Oggi è stata una giornata piuttosto tranquilla. Ho cercato di usare il PowerBook in maniera naturale, seguendo il mio abituale flusso di lavoro, e si conferma l’impressione di grande stabilità che avevo avuto sin da subito. C’è stato qualche piccolo inghippo, ma si è risolto ancor prima di iniziare a preoccuparmi. Per esempio, stavo eseguendo una ricerca e Spotlight è andato in crash, nel senso che i documenti hanno cominciato ad apparire nel menu a discesa sotto l’icona di Spotlight, poi il tutto si è congelato un paio di secondi, e pare che il sistema abbia “resettato” Spotlight: l’icona in alto a destra è infatti sparita un istante per ricomparire subito dopo. Fatto clic nuovamente su di essa, le ricerche hanno ripreso da dove si erano fermate. Visivamente, l’inghippo è durato meno del tempo che ho impiegato ora a descrivere la situazione.
Scrivania molto estesa. Oggi ho abilitato Spaces e ho iniziato a provarlo. Non sono mai stato un fanatico delle scrivanie virtuali. Non le ho mai trovate particolarmente comode da usare, o forse non ho mai sentito l’esigenza di usarle perché semplicemente me ne bastava una. Poi, con il PowerBook collegato a un monitor esterno, la scrivania mi sembrava già abbastanza estesa… Mesi fa, quando ho visto che Spaces veniva annoverata fra le maggiori nuove funzionalità di Leopard, ammetto di aver pensato: ma non potevano investire energie in qualcosa di più utile? Provare per credere, diceva quel mobiliere. Spaces è comodo e intuitivo (chiedo venia per i due aggettivi abusatissimi, ma è notte fonda e non mi sovviene una resa migliore del concetto). Comodo perché in effetti non guasta dividere le applicazioni aperte per categoria, invece di averle tutte sulla scrivania e dover continuamente passare da una all’altra consumando i tasti Mela-Tab. Adesso ho i browser nello spazio 1, i client di posta elettronica nello spazio 2, iTunes, Max e Sound Studio nello spazio 3, e penso di riservare il 4 per GraphicConverter, Lightroom e affini. Intuitivo perché le scorciatoie da tastiera di default sono azzeccatissime e viene naturale usarle per passare da uno spazio all’altro. Basta un’occhiata alla barra dei menu e l’icona di Spaces, se attivata, indica in quale delle scrivanie virtuali ci troviamo. E se si vuole una vista d’insieme a volo d’uccello si preme F8 (tasto di default, personalizzabile) ed ecco tutti gli spazi in miniatura, presentati in stile Exposé. Un clic sulla finestra aperta di una certa applicazione, e la finestra passa subito in primo piano. Oltretutto, mentre si osservano i vari spazi dall’alto, si può usare Exposé per individuare più facilmente la finestra o l’applicazione a cui si vuol passare.
Posta prioritaria. Mail 3.0 somiglia a Mail 2.0 solo superficialmente. Non che io abbia mai avuto problemi con la versione 2, ma la 3 è potente. Lo si nota subito: Mail è più veloce e robusto. I tempi di aggiornamento di una casella e di sincronizzazione con il contenuto del server .Mac sono visibilmente diminuiti. Prima spostare una casella contenente 9–10.000 messaggi era uno strazio, pareva che i messaggi venissero copiati con un ritmo di due-tre alla volta e un’operazione di spostamento di una casella di quelle dimensioni poteva durare anche 15 minuti. Oggi ho riorganizzato le caselle e ho spostato 4 cartelle di messaggi archiviati (circa 48.000 in totale) in un’altra casella. Mail non ha fatto una piega e durante l’operazione rimaneva utilizzabile. Come ho già accennato in altro post, mi piace moltissimo che ora l’attività di Mail sia (volendo) sempre visibile in una piccola sezione in basso nel pannello di sinistra. Così il feedback visivo non è limitato alle rotelline che girano accanto alle caselle principali. Con Mail 2.0 mi trovavo continuamente a premere Mela e il tasto zero (0) per portare in primo piano la finestra di attività. Ora vedo subito se c’è un problema, se mi sta arrivando un messaggio particolarmente corposo, e via dicendo.
Lieve incidente di percorso con lieto fine. Ieri mettevo Toast Titanium 6 fra le applicazioni che funzionano con Leopard. Oggi ho provato a masterizzare un CD ma non c’è stato verso. Dovevo masterizzare un’immagine ISO, e per andare sul sicuro ho acquistato un paio di CD‑R ad alta capacità da 800 MB / 90 min (marca TDK, eh), ma Toast, all’atto di scrivere il file, si bloccava dicendo che non vi era spazio sufficiente. Strano, visto che l’immagine era di 590 MB e il CD‑R da 800. Beh, pare che Toast vedesse il disco vuoto come un’unità con soli 96 MB liberi. Ho provato a inserire un CD-RW da 700 MB, cancellarlo e masterizzarlo nuovamente. Niente da fare. Il “quick erase” abortiva, la cancellazione completa andava a buon fine, ma la masterizzazione si interrompeva nelle fasi finali (scrittura della traccia lead-out) con gli errori più vari. Ho passato la palla a Utility Disco, che ha nuovamente cancellato il CD-RW e lo ha masterizzato senza problemi. Non sono sicuro sul colpevole, però. Toast Titanium 6 non ha mai sbagliato una masterizzazione da quando l’ho comprato (avevo ancora Panther, se non ricordo male). Ho già provato a usare CD‑R da 800 MB senza intoppi. Ho fatto una prova con Toast Titanium 8, ma anch’esso vedeva il CD‑R da 800 MB come uno da 96 MB. Fin qui sembrerebbe un’incompatibilità fra Toast e Leopard. Ma a confondere le carte sta il fatto che anche una masterizzazione tentata dal Finder e da Utility Disco su quel CD‑R da 800 MB falliva perché entrambi vedevano solo 96 MB. Dovrei provare con un altro CD‑R ad alta capacità: magari ho solo avuto la sfortuna di comprare un disco malfatto.
Qualche altra cosuccia:
Anche per oggi è tutto.
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