Pre-visioni - addendum

Mele e appunti

Vale la pena aggiungere un paio di considerazioni al mio articolo di ieri, dato che nel frattempo anche John Gruber ha scritto un intervento sul Palm Pre.

Anche Gruber è d’accordo sul fatto che comunque Apple si trova in una posizione di netto vantaggio sul mercato di questo genere di smartphone. Le sue osservazioni sono ancora più specifiche e puntuali:

Anche se concediamo, per amor di discussione, che Palm sia riuscita a colmare il divario con iPhone da un punto di vista tecnico, Apple ha comunque due anni di vantaggio sul piano del marketing. Lo iPhone si è già unito all’iPod non soltanto come hit di successo nella cultura tecnologica, ma anche come hit nella cultura pop. iPhone è già un’icona, tutti sanno che cos’è. Inoltre viene distribuito a livello mondiale; il Pre sta esattamente dove si trovava iPhone due anni fa: con un solo provider di telefonia mobile e solo negli Stati Uniti. La diffusione e popolarità di iPhone hanno portato a un vasto supporto di sviluppatori di terze parti, e il supporto degli sviluppatori ha a sua volta reso iPhone ancora più popolare e diffuso. È un circolo virtuoso.

Il secondo appunto di Gruber degno di nota riguarda il gioco di forze concorrenziali. Un particolare a cui avevo pensato ma che mi ero dimenticato di elaborare:

[…] Mentre i confronti fra Pre e iPhone sono ovvi e inevitabili, ritengo che sia molto più probabile che il Pre finisca col rubare clienti a RIM più che ad Apple. Per bello e ben fatto (e sono convinto che sia eccellente), il Pre non ha molto da offrire per far cambiare idea a chi sta già considerando l’acquisto di un iPhone. Ma per chi sta considerando di comprarsi un BlackBerry, il Pre può essere una bellissima alternativa: uno schermo grande e brillante, un design di interfaccia utente moderno e accattivante, un browser Web fantastico e, perché no?, una tastiera hardware. Il Pre è il BlackBerry Bold fatto come si deve. 

Terza e ultima considerazione di Gruber da tener presente: il rovescio della medaglia del multitasking del Pre:

Un altro aspetto in cui il Pre si differenzia da iPhone è il fattore di attrattiva nerd. Ecco un passaggio della recensione di Jason Chen per Gizmodo:

Aprire molte applicazioni insieme rallenta il telefono in maniera sufficiente da notarsi. Infatti, se si stanno eseguendo compiti particolarmente intensivi, si noterà perfino la musica procedere a scatti, cosa che non abbiamo mai visto succedere con iPhone. Mai, neanche una volta. Il problema nel dare all’utente la possibilità di aprire molti programmi insieme significa che dovremo controllarci e chiudere quelli che non stiamo utilizzando. Però [il multitasking] vale davvero la pena. Poter esaminare un PDF, per poi passare a scrivere un SMS, e poi all’applicazione Music per cambiare brano, e poi al programma di posta per inviare una breve email, beh, questo è lavorare con un computer.

La cosa affascinante di questo passaggio è che Chen, chiaramente, vuole che sia inteso come un complimento, come una nota positiva — sta tessendo le lodi dell’interfaccia e del supporto per il multitasking. Ma proprio queste parole riassumono egregiamente il motivo per cui Apple ha impedito il multitasking alle applicazioni di terze parti. Il Pre consente di lanciare un numero persino eccessivo di applicazioni alla volta, con tutte le conseguenze del caso. L’iPhone no.

Palm ha scelto un compromesso differente da Apple sotto questo aspetto, e potrebbe servire a ritagliarsi un segmento di mercato a cui iPhone non si rivolge, e a cui probabilmente non si rivolgerà mai: quegli utenti che ‘non voglio essere trattato come un bambino, lasciate che mi faccia del male se voglio, detesto ogni costrizione artificiale che mi venga imposta’. Alcuni utenti esperti vedranno la scelta del Pre [di offrire il multitasking] come una caratteristica del tutto vincente. 

Amen.

Pre-visioni

Mele e appunti

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Immagine © Gizmodo e tratta dalla recensione di Jason Chen

Domani è la data del rilascio ufficiale del Palm Pre negli USA. Propongo cinque riassunti delle recensioni più significative finora apparse sul Web, e aggiungo una considerazione personale a fine articolo.

La recensione di David Pogue

Secondo Pogue, i punti forti del Pre (era troppo un bisticcio scrivere “i pro del Pre”) sono: aspetto e interfaccia eleganti, maneggevolezza (è leggermente più contenuto di iPhone), piano tarffario di Sprint più conveniente dell’offerta di AT&T (ovviamente stiamo parlando del panorama statunitense); il sistema operativo Web OS è ben fatto, l’interfaccia multi-touch supporta molte gestualità simili a quelle di iPhone, in più il Pre è capace di un multitasking vero e proprio. I programmi incorporati sono di buona qualità. Inoltre il Pre, almeno per ora, si interfaccia perfettamente con iTunes in quanto viene riconosciuto come un iPod. In sostanza, sostiene Pogue, il Pre è al momento l’unico dispositivo in grado di competere davvero con iPhone e per essere una prima versione parte decisamente bene (“da zero a 60 nel giro di una versione”).

Gli aspetti negativi: il Pre possiede una tastiera reale, che appare facendo scorrere lo schermo verso l’alto, ma i tasti sono piccoli — più di quelli di un BlackBerry — e piuttosto scomodi da usare. La batteria è sostituibile dall’utente con facilità (lato positivo), ma dura poco, arrivando a poco più di mezza giornata, meno di iPhone (lato negativo), anche se Pogue imputa questo fatto alla scarsa copertura di Sprint nella sua zona, e la continua ricerca del segnale fa in modo che la batteria si consumi più velocemente. Anche Palm, però, sostiene che nel migliore dei casi si arriva a un giorno di durata media. Altro aspetto per ora negativo è la scarsa offerta di applicazioni di terze parti nell’App Store di Palm (che se non erro si chiama App Catalog). Il lancio di alcune applicazioni, poi, è piuttosto lento (8–9 secondi nell’esperienza di Pogue). Infine il target di utenza è (almeno a questo punto) limitato essenzialmente agli Stati Uniti, dato che il Pre richiede una rete CDMA. [Immagino però che, se il Pre avrà successo, Palm ne realizzerà anche una versione compatibile con il mercato europeo].

La recensione di Walt Mossberg

Punti forti: anche per Mossberg il Palm Pre è attualmente l’unico smartphone in grado di competere realisticamente con iPhone; interfaccia ed esperienza d’uso sono molto superiori al G1 di T‑Mobile (Android) e al BlackBerry Storm. Altro punto a favore del Pre è la presenza di una tastiera fisica e non virtuale, un dettaglio che secondo Mossberg può attirare quegli utenti interessati ad avere una buona interfaccia multi-touch ma non una tastiera virtuale come su iPhone, e anche Mossberg concorda sulla maneggevolezza e comodità offerte dalla forma (a saponetta, oso dire) e dalle dimensioni del Pre, più contenute di quelle di iPhone (la risoluzione dello schermo del Pre è identica a iPhone, 320x480, quindi i pixel sono più compatti e questo offre di conseguenza una nitidezza leggermente superiore a iPhone). Altra novità e buona idea del Pre è Synergy, un sistema che può riunire tutti i contatti provenienti dalle fonti più diverse (Google, Facebook, ecc.) e può visualizzare analogamente i calendari di varie fonti. Fra le possibilità wireless: sincronizzazione over the air di contatti e calendari Google e sincronizzazione con Microsoft Exchange; può connettersi con svariati servizi email ed effettua il push dell’email in stile BlackBerry.

Aspetti negativi: per Mossberg il problema attuale del Pre è la quasi totale assenza di software di terze parti, a suo avviso essenziale per il successo del dispositivo. Ancora peggio, scrive Mossberg, l’App Catalog del Pre non è rifinito. È acerbo, porta l’etichetta ‘beta’, e Palm non ha ancora rilasciato gli strumenti per mettere a disposizione le applicazioni Pre a un pubblico più vasto di un gruppo ristretto di sviluppatori.

Mossberg fa notare che:

Durante le mie prove, il download di un’applicazione dall’App Catalog ha provocato un crash colossale del mio Pre: tutta la mia posta, i contatti e altre informazioni sono state cancellate irreparabilmente, e il telefono non era più in grado di collegarsi alla rete Sprint o via Wi-Fi. Secondo Palm, la catastrofe è dovuta a conflitti, ancora non risolti, fra l’App Catalog e la memoria interna del Pre, e ha spiegato che questa è una delle ragioni per cui gli strumenti per gli sviluppatori non sono stati ancora distribuiti su vasta scala. 

La recensione di Joshua Topolsky (Engadget)

[Questa recensione è ricca di ottime immagini dell’hardware e del software del Pre, che danno un’idea alquanto precisa dell’esperienza utente. Vi sono anche interessanti confronti con le dimensioni e gli ingombri di altri smartphone].

Punti forti: Anche secondo Topolsky il Pre presenta un design notevole e ben realizzato, che rende il dispositivo estremamente piacevole al tatto e comodo da tenere in mano (le plastiche lucide, tuttavia, rendono il Pre estremamente soggetto a ineleganti ditate). La tastiera è di buona fattura: non certo come quella del Bold o del Treo 650, ma sufficientemente usabile malgrado la ridotta spaziatura fra i tasti. La fotocamera è buona: 3,2 megapixel e ha persino un piccolo flash. Una piacevole novità riguardo alla fotocamera è che in Web OS l’elaborazione dell’immagine è differita: ciò significa che è possibile scattare foto a volontà senza il classico ritardo dell’otturatore fra una foto e l’altra.

Per quanto riguarda il sistema operativo e l’interfaccia, anche per Topolsky il multitasking è degno di nota e realmente funzionante, e la metafora delle schede è intuitiva, elegante, semplice e utile. Il sistema delle notifiche a video è particolarmente ben fatto, non è invadente eppure è efficace. Il browser è ottimo: basato su WebKit, è veloce (leggermente più veloce di MobileSafari) e con una gestione della cache che appare migliore di quella di iPhone (almeno nella versione attuale del firmware di iPhone — vedremo con iPhone 3.0). Inoltre, dato che molti elementi dell’interfaccia di Web OS sono a scomparsa, si ha l’impressione di vedere più contenuti di una pagina Web rispetto a iPhone.

Aspetti negativi: Il Pre è elegante, ma i materiali utilizzati sono perfettibili: il feel è plasticoso e ‘a buon mercato’ e durante il test di Engadget un frammento di plastica si è staccato mentre si cercava di aprire la porta micro-USB. La sensibilità dell’interfaccia multi-touch è buona (migliore della concorrenza, ma ancora inferiore a quella di iPhone), ma a volte problematica nel tracciamento e nella precisione, specialmente nelle aree marginali dello schermo. Questo però potrebbe essere un problema risolvibile con un aggiornamento del software. Malgrado il Pre abbia una buona gestione di molteplici applicazioni aperte, l’interfaccia tende a rallentarsi e a essere meno scattante quando si aprono più programmi, anche se rimane usabile (nei test il Pre ha resistito con 12 applicazioni aperte). Vi sono stati congelamenti e crash, ma solo quando si è spinto il Pre al limite delle sue capacità. La ‘ricerca universale’ (Universal Search), che dovrebbe permettere una ricerca globale nel dispositivo, in realtà è limitata a contatti, applicazioni e al Web (Google, Google Maps, Wikipedia, Twitter Search), e non è possibile cercare fra email, SMS, e documenti presenti nel dispositivo. La gestione della memoria è uno dei punti più deboli, al momento. Si sono viste molte anomalie nell’interfaccia grafica (messaggi che non apparivano o che non scomparivano, effetti di transizione che si fermavano o procedevano a scatti), un paio di crash, e un generale rallentamento del dispositivo dopo una giornata di uso intenso. Synergy, inoltre, è un’idea potenzialmente buona, ma nella furia di importare tutti i nostri contatti non permette di raffinare e filtrare quali integrare nel telefono e quali no. Qualsiasi contatto di Facebook, per esempio, entrerà a far parte della nostra rubrica sul Pre indiscriminatamente.

L’applicazione Mail ha una grossa limitazione: nessuna gestione multipla dei messaggi, ovvero è necessario cancellare o archiviare i messaggi uno alla volta. Topolsky scrive: questo poteva essere accettabile in iPhone OS 1.0, ma qui e ora appare anacronistico. […] Per un dispositivo che dovrebbe incentrarsi sulla praticità e sulla filosofia del ‘getting things done’, si tratta di una svista considerevole.

Lo App Catalog sembra non supportare i download in background all’interno dell’applicazione stessa. Mentre è possibile utilizzare altre applicazioni durante un download, se si inizia uno scaricamento e si vuole tornare alla pagina precendente dell’App Catalog e rivedere l’elenco, il trasferimento viene interrotto. Piuttosto ironico per un dispositivo che vanta il multitasking come una delle funzioni maggiormente di rilievo. Anche Topolsky inoltre nota la scarsità di applicazioni disponibili.

La batteria ha un’autonomia sufficiente ma non eccezionale. Con un uso intensivo è necessario collegare il Pre alla corrente all’ora di cena, per dire, quindi non arriva a durare un giorno pieno.

La recensione di Jason Chen (Gizmodo)

Sui punti forti, Chen concorda con quanto già detto nelle recensioni precedentemente viste, sottolineando la reattività del multi-touch: Non saprei dire se sia dovuto a una CPU migliore, a un migliore digitalizzatore, o se merito del software, ma il tocco è più preciso, più reattivo e in generale migliore di quello di iPhone. Ottimo lo schermo e ben contrastato. Web OS promosso: elegante e curato nei dettagli. Gli aspetti negativi: qualità di costruzione migliorabile, l’impressione al tatto è di avere in mano qualcosa di fragile e plasticoso. La parte inferiore del dispositivo, quando è aperto, è troppo affilata e pericolosa per la mano (in un breve video, Chen dimostra che il Pre è capacissimo di tagliare un pezzo di formaggio). I tasti sono troppo piccoli, plasticosi e con un feedback mediocre. La batteria dura abbastanza ma si arriva a un’autonomia di circa una giornata nel migliore dei casi. Scarsa offerta di applicazioni nell’App Catalog.

La recensione di Dieter Bohn (Pre|Central)

Recensione molto lunga e accurata. Da vedere il video dimostrativo di quasi 10 minuti. Anche Bohn concorda con gli altri recensori sui punti forti del Pre, ponendo l’accento sull’impresa di Palm in generale: Il Palm Pre è un prodotto eccezionale per essere una versione 1.0. Considerando la storia di Palm, tormentata e con molti alti e bassi, il fatto che l’azienda sia riuscita a creare dal nulla questo prodotto è assolutamente impressionante. Altri punti forti: navigazione Web veloce e fluida; ottimo hardware; il sistema Synergy, l’area delle notifiche, la vista come schede (Card View) e le gestualità sono tutti elementi innovativi nel design del software per smartphone.

Aspetti negativi comprendono l’autonomia della batteria e la velocità (alcuni compiti — specie nell’applicazione di posta — prevedono tempi di attesa troppo lunghi).

Breve riflessione Pre-liminare

Pur non avendo mai posseduto un prodotto Palm, ho sempre avuto un certo apprezzamento per questa azienda. Il Palm OS, specie sui primi dispositivi, era forse il miglior sistema operativo per palmari dopo il Newton OS. Sono contento che Palm sia riuscita a creare uno smartphone elegante e innovativo come il Pre, che certamente mi ha impressionato molto più di Android per esempio. I difetti che bene o male hanno estrapolato i cinque recensori mi sembrano tutto sommato accettabili e perdonabili considerando il fatto che ci troviamo di fronte a una versione 1.0 e considerando che in generale l’ago della bilancia è in netto favore dei pregi.

Vorrei tuttavia far notare un dettaglio: tutti i recensori concordano nell’affermare che il Pre è al momento l’unico potenziale concorrente di iPhone. Per forza: è lo smartphone che lo imita meglio di tutti gli altri. Non voglio dimostrarmi un fan sfegatato di iPhone, cieco a ogni altra possibile alternativa. Anzi, dirò che — se si potesse acquistarlo in Europa — sarebbe l’unico dispositivo che adesso considererei se non avessi un iPhone, o comunque come secondo telefono. Il Pre mi piace e, da quel che ho visto e letto, concordo in pieno sui suoi punti forti e sulle sue potenzialità. Ma la lezione di Apple rimane. E tutti questi dispositivi, il BlackBerry Storm, la piattaforma Android, i cellulari con touch-screen di altre marche, e adesso il Palm Pre, si basano essenzialmente sull’imitazione. Certo, ci sono elementi di innovazione in Android e nel Pre (più convincenti quelli del Pre), ma ho l’impressione di assistere allo stesso fenomeno accaduto dopo lo strepitoso successo di iPod o dell’iTunes Store: tutti cercano di produrre il dispositivo o servizio ‘killer’ che dovrebbe superare quello di Apple, ma in realtà il risultato è una copia più o meno brutta. Il Pre è la migliore di queste copie, ma sarebbe bello vedere un prodotto che sia migliore in partenza perché contenente intuizioni e approcci completamente ignorati da Apple. Insomma, una alternativa per ricerca e soluzioni proposte, non un’alternativa per imitazione, per così dire.

Apple, piaccia o no, è ancora almeno un passo avanti ed è spinta da una forza importante: farsi concorrenza da sola, ovvero migliorarsi in continuazione. Fra pochi giorni alla WWDC 2009 sarà presentata la versione definitiva di iPhone OS 3.0 unitamente alla nuova versione di iPhone 3G. E secondo me il divario si allargherà ancora. Auguro comunque ogni bene a Palm che, ripeto, ha fatto veramente un ottimo lavoro, che personalmente preferisco di gran lunga ad Android.

iTunes 8.2 più da vicino

Mele e appunti

Qualche giorno fa Apple ha rilasciato due aggiornamenti, uno di QuickTime (7.6.2) e l’altro di iTunes. Ogni volta che esce un aggiornamento di iTunes spero sempre che venga sistemato qualcosa a livello strutturale, viste le mie piccole idiosincrasie nei confronti di questa applicazione. Le note di rilascio di iTunes 8.2 sono piuttosto vaghe (un vizio di Apple acquisito recentemente) e dicono semplicemente che adesso iTunes 8.2 supporta la versione 3.0 del software di iPhone e iPod touch — la cui uscita è davvero prossima — e che iTunes 8.2 comprende anche vari miglioramenti di accessibilità e bug fix.

Ieri iLounge ha pubblicato un ottimo articolo di Jesse David Hollington che analizza più da vicino i sottili cambiamenti presenti in iTunes 8.2, che a una prima occhiata sembra differire ben poco dalla versione 8.1.

E pare proprio che le modifiche siano tutte sotto la superficie, e che si incentrino unicamente sul supporto del software 3.0 di iPhone e iPod touch.

Come è avvenuto con le passate major release degli aggiornamenti del firmware di iPhone e iPod touch, iTunes 8.2 sarà necessario per utilizzare un iPhone o iPod touch con OS 3.0. Presumibilmente ciò sarà valido anche per le future versioni di iPhone e iPod touch.

La grande maggioranza delle nuove funzionalità di iTunes 8.2 riguardanti iPhone OS 3.0 si trovano nelle impostazioni di sincronizzazione di iPhone/iPod. E non appariranno in iTunes se non verrà rilevato un iPhone o iPod con firmware 3.0; i dispositivi con versioni del firmware precedenti interagiranno nella stessa identica maniera vista sino a iTunes 8.1.

Di seguito, un riassunto delle novità:

  • Backup criptati: iTunes 8.2 ora permette di utilizzare un semplice sistema di criptatura per i dati di iPhone/iPod touch. Il metodo di protezione si basa su una semplice password, e Apple non ha ancora pubblicato informazioni specifiche sul livello di crittografia impiegato, ma dovrebbe essere più che sufficiente per la maggioranza degli utenti. L’abilitazione del backup criptato è facoltativa.
  • Sincronizzazione di dati provenienti da più fonti: adesso iTunes 8.2 + iPhone OS 3.0 consentono di sincronizzare informazioni di contatti e calendari da più di una fonte di dati. In precedenza, se avevamo configurato iPhone per sincronizzarsi via wireless con MobileMe o Microsoft Exchange, non era possibile sincronizzare dati verso quelle applicazioni mediante iTunes. Con iTunes 8.2 e iPhone OS 3.0 ora possiamo effettuare la sincronizzazione via MobileMe e/o Microsoft Exchange e rimane possibile sincronizzare dati da altre fonti attraverso iTunes. La sezione “Info” del dispositivo mostrerà una nota che dirà per esempio che stiamo sincronizzando via MobileMe ma che è possibile scegliere di sincronizzare con il computer in locale.
  • Sincronizzazione delle note: finalmente. Anche questa opzione è visibile nella sezione “Info” quando un iPhone/iPod touch con OS 3.0 è collegato. Per gli utenti Windows la sincronizzazione delle note avverrà con Outlook, per gli utenti Mac OS X la sincronizzazione avverrà con Mail ed è necessario avere almeno Mac OS X 10.5.7 installato.
  • Supporto degli appunti vocali: fra le novità che vedremo nel nuovo iPhone OS 3.0 vi sarà un’applicazione Voice Memo per la registrazione di note e appunti vocali. Come avviene già con altri modelli di iPod che supportano la registrazione di appunti vocali, le note di Voice Memo vengono automaticamente sincronizzate dal dispositivo verso iTunes. La novità di iTunes 8.2 è che ora possiamo scegliere se sincronizzare quegli appunti registrati da iTunes verso iPhone/iPod touch. L’opzione si trova nella sezione “Musica”.

Per le immagini, rimando all’articolo originale.

Hollington aggiunge che:

Come prerequisito per l’aggiornamento di iPhone OS 3.0, è probabile che iTunes racchiuda altre tecnologie specifiche del firmware 3.0, come un nuovo sistema per l’attivazione di iPhone e nuovi framework per dispositivi mobili che supportino nuove funzioni di iPhone OS 3.0 come il tethering via USB. Queste non sono visibili all’utente finale, né vi sono impostazioni specifiche. 

Infine, un’osservazione su ciò che non è ancora cambiato in iTunes:

Una notevole limitazione che molti possessori di iPhone continuano a sperare sia risolta con un aggiornamento di iTunes o di iPhone è il corretto supporto della modalità manuale. A differenza dei modelli di iPod, compreso il touch, iPhone non permette di caricare contenuti su di esso da parte di più computer, persino in modalità manuale. Impostando la modalità manuale in iPhone è possibile gestire musica e video su quell’iPhone mediante il drag and drop e il Riempimento Automatico da un computer, ma non lo si può fare su altri computer. Questa particolarità continua a sembrare un bug più di ogni altra cosa. […]

Degno di nota è però il fatto che Apple non abbia modificato tale comportamento sin da quando la modalità manuale è stata introdotta per iPhone per la prima volta con iTunes 7.6 e iPhone OS 1.1.3. Visto che ormai due major update del firmware di iPhone e uno di iTunes sono passati e non è cambiato nulla, possiamo concludere a questo punto che si tratti di una mossa intenzionale di Apple, oppure di un bug che Apple non trova particolarmente meritevole di attenzione al momento. 

Alcune paranoie comuni

Mele e appunti

Parto da un dettaglio per poi estendere il discorso con qualche riflessione sparsa. L’altra settimana ho scaricato OmniDiskSweeper, ora gratuito, e l’ho provato sui miei Mac più per la curiosità di vedere lo stato delle cose che non per effettuare vere e proprie pulizie primaverili. OmniDiskSweeper analizza i contenuti di un disco e nella finestra principale mostra le varie cartelle e sottocartelle ordinate per dimensione. In questo modo è facile scoprire se da qualche parte si annidano file di grandi dimensioni, magari già salvati altrove in un backup, magari di nessuna utilità (rimasugli di cache non cancellate correttamente, per esempio), magari dimenticati, che occupano spazio inutilmente e che potrebbero benissimo essere eliminati o spostati su dischi più capienti. Ho così scoperto di avere sul mio PowerBook G4 Titanium una cartella /Libreria/Packages di più di 1,5 GB:

La cartella Libreria/Packages del mio Titanium (clic per ingrandire).

La cartella Libreria/Packages del mio Titanium (clic per ingrandire).

Non ci avevo mai fatto caso. Questa cartella viene creata quando si imposta Aggiornamento Software affinché scarichi e conservi i vari pacchetti. Non avendo toccato le impostazioni di Aggiornamento Software da almeno tre anni, la cartella è andata popolandosi dei vari pacchetti installati finora. Si tratta di pura zavorra, e i contenuti — a differenza della cartella Libreria/Receipts — si possono eliminare o spostare senza problemi. Se fossi un malato delle pulizie a tutti i costi, sarebbe un’occasione ghiotta per liberare più di un giga e mezzo di spazio disco; ma non c’è fretta. In più trovo abbastanza utile avere sottomano un archivio di pacchetti di aggiornamento ordinati cronologicamente: è successo un paio di volte che fosse necessario tornare a una versione anteriore di QuickTime per risolvere problemi generati da qualche bug o conflitto. È un’eventualità rara, ma non si sa mai. Penso quindi di passare il tutto con calma a un DVD e di liberare quel giga e mezzo di dati, ma per adesso può rimanere lì dove è stato finora.

Ho conosciuto, di persona e attraverso la rete, utenti Mac che impazzirebbero nello scoprire un tale spreco di spazio. Personaggi che hanno la compulsione alla pulizia, che devono cancellare tutto quel che ‘non serve’. E che finiscono quasi sempre con l’andare a toccare parti sensibili del sistema e a compromettere così la stabilità o il funzionamento del loro Mac. Come quello che scarica Monolingual per togliere tutte le lingue installate in Mac OS X, elimina anche l’inglese, e poi si meraviglia che certe applicazioni non si aprono, o funzionano male. Si ritrova quindi ad aver sì eliminato 200 MB di roba inutile (o quasi), ma visto che è sempre buona norma lasciare l’inglese fra le lingue installate, ora dovrà effettuare una reinstallazione del sistema (con opzione Archivia e Installa) per poter riottenere la funzionalità perduta. Risultato: tempo buttato via a fronte di un risparmio di spazio disco totalmente risibile (fanno davvero la differenza 200 MB su un disco da 250 GB?). Il consiglio che mi sento di dare (e ripetere) a queste persone: lasciate stare la cartella Sistema e la cartella Libreria in essa contenuta. Non cercate di eliminare file indiscriminatamente. La stragrande maggioranza dei dati ingombranti presenti su un disco sono dati prodotti dall’utente (musica, video, documenti multimediali) e non dal sistema: sempre consigliabile partire da quelli, spostandoli altrove se stanno cominciando a occupare troppo spazio (la mia libreria iTunes è da tempo esiliata su un disco esterno).

Sempre in ambito di dati, altri paranoici sono quelli del backup. Una paranoia ‘utile’, ci mancherebbe. Sempre meglio preoccuparsi prima dell’integrità e della sicurezza dei propri dati, e non dopo, quando il disco emette sinistri rumori meccanici e la frittata è fatta. Ma i paranoici del backup sembrano anche avere un’avversione alle procedure semplici e trasparenti, come Time Machine, per imbarcarsi in vie più complicate, facendo backup ridondanti su dischi diversi o partizioni separate, a volte utilizzando software differenti per farsi backup su misura al limite del virtuosismo, rifiutandosi di lasciar fare a uno strumento di sistema che effettua il backup dell’intero contenuto del disco. No, loro vogliono fare una copia di queste tre cartelle, ma non di quelle altre quattro, e sincronizzare i contenuti di queste altre due — e solo di queste. E Time Machine è troppo poco flessibile. Anche qui, rispetto sicuramente esigenze così particolari, a patto che poi tali strategie bizantine ripaghino l’utente con la sicurezza e la versatilità ricercate prima di tutto. Invece il disastro colpisce infallibile e quegli amici e conoscenti appartenenti alla categoria dei paranoici del backup mi hanno contattato più volte, disperati perché per esempio — questa è vera, lo giuro — il Programma di Backup 1 è andato in conflitto con il Programma di Backup 2, che ha sovrascritto dati in una cartella che non doveva toccare e non ha sincronizzato i dati di un’altra cartella perché li considerava già aggiornati.

Poi, fra i nomadi digitali, troviamo i paranoici delle batterie. Quelli che fin dalla prima accensione del loro nuovo MacBook / MacBook Pro / MacBook Air si mettono a monitorare lo stato e il consumo della batteria, controllandone l’amperaggio più volte al giorno, tenendo nota di applicazioni e processi aperti, del livello di illuminazione dello schermo, visitando costantemente il pannello Risparmio Energia per vedere se è tutto OK, calcolando i tempi in cui il portatile è rimasto in stop e vedendo quanta energia ha consumato, temendo cali prestazionali improvvisi e inspiegati, insospettendosi se dopo uno stop di sei ore la batteria ha perso un 8% di energia, quando probabilmente è tutto normale. Quelli che devono fare un ciclo di scarica/ricarica ogni due settimane ‘se no la batteria si guasta’, quelli che se devono usare il portatile attaccato alla corrente e la batteria è caricata la tolgono del tutto (o la vorrebbero togliere — come faranno i possessori di MacBook Air e MacBook Pro 17’’?). Quelli che arrivano a chiedersi se per caso anche la lucina pulsante quando il Mac è in stop non sia un consumo inutile. Dopo aver visto batterie in buono stato subire degradi bruschi e apparentemente senza motivo, o comportamenti del tutto imprevisti (una batteria di un iBook seminuova e con 3 ore e mezza di autonomia che smette di caricarsi da un giorno all’altro), io ho un atteggiamento molto più rilassato e, a parte un minimo di manutenzione dettato dal buonsenso, non mi preoccupo più di tanto. Un approccio che consiglio a molti, fa bene soprattutto al risparmio delle proprie energie.

Il Newton e il bug del 2010: habemus patch

Mele e appunti

Per entrare più in dettaglio sul bug del 2010 che affligge i Newton MessagePad con Newton OS 2.1, fate riferimento ai due articoli che ho scritto in precedenza sull’argomento:

  1. Ancora Newton: il bug del 2010
  2. Il Newton e il bug del 2010: qualcosa si muove

Come scrivevo nel secondo articolo, uno dei pochi sviluppatori Newton ancora decisamente attivi, Eckhart Köppen, ha preso a cuore l’iniziativa di trovare una soluzione per sistemare questo bug che rischia di compromettere in maniera seria e definitiva la salute dei ‘sempreverdi’ Newton a partire dal 1/1/2010.

Dopo aver pubblicato un software diagnostico (Y2010 Diagnostic) un paio di mesi fa, il 24 maggio Köppen ha annunciato nella mailing list NewtonTalk di aver approntato una vera e propria patch di sistema, chiamata Patch 71J059, che dovrebbe risolvere definitivamente il problema in questione. Ecco la doverosa traduzione della pagina relativa alla patch 71J059 del sito di Köppen:

Patch 71J059

Questa è la patch di sistema ver. 71J059 per il MessagePad 2100 con sistema operativo USA. La patch contiene un fix per il problema dell’anno 2010, unitamente ai contenuti della patch 717260 originale.

NOTA: QUESTA PATCH VIENE FORNITA SENZA GARANZIA. A CAUSA DELLA NATURA COMPLESSA DELLE PATCH DI SISTEMA, UN’INSTALLAZIONE SCORRETTA O NON ANDATA A BUON FINE PUÒ RENDERE IL NEWTON INUTILIZZABILE, E IL CONSEGUENTE RIPRISTINO RICHIEDE UNA SOSTITUZIONE TEMPORANEA DELLA SCHEDA ROM, CHE PROVOCHERÀ LA PERDITA DI TUTTI I DATI PRESENTI NEL NEWTON!

Compatibilità

La patch è compatibile soltanto con i MessagePad 2100 con sistema in inglese (USA). Non è compatibile con:

  • La patch 710031: È necessario rimuovere questa patch prima di installare la 71J059 (vedere più avanti). La funzionalità della patch 710031 potrebbe essere integrata più avanti in una nuova patch.
  • Fix2010: Questo fix modifica alcune delle stesse funzioni temporali, e deve essere rimosso anch’esso (vedere più avanti). Fix2010 non sarà più necessario dopo l’installazione della patch 71J059.

File

I file contenuti nella patch sono i seguenti:

  • Patch.pkg — La patch vera e propria.
  • Y2010 Diagnostic.pkg — Uno strumento per la diagnosi del problema dell’anno 2010.
  • 717260 Install Override.pkg — La patch 717260 originale, modificata per potersi installare sopra ogni altra patch, da non usarsi se non in caso di risoluzione di problemi.

Installazione

La patch viene installata come qualunque altro pacchetto per Newton, e si possono usare le Newton Connection Utilities (NCU), Newton Connection for Mac OS X (NCX) o altri software per l’installazione di pacchetti. Dopo l’installazione il Newton richiederà un riavvio. Dopo il riavvio, la patch per il Newton OS sarà aggiornata alla versione 71J059.

I passi da compiere per l’installazione:

  1. Creare un backup del Newton
  2. Installare il file Y2010 Diagnostic.pkg
  3. Se si è già installato un altro software per sistemare il problema dell’anno 2010, come il pacchetto Fix2010, utilizzare il tool diagnostico per eliminare tutti gli allarmi, quindi rimuovere il pacchetto
  4. Se il Newton è aggiornato alla patch 710031 (controllare facendo tap sul pulsante [i] e scegliendo ‘Memory Info’) utilizzare il pacchetto 717260 Install Override.pkg per ritornare alla versione 717260
  5. Installare il pacchetto Patch.pkg e riavviare il Newton
  6. Lanciare il tool Y2010 Diagnostic e controllare se gli orari degli allarmi programmati sono coerenti

Il processo di installazione della patch non modifica né cancella i dati presenti sul Newton (come fa invece un brain wipe), e il Newton è pronto all’uso dopo l’applicazione della patch.

Troubleshooting

SE IL NEWTON NON SI RIAVVIA DOPO L’INSTALLAZIONE DELLA PATCH, SI PREGA DI CONTATTARMI IMMEDIATAMENTE A QUESTO INDIRIZZO: support(@)40hz.org. Il processo di applicazione della patch è estremamente delicato ed è possibile ripristinare lo stato precedente soltanto sostituendo la scheda ROM con una scheda estratta da un MessagePad 2100 con sistema in tedesco, o da un eMate.

Se il Newton mostra uno strano comportamento per quanto riguarda allarmi e altre funzioni legate a data e ora, contattare support(@)40hz.org, oppure tornare alla versione di sistema originale applicando il pacchetto 717260 Install Override.pkg.

Se il Newton entra in un loop di allarme infinito, è possibile eliminare tutti gli allarmi mediante l’applicazione Y2010 Diagnostic. Gli allarmi dovranno poi essere reinseriti manualmente.

Inutile dire che sono strabiliato dalla capacità tecnica di Köppen, che ha praticamente fatto tutto da solo. Svariati membri della lista NewtonTalk e della comunità Newton hanno già installato la patch con successo, e per ora non sembrano esserci problemi di sorta. Qualcuno è persino riuscito a installarla su un MessagePad 2000 con un po’ di iniziativa. Il mio MessagePad 2100 è alla versione 710031, per cui dovrò prima fare un downgrade, ma il procedimento è estremamente semplice. Ora il 2010 fa un po’ meno paura a chi tuttora possiede, usa e ama questo storico PDA che non ne vuol sapere di andare in pensione. Come ho già detto in precedenza, la comunità Newton è davvero straordinaria e piena di risorse e continua a esserlo a più di 11 anni dalla terminazione ufficiale del Newton. E io sono davvero contento di farne parte.