Il bello di non usare Word

Mele e appunti

Microsoft Word: per riassumere in poche parole la mia storia con questa applicazione, ti amo e poi ti odio e poi ti amo… e poi, naturalmente, ti odio. Sul primo Mac che ho posseduto usavo, se non ricordo male, un software che si chiamava WriteNow. Lo usavo semplicemente perché, avendo acquistato il Mac di seconda mano, WriteNow era già installato. Poi, con l’acquisto di un altro Mac di seconda mano (un PowerBook 150, unico Mac della mia collezione che riuscii a rivendere, ma per una buona causa: passare a un PowerBook Duo 280c), ebbi la fortuna di ricevere in omaggio parecchio software su floppy originali, fra cui WordPerfect. Un gran programma, tuttora installato sul Classic e sul PowerBook 5300.

Ma il vero ‘hit’ sui Mac classici (diciamo pre-Mac OS 8 ) fu indiscutibilmente Word. Mi sia concesso di dire che Word 5.1a è la versione migliore di Microsoft Word mai vista sulla piattaforma Macintosh. Stabile, veloce, sufficientemente leggera (in quanto a dimensioni e occupazione della memoria) e senza quelle 256.350 inutili funzioni delle versioni successive. E dato che la mia macchina principale nel periodo 1993–1995 è stata un PC — è una lunga storia, sarà per un’altra volta — già che sono in vena di dichiarazioni, niente batte Microsoft Word 2.0 sotto Windows 3.11. Con Word 2.0 in questa configurazione ho prodotto qualcosa come 320 floppy zeppi di documenti, e in cinque anni non ho mai dovuto reinstallarlo partendo dai floppy originali (che furono danneggiati, insieme ad altro materiale, a causa di un allagamento delle cantine).

Quella, però, era un’epoca di compartimenti stagni. Il Web non c’era, e se c’era era giovane e costoso. Lavoravo sia in ambito Mac che in ambito PC, e il passaggio di lavori avveniva in forma sostanzialmente autistica. Su PC c’erano Word e Publisher, e se dovevi passare documenti di testo a un collega, o cliente o capo, nel 99,9% dei casi costui aveva un PC con la stessa identica versione di Word. Molte cose venivano direttamente stampate e consegnate, o inviate per posta. Dall’altra parte non c’era tutta questa esigenza di avere il documento in formato elettronico, almeno agli inizi. Su Mac usavo software che utilizzavano tutti gli appartenenti al flusso di lavoro che veniva svolto con il Mac: Aldus Pagemaker, QuarkXPress, Word, WordPerfect, LetraStudio, FileMaker. Finché tutto avveniva su canali distinti e paralleli, non ci si poneva nemmeno il problema della compatibilità. E quando, occasionalmente, il tal file WordPerfect doveva essere letto da un Word per Windows, o il file Excel per Windows doveva essere letto da un Excel 4 per Mac, si utilizzavano i convertitori messi a disposizione dai programmi stessi; nei casi più bizantini c’era (ricordate?) MacLinkPlus.

Avanti veloce fino a oggi. Sono passati quasi 15 anni, sono stati fatti dei progressi in fatto di compatibilità, ma per certe cose non abbastanza. Vorrei tanto liberare il mio Mac principale da ogni traccia di software Microsoft, ma mi tocca tener parcheggiato un Office 2004 grazie ad alcuni clienti irriducibili che usano Word su PC Windows e non si (s)muovono neanche di un metro, nemmeno quando si tratta di risolvere banali problematiche di formattazione. Con tutta l’involuzione che Microsoft ha seguito da Windows 98 in avanti, è incredibile che nel 2008 possano ancora esserci incongruenze nella formattazione di documenti, problemi con font delle stesse famiglie, e quant’altro, solo perché un documento è stato scritto con Word 97 e viene letto da un Word 2000, o scritto con Word 2003 su Windows e letto da un Word 2004 su Mac (o quel che l’è… cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia). Io cerco di fare opera di sensibilizzazione verso formati più innocui e riconosciuti (che male c’è a usare il testo puro se il documento non fa uso di grassetti, corsivi, e altre formattazioni? Che male c’è ad attenersi al RTF quando le formattazioni sono minime, così che entrambe le parti si evitano patemi e mal di testa?), ma non c’è niente da fare.

Episodio concreto: consegna di una serie di documenti da centomila battute circa l’uno. È roba tecnica e arida, il 90% della quale deve essere inserito in un sito Web, ergo non vi sono corsivi, grassetti, cambi di font (e nemmeno di dimensioni dei font), eccetera. Il committente non usa Mac. Non sto a utilizzare Word 2004 per un lavoro di questo tipo. Come ho già detto, Word 2004 sul mio Mac viene impiegato solo ed esclusivamente come strumento di lettura, salvataggio, conversione, scambio. È pachidermico, è troppo farcito di pulsanti, menu e funzioni, la maggioranza dei quali per me è materia oscura. Perfino certe icone della barra strumenti sono criptiche. Solo sfogliando il pannello delle opzioni mi è venuto un capogiro. Va beh, ci siamo capiti. Tornando a bomba, siamo a fine aprile e io consegno tutto il materiale, scritto in BBEdit e salvato come una serie di file testo puro. Il cliente mi conferma la ricezione del materiale e io posso farmi ricoverare in ospedale con tranquillità (per chi non sapesse che cosa c’entri l’ospedale, si legga questo post). Passato il finesettimana e acceso il cellulare il lunedì, mi ritrovo una serie di SMS angosciati di detto cliente: “Dove sei?”, “Hai ricevuto la mia email?”, “Mi rispondi?”, “Qui è un pasticcio! Puoi rispedire il materiale?”

Chiamo il cliente e gli spiego dove mi trovo e quel che mi sta succedendo. Fregandosene altamente del mio stato di salute, l’unica sua preoccupazione sembrano essere i geroglifici (parole sue) che inondano i documenti che gli ho inviato. Invece delle lettere accentate ci sono punti interrogativi o altri simboli esoterici. “Tranquillo, prendi fiato”, gli dico, “è il set di caratteri! Io ti ho inviato dei file di testo scritti in UTF‑8 e tu li hai aperti con il set occidentale Windows Latin 1. Cambia il set e sei a posto”. Pausa di silenzio oltretombale, poi un debole “Eh? Come cambio che? Sono su Word per Windows”. Gesù aiutami tu. Se a questo punto qualcuno mi sta gridando “Te la sei cercata”, vorrei difendere la mia scelta di scrivere quella documentazione in formato UTF‑8: nei vari documenti tecnici che compongono il lavoro che ho consegnato, vi sono dei passaggi scritti in altre lingue, vengono utilizzati caratteri e accenti non italiani, e quindi mi sembrava ovvio scegliere UTF‑8 e non, per dire, Mac Roman. Insomma, per farla breve, ho dovuto chiedere a mia moglie di portarmi il PowerBook in ospedale, importare tutto in Word 2004, modificare, salvare e, visto che non c’era connessione Internet, passare i documenti su una chiavetta USB, dare la chiavetta a mia moglie e chiederle di tornare a casa e inviare i documenti dal suo computer.

E dunque, perché questo post si intitola Il bello di non usare Word? Ohibò, perché quando devo inviare documenti di testo a persone che non hanno Word (o che, se l’hanno, sanno anche come usarlo), posso comporli in qualsiasi editor di testi o word processor e problemi non ce ne sono. Posso usare liberamente TextEdit, BBEdit, Tex-Edit Plus, TextWrangler, Pages… Posso usare formati universali che tali applicazioni gestiscono correttamente, e che non danno problemi in fase di scambio nemmeno se dall’altra parte c’è un sistema non-Mac. Con Word in quindici anni siamo andati indietro e oggi persone come quel mio cliente si perdono in un bicchier d’acqua persino con semplici file di testo non formattato.

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