schermo con i Mac della rete domestica, i miglioramenti al Finder, a Mail, e anche a iChat sono tutti elementi che hanno giovato al mio flusso di lavoro abituale, rendendolo ancora più fluido. C’è stata qualche piccola seccatura (vedere più avanti), ma niente di insormontabile, e prevale senza dubbio un senso di soddisfazione per questo nuovo Mac OS X.
3. Leopard non mi ha dato nessun problema, né a livello hardware, né a livello software. Riassumo brevissimamente i temi problematici più discussi finora in rete, mettendo tra parentesi la mia esperienza:
Insomma, nominate un problema e io, con ogni probabilità, non l’avrò avuto. Sarà sempre e solo tutta fortuna? Non lo so. Da quando uso Mac OS X (stabilmente dalla versione 10.0.4), non ho mai avuto problemi con alcun aggiornamento, maggiore o minore, tranne una seccatura con un update di Tiger (il 10.4.6 credo) che mi rendeva impossibile vedere i DVD a schermo pieno, e che si è risolta all’update successivo. Occorre precisare che i miei Mac sono privi di qualsiasi applicazione di terze parti che vada a disturbare il sistema in profondità modificandone certi comportamenti. Nessun haxie di Unsanity, nessuna modifica all’aspetto del Finder, nessun sostituto del Dock, nessun strano programmino in background. Le uniche utility di terze parti che impiego sono FinderPop, che ho disabilitato perché pare non funzionare sotto Leopard; MenuMeters, sempre utilissimo (lo uso per tenere visualizzato il throughput di rete); MenuCalendarClock; e il recente arrivato TextExpander, che consiglio a tutti coloro che si ritrovano a inserire porzioni di testo e/o espressioni che si ripetono di frequente. Infine ho arricchito i menu contestuali con QuickImageCM, PhotoToolCM e CalculateSizeCM, 3 pratici plug-in di Pixture Studio. Nient’altro. Tutte queste piccole applicazioni, a parte FinderPop, non hanno avuto il benché minimo conflitto con Leopard.
4. E quel che non va, è colpa di Leopard? In rete e su alcune mailing list che seguo, ho letto le lamentele più svariate. Persone che non avevano problemi con Tiger si sono ritrovate con certe gatte da pelare una volta installato Leopard. Dare la colpa a Leopard è facile, istintivo, comprensibile. Secondo me non è sempre e del tutto così. Il discorso è potenzialmente ampio e cercherò di semplificare al massimo. In questi 36 giorni di esperienza con Leopard ho notato che il nuovo felino è senza dubbio più “sensibile” di Tiger: lo è nella ricerca delle reti e con il wireless in generale, lo è con le applicazioni, lo è con i font. Breve excursus sui font: non li ho nominati a caso. L’unico problema “serio” che ho avuto con Leopard per quanto concerne la mia professione è avvenuto con una famiglia di font che dovevo utilizzare per l’impaginazione di un lavoro in InDesign CS3. Sia Libro Font, sia Linotype FontExplorerX mi segnalavano gravi errori/mancanze in alcune risorse interne dei font. Su un altro PowerBook con Tiger, la medesima configurazione e la medesima famiglia di font non davano problemi. Ho naturalmente concluso il lavoro sull’altra macchina (è sempre saggio tenere almeno un altro Mac fermo alla versione precedente di Mac OS X per qualche tempo), ma l’osservazione da fare qui è un’altra. A livello superficiale potrei dire che il problema è stato generato da Leopard, ma in realtà Leopard non ha fatto altro che segnalarmi che l’origine del guaio sta nel font. Che a Tiger vada bene è un ripiego, e ha fatto comodo anche a me per la conclusione del lavoro. Probabilmente il committente usa Mac non aggiornati e font riciclati, e tutto va bene. Ma grazie alla suscettibilità di Leopard ho potuto scoprire che in fondo quel font non è così buono, e così altri che avevo installati. Li ho quindi disattivati.
L’esempio della mia esperienza con i font non è peregrino. Leopard ha subito modifiche consistenti sotto il cofano; modifiche e migliorie spesso non visibili a occhio nudo, ma che portano conseguenze e “conflitti” nell’interazione con software di terze parti. Il guaio è che ci si limita a vedere l’inghippo in superficie, e quindi a dare la colpa a Leopard. Ma un conto sono i bug inconfutabili di cui sono responsabili gli ingegneri Apple e che, si spera, verranno sistemati nei prossimi aggiornamenti del sistema, un conto sono i problemi generati da applicazioni che andrebbero riviste e ottimizzate per Leopard. È compito degli sviluppatori e alle aziende di terze parti stare al passo con i cambiamenti apportati al sistema operativo. Apple non può fare la crocerossina per tutti. Non a caso le imprese più serie in questi ultimi trenta giorni hanno rilasciato aggiornamenti dei propri software mirati a risolvere piccole o grandi incompatibilità insorte con l’arrivo di Leopard. Poi vi sono aziende i cui programmi non hanno avuto bisogno di alcuna revisione. Non sono un programmatore, e non posso affermare che in quest’ultimo caso ci troviamo di fronte a esempi di software “migliore” o “scritto meglio”; forse si tratta di programmi “semplici” che non vanno a interferire con particolari framework e librerie specifiche di una certa versione di OS X, però è comunque interessante notare la presenza di applicazioni che continuano a funzionare tranquillamente sin dai tempi di Mac OS X 10.2.
È facile scrivere, per esempio: “Non avevo problemi con la connessione prima di installare Leopard. I problemi che ho adesso sono dovuti a un bug di Leopard”. Se davvero fosse tutta colpa di un bug di Leopard, chiunque avrebbe problemi di connessione sotto Mac OS X 10.5. Non è così. Quel che fa di un bug un bug è, fra le altre cose, la riproducibilità; se un tal problema sorge in casi isolati e in presenza di particolari condizioni, configurazioni, dispositivi, allora occorre estendere l’indagine agli altri elementi in gioco.
Riassumendo, una volta messi da parte i bug specifici di Leopard, può essere che l’unica “colpa” di Leopard a fronte di problemi e incompatibilità, sia quella di segnalare che una tale applicazione, o font, o servizio, o dispositivo, o combinazione/configurazione hardware-software necessitano di una revisione, e che ci sia roba scritta male per Mac OS X non è un mistero.