Letture rinfrescanti

Mele e appunti

Sto parlando di un’applicazione per iPhone e iPod touch veramente ben fatta: Eucalyptus. Si tratta di un programma per leggere libri in formato elettronico. Prima di alzare gli occhi al cielo e rispondere “Un altro?”, vi prego di osservare il video illustrativo nel sito dello sviluppatore, che si trova seguendo il link che ho fornito (non è il link diretto all’iTunes Store — odio quei link che fanno aprire altre applicazioni al di fuori del browser).

Eucalyptus attinge al database del Progetto Gutenberg, più specificamente ai libri in lingua inglese, non protetti da copyright, e formattati in testo puro presenti nella collezione del Progetto Gutenberg. (Quindi non all’intero database, ma sicuramente a una bella porzione di esso). La breve pagina delle FAQ spiega inoltre altre particolarità dell’applicazione che alcuni potrebbero considerare seri limiti, per cui li elenco immediatamente qui di seguito, così ci togliamo il pensiero:

  • Eucalyptus permette, come già accennato, di scaricare libri solo in lingua inglese. Gli algoritmi di analisi della struttura del testo (divisione in capitoli, intestazioni, divisione sillabica) presuppongono testi inglesi. Libri in altre lingue risulterebbero mal formattati. 
  • Non è possibile importare i propri file librari in Eucalyptus.
  • Eucalyptus non mostra le illustrazioni. Solo il testo.
  • Non è possibile aggiungere annotazioni a un libro, né esiste un segnalibro — Eucalyptus però memorizza la pagina che si stava leggendo di un determinato libro prima di chiudere l’applicazione o di passare a un altro libro, e si riaprirà su quella pagina al prossimo avvio o quando si riaprirà quel libro.

E ora veniamo ai pregi:

  • Come avrete visto dalla video-guida sul sito dello sviluppatore, l’interfaccia utente di Eucalyptus è sbalorditiva. Non solo per le idee grafiche e le animazioni, ma proprio per la grande intuitività e facilità d’uso. Ogni elemento di ogni schermata ha una funzione chiara e facilmente identificabile. L’applicazione si serve di elementi di interfaccia identici nell’aspetto e simili nell’utilizzo all’applicazione iPod, così da semplificare la navigazione generale.
  • La resa grafica dei libri scaricati è egregia. Ho sempre avuto alta considerazione per il Progetto Gutenberg, ma quando ho provato a leggermi qualche libro in formato ASCII puro, a meno che non fossero brevi raccolte di poesie, devo ammettere di non essermi particolarmente entusiasmato. Eucalyptus formatta questi libri in formato testo puro e li converte in eBook dall’aspetto gradevole, con tanto di copertina (che ricorda lo stile dei classici Penguin degli anni Cinquanta e Sessanta), scaffale con le proposte del momento (Staff Picks), e testo diviso in capitoli e pagine numerate, con indice consultabile e con font formattato in carattere graziato, ben leggibile e che, se necessario, si può ingrandire (con il classico gesto del pizzicare con due dita).
  • Anche certi piccoli accorgimenti grafici, creati al solo scopo di abbellire e appagare la vista e il feeling dell’esperienza con Eucalyptus, sono particolarmente ben riusciti e graditi, come la scheda giallina che riporta le informazioni essenziali su un libro selezionato durante la ricerca, oppure l’effetto grafico del voltar pagina, che a mio parere vale da solo l’acquisto. Avrei voluto presentare un piccolo video, ma non volevo rivelare proprio tutto. In pratica, tenendo appoggiato il dito mentre si volta pagina, si può notare il gran livello di realismo: la pagina comincia a incresparsi e a piegarsi, e se non si dà un colpetto rapido, la pagina ricadrà al suo posto morbidamente.
  • Eucalyptus non richiede una costante connessione a Internet. Una volta scaricati i libri che ci interessano, li possiamo leggere tranquillamente offline.
  • L’applicazione risponde molto bene e saltare da una parte all’altra di un libro è operazione veloce e fluida. La memoria sembra ben gestita in quanto in 4 giorni di prove estese non ho mai notato scatti o rallentamenti nell’interfaccia.

Eucalyptus costa 7,99 Euro, un prezzo che alcuni forse riterranno un po’ troppo alto, ma che secondo me è quel che si merita un’applicazione così ben fatta. Va aggiunto che, secondo quanto scritto nelle informazioni sull’applicazione, in accordo con la licenza del Progetto Gutenberg, il 20% del profitto lordo prodotto da Eucalyptus verrà pagato come royalty alla Project Gutenberg Literary Archive Foundation — e quindi c’è anche il bonus della giusta causa.

L’unica barriera è la lingua inglese. Per il resto è un’applicazione caldamente consigliata, che vale assolutamente la pena di avere sul proprio iPhone o iPod touch. Ve lo dice uno che non è certo un fan dei libri in formato elettronico. Eppure l’esperienza utente di Eucalyptus è soddisfacente al punto di rendere davvero piacevole la lettura di un eBook anche a chi, come me, ha problemi di vista e non ama particolarmente leggere a lungo su uno schermo da 3,5 pollici come quello di iPhone, per bello e brillante che sia.

Il bello di NetNewsWire

Mele e appunti

Come ho già avuto modo di dire, il mio lettore di feed RSS d’elezione è NetNewsWire, e volevo illustrare il perché. Uso questo software da quando esisteva la versione ‘Lite’ e, se la memoria non mi inganna, lo scoprii ai tempi di Mac OS X 10.1.5. Visto che l’ho adottato da così tanto tempo, e sono quindi abituato alla sua interfaccia e a come funziona, non mi sono mai veramente interessato a provare altri software dello stesso genere. Per inciso, so che esistono lettori RSS altrettanto validi, come NewsFire o Vienna, e lo scopo di questo post non è fare confronti.

Invece di perdermi in descrizioni di funzionalità, voglio fare un breve tour visuale, che credo sia ugualmente efficace per mostrare gli aspetti essenziali che apprezzo in NetNewsWire. (Fare clic sulle immagini per ingrandirle).

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La finestra principale di NNW. L’interfaccia ricorda molto da vicino quella di Mail, e le icone della barra degli strumenti quelle di Camino. Sulla sinistra l’elenco delle sottoscrizioni, in alto i titoli delle news, e in basso il corpo del messaggio. Quel piccolo menu in basso a destra, con la dicitura Ollicle Reflex, non è altro che il tema con cui ho scelto di visualizzare il pannello del corpo del messaggio. Esistono svariati temi per NNW, e questo mi sembrava uno dei più chiari e leggibili.

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Un dettaglio che apprezzo di NNW è il fatto che tenga traccia delle correzioni di un articolo. Nella prima figura si possono vedere parti del testo di colore differente, affiancate da dei triangolini. Facendo clic su di essi viene rivelata la versione precedente del testo (seconda figura). Come si può vedere nella seconda figura, “I’m guessing if they could have released” era originariamente “they’ve got to release”.

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NNW funziona anche da browser. Il motore di rendering è WebKit. Facendo doppio clic sul titolo di una notizia si carica la pagina direttamente dentro NNW. Sulla destra viene creato un pannello contenente le miniature delle pagine Web quando si caricano più siti, e si passa da una all’altra con un clic. Ovviamente è possibile dire a NNW di aprire una pagina nel browser di default, sia attraverso il menu richiamabile facendo clic sull’icona dell’ingranaggio accanto al campo dell’indirizzo Web, sia facendo Ctrl-clic sul titolo della notizia ancor prima di aprirla in NNW. Il menu contestuale che apparirà offre svariate opzioni, fra cui quella di saltare direttamente ai commenti di un articolo o di un post.

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Una cosa per me utilissima è la possibilità di configurare cartelle smart, proprio come in Mail, in cui raggruppare le notizie per tema. Nella figura si può vedere una delle cartelle che ho creato: mi serve per accedere rapidamente a tutti gli articoli e le notizie che menzionano iPhone nel titolo, così non mi sfugge (quasi) nulla.

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Se un articolo contiene un link per scaricare un file, è possibile farlo comodamente da dentro NNW. Nella figura si può vedere l’AppCast Feed di OmniWeb, con le developer build di OmniWeb che vengono sviluppate fra una versione e l’altra. (Fra parentesi, la versione 5.10 beta di OmniWeb è decisamente stabile, e immagino che di questo passo non manchi molto all’uscita della 5.10 definitiva).

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Infine, ma non meno importante: con un account gratuito Newsgator è possibile tenere sincronizzate tutte le sottoscrizioni, così da poter tenere NNW anche su altri Mac e avere sempre la situazione aggiornata e sincronizzata su tutte le macchine. (Il menu a discesa Sync using offre anche l’opzione di sincronizzare attraverso .Mac/MobileMe, ma non l’ho provata). Io lo uso principalmente in congiunzione con NNW per iPhone. Se voglio conservare articoli per poterli leggere in un secondo momento, posso copiarli nella cartella Clippings.

Questo, in estrema sintesi, è quel che mi piace di NNW. Per ogni chiarimento e informazioni ulteriori, chiedete pure nei commenti.

Il phishing si raffina (2)

Mele e appunti

Dopo l’email fasulla di Google AdWords ricevuta a novembre 2008, qualche ora fa arriva nella mia casella di posta un messaggio apparentemente innocuo, che passa i vari filtri antispam, sia sul server a monte che SpamSieve a valle:

Da: sicurezza@posteitaliane.it
Oggetto: Aggiorna il tuo conto on-line di Poste Italiane
Data: 19 maggio 2009 19:59:40 GMT+02:00
A: Riccardo Mori

[Logo Poste Italiane]

Caro cliente,

Nell’ambito di un progetto di verifica dei dati anagrafici forniti durante
la sottoscrizione dei servizi di Posteitaliane e stata riscontrata una
incongruenza relativa ai dati anagrafici in oggetto da Lei forniti all
momento della sottoscrizine contrattuale.

L’inserimento dei dati alterati puo costituire motivo di interruzione di
servizio secondo gli art. 135 e 137/c da Lei accettati al momento della
sottoscrizione, oltre a costituire reato penalmente perseguibile secondo
il C.P.P. ar. 415 del 2001 relativa alla legge contro il riciclaggio e la
trasparenza dei dati forniti in auto certificazione.

Per ovviare al problema e necessaria la verifica e l’aggiornamento dei dati
relativi all’anagrafica dell’Intestatario dei servizi Postali.
Effettuare l’aggiornamento dei dati cliccando sul seguente collegamento
sicuro:

https://bancopostaonline.poste.it/bpol/cartepre/formslogin.asp

Cordiali saluti,
© Poste italiane
| Contattaci | Privacy | Mappa | Trasparenza bancaria | Forniture e gare | Scadenzario fiscale | © Poste italiane 2009

Distratto dalle cento cose che sto facendo, ci stavo quasi cascando. È che con il cambio di residenza, con il fatto che sono titolare di una carta PostePay sottoscritta anni fa e dimenticata in qualche cassetto con le scartoffie annesse, quel che dice questa email poteva anche essere vero.

È un messaggio ben confezionato:

  • Non è particolarmente sgrammaticato o scorretto (i messaggi di phishing mal scritti in italiano si riconoscono all’istante). Un indizio per l’occhio attento e non distratto è il fatto che mancano gli accenti dove andrebbero, e ci sono un paio di errori di battitura.
  • Il link in calce al messaggio appare legittimo, e probabilmente è copiato pari pari dal vero sito delle Poste Italiane. (Così come il messaggio stesso, immagino).
  • I link sotto la firma (Contattaci, Privacy, Mappa, e così via) portano tutti al vero sito delle Poste Italiane.

Insomma, tutto è congegnato per apparire genuino. Tuttavia non è un lavoro perfetto. Primo indizio che insospettisce è l’indirizzo email che compare nel campo ‘Rispondi a:’ 003642(@)rocketmail.com. Basta poi visualizzare gli header e il messaggio in formato sorgente per scoprire le magagne:

  • Il link https://bancopostaonline.poste.it/bpol/cartepre/formslogin.asp punta invece a un sito, dnzsm.com, che non ha nulla a che vedere con le Poste.
  • Il server di provenienza ha IP 94.99.53.254, che si trova a Riyadh, Arabia Saudita.

Come scrivevo lo scorso novembre, i consigli per evitare di cadere vittima di attacchi di phishing sono sempre quelli: cercare di vedere dove portano davvero i link (in Mail è sufficiente passare col puntatore del mouse sopra il link e dovrebbe apparire il vero URL nell’etichetta gialla in sovraimpressione (tooltip). Esaminare gli header e visualizzare il messaggio in formato sorgente, in modo da vedere il codice HTML. In Mail il comando è Vista > Messaggio > Formato sorgente (⌥-⌘-U). Effettuare un whois di qualsiasi numero IP che appare nei campi ‘Received: from’. Un nuovo strumento facile da usare per questo genere di interrogazioni è Wolfram|Alpha: si mette il numero IP nel campo di ricerca e il risultato è chiaro e immediato.

E tenere sempre acceso il buonsenso: mai rispondere a un messaggio che richiede l’inserimento di dati sensibili, specie finanziari, e di password. Se ci sono davvero problemi con la banca, con la finanziaria, con le poste, con la compagnia di carta di credito, tutte queste entità hanno sistemi differenziati e a ‘bassa tecnologia’ per comunicare con noi: ci contattano ripetutamente per telefono, inviano raccomandate, e in genere si mettono in condizione di presentare le loro credenziali in maniera più sicura e coerente di una semplice email.

Ho sognato una rivista di informatica

Mele e appunti

In questi ultimi 25 e passa anni sono stato un consumatore piuttosto assiduo di riviste di informatica e tecnologia, e in piccola parte vi ho anche collaborato. Le basi, le radici della mia cultura informatica vengono da lì. Le riviste hanno giocato un ruolo senza dubbio essenziale nella mia vita. Hanno stimolato un interesse sempre crescente per i computer e l’informatica in generale e probabilmente non starei qui a scrivere un blog sul Macintosh e Dintorni se non avessi letto, a suo tempo, alcune delle testate dello storico Gruppo Editoriale Jackson quali Bit, Personal Software, Elettronica Oggi, PC World Magazine, Computer Grafica e Applicazioni, per non parlare dei vari Super Commodore 64 e 128, Super Apple e Super Sinc (all’epoca ero un ‘commodorista’, ma mi piaceva informarmi e conoscere l’architettura delle macchine di casa Sinclair). Poi ovviamente sono venuti Macworld in italiano e inglese, MacFormat, MacUser, MacAddict, e via dicendo. [Aggiungo qui una grave dimenticanza: sì, leggevo anche MC Microcomputer, ci mancherebbe.]

Oggi si parla molto del declino di giornali e riviste, che a quanto pare hanno il fiatone e non riescono a stare al passo con l’immediatezza dell’informazione fornita dal Web. Può darsi senz’altro. Va detto che sono ormai anni che queste riviste propongono una struttura interna sempre uguale a se stessa. Foto di copertina con strillata la novità del mese (che è già notizia vecchia di almeno due settimane — e non può essere altrimenti visti i tempi di pubblicazione), e un sommario fatto di editoriale, rubriche fisse (posta dei lettori, le news, trucchi & consigli, ecc.), alcuni approfondimenti di ampio respiro, tutorial, recensioni hardware e software, un paio di articoli di opinione, e l’immancabile disco con software dimostrativo da provare.

Anche l’impostazione esteriore non lascia molto spazio alla distinzione. Basta un’occhiata in edicola: che trattino PC, Mac o Linux, poco le differenzia graficamente e stilisticamente, a parte il nome, ovvio. Di solito faccio un giro in un’edicola molto fornita all’interno di un grande magazzino. Le riviste di informatica si trovano riunite insieme a quelle di fotografia digitale, alta fedeltà, telefonia mobile, tecnologia, videogiochi e console, e via dicendo. Si fa fatica a distinguerle: sembrano quasi tutte cataloghi di prodotti, spesso con la bella ragazza più o meno vestita che presenta l’ultimo gadget informatico con un sorriso. È forse una sensazione generale difficile da elaborare con esempi documentati, ma non posso fare a meno di notare un calo di spessore (meno pagine e non solo) e di qualità di tutto questo ammasso di carta colorata.

Io credo che il formato cartaceo sia ancora praticabile, a dispetto del Web. È indispensabile un aggiustamento di rotta, perché per esempio sul piano della freschezza delle notizie niente batte il mondo online. Ma vi sono molte aree da poter esplorare e rivedere. E così ho sognato una rivista di informatica.

È un sogno, e nei sogni tutto è gratuito, per cui non farò stime economiche di costi di produzione, dei materiali, ecc. Mi limito all’ambito estetico e contenutistico. Per prima cosa la rivista è bella fuori: copertina robusta e non necessariamente lucida, formato simile a certe riviste di architettura e design, impostazione grafica minimale ed elegante, titoletti che richiamano i principali argomenti che informano senza avere caratteri di grossezza e dimensione invadenti; la foto deve essere una, e deve essere sempre una foto, niente montaggi grafici fatti in Photoshop o Illustrator.

La rivista deve avere spessore, in tutti i sensi: molte pagine, molti contenuti, pubblicità quanto basta, possibilmente posizionata in modo da non essere troppo fastidiosa.

Il grosso lavoro riguarda appunto i contenuti. I punti di partenza sono due: 1) come si consuma il Web, 2) come si rapporta il lettore alle riviste di settore attualmente in circolazione.

Come si consuma il Web — Ovvero come avviene la fruizione delle notizie di informatica e tecnologia sul Web e a quali abitudini ci spinge. È presto detto: a pillole. Feed RSS da una parte, siti specializzati che scrivono le notizie dell’ultim’ora in stile ANSA dall’altra, e poi articoli di blog e interventi nei forum. La maggior parte di queste informazioni sono brevi, frammentarie e ridotte all’essenziale. Tutti gli autori che offrono consigli per scrivere sul Web mettono l’accento sulla brevità ed efficacia. Tutta questa brevità unita al bombardamento costante di particelle di dati grezzi ha un impatto non indifferente sul nostro modo di leggere e sull’attenzione. Ve n’è sempre meno, così come vi è sempre meno tolleranza per scritti più lunghi, articolati e meditativi, almeno online. Visto il successo di Twitter, il cui modello di comunicazione rispecchia esattamente questo approccio, evidentemente è questa una delle strade principali da percorrere sul Web. (Altrettanto evidentemente, questo blog va in completa controtendenza, e considerati gli apprezzamenti che ho ricevuto, posso dire con sollievo che non a tutti piace necessariamente il breve e il succinto, e che le persone hanno ancora voglia di approfondire e seguire un discorso).

Come si rapporta il lettore alle attuali riviste di settore — Le riviste di informatica in circolazione sono in genere dei mensili, ma da quel che mi è dato vedere, la consumazione è rapida, quasi nei tempi di un quotidiano. È sempre più raro che si legga una rivista per filo e per segno. A volte interessa una certa recensione annunciata in copertina, o un tutorial, o il dossier ‘speciale’ al centro della rivista, ma poco altro. A volte si fa in tempo a leggere le parti interessanti mentre si sfoglia la rivista in edicola, poi si guarda il prezzo e si è presi dalla sensazione che, ormai, comprarla è quasi superfluo. Sto barbaramente generalizzando basandomi su osservazioni empiriche, sia chiaro.

Ecco, tornando al mio sogno di rivista informatica, essa sarà trimestrale e quindi all’insegna dell’ampio respiro e dell’approfondimento. E conterrà davvero poco di tutto quello che si può facilmente trovare in rete. Le notizie selezionate saranno rivolte a quelle persone, magari della passata generazione, che non hanno l’abitudine di stare tutto il giorno davanti al computer ma che vogliono allo stesso tempo tenersi al passo coi progressi del settore. La rivista avrà molti collaboratori, che scriveranno articoli secondo la propria specializzazione. Eliminando l’ansia dell’essere aggiornati il più possibile (una competizione con il Web persa in partenza), vi saranno contributi che riassumono gli interventi più interessanti e informativi apparsi nei blog specializzati su un certo argomento, nel caso traducendo le fonti. In questo modo una problematica può essere presentata in maniera più completa e da più punti prospettici.

Invece di trucchi e consigli specifici, articoli che insegnino a usare il Web, a familiarizzare con i motori di ricerca, a saper assemblare ricerche efficaci. E articoli che non solo esaltino il nuovo gadget, ma che stimolino anche un certo senso critico verso tutti questi oggetti tecnologici che ci circondano, e che ci ricordino che siamo noi a usare la tecnologia a nostro vantaggio e che non dobbiamo per forza farci condizionare da essa.

Insomma, una rivista che abbia un taglio culturale marcato e che non sia solo un catalogo di oggetti, un almanacco di trucchetti e tutorial, una collezione di shareware che arriva nelle edicole già obsoleto. Una rivista che si faccia leggere dal principio alla fine. Che non voglia accontentare per forza tutti i palati. Che offra letture intelligenti in quei momenti più rilassati in cui la nostra attenzione non è spezzata dal multitasking frenetico a cui ci costringono i tempi moderni e l’Internet.

Se trovo del tempo magari, chissà, potrei perfino realizzare una bozza in PDF.

Sessione di troubleshooting con Safari

Mele e appunti

Voglio condividere una piccola sessione di risoluzione problemi che sono stato costretto a effettuare perché Safari, dal nulla, aveva iniziato a manifestare un comportamento strano.

L’hardware: PowerBook G4 Titanium con Mac OS X 10.4.11 e Safari 3.2.1 installati.

Il problema: Senza nessuna causa apparente, Safari, dopo essere stato lanciato e aver caricato qualche sito Web, smette di rispondere. Se si prova a caricare una qualsiasi pagina, la barra di progresso inizia a visualizzarsi, Safari sembra essere al lavoro, ma non si carica nulla. Una situazione del tutto simile a quando non c’è collegamento Internet e il sito da caricare va in timeout. Osservando Monitoraggio Attività si nota che Safari comincia a impegnare una quantità anomala e sempre maggiore di risorse processore (i valori di RAM reale e virtuale rimangono normali) — inizia con 20% per arrivare a 80–90%. Non appare la rotellina arcobaleno, è sempre possibile navigare nei menu di Safari (aprire preferenze, aprire/chiudere pannelli, eccetera), ma se si prova a uscire da Safari, l’applicazione inizia a non rispondere. Forzando l’uscita, Safari si termina immediatamente, ma nei log di console non appare nessuna anomalia o errore.

Il troubleshooting: Anzitutto ho cercato di risalire agli ultimi cambiamenti che posso aver apportato a Safari o al sistema, ma a parte l’installazione di un’applicazione nuova, niente di strano. Ah sì, in effetti mi sono ricordato di aver installato un nuovo plug-in, PDF Browser Plugin, un ottimo software che estende le capacità di gestione dei file PDF direttamente nel browser (funziona con Safari, Firefox, iCab, OmniWeb). Ho cercato eventuali avvisi di incompatibilità, bug o problemi noti di questo plug-in ma non ho trovato nulla di sostanziale. Il primo passo è stato quello di disinstallarlo. Safari continuava a fare i capricci.

Passo 2: vuotare cache, ripulire i cookie, ripristinare Safari. Niente.

Passo 3: installare l’Aggiornamento di Sicurezza 2009-002 e l’aggiornamento di Safari 3.2.3. Riavvio il Mac. Safari continua a essere problematico.

Passo 4: sospetto una possibile corruzione di frammenti di codice del sistema e, avendo sottomano l’Aggiornamento Mac OS X 10.4.11 Combo, lo reinstallo e poi, per completezza, reinstallo l’Aggiornamento di Sicurezza 2009-002 e l’aggiornamento di Safari 3.2.3. Dopo qualche riavvio, la situazione con Safari non cambia di una virgola.

Passo 5: sospetto qualche cache di sistema andata a male ed elimino manualmente i file/cartelle incriminati, ossia:

  • /Sistema/Libreria/Caches/com.apple.kernelcaches
  • /Sistema/Libreria/Extensions.kextcache
  • /Sistema/Libreria/Extensions.mkext
  • /Libreria/Caches/com.apple.ATS
  • Tutti i file com.apple.LaunchServices presenti in /Libreria/Caches

Al riavvio, prevedibilmente un tantino più lungo del normale, le cose sembrano migliorare, ma dopo poco Safari ripresenta il problema di prima.

Passo 6: magari Safari sta cercando di accedere a file o parti di sistema a cui dovrebbe poter accedere, ma potrebbe esserci un problema a livello di permessi. Apro Utility Disco e controllo i permessi (non riparo mai subito, per principio). Il resoconto è quasi immacolato: l’unica cosa fuori posto sono i permessi del plug-in di Adobe Flash (forse è cosciente del fatto che lo odio e questa è una piccola ritorsione?). Riparo i permessi. Rilancio Safari. Niente. Aggiorno Flash alla ultima versione, rilancio Safari. Non cambia niente.

Passo 7: sono tentato di creare un nuovo utente e vedere se da quell’account il problema si manifesta o meno, ma confesso di essere restio alla creazione di account di prova, e cerco sempre di lasciarla come una delle ultime opzioni. Visto che Camino funziona perfettamente, mi viene da pensare che possa esserci qualcosa di storto nel Framework WebKit, e a questo punto, perché non tagliare la testa al toro e scaricare Safari 4 Beta, visto che contiene una versione aggiornata di WebKit?

Installo, riavvio, faccio clic sull’icona di Safari. L’icona rimbalza due volte e poi Safari non si apre. Hmmm. Le frecce nel mio arco stanno esaurendosi e al momento non mi viene in mente nulla. Poi, una mezza illuminazione: andiamo a controllare se ci sono problemi ai font. Nella fattispecie ai font di sistema. Apro FontExplorer X e seleziono Tools > Clean system font caches. È necessario riavviare il Mac. Riavvio. Lancio Safari 4 Beta. Attimi di suspense…

…Si apre e funziona; sto controllando la situazione da un paio d’ore e il problema sembra essere sparito.

A questo punto non saprei dire se bastava pulire le cache dei font di sistema da subito, o se fosse necessario anche aggiornare a Safari 4. Ho pensato quindi di riportare qui tutti i passi del procedimento, nel caso possano servire a qualcun altro che si trovi in panne in una situazione analoga. Cercando in rete si trovano varie discussioni generate da persone a cui Safari ha cominciato a comportarsi così. Prima che si diffondano paure, incertezze e dubbi, tengo a precisare che non si tratta di un problema nuovo e che non ha nulla a che vedere con gli ultimi aggiornamenti pubblicati da Apple nei giorni scorsi.