Circa tre settimane fa leggevo un articolo di Alex Payne dal titolo The Problem with Email Clients (Il problema dei client di posta), nel quale Payne presenta quelli che a suo avviso sono i pro e i contro dei client di posta come applicazioni a sé stanti (Mail di Apple, Thunderbird, ecc.) e della consultazione della posta via Web. Dalla panoramica tracciata da Payne, Gmail ne esce come il servizio più innovativo in questo settore negli ultimi anni, e la sua conclusione è che le applicazioni desktop di gestione della posta dovrebbero comportarsi più come l’interfaccia Web ma assolutamente non viceversa. Payne dice cose molto condivisibili, ma anch’io ho qualche considerazione da fare in proposito.
Il bello di Gmail
Payne inizia citando a sua volta un articolo estremamente a favore di Gmail scritto da Farhad Manjoo, che si occupa di scrivere di tecnologia per il sito Slate. Payne:
Manjoo ha assolutamente ragione nel sostenere che Gmail ha superato i client di posta sotto quasi ogni punto di vista. Parla della velocità di Gmail, della sua efficienza, del fatto che l’utente non deve preoccuparsi dello spazio/supporto di archiviazione, né di come funziona la ricerca ‘sotto il cofano’. Stranamente però Manjoo non cita una delle migliori scelte di design di Gmail: le conversazioni.
Gmail presenta gli scambi di email (i thread) come una lunga conversazione, partendo dal messaggio più datato e finendo con il più recente. Quando si ritorna a una conversazione, i messaggi più vecchi vengono visivamente compressi e quando serve esaminarne uno è possibile espanderlo. Non importa se altre persone si uniscono al thread, la conversazione rimarrà sempre un’unica pila di messaggi compatta, verticale, in ordine cronologico. È possibile archiviare intere conversazioni e queste torneranno in evidenza nella casella di Entrata in caso arrivino nuovi messaggi pertinenti.
Chiunque abbia provato estesamente Gmail noterà molto presto come le conversazioni siano una funzionalità indispensabile. Tornare a un qualsiasi altro client di posta è tremendo e disorientante. […]
Con le conversazioni, Google ha offerto l’unico vero progresso nell’architettura delle informazioni dei client di posta da decenni a questa parte.
Personalmente ritengo che sia una questione di abitudini. Ho iniziato a usare in maniera continuativa l’email dieci anni fa. Il mio client di posta è stato Netscape Messenger (il modulo Mail & News di Communicator) ed è durato, incredibile a dirsi, da Mac OS 8.6 fino ai tempi di Mac OS X 10.2 Jaguar. Si può dire che la definitiva transizione a Mail (a cui si è aggiunto in seguito Mailsmith) è avvenuta per me con l’uscita di Mac OS X 10.3 Panther. Ho sempre organizzato e letto la mia posta in ordine cronologico e mai per thread; per chi segue parecchie mailing list, l’organizzazione per thread sembra una buona idea, e in linea di massima lo è, ma basta che un partecipante alla discussione inizi un nuovo thread rispondendo a un messaggio di un altro thread e cambiandone l’oggetto, ed ecco che la preziosa organizzazione per thread cade come un castello di carte.
Proveniendo da questo tipo di organizzazione, ho trovato le conversazioni in Gmail un po’ disorientanti al principio (non sono nuovo a Gmail — lo uso da quando era in beta privata e gli inviti a disposizione si diffondevano col contagocce), e oggi non mi fanno né caldo né freddo. Sono utili senza dubbio, ma non le considererei “l’unico vero progresso nell’architettura delle informazioni dei client di posta da decenni a questa parte”.
Secondo me i punti di forza di Gmail sono altri, primo fra tutti l’interfaccia utente, che è indubbiamente frutto di duro lavoro per presentare con estrema semplicità una macchina complessa. Osservando l’interfaccia Web di Gmail, tutto è sott’occhio e raggiungibile con il minor numero di clic possibili. E la reattività rasenta e spesso eguaglia quella di un’applicazione a sé stante. E la supera nella gestione di migliaia di messaggi. Con un clic si accede alla cartella Spam, e con un altro clic si possono cancellare — come ho fatto ieri — 5392 messaggi di spam con la stessa velocità che Mail impiega a cancellarne 5. Questo grazie all’incredibile spina dorsale che supporta ogni servizio di Google, specie Gmail, e che rende possibili operazioni del genere a quella velocità. Semplicità d’uso, affidabilità, velocità nell’effettuare qualsiasi ricerca, e un’interfaccia efficace, che mette davanti all’utente solo la cosa più importante: la sua posta e i comandi necessari a gestirla. Quando osserviamo una delle nostre caselle Gmail aperta nel browser non vi sono immagini, né un’interfaccia graficamente intrusiva che distoglie l’attenzione o confonde l’utente con icone magari non riconoscibili da subito. Il testo la fa da padrone. La corrispondenza.
Il problema dei client di posta
Secondo Payne,
Il problema dei client di posta è che sono rimasti fermi, non vanno da nessuna parte, non accennano a evolversi. Mentre Google ha fornito soluzioni che migliorano l’esperienza dell’email, Apple, Mozilla, Microsoft e ora anche Postbox sono lì a girarsi i pollici e a guardare il soffitto. Nel consigliare l’impiego di un client di posta a sé stante, l’accento viene posto sul fatto che in tal modo si ha una copia di ogni messaggio archiviata sul nostro disco rigido, ma ormai anche questa lacuna è colmata. E allora perché si continua a utilizzare i client di posta?
Payne (si) risponde affermando che, in sostanza, le applicazioni Web — e Gmail su tutte — sono una gran bella cosa, fanno molto, ma non tutto (e bene):
Detta da uno sviluppatore di applicazioni Web quale io sono, questa potrà suonare come un’eresia, ma credo che le applicazioni Web in circolazione sono in gran parte orribili. Odio usarle. Quando devo risolvere un problema informatico, voglio farlo servendomi di un’applicazione rifinita, stabile e nativa, progettata per il mio sistema operativo d’elezione. Un’applicazione che sembri appartenere in tutto e per tutto al mio computer. Non credo nelle Rich Internet Applications — sono uno spauracchio che spero se ne vada una volta per tutte.
[…]
Mi piace usare Gmail, ma mi piacerebbe ancor di più se rispettasse le regole del mio sistema operativo, non quelle del Web. Il Web ha molto da offrire per risolvere certi tipi di problemi, ma non sono convinto che l’email sia uno di quelli.
Sono abbastanza d’accordo. Io continuo a preferire le applicazioni a sé stanti per la gestione della posta, perché malgrado la struttura solida che Google ha senza dubbio alle spalle, il fatto di non avere un archivio raggiungibile localmente non mi lascia tranquillo al 100%, e infatti ho configurato Mail e Mailsmith in modo che scarichino la posta in locale, pur mantenendo una copia sul server (lo considero un sistema rudimentale e semplice per avere un minimo di backup).
Sono con Payne anche quando sostiene che uno degli errori che i maggiori client di posta hanno commesso nei loro recenti sviluppi è quello di offrire nuove funzioni di dubbia utilità invece di concentrarsi sul potenziamento e l’ottimizzazione della gestione dei messaggi email. In effetti io dei Modelli di Mail non so che farmene, mentre invece ho accolto con piacere l’aggiunta dei feed RSS (Payne lascia intendere che l’implementazione è insufficiente, mentre a mio avviso va bene così — Mail non deve fare il lavoro di NetNewsWire o di Vienna; in più trovo coerente e intelligente la scelta di design per cui in Mail i feed RSS siano trattati come messaggi email).
Osservando i maggiori client di posta attualmente disponibili, a mio avviso le innovazioni più importanti devono riguardare soprattutto quel che l’utente non vede, ciò che sta dietro l’interfaccia. Quella è la lezione da imparare da Google. Migliorare le ricerche, migliorare il modo in cui i messaggi vengono archiviati, raffinare degli standard che permettano una migrazione indolore verso un altro client di posta, evitare inutili e astruse soluzioni proprietarie, usare — la butto lì — testo puro o al più XML e mettere il tutto in una directory di cartelle magari automaticamente criptata con PGP. E che il tutto sia in gran parte invisibile all’utente, che deve avere di fronte un’interfaccia chiara e incentrata sulla sua corrispondenza elettronica. L’utente deve avere sempre la sensazione che sia l’applicazione a piegarsi al testo, alla gestione dei messaggi email, e non il contrario.
I filtri, per dirne una, sono uno strumento molto potente, ma la loro implementazione è ancora troppo complessa. Gmail fa uno sforzo in questa direzione, e il sistema delle etichette è visivamente intuitivo; in più, quando si crea un filtro, Gmail permette di fare una ricerca previa dei messaggi che potrebbero corrispondere ai criteri indicati, come a dire: ‘questi sono i messaggi che saranno interessati dalle opzioni che hai specificato — va bene così?’. E questo è un buon sistema per avere conferma della bontà di un filtro. Ma si può fare di più: immagino un programma che mi permetta di creare una cartella e, basandosi sul campione di messaggi che sposto in quella cartella, che mi proponga la creazione del filtro. La tecnologia per effettuare questo genere di riconoscimento c’è già: i filtri bayesiani che permettono a un client di separare lo Spam dai messaggi buoni.
Queste sono le prime cose che mi sovvengono, ma vorrei avere una vostra opinione in proposito. Come vi trovate con i vostri client di posta? Vantaggi? Limitazioni? Quali funzioni vorreste vedere implementate? In che direzione si deve muovere l’evoluzione dei client di posta elettronica (o della webmail)? Sono genuinamente curioso.
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