Come va il tre punto zero

Mele e appunti

Dopo la parentesi MacBook Pro (che mi è parsa davvero una parentesi, visto che vado a restituirlo oggi, sperando di non dover aspettare settimane prima che arrivi il modello in sostituzione), volevo condividere qualche osservazione sulla mia esperienza d’uso di iPhone con il più recente OS 3.0, che ho installato immediatamente appena uscì lo scorso 17 giugno.

Da quando è uscito iPhone OS 3.0, in rete ho letto degli effetti collaterali più vari: chi ha notato una connessione 3G più ballerina, chi ha riportato una percepibile perdita di segnale, chi ha riportato problemi con Wi-Fi e Bluetooth, chi ha notato un maggior consumo di batteria, e via dicendo.

Per quanto mi riguarda, l’esperienza in generale è stata soddisfacente. Il software 3.0 non mi sembra meno stabile del 2.2.1, e non ho notato particolari perdite di segnale o difficoltà di collegamento a reti wireless. Nessun problema neanche con il Bluetooth — ho potuto attivare il tethering al primo colpo e la connessione si è dimostrata affidabile.

Gli unici due nei che meritano menzione, nel mio caso, sono i seguenti:

1. L’interfaccia ha perso in fluidità. Sotto questo punto di vista, il software 3.0 spesso mi dà la stessa impressione di quando si installa un gioco particolarmente esigente dal punto di vista grafico su un Mac un po’ datato. L’interfaccia a volte procede a scatti, tagliando le transizioni, e in generale dando un’impressione ‘inceppata’, per così dire. Lo noto con frequenza uscendo da applicazioni aperte, di tanto in tanto anche passando da una schermata di applicazioni all’altra, occasionalmente persino in MobileSafari navigando il Web: durante lo scorrimento dei contenuti, iPhone sembra fermarsi a pensare un momento, per poi sbloccarsi. Questo dello scorrimento capita a volte anche con gli elenchi dei messaggi in MobileMail e con la lista dei contatti; va detto che non è un fenomeno frequentissimo, però è ugualmente fastidioso. iPhone mi ha abituato bene e da subito con la sua notevole fluidità di interfaccia a tutti i livelli, per cui questi piccoli inceppamenti vengono percepiti all’istante.

2. Il backup e la sincronizzazione con iTunes sono più lunghi. Questo mi dà abbastanza sui nervi. Con il software 2.2.1 l’intero processo era percettibilmente più veloce, e la parte più laboriosa era la sincronizzazione delle applicazioni, specie nel caso dell’installazione su iPhone di applicazioni comprate su iTunes o viceversa di copia in iTunes di applicazioni comprate nell’App Store dall’iPhone. Adesso tipicamente la sincronizzazione parte bene, il backup inizia con un buon ritmo, ma spesso sembra piantarsi a metà per poi riprendere piano piano. Non so se dipenda dalla frequenza con cui effettuo le sincronizzazioni Mac-iPhone (le mie abitudini non sono cambiate, e in media collego iPhone a iTunes sul Mac a giorni alterni), se dipenda dalla quantità di dati immagazzinati su iPhone (che sono sempre gli stessi, applicazione più applicazione meno; ho sempre all’incirca 4,5 GB liberi su 14,6 GB totali), se dipenda (come forse è più probabile) da qualcosa di diverso in iPhone OS 3.0. Da notare che non ho abilitato la funzione di criptatura del backup. Quella delle note sì, ma il processo di sincronizzazione delle note è veloce. Insomma, se prima una sincronizzazione — backup, sincronizzazione di calendari, segnalibri, account email, applicazioni, podcast e foto — durava alla peggio cinque minuti, adesso cinque minuti è diventato il minimo.

Per il resto, nulla da eccepire. Il nuovo software 3.0 è indiscutibilmente un passo avanti e suppongo sia solo questione di qualche rifinitura. Le due nuove funzionalità che mi trovo a utilizzare più di frequente sono in primis Spotlight, che trovo utilissimo per lanciare applicazioni senza dover far passare le varie schermate a mano, così come è molto efficace quando ho voglia di ascoltare un certo brano: inizio a digitare il titolo, un tocco e zac! parte la riproduzione. L’altra grande comodità è il copia e incolla, specie quando mi capita di notare qualcosa di interessante su un sito e voglio copiarmelo in Note per uso futuro, o pubblicarlo direttamente sul blog o sul supplemento Effemeride.

Due migliorie sottili ma per me importanti sono anzitutto il fatto che ora gli URL vengono riconosciuti se scritti o incollati nelle Note. Così è possibile fare tap in Note, e Safari si apre automaticamente caricando il sito che ci siamo appuntati. L’altra miglioria è il lieve redesign della tastiera virtuale. Nell’orientamento verticale, i tasti sono leggermente più stretti e lo spazio fra di essi è stato quindi impercettibilmente aumentato. Questo, almeno nel mio caso, garantisce una maggior precisione nella scrittura, e ho notato un minor numero di errori di battitura, specie quando, per esempio, sto scrivendo uno SMS o un messaggio email mentre cammino.

Voi come vi trovate?

Another day, another HackBook

Mele e appunti

Another day, another HackBook | Laptop | Editors’ Notes | Macworld: Dan Frakes ha scritto un articolo a mio avviso molto equilibrato e oggettivo sulla sua esperienza con un Dell Vostro A90, un netbook hackerato per utilizzarlo con Mac OS X. Frakes ne evidenzia gli aspetti positivi e quelli negativi. Il succo: a volte le dimensioni ridotte lo rendono più comodo da trasportare che un MacBook, la batteria ha una durata decente, va bene per fare un browsing leggero del Web e per controllare la posta. Difetti: la tastiera e il trackpad non sono un paradiso di comodità. 

In fondo all’articolo, quando arrivano le conclusioni, Frakes scrive:

D’altro canto, un minuscolo portatile come questo non è per tutti. Infatti, per molte persone, un netbook — anche con installato Mac OS X — è un esercizio di frustrazione. Semplicemente, non è quel che la maggior parte della gente si aspetta da un ‘portatile’. (È per questo che a mio giudizio Apple non costruirà mai un netbook nel senso corrente del termine. Anzi, Apple continua a denigrare il concetto di un piccolo portatile a basso costo, riferendosi specificatamente agli schermi piccoli, alle tastiere sottosviluppate e alle scarse prestazioni. È più probabile che vedremo un dispositivo molto più simile a un grosso iPod touch). 

Che è quel che ho sempre sostenuto in materia di netbook ‘made in Apple’.

Ancora su LinkedIn e i traduttori: la lettera della ATA

Mele e appunti

Jiri Stejskal, presidente della American Translator Association (ATA), una delle associazioni più importanti e riconosciute negli Stati Uniti, ha scritto una lettera a Jeff Weiner, CEO di LinkedIn, a riguardo della discutibile iniziativa di LinkedIn di chiedere ai traduttori professionisti con un account su LinkedIn se fossero interessati a farsi volontari per tradurre il sito di LinkedIn. Ecco il testo della lettera (file PDF). Molto conciso e diretto al punto, e ben sintetizza il dissenso di chi non si è fatto coinvolgere da LinkedIn e dai suoi oggetti luccicanti ma senza valore.

Pixel indelebile

Mele e appunti

(Aggiornato 1/7/2009 — 23:13)

Ieri, riportando ulteriori osservazioni sul mio nuovissimo MacBook Pro da 15 pollici, scrivevo:

Mi sono accorto di una magagna, anche se microscopica. Ho un pixel ribelle. Non è morto, perché non è nero (io dico che è porpora, mia moglie dice che è rosso), ma è lì. Onestamente uno se ne accorge solo se lo sfondo è molto chiaro e se si trova a una distanza piuttosto ravvicinata dallo schermo. Alla distanza in cui mi trovo in questo momento mentre sto scrivendo l’articolo, per esempio, e con la pagina intera piena di testo, lo noto soltanto se mi metto a cercarlo. Mi trovo ancora nei quindici giorni in cui poter restituire il computer e chiederne la sostituzione, ma non so se vale la pena farlo.

Ieri sera, a un esame più attento, ho purtroppo scoperto che il pixel è in effetti nero, e quindi morto. Che sembrasse colorato era dovuto al fatto che lo osservassi sempre con uno sfondo bianco e la luminosità al massimo. L’occhio si ingannava e lo vedeva colorato. I pixel ‘bloccati’ in genere sono colorati. Blu, rosso e giallo sono i colori più comuni in questi casi. Mettendo uno sfondo nero, quindi, il pixel dovrebbe essere visibile, invece nel mio caso sparisce del tutto. Ergo è nero.

È iniziata quindi la rottura di scatole: identificare le parti e i documenti aggiornati sul MacBook Pro e riportarli temporaneamente sul PowerBook G4. Riformattare il disco del MacBook Pro, rimettere tutto negli imballi, tornare al negozio per la sostituzione. Mia moglie ha telefonato stamane e le hanno detto che al momento non hanno nessun altro MacBook Pro come il mio in magazzino, ma che possiamo recarci in un altro negozio della catena El Corte Inglés ed effettuare la sostituzione lì, se hanno un modello identico. Altrimenti tocca aspettare. Intanto perdo tempo e pazienza, e perderò altro tempo perché il secondo MacBook Pro andrà nuovamente configurato, aggiornato, collaudato. Ieri mi chiedevo se valesse la pena farlo. Alla fine mi sono convinto che sì, perché in fin dei conti il denaro è buono ed è giusto che paghi per avere 1440x900 pixel funzionanti. E poi mi trovo ancora nel periodo concesso per la restituzione del computer senza problemi o questioni, quindi meglio approfittarne.

Non ho mai avuto problemi con i Mac nuovi (nemmeno con quelli usati). Evidentemente la tendenza doveva cambiare prima o poi. Spero che tutto vada per il meglio con la seconda unità.

[Aggiornamento: non hanno un modello identico in nessuno dei negozi della catena. Tocca aspettare.]

[Aggiornamento 2: sono andato a presentare il problema, e dicono che possono annullare l’acquisto senza problemi, che sono stati ordinati altri modelli di MacBook Pro come il mio, ma che pare non arriveranno prima degli inizi di agosto. Il venditore (lo stesso con cui ho effettuato l’acquisto pochi giorni fa) mi ha detto tra l’altro che se non fosse per il diritto di recesso, per un solo pixel morto Apple non lo sostituirebbe. Mi ha detto testualmente che “da uno a cinque pixel è considerato normale. Da Apple e da altre case costruttrici. Alcune arrivano a considerare normale fino a otto pixel morti”].