Two features I want in the Mac OS X Finder

Software

The first one was present in Mac OS 9 Finder, and was a window view option with which you could have Finder windows reduced to tabs in the bottom. Very useful if you wanted to keep a series of windows permanently on screen without being too invasive. The command was View > as Pop-up window. I miss this often.

The second one could be a nice improvement over the typical menubar clutter. I’d love to have certain menu extras to appear only when there’s notable activity from the related service/application. For instance, the Time Machine icon could appear only during backups. If this doesn’t convince you, another interesting alternative would be to have the option to choose between the icon in the menubar or in the Dock. That would bring Docklings (of Mac OS X 10.0 memory) back. Why move the menubar clutter to the Dock, you’ll ask: well, the Dock is more flexible, literally, while you can only have a certain amount of menubar estate (those using 13.3″ MacBooks know that well). In System Preferences you could even have all 3 options, like this:

Just saying.

Applimbo®

Mele e appunti

È una settimana di poca ispirazione, questa, e nei siti che seguo tramite feed reader ho trovato poco su cui valga la pena soffermarsi (di quel poco ho preso nota, però, vedremo nei prossimi giorni). Riprendo quindi il discorso applicazioni iniziato nell’articolo I ferri del mestiere, di qualche giorno fa.

Per completezza, infatti, non posso non menzionare Applimbo. No, Applimbo non è un’applicazione: è il nome della cartella che utilizzo per i software che sto provando — una sorta di anticamera della cartella Applicazioni. La uso proprio per non infarcire la cartella Applicazioni di programmi che scarico, provo, conservo perché ‘voglio tornarci in un secondo momento’, e poi magari dimentico. Un software che entra in questa cartella ha davanti a sé tre possibilità dopo il collaudo:

  1. Essere promosso alla cartella Applicazioni. Significa che trovo il programma utile e che prevedo di usarlo con frequenza sufficiente a garantirgli una dimora stabile nel disco rigido (“Posto fisso nel disco fisso”).
  2. Essere buttato nel Cestino. Il programma, a prescindere dalla qualità, non fa per me, non mi serve, non beneficia la mia produttività, eccetera.
  3. Essere conservato nel limbo ancora un po’, per un secondo giro di collaudo più avanti nel tempo. È un caso non infrequente: l’applicazione potrebbe entrare a far parte del mio ecosistema, ha le potenzialità per essere utilizzata più d’una volta, ma magari al momento non mi convince appieno, oppure duplica le funzioni di un’altra applicazione che già possiedo e devo fare un confronto tra le due e stabilire il da farsi (tenerle entrambe? passare alla nuova? ripiegare sulle vecchie abitudini?); oppure è una beta che potrebbe crescere in versioni future ma adesso è ancora acerba, e allora decido di tenerla nel limbo per ricordarmi in futuro di tornare sul Web a controllarne gli sviluppi e a riprovarla.

Come ogni limbo che si rispetti, in questa cartella non ci si preoccupa del tempo. Il contenuto è ordinato cronologicamente, Data ultima apertura, perché così tengo traccia di quando ho scaricato e aperto un programma per l’ultima volta. In Applimbo i transiti sono frequenti: sono sempre a caccia di piccole utilità che migliorano la vita sul Mac, e appena vedo una segnalazione sul Web o via Twitter da fonte fidata, vado a scaricare il programma; ma spesso non ho il tempo o non ci sono le condizioni favorevoli per provarlo subito, e quindi rimane parcheggiato in Applimbo fino a nuovo ordine.

In genere riesco a provare i programmi parcheggiati in Applimbo abbastanza in fretta, tuttavia, specie se un programma appartiene alla categoria ‘è una beta che potrebbe crescere in versioni future ma adesso è ancora acerba’ vista sopra, il parcheggio può durare molto a lungo. Due casi speciali:

- Naked Light, scaricato due anni fa in versione pre-alpha perché assai incuriosito dagli intenti dello sviluppatore e tuttora nel limbo perché non è ancora arrivato, a mio giudizio, a uno stadio soddisfacente. Naked Light è un editor grafico non distruttivo che presenta una composizione basata su nodi riconfigurabili a piacere e che l’autore sostiene siano più versatili dei livelli; presenta inoltre live filter, ossia è possibile modificare i filtri a piacere e in continuazione, lavorare modificando più filtri insieme invece che uno alla volta; vuole offrire strumenti professionali e ‘risoluzione infinita’, nel senso che si possono usare immagini con differenti risoluzioni, intervalli colore, e rapporto d’aspetto dei pixel, tutte nella stessa composizione. Vista la lentezza dello sviluppo, l’interesse è andato diminuendo nel tempo, ma come dicevo l’applicazione rimane nel limbo come promemoria personale.

- CoverFlow RC 1.2: Si tratta della versione finale di CoverFlow (di Steel Skies software) prima che la tecnologia fosse acquistata da Apple e assorbita in Mac OS X. Il programma era nato come software a sé stante: un player musicale innovativo che analizzava la libreria iTunes e permetteva di sfogliarla utilizzando le copertine degli album, proprio come si faceva con i vinili qualche tempo fa. Questa versione, la Release Candidate 1.2, funziona ancora (ammesso che si abbia la propria libreria iTunes nella posizione canonica e non su un disco esterno, per esempio). Lo so, ormai è ridondante, ma voglio conservarla per ricordo, quindi rimane nel limbo sine die.

Attualmente i nuovi arrivati in Applimbo sono i seguenti:

- MiniMail, un plugin per Mail per fare in modo che anche Mail.app funzioni come iTunes quando viene ‘ridimensionato’. Immaginate il concetto di mini-player applicato a Mail. Non ancora provato. Penso di installarlo sul PowerBook G4 12″, sembra utile considerando lo schermo piccolo.
Today, per avere una vista d’insieme delle cose da fare oggi. Non ancora provato.
Hazel, organizzazione delle cartelle con regole (come i filtri del programma di posta), ottimo per smistare il traffico in arrivo nella cartella Download e in genere per tenere organizzate le proprie cartelle di lavoro. Domani scade il periodo di prova, ma penso proprio di acquistarla: è un’applicazione efficiente e ben fatta.
Witch, permette di passare da una finestra all’altra di applicazioni diverse. Non ancora provato.
Notify, un menu extra per controllare al volo più account Gmail. Provato, mi piace la soluzione e l’aspetto elegante. Solo che va ad aggiungere un’altra icona alla barra dei menu, e quella zona dello schermo si sta affollando un po’ troppo per i miei gusti.
Docks, per avere diverse configurazioni del Dock e passare da una all’altra. Non ancora provato, ma estremamente interessante. Anche se sono tendenzialmente contrario a smanettare con parti del sistema come il Dock.
PicoPlay, un player per la libreria iTunes davvero minimo. Lo proverò nel finesettimana.
TaskMate, to-do list semplici semplici.
TweetMyMac, comandare il Mac in remoto via Twitter: [Link a una recensione (in inglese)] [Link alla pagina del software]. Non ancora provato, ma decisamente da provare a breve.
Anxiety, un altro programma semplice e minimalista per la gestione dei to-do. Si sincronizza con iCal e Mail. Non ancora provato a fondo, solo superficialmente, e l’interfaccia grafica mi piace. Non sono un grande utilizzatore di programmi to-do, sono abituato ad appuntarmi le cose vecchio stile, con carta e penna; o a far funzionare la memoria, che non guasta mai; ma il programma sembra ben fatto e piacevole da usare, e merita considerazione.

Sono tutti software di piccolo ingombro e la stragrande maggioranza di essi sono freeware. Se non li conoscete, provateli. Se già li usate, non sarebbe male condividere le impressioni. Il primo in classifica per ora è Hazel, che fa davvero al caso mio, ed è probabile che a breve scappi la recensione completa.

Ancora sul Tablet Apple: rumour dettagliati

Mele e appunti

Ancora con il sapore del caffè in bocca, stamattina apro il lettore di feed RSS e uno dei primi articoli ad attirare la mia attenzione è su iLounge e si intitola Ten New Details on the Apple Tablet (Dieci nuovi dettagli sul Tablet Apple).

Dicono di aver ricevuto lo scoop dalla stessa fonte attendibile che predisse correttamente l’arrivo dell’iPod nano di quinta generazione, dell’iPhone 3GS e la versione cinese di iPhone 3G.

L’elenco dei dettagli è il seguente:

1. Apple ha creato almeno tre prototipi distinti di questo tablet.

2. La prima versione era dotata di schermo a 7 pollici, ma è stato giudicato troppo piccolo. La versione più recente del prototipo ha uno schermo da 10,7 pollici.

3. Il sistema operativo è iPhone OS.

4. Alcuni hanno riportato che il tablet assomiglia a un iPhone. Più o meno. Somiglia a un iPhone 3G, con tanto di parte posteriore curvata.

5. Sarà introdotto in due modelli differenti: uno avrà la possibilità di collegarsi in 3G, l’altro no. Pensate alla versione 3G come a un grosso iPhone 3GS, e alla versione non-3G come a un grosso iPod touch.

6. Le risoluzioni dello schermo saranno ovviamente molto superiori agli schermi 480x320 di iPhone e iPod touch, e permetteranno una facile lettura di pagine di libri e riviste in formato elettronico a grandezza naturale, nonché di pagine di quotidiani opportunamente scalate. Aspettatevi qualcosa nell’ordine di 5–6 volte la risoluzione dello schermo di un iPhone / iPod touch (720p approssimativamente) e una superficie sensibile al tocco 7 volte più grande. [Nella pagina del sito di iLounge hanno inserito un’immagine che rende bene le proporzioni dell’area visibile sullo schermo di iPhone / iPod e sullo schermo del presunto Tablet.]

7. È progettata per espandere il concetto mediale di iPhone e iPod touch a un potenziale livello ulteriore: come una tavoletta elettronica che sostituisce i libri e le riviste, e che in più offre quello che già offrono iPhone e iPod touch — applicazioni, multimedialità, giochi e funzionalità Web.

8. Non è pensata per entrare in competizione con i netbook. Si tratta di un media player e dispositivo di comunicazioni leggero e dotato di iPhone OS.

9. Apple al momento sta pensando di annunciarlo il 19 gennaio 2010 o anche prima di quella data, e intende creare un periodo di aspettativa, come fece con iPhone, per poi iniziare a vendere il dispositivo verso maggio o giugno.

10. Pare che il progetto sia in attesa di approvazione da parte di Steve Jobs; si crede che a questo punto le possibilità che l’oggetto appaia sul mercato siano dell’80%. 

Non sono un appassionato di rumour e di solito non ci perdo troppo tempo; di iLounge però in genere apprezzo lo stile e non mi sono mai sembrati i classici ‘strilloni’ in fatto di voci di corridoio. Si ha l’impressione che preferiscano offrire informazioni il più possibile attendibili e che non cerchino di guadagnare sporchi hit di traffico con i soliti articoli dal profumo di aria fritta.

Questi dieci nuovi dettagli sul fantomatico, imminente Tablet di Apple, visti nell’insieme sono fondamentalmente privi di sensazionalismo. Forse è per questo che mi suonano credibili. Il fatto che le parti più dettagliate riguardino l’aspetto fisico dell’oggetto mi fa pensare che la fonte possa avere visto il prototipo ma non molto altro. Anche perché visto così — una sorta di grosso iPhone / iPod touch, che fa praticamente le stesse cose di iPhone / iPod touch ma in modo più comodo per il fatto di avere uno schermo maggiorato — non sembra un dispositivo troppo interessante o innovativo, e limitandoci a questi dettagli (e prendendoli per veri), uno quasi si chiede che cosa mai ci possa fare un dispositivo simile nella linea dei prodotti Apple.

A me pare chiaro che la fonte di iLounge (sto sempre dando per buoni i dettagli comunicati) non abbia potuto carpire il nocciolo della questione: l’ingrediente segreto di Apple. Questo tablet misterioso, secondo me, avrà o una nuova tecnologia, o una nuova funzione, o un utilizzo potenzialmente innovativo di elementi già esistenti, ma insomma un quid che lo differenzierà al punto di attirare utenti come api sul miele.

A mio avviso un ruolo molto grande sarà giocato dall’interfaccia utente. Se diamo per buono che il tablet avrà iPhone OS, dobbiamo altresì immaginare che non si tratterà certo dello stesso iPhone OS preso di peso da iPhone e portato sul Tablet senza modifiche o adattamenti. Quando si cominciò a parlare di tablet un po’ di tempo fa, scrissi le mie perplessità sulla potenziale interfaccia relativamente al form factor:

Passi la maggiore leggibilità data da uno schermo con la densità di quello di iPhone ma grande tre volte tanto, tuttavia bisogna tenere presente che le dimensioni maggiorate potrebbero incidere a sfavore dell’usabilità dell’interfaccia multi-touch. Pensiamo a gestualità come il pizzicare un’immagine o una porzione di testo per ingrandire, ruotare, rimpicciolire: ha senso se la superficie su cui agiamo è sufficientemente ridotta da consentire un gesto comodo con il pollice e l’indice di una mano. All’aumentare delle dimensioni della superficie da toccare, le gestualità diventano più faticose e meno intuitive. Se pensiamo ad altri esempi della vita quotidiana in cui abbiamo a che fare con schermi touch-screen di grosse dimensioni (sportelli bancomat, punti di informazione interattivi), vediamo come l’interazione con l’utente sia limitata alla pressione di tasti e null’altro. Questo perché è faticoso e poco intuitivo offrire un’interfaccia in cui l’utente sia costretto a trascinare puntatori tenendo il dito o le dita sullo schermo.

Discorso analogo per la tastiera virtuale: sarebbe più grande di quella di iPhone, e si è portati a credere che questo sia automaticamente più comodo. Il problema è impugnare il dispositivo mentre si scrive. Con iPhone, la tastiera è sì piccola (specie in posizione verticale), ma è possibile impugnare saldamente iPhone con l’altra mano: questo offre un’indubbia stabilità e contribuisce indirettamente alla praticità di scrittura. Un fantomatico netbook fatto come un grosso iPhone, come lo si regge mentre si scrive? Con uno schermo da 9 pollici, mettiamo, diventerebbe scomodo da sostenere con una mano mentre si scrive con l’altra, perché il dispositivo sarebbe troppo grosso e meno maneggevole. Si dovrebbe poterlo appoggiare in grembo, ma sarebbe troppo piccolo. La condizione migliore sarebbe su un piano di appoggio come un tavolo, per scrivere comodamente con due mani, ma la portabilità andrebbe a farsi benedire, per non parlare di quanto sarebbe scomodo non poter inclinare il dispositivo e scrivere tenendolo piatto sulla superficie di appoggio. E questa è solo la punta dell’iceberg delle problematiche legate al ripensamento di un’interfaccia utente che non potrebbe essere identica a quella di iPhone per ragioni squisitamente strutturali.

Immagino quindi che nei laboratori Apple una certa quantità di tempo si stia spendendo nello scalare l’interfaccia di iPhone per adattarla a uno schermo più grande. Da un punto di vista visivo, pertanto, non è detto che l’interfaccia del Tablet somigli poi così tanto a quella di iPhone e iPod touch; mi immagino, per esempio, tutta una serie di controlli e gestualità riviste considerando le dimensioni maggiorate del dispositivo. E in quanto alla funzione di questo Tablet, sono scettico sul fatto che (come l’articolo di iLounge lascia a intendere) Apple voglia semplicemente introdurre una propria versione del Kindle di Amazon; Jobs ha più volte affermato che le potenzialità di Kindle (e dei lettori di libri elettronici) sono limitate visto che negli USA si legge sempre meno. Il Tablet di Apple sarà senza dubbio comodo per questo genere di letture, nonché per navigare il Web e leggere la posta elettronica, ma non credo che sarà questo il suo punto forte. Spero molto nel fattore sorpresa: penso alla moltitudine di rumour, di finti prototipi e di ‘scoop’ sul nuovo cellulare di Apple nei mesi precedenti l’introduzione di iPhone. Tutti ormai davano per imminente l’introduzione di un tale dispositivo; nessuno ha saputo prevederne davvero l’aspetto e l’ingrediente rivoluzionario che portava con sé. Non so se avverrà la stessa cosa con il Tablet, ma certo è che si tratta di un prodotto atteso da anni, e in un certo senso non può permettersi di deludere. È evidente che in qualche manica si nasconde un asso. Che dite?

Incoerenze rosse e verdi

Mele e appunti

Il recente caso di iTunes 9.0.1, che riporta la funzionalità del pulsante verde della finestra principale dell’applicazione a com’era prima di iTunes 9 (attivazione della modalità mini-player), non ha fatto altro che ricordarmi le incongruenze più o meno manifeste dell’interfaccia utente di Mac OS X.

Da tempo immemore, Apple ha creato le Human Interface Guidelines (HIG), ossia le Linee Guida che definiscono l’interfaccia utente del sistema operativo, e conseguentemente dei programmi che dovranno girarci. Le HIG sono una risorsa dettagliatissima e fondamentale, che appunto copre tutti gli aspetti dell’interfaccia (controlli, finestre, pulsanti, puntatore, drag and drop, ecc.) nonché determinati aspetti del design generale.

L’importanza di seguire tali linee guida è indiscutibile. Attenendosi a esse, i programmatori e le aziende software di terze parti possono creare applicazioni che conservano un aspetto e soprattutto una coerenza di comportamento essenziali per offrire un’esperienza d’uso piacevole, Mac-like e prevedibile per l’utente. Una buona parte del flusso di lavoro quotidiano — specie oggi che è possibile tenere aperte decine di applicazioni contemporaneamente — è fatta di riflessi condizionati, di combinazioni memorizzate nella memoria muscolare. La coerenza dell’interfaccia grafica, delle scorciatoie da tastiera assegnate ai comandi più comuni, consentono di trovare pulsanti ed elementi di un programma senza nemmeno cercarli, così come copiare tagliare incollare, aprire chiudere salvare un documento, senza dover cercare con il mouse il comando o il menu: si digita direttamente ⌘-C, ⌘-X, ⌘-V (notato che sono tre tasti contigui sulla tastiera? Non è un caso), e così via.

Immaginate il disastro se ogni applicazione facesse a modo suo, se invece di ⌘-V per incollare, per esempio, un altro programma stabilisse la combinazione ⌘-P, normalmente usata per stampare. La coerenza è importante, e Apple ha sempre dato il buon esempio. In Mac OS X, tuttavia, si annidano piccole incoerenze — probabilmente perdonate o non percepite dall’utente medio — che a me infastidiscono, più che altro perché non hanno giustificazione a livello di design e usabilità.

I pulsanti rosso, giallo e verde presenti in tutte le applicazioni Mac OS X raccolgono la maggior parte di queste incoerenze ingiustificate. Già non si capisce esattamente il criterio di assegnazione dei colori: il rosso chiude la finestra, e qui ci può anche stare; il giallo la minimizza nel Dock, il verde la ridimensiona. Dove sia il collegamento fra il concetto di giallo e di minimizzazione, del verde e del ridimensionamento, non si sa bene. L’arbitrarietà di questi codici colore è ancora più lampante se si decide di passare al tema Graphite dell’interfaccia del sistema (in Preferenze di Sistema > Aspetto): a quel punto i tre pulsanti diventano tutti di colore grigio, ed è chiaro che ciò che più importa è ricordarsi la posizione: il primo a sinistra chiude la finestra, eccetera.

Ma torniamo alle funzioni: sarebbe auspicabile che tutte le applicazioni mantenessero le tre funzioni assegnate ai pulsanti rosso, giallo e verde. Il giallo (minimizzare) sembra rispettato in tutti i casi — almeno in tutte le applicazioni installate sui miei Mac. Il verde, non sempre. Uno si aspetta la funzione di ridimensionamento, ma in iTunes quel pulsante viene utilizzato per una funzione completamente diversa (passare alla vista mini-player); la cosa ancora più irritante è che quella funzione potrebbe essere assolta benissimo da un altro pulsante: quello oblungo nell’angolo superiore destro della finestra. E non sarebbe un’assegnazione arbitraria, in quanto la funzione statutaria del pulsante bianco oblungo è proprio quella di ‘cambiare vista’ (basta vedere che succede con una qualsiasi finestra del Finder). Fra l’altro, prima della versione 9 iTunes non aveva affatto il comando per ridimensionare la finestra (la voce era assente anche dal menu Finestra); ossia i programmatori avevano ritenuto inutile ridimensionare la finestra, proponendo una situazione tutto-o-nulla (o massimizzata per coprire l’intera area dello schermo, o in vista mini-player).

È vero che esisteva sempre la possibilità di ridimensionare a piacere utilizzando la ‘maniglia’ nell’angolo in basso a destra della finestra, ma poter adattare allo schermo la finestra di iTunes con un comando Ridimensiona è importante almeno in un caso: quando si usa iTunes su un monitor esterno collegato al portatile e si stacca il monitor, la visualizzazione passa allo schermo (generalmente a risoluzione minore) del portatile; iTunes però conserva la ‘memoria’ delle dimensioni dell’altro monitor, e una fetta della finestra principale rimane fuori dallo schermo del portatile — la ‘maniglia’ per ridimensionare è irraggiungibile, e premendo il pulsante verde si passa al mini-player oppure si ritorna alla visualizzazione massimizzata della finestra, che non si adatta alla nuova risoluzione dello schermo. In questo caso (che a me è capitato più volte) l’unico espediente valido è stato passare a una risoluzione diversa nelle preferenze monitor, per poi ripassare alla risoluzione normale; in quel caso iTunes si riadatta alle dimensioni dello schermo. Se non altro in iTunes 9 hanno inserito il comando Ridimensiona nel menu Finestra.

Scusate il lungo excursus, certamente più facile da spiegare con uno screencast che non a parole.

Non è esente da incongruenze nemmeno il pulsante rosso, però. La funzione standard, come già detto, è quella di chiudere la finestra principale, ma vi sono alcune applicazioni per le quali la pressione del pulsantino rosso provoca l’uscita dal programma (le prime che mi vengono in mente: Preferenze di Sistema, Utility Disco, iPhoto, ma possono esservene altre). È una soluzione disorientante, che ricorda molto l’interfaccia di Windows — dove ha però senso, in quanto nella metafora dell’interfaccia utente Windows ogni programma è una finestra. Nella piattaforma Macintosh, sin dai tempi del System 6 e 7, il pulsante nell’angolo superiore sinistro di una finestra ha sempre chiuso la finestra, mai il programma. In Mac OS X ci sono queste situazioni ibride, e l’utente ignaro si ritrova a chiudere un’applicazione (senza conferma) quando magari voleva solo chiuderne la finestra principale. Non sto discutendo su quale scelta sia la migliore (in questo caso, se sia meglio ⌘-Q o premere il pulsante rosso per terminare il programma), sto solo dicendo che sarebbe utile e sensato che Apple si attenesse alle Linee Guida dettate da Apple medesima.

Courier: un prototipo interessante

Mele e appunti

L’altroieri sono incappato in questa pagina di Gizmodo, che mostra un prototipo del ‘tablet segreto’ a cui starebbe lavorando Microsoft, chiamato Courier. L’autore del pezzo così descrive il dispositivo:

Courier è un dispositivo che esiste veramente, e si dice che sia nella fase di sviluppo cosiddetta di ‘prototipo avanzato’. Non è un tablet, se mai è un booklet. I due schermi da 7 pollici (circa) sono multi-touch, e sono stati progettati per interagire (scrittura, gestualità, disegno) con uno stilo, oltre che con le dita. Sono uniti da un cardine sul quale è situato un pulsante Home in stile iPhone. Le icone di stato, come il segnale wireless e la durata della batteria, vengono visualizzate lungo il bordo di uno dei due schermi. Sul retro si trova una fotocamera, e Courier potrebbe avere un sistema di ricarica a induzione, come Touchstone, il dock di ricarica del Palm Pre. 

Ad accompagnare l’articolo vi sono una galleria di otto foto e un video dimostrativo, che immagino dimostra il concetto di utilizzo del dispositivo una volta terminato, o in altre parole illustra come dovrebbe idealmente funzionare l’interfaccia di Courier se e quando diverrà un prodotto finito.

Non lo nego: così come viene presentato, in foto e in video, è forse il dispositivo più bello e interessante uscito da Microsoft. Ci sono dei tocchi raffinati a livello di interfaccia utente molto in stile Apple. Osservando il video, trovo abbastanza ingegnoso l’utilizzo dei due schermi come due ambienti di lavoro, ognuno con le proprie funzioni, ma comunicanti fra loro. È azzeccato, almeno per come utilizzerei io un simile dispositivo, avere per esempio un browser Web sulla sinistra e un blocco appunti sulla destra dove poter raccogliere e immagazzinare immagini, articoli, mappe, frammenti mentre si ‘sfoglia’ il Web. È un sistema che riproduce in forma elettronica le gestualità naturali di quando si prendono appunti, o si confrontano testi o elementi multimediali, o si scrivono note a margine di qualcosa. (Disegnare un riquadro intorno al testo per trasformarlo in una sorta di Post-It staccabile e condivisibile, per esempio, è una bella trovata). Quella parte della dimostrazione mi sembra la più fluida e meglio congegnata.

Ora, pur sapendo che si tratta di un prototipo, voglio condividere qualche inevitabile perplessità che mi è venuta osservando il materiale a disposizione.

Lo stilo e il riconoscimento della scrittura — Molto semplice e naturale scrivere sul Courier con quello stilo, vero? Ma mi chiedo: funziona semplicemente come una penna su una tavoletta grafica, o il software di Courier sarà in grado di tradurre in testo tutte le parti manoscritte? E se sì (c’è un punto nel video in cui la ragazza scrive un indirizzo Web nella barra indirizzi del browser, quindi suppongo di sì), come e con quale livello di precisione? E come verrà effettuata la gestione degli errori? Sono curioso, anche perché la tecnologia Tablet PC sviluppata da Microsoft per il riconoscimento della scrittura è in generale più avanzata di quella che implementava il Newton e della tecnologia Inkwell migrata in Mac OS X (almeno stando a quanto dice Larry Yaeger, che in questo campo sa il fatto suo).

La fotocamera e la sua usabilità — Dalle immagini non è chiarissima la posizione della fotocamera: è certamente collocata nella ‘copertina’ del ‘quaderno’, ma date le dimensioni di Courier (sia aperto che chiuso) mi sembra impossibile utilizzarla con precisione.

Il Courier chiuso — L’idea del tablet fatto a quaderno, che si apre e si chiude, è senza dubbio ben realizzata. Il concetto non è nuovo: ricordiamo il progetto Knowledge Navigator di Apple — 1987 — che, pur non essendosi concretizzato a questo livello, già proponeva l’idea del quaderno digitale che si accendeva aprendolo. (Apple aveva creato alcuni video in cui presentava il concetto: il Knowledge Navigator sembra un prodotto fatto e finito in quei filmati, ma in realtà è solo un mockup, un modellino finto, e viene presentata una serie di funzionalità avveniristiche che avrebbe dovuto avere questo ‘Navigatore della Conoscenza’. Andate in Google e inserite nel campo di ricerca “knowledge navigator video”, se volete vederlo). Ma sto divagando. Il Courier chiuso, dicevo: ecco, quei due bellissimi schermi da 7 pollici, ripiegati uno contro l’altro, quanto dureranno prima di presentare segni di usura, di contatto, piccole graffiature? (Segni che conosce bene chi abbia posseduto un vecchio iPod con parte posteriore metallica-riflettente, o anche chi possiede un iPhone 3G e lo usa senza custodie protettive — la mela argentata del mio iPhone nuovo arrivato in sostituzione ai primi di settembre ne presenta già alcuni).

Dove riporre lo stilo? — Dalle immagini presentate non riesco a vedere un ricettacolo o un qualsivoglia sistema per riporre lo stilo nel Courier quando non lo si usa. Uno se lo deve portar dietro come una penna qualsiasi? Le possibilità di perderlo sono molto alte, in questo caso. Sì, può essere un dettaglio marginale, ma il design è fatto di dettagli.

Sotto il cofano — Che processore? Quanta RAM? Che sistema operativo? A giudicare da come dovrebbe funzionare il Courier, immagino che le specifiche tecniche dovranno stare al passo con tutta quella gestualità e misto di tecnologie di input. L’interfaccia utente grafica visibile nella dimostrazione sembra essere qualcosa di creato all’uopo, e spero davvero sia così; spero davvero che non ci sia neanche una riga di codice di Windows lì dentro.

Eleganza e target — Visto così, il Courier appare un tablet di alto profilo, e per mantenere le promesse di questa presentazione non potrà che esserlo; l’oggetto è elegante e ‘prezioso’ e, malgrado abbia il potenziale di conquistare il mercato consumer ed educativo (nei commenti si dice: sarebbe ideale in ambito scolastico), a me non appare un oggetto da maltrattare infilandolo nello zaino e usandolo come ‘diario elettronico’ in ogni dove. Il target mi sembra più elevato: professionisti, uomini d’affari, tecnofili e affini.

L’inevitabile fattore Microsoft — Ovvero, l’idea in teoria è molto buona. Sono curioso di vedere quanto Microsoft riuscirà a rovinare di Courier nel percorso che porta alla pratica, cioè al prodotto finito. Lo Zune HD lascia aperta qualche speranza. Courier è un progetto davvero promettente, e le idee stile Apple ci sono tutte. Speriamo che per una volta, Microsoft copi un’altra caratteristica di Apple: quella di non scendere a compromessi e di non voler volare bassi. Sarebbe un peccato.