Quello che segue era originariamente concepito come un messaggio da inviare a una delle mailing list di cui sopra, a cui sono iscritto. Però, avendo la sensazione che sarebbe andato sprecato, ho pensato di pubblicarlo qui e di rendere il discorso più generale. Lo so, esistono eccezioni e sono bellissime, ma, appunto, parlo della mia esperienza.
* * *
Io credo che a volte non guasterebbe un po’ di autocensura. Invece spesso leggo certi interventi di chi ha l’impulso irrefrenabile a scrivere senza preoccuparsi troppo di leggere e capire il pensiero altrui.
Sono iscritto ad altre liste di discussione orientate al Mac e dintorni, in lingua inglese, moderate e non. Sono tutte ottimi ambienti con la sorprendente capacità di auto-moderarsi e sono davvero rari gli interventi ‘disciplinari’ dell’amministratore. E sono ambienti in cui l’accento viene posto sui fatti, più che sulle opinioni, e di quelli si discute.
Forse aiuta un dettaglio, che siano liste con orientamenti più specifici, quindi le discussioni sono portate avanti da persone con cognizione di causa. Persone con competenze specifiche e pertinenti all’oggetto del dibattito. Persone che mettono a disposizione degli altri le loro conoscenze con umiltà e senza pretese. Non caporali vittime della sindrome di Napoleone. Persone che, soprattutto, intervengono a proposito e solo se hanno qualcosa di davvero utile da dire. Persone la cui visione delle cose e del mondo non è limitata al loro ufficio o alla loro scrivania.
Il risultato positivo è che dalle loro discussioni uno impara qualcosa in più sull’oggetto del discorso, invece che sulla persona e sui suoi atteggiamenti. Si apprendono nuove informazioni, invece di sorbirsi il solito giro di opinioni che non valgono nulla in quanto spesso lanciate in aria, senza un minimo di ricerca fattuale dietro. Così, tanto per dire la propria.
Nelle liste e nei forum italici che ho frequentato e che frequento, purtroppo, questo atteggiamento è sempre più imperante. Il livello di cattiva informazione sale e sale, e di conseguenza le opinioni che scaturiscono hanno una validità e un valore che scendono in progressione geometrica. Si scrive tanto per scrivere, si propaganda la propria preziosa opinione ai quattro venti, e questo non crea una vera discussione. Nessuno si mette in gioco, disposto a ricredersi e a tornare sui propri passi se un interlocutore più informato fa capire che si è fuori strada. Pochi sembrano disposti ad ascoltare/leggere il parere altrui e a pensare che magari non è tutto bianco o nero.
Ma soprattutto mancano discussioni costruttive, che arricchiscono chi partecipa, invece di finire con i vari interlocutori arroccati ancor di più nelle proprie idee e con un’opinione ancor più pregiudiziale nei confronti degli altri. Sono chiacchiere del bar, non discussioni.
La tendenza attuale è la critica ad Apple. Criticare le scelte di Apple è divenuta praticamente una posa. Parlo di critica disinformata e distruttiva a prescindere. Ecco, se lo fai dai prova di essere — per questa gente — un utente Mac misurato e obiettivo, non un fanatico. Se qualcuno osa l’occasionale entusiasmo viene sostanzialmente ammutolito con allusioni all’essere azionisti Apple, o fedeli integralisti, o sempliciotti per i quali ogni cosa che Apple fa va bene, eccetera.
Queste stesse accuse, si noti, vengono anche rivolte a chi cerca semplicemente di spiegare l’operato di Apple a persone che palesemente non lo capiscono. Ma questo spiegare viene sempre costantemente inteso ed etichettato come difendere. L’atteggiamento sopra descritto che ne deriva lo trovo gratuito, irrispettoso e incivile.
Ci sono persone le cui competenze includono l’analisi dell’industria e dei mercati in cui Apple si muove, persone che si documentano prima di intervenire (io cerco di essere una di queste) — perché non vi è rispetto per queste competenze? Perché si ritiene che la propria opinione, magari senza basi alcune se non l’essere semplicemente ‘utente Mac’, possa valere altrettanto? Perché avvelenare il dibattito con atteggiamenti da ignoranti sbruffoni? Perché degenerare nella dicotomia e nel campanilismo “o con me o contro di me?”
Forse frequento i luoghi giusti in lingua inglese e i luoghi sbagliati in lingua italiana, ma è raro che abbia notato certi livelli di cialtroneria in liste di discussione non italiane, ed è per questo che in futuro cercherò di dedicare più tempo a luoghi di dibattito che val la pena frequentare.