Strategie di backup

Mele e appunti

Con l’arrivo di Leopard e di una delle sue novità principali, Time Machine, non si fa altro che parlare di backup. Fra mailing list e blog sul Web leggo un po’ di tutto. In questa sede non ho intenzione di parlare di software, né fare confronti, né consigliare quale sia il programma migliore. Voglio invece condividere la mia esperienza personale, la mia (semplice o complessa, dipende dai punti di vista) strategia di backup, e fare qualche considerazione a riguardo.

Serve fare il backup di tutto?

A mio avviso, no. Certo, avendo le risorse adeguate (supporti ottici, ma soprattutto dischi rigidi in abbondanza e capienti), nella maggior parte dei casi un backup di tutto il contenuto del Mac o del disco rigido principale è la soluzione più comoda. In questo scenario si farà uso di programmi come Carbon Copy Cloner o SuperDuper! e il gioco è fatto. Non avendoli mai realmente usati, sarei curioso di sapere i tempi di ripristino in caso di disastro completo (leggi: guasto fisico del disco).

Se le risorse a disposizione sono limitate, meglio fare un backup ragionato. Anzi, secondo me un backup ragionato è comunque la soluzione migliore: oggi si possono avere molti gigabyte a poco prezzo, ma perché sprecarli? Occorre innanzitutto osservare il proprio sistema e chiedersi di che cosa valga la pena farsi una copia di sicurezza. Nel mio caso sono i dati non rimpiazzabili: l’archivio delle email, le informazioni personali, le preferenze del sistema e delle applicazioni (specie i bookmark dei browser e le preferenze di accesso portachiavi), i lavori svolti, l’archivio delle fotografie digitali e delle scansioni delle foto a pellicola (queste ultime in realtà non sono “essenziali”, visto che conservo comunque i negativi e i CD del laboratorio fotografico, ma mi fa comodo copiarle insieme alle foto digitali). Avendo la fortuna di lavorare principalmente con testi, i dati di cui sopra non costituiscono un archivio voluminoso (non arrivano a riempire 4 DVD).

Come organizzo il mio backup

Come avrete capito, il mio backup è estremamente selettivo. Niente file di sistema, nessuna applicazione di terze parti che non possa scaricare nuovamente da Internet e reinstallare. Tutto quel che considero essenziale, e che ho menzionato sopra, a sua volta si divide in due categorie: dati importanti e dati imperdibili. I dati imperdibili sono una ristretta base di informazioni senza le quali non potrei “funzionare” (dati personali, lavori in corso, scritti di cui non conservo copie fisiche). Di tali informazioni in genere faccio più copie sui dispositivi più disparati (supporti ottici, supporti magneto-ottici, dischi rigidi, dischetti ZIP, chiavette USB, iDisk) e tengo una copia sincronizzata su tutti i Mac che utilizzo (al momento quattro). Dei dati importanti ho almeno una copia su un supporto ottico e su un disco esterno.

Prima dell’avvento di Leopard e di Time Machine, il mio backup era esclusivamente manuale e non dipendeva da alcun software. Accentrando i dati essenziali nella mia cartella utente, la copia di sicurezza consisteva dei contenuti di tale cartella, di una fotografia della scrivania, di una lista delle applicazioni installate e poco altro. Lo so, sembra complicato e macchinoso, ma nella realtà è molto efficiente. Da quando uso Mac OS X ho dovuto affrontare solo due volte una situazione disastrosa: in un caso il disco rigido del PowerBook G4 12’‘ era irrimediabilmente partito; nel secondo caso era il disco rigido del PowerBook G4 Titanium a non dare segni di vita. L’anno scorso vi è poi stato un finesettimana di panico perché il PowerBook G4 12’’ sembrava morto dopo aver ricevuto una inaspettata dose di liquido sulla tastiera. In tutti questi casi ho potuto riprendere tranquillamente a lavorare dopo circa due ore. Il ripristino consisteva nella reinstallazione di Mac OS X sul nuovo disco, nella creazione di un account utente identico al precedente (stesso nome breve, stessa password), nella copia dei contenuti della cartella utente vecchia, nella reinstallazione delle applicazioni perse (browser, applicazioni Adobe ed editor di testi, essenzialmente), nell’installazione degli aggiornamenti di sistema (tengo sempre una copia dell’update combo più aggiornato), nella riparazione dei permessi (necessaria quando si copia la vecchia Libreria utente sopra la nuova) e nel riavvio.

I tempi

Perché lo trovo un sistema efficiente, malgrado le apparenze? Perché in entrambi i casi in cui ho dovuto ripristinare, la reinstallazione da zero del sistema e di molte delle applicazioni ha giovato alle prestazioni del Mac, che era percepibilmente più scattante. Certo, facendo il backup di tutto con un’applicazione dedicata, l’operazione di ripristino è forse più banale: l’applicazione ricostruisce il sistema sul nuovo disco rigido esattamente com’era prima del disastro. Ma in quanto tempo? Con il mio sistema, la copia dei dati dopo la reinstallazione di Mac OS X è stata relativamente veloce (circa 4 GB da un disco esterno FireWire si copiano in pochi minuti) e, come dicevo, in un paio d’ore ero di nuovo operativo. È comunque una stima per eccesso: i tempi netti di reinstallazione e copia non vanno oltre i 60–70 minuti, il resto del tempo è necessario ai controlli di rito e alla verifica che, dopo il trapianto, non vi sia rigetto.

Ora domando: quanto ci vuole a ripristinare un disco da 80 o da 120 GB da una copia integrale di backup? La prima volta che ho attivato Time Machine, il programma ha dovuto eseguire un backup completo di tutti i dati del mio sistema (più di 30 GB) e ci ha messo tutta la sera per completare l’operazione.

Lo spazio

Questo tipo di strategia di backup selettivo mi fa inoltre risparmiare un considerevole quantitativo di gigabyte, che posso riservare ai dati, e non a copie e copie di file di sistema e di applicazioni che comunque risiedono nel DVD di Mac OS X o che si scaricano da Internet in pochi istanti.

La sicurezza

Dei dati imperdibili conservo una copia in almeno tre luoghi differenti. Nulla è criptato, semplicemente perché non conservo segreti statali, e perché chiunque venisse illecitamente in possesso di tali dati non saprebbe che farsene. Informazioni finanziarie, di identità, password di accesso a conti correnti, account PayPal e simili, sono tutte nella mia testa e/o nel mio portafoglio. Non vi è traccia digitale di queste informazioni nel mio sistema.

Per me la sicurezza non significa sviluppare la strategia di backup più paranoica e ridondante possibile; se mai significa, forse paradossalmente, dipendere il meno possibile dai backup. Ovvero ridurre al minimo indispensabile la quantità di dati essenziali da conservare. Che oggi vuol dire renderla il più gestibile possibile.

E Time Machine?

Time Machine è una buona idea. Lo sto usando più per curiosità e sperimentazione che per reale necessità. La bellezza di Time Machine, come ho avuto già modo di dire, è l’automatizzazione. L’utente non si deve preoccupare di nulla, nemmeno di ricordarsi di fare il backup. Io gli ho dato in pasto una partizione da 130 GB circa e non intendo viziarlo. Quando esaurirà lo spazio a disposizione gli dirò di cancellare i backup più vecchi. Per la cronaca, Time Machine al momento sta utilizzando più o meno la metà di quei 130 GB, e il backup più vecchio è del 27 ottobre 2007, giorno in cui ho installato Leopard. Immagino pertanto che quando quel giorno arriverà, non avrò problemi a far sovrascrivere un backup vecchio ormai di mesi. Non ho comunque abbandonato la mia strategia di backup selettivo.

Concludendo

Mi rendo conto di avere sviluppato un approccio al backup che a molti potrà apparire bizzarro. Quel che mi preme sottolineare con questo articolo è che, a mio avviso, il primo passo di qualsiasi strategia di backup non è chiedersi Qual è il software di backup migliore?, ma riflettere su che cosa esattamente vale la pena conservare e ciò che ci si può permettere di perdere in caso di guasti al sistema. Riflettere sui fattori che gravitano intorno a una procedura di backup e decidere quali di essi privilegiare: per esempio, è più importante fare il backup dei dati essenziali e poter ripristinarli in poco tempo, oppure il tempo necessario a tornare operativi non è così importante e ci si può permettere di perdere una giornata a reinstallare la copia integrale del sistema con tutte le applicazioni, le preferenze, il profilo utente, eccetera? La strategia di backup migliore scaturirà dalle priorità individuali.

The Author

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