Sono iscritto a .Mac dai primi del 2004 e ho sottoscritto almeno tre account quando il servizio .Mac, che oggi Apple chiama MobileMe, si chiamava iTools ed era gratuito. La ragione principale per cui decisi di continuare a usare il servizio di Apple quando si trasformò in un servizio a pagamento era anzitutto avere un account di posta affidabile. Ero un po’ stanco delle stupide limitazioni dei vari account che avevo all’epoca; ne avevo sottoscritti diversi: con tin.it, libero.it, inwind.it, iol.it, tutti in quel periodo di frenesia da Internet che investì l’Italia intorno al 1998–1999, in cui a qualsiasi fiera e in qualsiasi rivista informatica era possibile trovare il famigerato CD-ROM che permetteva la sottoscrizione e l’impostazione di un account gratuito, praticamente con chiunque.it. Passata la sbornia, gente come Infostrada/Wind aveva iniziato a impedire la libera consultazione della casella di posta via POP e client email a chi non avesse un contratto con loro come Provider Internet. L’alternativa era utilizzare la posta elettronica via Web (scomodo, interfaccia penosa e farcita di pubblicità) oppure ricorrere a un piccolo grande software come MacFreePOPs. In vista del mio trasferimento in Spagna volevo qualcosa di più semplice e al tempo stesso abbandonare tutti quegli ottomila account gratuiti che stavano ormai diventando rami secchi. Oggi sono un utente soddisfatissimo di .Mac/MobileMe, Gmail e del servizio di posta degli amici del POC.
Un altro paio di cose che mi convinsero a rimanere con Apple anche quando iTools fu abbandonato in favore di .Mac a pagamento erano iDisk e la possibilità di avere uno spazio Web. Fu proprio nello spazio Web del mio account .Mac che iniziai Autoritratto con mele nel 2005, e quella prima versione del mio weblog è ancora online, anche perché non ho ancora ultimato il trasferimento dei post più vecchi. A quel tempo non esisteva ancora iWeb, e i software per la creazione e il mantenimento di un blog compatibili con il servizio di Apple erano essenzialmente limitati a iBlog e a BlogWave Studio. Entrambi piuttosto rudimentali, specie se paragonati con i servizi gratuiti odierni come Blogger o WordPress, ed entrambi provati (comprati nel caso di BlogWave Studio) e abbandonati il prima possibile.
iDisk: l’ho sempre trovata un’idea geniale e un servizio utile, non per niente in un’occasione disastrosa mi salvò una cinquantina di MB di documenti importanti. Tuttavia l’ho sempre trovato un servizio male implementato, specie considerati gli standard qualitativi a cui mi ha abituato Apple in questi anni. Usarlo direttamente dal Finder è sempre stata un’impresa ai limiti dell’impossibile sotto Mac OS X fino a Tiger compreso, e appena appena accettabile (ma sempre poco usabile) sotto Leopard. Il consiglio è sempre stato di accedere a iDisk utilizzando un client FTP che supportasse anche il protocollo WebDAV (CyberDuck e Transmit per citare i miei preferiti). Io ho sempre impiegato Goliath. Malgrado non venga aggiornato dal 2003 o giù di lì, e la sua interfaccia grafica sia piuttosto cruda, è un ottimo programma, leggero e svelto, e in più ne esiste una versione anche per Mac OS 8 e 9 che uso con i miei Mac vintage.
E dunque, come dovrebbe essere iDisk? Nel tempo mi sono formato un’idea, osservando altri servizi (a volte gratuiti) e prendendo appunti. Poi di recente è apparso un pacchetto (servizio + applicazione) che funziona esattamente come vorrei, e si comporta come dovrebbe comportarsi iDisk. Parlo di Dropbox, ovviamente.
Andate sul sito e seguite il tour che spiega le varie funzionalità di Dropbox. Io sarò spiccio: l’idea di base è l’installazione di una cartella (“Dropbox”, appunto) sul Mac contemporaneamente all’attivazione di un account gratuito sul sito Dropbox. Tutto quel che viene copiato in questa cartella viene automaticamente caricato sui server di Dropbox e diventa accessibile da un altro Mac con installato Dropbox (e configurato per accedere allo stesso account, ovvio), oppure direttamente dal Web se ci si trova fuori sede senza un computer appresso e ci si serve di una postazione pubblica. I contenuti vengono mantenuti sincronizzati e ogni modifica registrata in tempo reale. Tutti gli account free hanno una Dropbox di 2 GB, ma passando a un account a pagamento si può arrivare ad averne 50. Il servizio mi ha stupito per la semplicità, l’efficienza e per il fatto che Dropbox tenga traccia di tutte le operazioni effettuate dall’utente, con la possibilità di ricuperare una versione precedente di un file grazie a una procedura di ripristino molto simile a quella di Time Machine. È inoltre possibile condividere foto e mettere a disposizione dei file anche a chi non ha un account Dropbox (li si mette nella sottocartella Pubblica e da lì è possibile inviare un link diretto al file). Io lo uso come una chiavetta USB. Installato su tutti i miei Mac, è ottimo per passare (quasi) istantaneamente file da uno all’altro. Un’altra cosa assai gradita è l’assoluta non invadenza dell’applicazione. Lanciato l’Installer, viene offerta la possibilità di creare un account o di fare il login in un account già creato sul sito; poi viene installata la cartella Dropbox (la si può mettere dove si vuole) e un menu extra nella barra dei menu, per poter accedere alla cartella e ai comandi a essa legati in maniera semplice e rapida. Le prestazioni calano se si danno in pasto a Dropbox moltissimi file di piccole dimensioni tutti in una volta, ma per il resto è davvero efficiente, trasparente e intuitivo. Come dovrebbe essere iDisk, appunto, e MobileMe più in generale.
(Un’applicazione per iPhone è in preparazione, nel frattempo ho creato una scorciatoia alla pagina principale del sito di Dropbox, così da potervi accedere da iPhone con un solo tap).
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