Ancora su Safari 4

Mele e appunti

Un paio di dettagli che ho notato

Il primo è veramente un’inezia e mi scuso anticipatamente per la banalità. Nell’articolo di ieri notavo come in Safari 4 avessero cambiato l’indicatore ‘RSS’ che appare nella barra dell’indirizzo in presenza di una pagina Web che offre un feed RSS. Prima blu, ora grigio, in tema con l’interfaccia di Safari 4. Ieri ho notato che quando si passa a visualizzare il feed RSS in Safari, l’indicatore nella barra dell’indirizzo ritorna blu come prima. Immagino che sia per differenziare a colpo d’occhio se ci si trova in un sito (http://) o nella pagina del feed (feed://).

Il secondo è un suggerimento che può essere utile a chi, come me, continua ad avere il riflesso condizionato di cercare il pulsante Ricarica accanto ai pulsanti Avanti/Indietro e finisce per fare erroneamente clic sul [+] attaccato alla barra indirizzi, che serve ad aggiungere il sito Web attuale fra i preferiti. È possibile eliminare il pulsante [+] dalla barra strumenti, anche se a prima vista non sembrerebbe. Anzitutto si sceglie Vista > Personalizza barra strumenti. Fra i pulsanti che propone il pannello c’è un pulsante separato [+] da aggiungere alla barra strumenti. Se lo trasciniamo sulla barra, vedremo che sarà distinto dalla barra indirizzo. Questo permette, per esempio, di disporlo (per chi lo usa) in un punto diverso della barra. Ma, una volta aggiunto, è possibile toglierlo immediatamente, e così facendo scomparirà del tutto dalla barra strumenti. Così sarà una seccatura in meno a chi non serve, o a chi lo preme per sbaglio perché cerca un pulsante di ricarica.

Il suggerimento appare anche su Mac OS X Hints, ma, giuro, lo avevo notato indipendentemente.

Altro dettaglio che ho notato e che magari può servire: facendo Ctrl-clic o clic con il pulsante destro del mouse sul titolo di una pagina Web è possibile vedere la gerarchia del sito, un po’ come nelle finestre del Finder, in cui viene mostrato il percorso verso una data cartella.

Un consiglio

Sempre su Mac OS X Hints è stato recentemente pubblicato un suggerimento… che suggerirei di non seguire. Un nostalgico dei pannelli in cima (com’erano in Safari 4 Beta) consiglia, a chi ha conservato il pacchetto di installazione di Safari 4 Beta, di estrarre con Pacifist la sola applicazione e di usarla al posto della versione finale. Così facendo, secondo questo tizio, è possibile utilizzare la versione Beta, con i pannelli in alto, ma approfittare di tutte le innovazioni sotto il cofano. A onor del vero, lui scrive: Sono sicuro che questa soluzione non è compatibile al 100%, ma tutti sappiamo che i componenti più importanti di Safari non si trovano nell’applicazione stessa.

Come dicevo, consiglio caldamente di lasciar perdere. È un procedimento che può facilmente portare a pasticci, e vorrei vedere che succede al prossimo aggiornamento di Safari. Oltretutto chissà, se saranno in molti a scrivere feedback ad Apple in merito alla questione dei pannelli in alto, magari in futuro potrebbero aggiungere l’opzione, così accontentano tutti coloro a cui non importa avere un’applicazione che non segue le linee guida dell’interfaccia utente di Mac OS X…

WWDC 2009: Safari 4

Mele e appunti

La WWDC 2009 è stata anche occasione per annunciare l’uscita dallo stato di beta pubblica di Safari 4.

Safari 4 incorpora il nuovo motore JavaScript chiamato Nitro, che dovrebbe offrire una maggiore velocità al browser. Inoltre Safari 4 funzionerà come applicazione a 64 bit in Mac OS X 10.6 Snow Leopard, e ciò significherà un ulteriore aumento prestazionale di Nitro. Sempre in Snow Leopard, Safari 4 avrà una funzione che gli permetterà di evitare qualche crash di troppo. Visto che nella maggior parte dei casi di avaria i colpevoli sono plug-in di terze parti, questi verranno eseguiti come processi a parte. Se uno di questi va in tilt, solo la parte della pagina Web a esso legata non funzionerà: Safari rimarrà in piedi.

In superficie, i cambiamenti più evidenti riguardano ancora l’interfaccia, ma questa volta la sorpresa è (almeno per me) piacevole: i pannelli in alto (tabs on top) sono spariti, ed è stata ripristinata la posizione che avevano in Safari 3, sotto la barra dell’indirizzo.

I pannelli in Safari 4 sono tornati sotto la barra dell'indirizzo.

I pannelli in Safari 4 sono tornati sotto la barra dell’indirizzo. La (X) appare solo quando si passa con il puntatore su di un pannello, così aumenta lo spazio a disposizione per visualizzare i titoli delle pagine.

I pannelli sono stati comunque ritoccati, e hanno un aspetto più arrotondato di quelli di Safari 3. Tutta la parte superiore della finestra principale del browser è stata ritoccata e ora appare più compatta e uniforme, e qua e là sono stati tolti dei pixel in modo da avere più spazio per la barra dei bookmark e più spazio per visualizzare i contenuti dei siti. Me ne sono accorto semplicemente perché lo spazio dopo il mio ultimo bookmark all’estrema destra è sensibilmente aumentato e ora posso aggiungerne un altro paio.

Pare che i comandi da Terminale per modificare l’aspetto di elementi dell’interfaccia di Safari 4, che erano stati trovati e pubblicati dopo l’uscita della beta, con la versione finale di Safari 4 non funzionino più. Pertanto niente da fare per chi si era abituato ai pannelli in alto al posto della barra del titolo.

Altra modifica all’interfaccia riguarda la barra di progresso azzurra che compariva durante il caricamento dei siti. In Safari 4 Beta era scomparsa del tutto, lasciando posto a una rotellina indicatrice molto simile a quella di MobileSafari. Adeguata per un dispositivo mobile come iPhone, fuori luogo quando gli schermi di un computer sono abbastanza grandi da farla perdere di vista. Era infatti un elemento grafico troppo poco visibile per essere utile e indicare, appunto, il progresso di caricamento. Era possibile far ritornare la barra di progresso azzurra agendo nel Terminale (cosa che feci subito), ma anche questa ‘preferenza nascosta’ pare essere sparita da Safari 4 in versione definitiva.

In Apple hanno comunque prestato orecchio alle migliaia di messaggi di feedback che sono certo avranno ricevuto in questi mesi, e hanno prodotto una soluzione ibrida che, malgrado non sia efficace come la barra di progresso azzurra, è sempre meglio della sola rotellina semi-invisibile. Ora, quando si carica un sito, appare una zona colorata all’estremo destro del campo dell’indirizzo, una sorta di pulsante con la scritta Carico…, che segnala il progressivo caricamento con due cambi di stato in cui il colore passa da scuro a chiaro:

safari4-loading1.png
safari4-loading2.png
.

Tutta l’area colorata è cliccabile in qualsiasi momento per fermare il caricamento del sito. È un elemento visuale meno banale di quanto ho pensato a una prima occhiata, e fa il suo lavoro con una certa efficacia. Non posso fare a meno di associare i due stati di colore con l’idea di ‘notte’ e ‘giorno’: quando il sito è alle sue prime fasi di caricamento, l’indicatore è scuro, ‘notte’ appunto. Quando il sito è caricato quasi del tutto, l’indicatore è chiaro, è ‘giorno’ ormai. Interessante.

In accordo con il tema dell’interfaccia di Safari è stato modificato anche il colore del bollino RSS che appare quando è possibile ottenere un feed dalla pagina Web corrente. Da blu è diventato grigio:

Ricarica e RSS

L’indicatore RSS in Safari 4 Beta e versioni precedenti.

L'indicatore RSS nella versione definitiva di Safari 4.

L’indicatore RSS nella versione finale di Safari 4. 

In generale sono molto soddisfatto dall’interfaccia grafica finale di Safari 4 e mi fa piacere che abbiano ripristinato i pannelli al loro posto. Ora la parte superiore della finestra di Safari è compatta ed elegante. Ci sono però ancora alcuni dettagli che non gradisco.

Primo: il pulsante Ricarica è scomparso definitivamente. Adesso per ricaricare una pagina, se si vuole usare il mouse, occorre spostarsi sull’icona della freccia ritorta che appare all’estremo destro del campo dell’indirizzo. La trovo una posizione innaturale (in tutti gli altri browser è, più logicamente, un pulsante posizionato accanto ai pulsanti Avanti/Indietro) e poco visibile (è un’icona, non un pulsante vero e proprio). Sto prendendo l’abitudine di utilizzare la scorciatoia da tastiera ⌘-R, faccio davvero prima.

Secondo: non è più possibile disabilitare Cover Flow nella finestra di gestione dei bookmark. Prima si poteva eliminarlo sempre facendo uso dei trucchetti da Terminale. Adesso me lo devo tenere. [AGGIORNAMENTO: nei commenti mi fanno notare che invece è possibile ridurre l’area CoverFlow fino a farla sparire. Nella versione Beta di Safari 4 non era possibile, e avevo assunto che tale limitazione fosse rimasta anche nella versione finale. Mi scuso della svista, ringrazio e mi rimangio la critica.] Cover Flow nei bookmark non è un’idea del tutto malvagia. Sono sempre convinto che un browser debba fare il browser e non imitare iTunes, né eccedere e appesantirsi con troppe animazioni e particolari che succhiano risorse alla scheda grafica e alla CPU. La vista Cover Flow nella finestra dei bookmark è una scocciatura perché la scheda grafica del mio PowerBook G4, pur supportando Quartz Extreme, non è sufficientemente potente per visualizzare Cover Flow in maniera fluida, quindi utile. Per lo stesso motivo…

Terzo: …Top Sites è inutilizzabile. Ho dovuto eliminarlo dalla barra dei bookmark ed evitare in tutti i modi che Safari apra la pagina dei siti più frequentati. Altrimenti Safari va in crash, oppure si mette a rubare talmente tante risorse processore da non permettermi di fare nient’altro. Anche Camino 2 Beta e Opera 10 Beta, fra gli altri, implementano una funzione simile (che se non erro in Opera viene chiamata ‘speed dial’, in evidente analogia con la medesima funzione dei cellulari), ma in maniera meno effettistica, più spartana e funzionale.

Per il resto sono molto soddisfatto: Safari 4 va veramente bene ed è scattante e reattivo, e carica molti siti a una velocità davvero interessante. È tornato al primo posto fra i browser che uso di più.

WWDC 2009: il nuovo iPhone 3Gs

Mele e appunti

Altra novità presentata al keynote della WWDC 2009, e certamente più prevedibile della sorpresa dei portatili, è stato il nuovo iPhone 3Gs. Per chi in questi tre giorni ha vissuto sotto una roccia in una zona dimenticata da Dio e dagli uomini, ne riassumo in estrema sintesi le novità:

  • È più veloce di iPhone 3G (‘s’ sta per speed, velocità): Apple non ha pubblicato le specifiche, ma mi sembra ovvio che integri un processore più veloce e più memoria RAM del predecessore (la penso come Gruber, che ritiene la RAM sia passata da 128 a 256 MB). È anche possibile che sia stata ottimizzata la circuiteria del display, il tutto per offrire un’esperienza d’uso ancora più fluida e una maggiore efficienza generale. Con più RAM, si sa, le applicazioni diventano più reattive e potrebbero impiegare meno tempo nel caricarsi. Sempre che non siano scritte con i piedi.
  • iPhone 3Gs supporta la connettività cellulare HSDPA a 7,2 Mbps, un protocollo di rete emergente decisamente veloce.
  • Da un punto di vista fisico, il nuovo iPhone 3Gs è quasi indistinguibile da iPhone 3G: le scritte sul retro ora sono in argento come il logo Apple, e lo schermo presenta un rivestimento resistente agli oli della pelle, quindi meno suscettibile a ditate e ai segni lasciati dalla pelle quando si avvicina iPhone all’orecchio durante una telefonata.
  • iPhone 3Gs ha inoltre una nuova fotocamera da 3 megapixel (contro i 2 megapixel di quella di iPhone 3G), con funzioni di auto-esposizione e la possibilità di regolare il fuoco con autofocus e tap-to-focus. Quest’ultima permette di mettere a fuoco una certa zona dell’inquadratura semplicemente toccandola con il dito. La fotocamera è poi in grado di registrare video a risoluzione normale.
  • iPhone 3Gs è accompagnato dalla versione più recente degli auricolari Apple, già visti in abbinamento agli iPod touch di seconda generazione, agli iPod nano di quarta generazione e negli ultimissimi iPod shuffle. Questi auricolari sono dotati di microfono, di un pulsante di azione, e di controlli per il volume. (Speriamo sia possibile utilizzarli anche con i ‘vecchi’ iPhone 3G, mi farebbe comodo avere i controlli del volume direttamente sul cavetto).
  • Una batteria più efficiente e dalle migliori prestazioni rispetto a quella di iPhone 3G.
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    Dato che è stato (ri)presentato in maggior dettaglio anche iPhone OS 3.0, vi sono delle funzionalità del nuovo firmware di iPhone che sono esclusive di iPhone 3Gs:

  • Le funzioni di video editing, visto che apparentemente solo la fotocamera di iPhone 3Gs supporta il video.
  • Voice Control, una funzione di riconoscimento vocale che permette di impartire ordini a iPhone per chiamare i contatti e riprodurre la musica: si tiene premuto il pulsante Home per richiamare l’interfaccia di controllo vocale, poi si può dire a iPhone di chiamare un amico dicendo il nome della persona o il suo numero; oppure di riprodurre musica identificando il brano, l’artista o la playlist (si può persino dire a iPhone di creare e riprodurre una playlist Genius).
  • Le funzioni di accessibilità — Voice Over, lo zoom sul testo, la visualizzazione contrastata dello schermo (bianco su sfondo nero), più una serie di gestualità per venire in aiuto a chi è disabile.
  • La bussola digitale. Con essa è possibile orientarsi (appare una bussola a tutto schermo, più le informazioni di latitudine e longitudine) e utilizzarla in congiunzione con l’applicazione Mappe, così da sapere in che direzione stiamo andando. La mappa può ruotare di conseguenza per facilitare l’orientamento.
  • Supporto per la funzione Nike+iPod. Una nuova applicazione, congiuntamente al sensore Nike+iPod, terrà traccia dei nostri progressi sportivi comunicando i dati a iTunes.
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    La questione del prezzo è come sempre complicata dalle varie politiche dei singoli provider di telefonia mobile dei vari paesi. Diciamo che Apple ha mantenuto i valori nominali di prima, 199 e 299 dollari, solo che ora è il modello da 16 GB a essere il fratello minore, in quanto iPhone 3Gs inaugura un nuovo taglio da 32 GB. iPhone 3G rimane in catalogo al prezzo di 99 dollari nella sola variante nera e nel solo taglio da 8 GB. Il rumour secondo cui Apple avrebbe introdotto un iPhone più economico era vero, dunque, anche se in senso lato, in quanto il ‘nuovo’ modello di iPhone economico è in realtà il ‘vecchio’ iPhone.

    Qualche breve considerazione

    Come dicevo nel post di ieri, voglio cercare di mantenere in compartimenti stagni le novità hardware e software presentate alla WWDC per evitare post eccessivamente lunghi e difficili da seguire. Oggi quindi mi limiterò al lato hardware di iPhone e riservo a un altro articolo i commenti al nuovo firmware 3.0.

    La mia reazione di fronte a questo nuovo iPhone è senz’altro positiva. Quel che mi fa più piacere è il fatto che le innovazioni del nuovo modello non sono così marcate da rendere già obsoleto iPhone 3G. Di più, le funzionalità aggiunte a iPhone 3Gs hanno per me — per come uso iPhone — scarso interesse. Certo, fa comodo una fotocamera migliore e con l’autofocus, ma non è certo con la fotocamera di iPhone che faccio fotografia. Per quello ho una ventina di macchine fotografiche a pellicola e un paio di fotocamere digitali, la più scarsa delle quali ha un sensore da 7,1 megapixel. E per l’occasionale istantanea con iPhone mi va benissimo quel che offre la fotocamera di iPhone 3G, magari con l’aiuto di qualche software per abbellire un po’ la foto particolarmente riuscita. Il video mi interessa ancor meno.

    Certo, avere un iPhone più veloce e con più memoria non guasta, ma non è che l’attuale iPhone 3G sia proprio una lumaca, almeno nella mia esperienza. Quel che spero non accada troppo presto è che gli sviluppatori ottimizzino le loro applicazioni favorendo le migliori prestazioni di iPhone 3Gs e quelle stesse applicazioni funzionino in maniera più rallentata su iPhone 3G.

    La bussola digitale — beh, non è che ne sentissi la mancanza, e per orientarmi dove vivo e dove mi muovo l’applicazione Mappe basta e avanza. (Uso con soddisfazione anche GPS Lite di MotionX).

    È spiacevole, tuttavia, che le funzioni di controllo vocale e di accessibilità siano supportate dal solo iPhone 3Gs. Non che mi servano particolarmente (non faccio un uso intensivo del telefono, e francamente mi sentirei un po’ fesso a parlare a voce alta all’iPhone dicendogli di chiamare Tizio o Caio, o di suonare il tal brano), però almeno un sottoinsieme di opzioni di accessibilità potevano abilitarlo anche sull’iPhone 3G.

    Ritengo che Apple si stia muovendo molto bene e molto saggiamente nel percorso di aggiornamento dell’hardware di iPhone sin da quando il dispositivo ha debuttato due anni or sono (santo cielo, sono già passati due anni), e dato che il nuovo firmware 3.0 porta benefici anche alla prima serie di iPhone, chi non ha particolari esigenze può tranquillamente continuare con il primo modello in alluminio. Nel mercato della telefonia cellulare non è un aspetto tanto comune, visto che il ciclo di vita medio di un qualsiasi altro cellulare o smartphone è decisamente più breve.

    Concludo provvisoriamente con una osservazione di Christopher Breen (Macworld USA), che sottolinea un elemento importante: l’impatto delle nuove funzioni di iPhone 3Gs sul mercato dei dispositivi di navigazione e delle videocamere tascabili ed economiche:

    […] Sto pensando a chi lavora alle divisioni hardware di Garmin e TomTom, nonché a quelli di Pure Digital, creatori delle videocamere tascabili Flip. Se noi utenti di iPhone abbiamo felicemente accolto le nuove funzioni di navigazione punto per punto (con feedback vocale) e una videocamera integrata con funzioni di editing e distribuzione video, possiamo immaginare come i responsabili di tali funzioni su dispositivi separati e dedicati non abbiano di certo fatto i salti di gioia quando si sono resi conto dei piani di Apple in tal senso.

    Chiaro, TomTom ha iniziato a supportare iPhone con un’applicazione di navigazione e un dispositivo hardware dedicato per utilizzare iPhone in auto. Sicuramente anche Garmin si muoverà in questa direzione. E iPhone 3Gs registra video solo con risoluzione VGA, mentre sia la videocamera Flip MinoHD sia la UltraHD offrono il vantaggio della risoluzione a 720p ad alta definizione. E naturalmente il costo totale di proprietà di iPhone 3G darà un margine di vantaggio a questi dispositivi per un po’ di tempo ancora.

    Ma solo per un po’. Quando gli iPhone saranno onnipresenti come gli iPod, occhio. Se ogni costruttore di gadget elettronici nel paese non ha ancora iniziato a riconsiderare il proprio business plan tenendo in conto il fattore iPhone, specialmente alla luce di quanto annunciato al keynote, è ora che lo faccia.

    Perché in tutta la discussione su altri telefoni cellulari e sistemi operativi mobili si tende a dimenticare che iPhone è essenzialmente un computer portatile che, fra le tante altre cose, è anche capace di telefonare. Sotto questo aspetto, l’acceso dibattito sul confronto fra l’ ”iPhone killer” di turno e il prodotto originale è sicuramente fonte di intrattenimento e diversione, ma è altrettanto interessante notare come iPhone ha e continuerà ad avere un impatto profondo sulla nostra vita digitale quotidiana e i relativi gadget. Quanti utenti iPhone oggi comprerebbero una calcolatrice tascabile, un lettore CD portatile, un organizer/data bank, un registratore portatile, un apparecchio per fare telefonate VoIP, una console per videogiochi tascabile e, in un prossimo futuro, un telecomando universale, un GPS portatile o una videocamera tascabile?

    Tutta questa roba verrà progressivamente lasciata da parte perché abbiamo, avremo, un camaleonte nelle nostre tasche — iPhone. Si è detto per anni che il cellulare sarebbe stato il dispositivo non plus ultra della convergenza. Con la grande versatilità dei nuovi iPhone 3Gs ci stiamo ormai arrivando, ed è assolutamente elettrizzante. […] 

    WWDC 2009: la nuova linea di portatili

    Mele e appunti

    Ieri la giornata ha subìto un’accelerazione eccitante dalle 19 in poi, ora di inizio del keynote inaugurale dell’edizione 2009 della WWDC (WorldWide Developers Conference). Ho seguito su un monitor gli aggiornamenti di Jason Snell e Dan Moren di Macworld USA, e sull’altro ero in chat IRC, sul canale #freesmug di irc.freenode.net, a chiacchierare e commentare gli eventi in diretta con Lucio e molti altri.

    Come tutti sapranno ormai, l’evento è stato senza dubbio ricco di novità hardware e software: rivisitata la linea di portatili, presentato Snow Leopard, Safari 4 in versione definitiva, i nuovi iPhone e il nuovo software 3.0… Insomma, molta carne al fuoco, che vorrei evitare di commentare integralmente in un unico articolo in quanto, conoscendomi, diventerebbe chilometrico e faticoso da scrivere e da leggere. Cercherò dunque di spezzettare le mie reazioni e osservazioni in vari post più corti e mirati, in modo che sia più agevole per tutti. Comincio con i nuovi portatili.

    A differenza del Macworld Expo di sei mesi fa, il keynote della WWDC è partito subito in modo aggressivo, ed entro i primi 15–20 minuti erano già fioccate varie novità. La linea dei portatili è stata leggermente riformata. Adesso l’unico a portare il nome ‘Macbook’ è il modello economico in policarbonato bianco, che vede una spintarella al processore (ora a 2,13 GHz) e alla capacità del disco rigido (prima 120, ora 160 GB; prima i tagli disponibili in BTO arrivavano a 320 GB, ora a 500 GB). Il modello in alluminio unibody ora è diventato il fratellino minore della famiglia dei MacBook Pro. Qui i cambiamenti sono più notevoli:

  • Aumento della velocità del processore: si va dai 2,0 e 2,4 GHz di prima ai 2,26 e 2,53 GHz di adesso.
  • Scompare il modello senza tastiera retroilluminata. Ora, in quanto promosso a MacBook Pro, anche il modello da 13″ ha la retroilluminazione della tastiera come caratteristica standard.
  • Batteria integrata, non sostituibile dall’utente, con maggiore autonomia (Apple dichiara ‘fino a 7 ore di produttività wireless’).
  • Aggiunta una porta FireWire 800.
  • Aggiunto uno slot per schede SD.
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    Novità e cambiamenti anche per il MacBook Pro da 15″:

  • Aumento della velocità del processore: si va dai 2,4 / 2,53 / 2,66 / 2,8 GHz (standard) e 2,93 GHz (opzionale) delle serie precedenti ai 2,53 / 2,66 / 2,8 GHz (standard) e 3,06 GHz (opzionale) di adesso.
  • Anche per il 15’‘, la batteria ora è integrata e con maggiore autonomia (Apple dichiara ‘fino a 7 ore di produttività wireless’). È più potente di quella del modello da 13’’, ovviamente (73 watt/ora contro 58).
  • È stato eliminato lo slot ExpressCard/34 a favore di uno slot per schede SD.
  • Ora le configurazioni principali sono tre: un modello d’ingresso con processore Intel Core 2 Duo a 2,53 GHz, unica scheda grafica NVIDIA GeForce 9400M, 4 GB di RAM, disco rigido da 250 GB, dal costo di 1.599 Euro; un modello di mezzo, con processore Intel Core 2 Duo a 2,66 GHz, doppia scheda grafica NVIDIA GeForce 9400M e 9600M GT (con 256 MB di RAM video), 4 GB di RAM, disco rigido da 320 GB, dal costo di 1.799 Euro; e infine un modello di fascia alta con processore Intel Core 2 Duo a 2,8 GHz, doppia scheda grafica NVIDIA GeForce 9400M e 9600M GT (con 512 MB di RAM video), 4 GB di RAM, disco rigido da 500 GB, dal costo di 2.099 Euro.
  • Non ho ancora visto il filmato QuickTime del keynote, ma se non ricordo male Schiller ha detto che è stato migliorato il display, con una gamma colori migliorata del 60%.
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    Il modello da 17″, se non vado errato, rimane sostanzialmente invariato rispetto a marzo, con un lieve aumento della velocità del processore, che passa dai 2,66 / 2,93 GHz di prima ai 2,8 / 3,06 GHz di adesso, e della capacità del disco rigido di serie, che passa da 320 a 500 GB.

    Il Mac giusto al momento giusto

    Sono elettrizzato da questi cambiamenti, che reputo decise migliorie almeno al 95% (vedremo fra poco perché non ho scritto ‘100%’). La mia valutazione è però lievemente appannata da ragioni personali: sin dall’uscita del MacBook Pro da 15″ l’ottobre scorso, stavo meditando di fare finalmente il grande salto, aggiornando il caro PowerBook G4 da 12’’ che mi accompagna come mia macchina di punta da metà 2004. Potrei benissimo tirare avanti così, ma i segnali che ormai la piattaforma PowerPC è arrivata al capolinea sono evidentissimi — primo fra tutti Snow Leopard, che sarà solo per architettura Intel. Il mio lavoro non richiede computer ad altissime prestazioni, ma il povero PowerBook ha il fiatone, e sicuramente la mia produttività trarrà giovamento con il passaggio a un MacBook Pro.

    Avevo pensato di fare il grande passo a luglio, o comunque non più tardi di settembre, e avevo adocchiato il MacBook Pro 15″ meno costoso, cioè il modello da 2,4 GHz. Ora, con lo stesso prezzo (1.799 Euro, ossia 1.749 qui in Spagna) dopo le novità di ieri mi ritrovo un MacBook Pro più potente, con processore a 2,66 GHz, disco rigido di maggiore capacità, batteria migliorata, e uno slot SD che sicuramente utilizzerò di più rispetto a un ExpressCard/34. E con Snow Leopard in arrivo a settembre, se acquisto il MacBook Pro a luglio, potrò usufruire del programma Up-To-Date e aggiornare a Mac OS X 10.6 per soli 8,95 Euro. Insomma, ho la sensazione che questo sia davvero un ottimo momento per aggiornare il Mac.

    In più mi ritroverò con un fantastico netbook Apple. Il PowerBook G4 da 12″, intendo.

    Lo slot SD

    Ecco, questa mossa di Apple mi ha lasciato perplesso. L’aggiungere la porta FireWire 800 al ‘nuovo’ MacBook Pro da 13″ è stato brillante. Il togliere lo slot ExpressCard/34 a favore dello slot SD sul modello da 15″, a mio avviso, un po’ meno. Ha assolutamente senso mettere uno slot del genere sul modello da 13″, che è il MacBook Pro perfetto per la fascia che sta fra il consumer avanzato e il semi-professionale, per così dire. Ma lo stesso slot sul modello da 15’’ lo vedo come un degrado. Voglio dire, posso comprendere la scelta di eliminare lo slot ExpressCard. È un formato che probabilmente non ha attecchito come si pensava qualche anno fa, di certo non esiste in commercio la varietà di prodotti che è possibile trovare con le vecchie schede PCMCIA. Ma quel che proprio non capisco è la scelta dello slot SD come sostituto.

    Perché non un lettore di schede multiformato? Le Compact Flash non sono proprio estinte: reflex digitali professionali come le Nikon D700 e D3X, nonché le ultime Olympus utilizzano schede Compact Flash, per esempio. O perché non una seconda porta FireWire o, ancora meglio, una terza porta USB 2? Non so voi, ma a me due porte USB non bastano più da almeno tre anni a questa parte. Certamente userò lo slot SD molto più che uno slot ExpressCard: la mia piccola Nikon Coolpix 7600 funziona con schede SD, così come la Panasonic di mia moglie (però la mia fotocamera digitale principale è una Nikon Coolpix 8800, che usa schede CF), ma non per questo trovo comprensibile la scelta di Apple. A meno naturalmente che a Cupertino sappiano qualcosa che noi non sappiamo ancora in merito al futuro di SD.

    Ora non ci sono, ora sì

    Quando ho appreso della ricomparsa della FireWire sul MacBook (ora Pro) da 13″, il mio commento, riferito in Twitter, è stato Vorrei vedere la faccia di quelli che hanno comprato da poco un MacBook unibody senza FireWire. Ma anche, perché no, la faccia di quelli che secondo loro la FireWire stava tirando le cuoia. Altri, in merito del ritorno della FireWire sul modello da 13″, hanno commentato che Apple si è resa conto di aver fatto una sciocchezza ed è tornata sui suoi passi. Altri ancora hanno risposto con sarcasmo: Dove sono quegli intelligentoni che difendevano Apple sostenendo che non c’era spazio per mettere la FireWire nel MacBook da 13″?.

    Può darsi che Apple sia tornata sui suoi passi; io però vedo la ricomparsa della FireWire come parte del piano di riorganizzazione della linea dei portatili, non come l’aver ceduto alle proteste di un branco di professionisti infuriati. Per essere un MacBook Pro, avere una porta FireWire è un requisito. Quindi ha dovuto riapparire. La scheda madre però è anche stata reingegnerizzata, e per accomodare la FireWire e lo slot SD, il MacBook Pro da 13″ ha perso l’ingresso audio (ora l’unica porta audio è in/out). Insomma, continuo a pensare che sul ‘vecchio’ MacBook unibody da 13″ non ci sarebbe stato spazio per tutto.

    Prima che inizi la WWDC 2009: Snow Leopard

    Mele e appunti

    Al solito, le previsioni di John Gruber alla vigilia di un evento importante per l’universo Mac come la WWDC 2009 sono lettura obbligatoria. Di questo suo intervento apprezzo la completezza e il fatto che comunque lasci spazio a considerazioni ulteriori e a glosse a margine.

    Salto a pié pari e intenzionalmente tutto quel che riguarda il possibile nuovo iPhone, perché in questi giorni sul Web si è visto e sentito di tutto. Anch’io, in ogni caso, sono convinto che i cambiamenti saranno sottili ma signficativi, e che il video sarà la novità più vistosa lato hardware.

    Voglio invece soffermarmi su Snow Leopard sulla scia di Gruber. Come spesso accade, Gruber è bravo a mettere in primo piano aspetti che altri non considerano o non danno loro molta importanza. Per quanto riguarda Snow Leopard, lui scrive:

    Il grosso punto interrogativo, parlando di Snow Leopard, non riguarda i dettagli tecnici, ma il marketing. A partire dalla versione 10.2, tutti i precedenti major update sono stati messi in commercio a 129 dollari [129 Euro da noi], e il loro lancio commerciale è stato sempre quasi interamente basato sulle loro nuove funzionalità e caratteristiche. In merito a Snow Leopard, Apple ha espressamente dichiarato che l’aspetto centrale di questa nuova versione di Mac OS X non saranno nuove funzioni: il grosso del lavoro sarà incentrato su migliorie e ottimizzazioni delle funzioni già presenti in Leopard. […]

    Ma come vendere Mac OS X 10.6 ai consumatori se non porta con sé nuove funzioni di rilievo? Ecco, a mio avviso, alcune possibilità:

    1. Venderlo a 129 dollari, come le versioni precedenti. Pubblicizzarlo come sistema operativo migliore e più veloce. Se non venderà bene come ha venduto 10.5, beh, che importa? Il lento passaggio al nuovo sistema operativo potrà essere motivo di frustrazione per quegli sviluppatori ansiosi di distribuire software che dipende da API specifiche di Mac OS X 10.6, ma non sarà la fine del mondo. E chissà, Apple non ha mai provato a vendere a prezzo pieno un aggiornamento maggiore basandosi su qualcosa che non siano nuove funzionalità. Snow Leopard potrebbe vendere altrettanto bene o persino più di Leopard. Forse non è del tutto vero che la gente è disposta a pagare solo in presenza di nuove funzioni.
    2. Venderlo a un prezzo ridotto, diciamo a 59 dollari.
    3. Venderlo a un prezzo simbolico, 19 dollari per esempio. Gratis credo sia fuori questione, se non altro per come Apple interpreta le norme di contabilità statunitensi. Apple offre aggiornamenti di sistema gratuiti ai possessori di iPhone poiché la contabilità degli iPhone è basata sulla sottoscrizione al servizio. Gli stessi aggiornamenti vengono offerti a pagamento per i possessori di iPod touch perché gli iPod touch non vengono contabilizzati in base alla sottoscrizione a un servizio. In questo senso il Mac è come lo iPod touch, per cui non credo sia possibile uno Snow Leopard gratuito.

    Il rischio delle opzioni 2 e 3 è che potrebbe poi essere più difficile per Apple tornare a far pagare 129 dollari da Mac OS X 10.7 in avanti. Ma Apple non è Microsoft: i profitti derivanti dalla vendita di aggiornamenti del sistema operativo per Apple sono un extra ben gradito, ma non rappresentano un elemento fondamentale del suo business.

    L’asso nella manica, con Snow Leopard, sarebbe se Apple rivelasse una qualche serie di funzionalità tenute segrete finora; funzioni che potrebbe utilizzare come base per una campagna pubblicitaria e per commercializzare Snow Leopard a 129 dollari. Ma da quel che ho sentito da varie fonti, lo sviluppo di Snow Leopard è alle sue fasi finali: rifiniture e sistemazione di bug.

    Non ho idea di come Apple agirà in proposito. 

    Nel breve paragrafo successivo, intitolato Marble, Gruber parla del presunto restyling dell’interfaccia grafica di Mac OS X:

    L’altra incognita è “Marble”, il redesign dell’intero aspetto del sistema operativo di cui tanto si è parlato. Potrebbe essere questa la ‘funzionalità’ segreta di Snow Leopard? Sei mesi fa era ciò che mi sarei aspettato: ovvero che da un punto di vista ingegneristico, i cambiamenti di Snow Leopard sarebbero occorsi a basso livello, ma che facendo apparire tutto come nuovo da un punto di vista estetico, Apple avrebbe avuto gioco facile a vendere Snow Leopard ai consumatori come un prodotto che val la pena pagare. Nella prospettiva di una persona normale tutto è nuovo se appare nuovo.

    Ma se da un lato sono convinto che “Marble” sia un progetto di design veramente esistente in Apple, non sono più così sicuro che sia pronto per Snow Leopard. Un nuovo aspetto grafico non è un elemento che Apple può presentare di fronte agli sviluppatori di terze parti all’ultimo momento. Se l’idea è quella di distribuire Snow Leopard presto (entro la fine di agosto, mettiamo), allora non c’è tempo sufficiente per permettere agli sviluppatori di aggiornare i loro software in modo che abbiano un aspetto gradevole con un nuovo tema di interfaccia grafica. (Inoltre esiste il problema di creare software che abbia un buon aspetto sia con il nuovo tema, sia con i vecchi — ossia l’aspetto grafico di Mac OS X 10.5, 10.4, ecc.).

    Pertanto il mio istinto mi dice che Snow Leopard non avrà Marble, che sarà una novità di Mac OS X 10.7. Ma non scommetterei molto sul fatto che Apple venga incontro alle esigenze degli sviluppatori di terze parti. 

    Sono considerazioni estremamente ragionevoli e puntuali. Per quanto mi riguarda rimango convinto che Apple abbia davvero un asso nella manica con Snow Leopard. Una settimana fa, MacFixIt aveva pubblicato un articolo contenente un link all’album fotografico su Flickr di un utente (“inewton1974”) che aveva messo in rete tutta una serie di schermate catturate presumibilmente dall’ultima beta di Snow Leopard. Ora le immagini sono sparite, ma AppleInsider ne ha ancora molte nel suo articolo. Come si può vedere, allo stato attuale, se escludiamo quelle sottigliezze di cui parla AppleInsider, Snow Leopard appare praticamente indistinguibile da Leopard. Sebbene io sia certo che esistono persone disposte a spendere 129 Euro per un sistema operativo migliore nelle fondamenta però uguale al predecessore in superficie — io sono una di quelle — sono altrettanto certo che non sia sufficiente puntare solo alle novità sotto il cofano per vendere Snow Leopard. Se non altro perché molti dei benefici che Mac OS X 10.6 porta con sé sono di natura troppo tecnica da convincere l’utente medio o tecnicamente non preparato a spendere denaro per un tale aggiornamento. Ci deve essere qualcosa di facilmente comprensibile su cui far leva.

    È per questo che io non escludo affatto la sorpresa finale, e ritengo che sia ancora possibile che “Marble” venga presentato come nuovo ‘volto’ del sistema operativo. Potrebbe anche essere che “Marble” non sia una veste grafica fissa del nuovo Mac OS X, ma che si inauguri un sistema per personalizzare l’interfaccia grafica, magari con un nuovo sistema di ‘temi’ (skin), di cui “Marble” rappresenta l’impostazione di default. Snow Leopard potrebbe ‘tradurre’ l’aspetto del software per Mac OS X finora prodotto per fare in modo che appaia decentemente nel tema Marble, e poi i vari sviluppatori potranno rilasciare man mano degli aggiornamenti dei loro software che abbiano le rifiniture necessarie per essere visualizzati sfruttando al meglio i nuovi colori e il nuovo aspetto grafico di Snow Leopard.

    Sono riflessioni puramente istintive, non sono un programmatore, ma da quel che ho visto di Snow Leopard finora sono convinto che non sia tutto lì, che ci sia ancora qualcosa che bolle in pentola, qualcosa che renda Snow Leopard appetibile sotto altri aspetti non strettamente tecnici/tecnologici. Ma come sempre, mi metto prudentemente alla finestra e aspetto che Apple mi stupisca ancora una volta. Se no dov’è il bello?