Tempi inemulabili

Mele e appunti

In questi giorni, in molti blog autorevoli, si è parlato di iPhone, del problema di iTunes Store e le suonerie, di iPod touch (Macworld USA ha messo in linea alcune foto che mostrano un confronto fra lo schermo dell’iPhone e quello dell’iPod touch: pare che la qualità e la resa del primo siano superiori al secondo), e via dicendo. In merito a questi argomenti non ho gran che da aggiungere. John Gruber ha già detto quel che c’è da dire sul problema delle suonerie, per esempio, e sono d’accordissimo con lui.

Invece oggi ho voglia di fare un tuffo nel passato, all’epoca del Commodore 64 e dei giochi per le macchine a 8 bit.

Ventidue anni fa circa, quando mi fu regalato il Commodore 64, fui naturalmente intrigato dall’enorme biblioteca di giochi allora disponibili, ma anche dalla programmazione che vi era dietro. Avevo solo 14 anni, ma mi affascinava moltissimo cercare di capire come i giochi e gli applicativi più seri venissero creati e, spesso (molto più spesso, forse, di quanto accada ora) portati da e verso molte altre piattaforme (Sinclair Spectrum, Apple II, Atari, Texas Instruments, ecc.).

Il mio buon vecchio C64, dopo un paio di interventi chirurgici, tirò definitivamente le cuoia nel 1992, e a malincuore vendetti le varie periferiche (joystick, registratore a cassette, unità floppy, monitor). Poi, qualche anno fa, la riscoperta e il revival di quel mondo grazie agli emulatori. Power64 è stata una benedizione. Scaricato, provato e subito comprato. È a mio avviso il miglior emulatore di C64 per il Macintosh (PowerPC) in circolazione. Ho potuto, a distanza di anni, rivedere e riutilizzare il mitico GEOS.

Dell’altro giorno è invece la scoperta di un ottimo sito Web, vero punto di riferimento dell’universo Commodore 64: Lemon64. Qui è possibile sfogliare un nutrito database di giochi, entrare nel forum e interagire con molti altri appassionati, leggere recensioni dei giochi (sia quelle scritte di recente dagli utenti del sito, sia quelle di vent’anni fa, direttamente dalle pagine scansionate di una rivista-culto del mondo C64, Zzap! [Qui il sito Web] ), leggere interviste con gli sviluppatori di molti dei giochi che ci hanno entusiasmato, e molto altro.

Compulsando Lemon64, ho trovato la recensione di uno dei tanti giochi a cui giocavo, Sammy Lightfoot, scritta dall’autore del gioco stesso, Dean Creehan (per l’esattezza, Creehan è l’autore della versione per C64). Trovo che sia una testimonianza interessante di come venivano sviluppati i giochi nei primi anni Ottanta, e di come venivano risolti i problemi legati al porting verso altre piattaforme. Ho pensato di tradurla e di condividerla qui.

Ho programmato questo gioco nel 1983. A quei tempi, il metodo con cui si scrivevano giochi per più piattaforme era il seguente: una persona scriveva il gioco su una macchina, altri ricevevano copie provvisorie del gioco, vi giocavano sulla piattaforma nativa, per poi scrivere un programma su un’altra piattaforma che fosse il più possibile fedele all’essenza del gioco originario.

In merito a questo gioco [Sammy Lightfoot], Warren Schwader ne mandava periodicamente una copia giocabile su un Apple II. Non ricevevamo il codice sorgente, e io non sono mai riuscito a parlare con Warren. Pertanto mi presi alcune libertà con lo stile della grafica del gioco. La parte più frustrante di tutto il processo era ricevere una copia aggiornata del gioco e constatare che Schwader aveva modificato parti già codificate e funzionanti.

All’epoca non esisteva un compilatore assembly per il C64, quindi utilizzammo un setup insolito che prefigurava l’approccio moderno di Windows alla programmazione. Il codice veniva scritto sull’Apple in un programma chiamato Lisa e ivi compilato, poi lo si scaricava sul Commodore attraverso la porta stampante. Ciò era possibile perché entrambe le macchine montavano il microprocessore 6502. Se si usavano due monitor, il vantaggio di questo setup era la possibilità di far girare il gioco e modificare il codice allo stesso tempo. Una soluzione piuttosto avanzata per i tempi.

Una cosa che occorre tener presente è che quando scrissi questo gioco mi fu permesso di utilizzare solo 16 KB per l’intero codice, la grafica e il suono. Ciò perché il tutto doveva stare in un cartridge. Ogni cosa doveva essere scritta e riscritta affinché occupasse sempre meno spazio. Invece di memorizzare l’elemento grafico rappresentante una sponda o una piattaforma, per esempio, ne conservavo una piccola porzione e registravo il numero di volte che bisognava replicarla. Se avessi saputo che il gioco sarebbe stato disponibile su floppy disk, ne avrei scritto una versione ottimizzata per tale supporto.

Per darvi un’idea della difficoltà del processo, mi ci sono volute 800 ore del mio tempo libero per scriverlo. Mi auguro che almeno qualcuno si sia divertito con Sammy Lightfoot

Con un mio amico ci siamo dilettati a scribacchiare qualche giochino per C64 a quei tempi, e posso capire benissimo le frustrazioni di Creehan. Magari avessimo avuto due monitor, però!

Links for September 10

Handpicked

On the iPhone price drop

Oh, I’ve been reading a lot of reactions and comments, and I started writing my thoughts on the matter. Then I happened to read Steven Frank’s post and, well, he couldn’t have said it better. Go read him.

Fix the Leopard folders

Excellent analysis by Brandon Walkin about the new folders in Mac OS X Leopard.

Folder icons in Mac OS should serve the following purposes:

  1. Fit in aesthetically with the other Apple-designed icons provided in the Leopard install
  2. Make it very easy to distinguish between folders at a glance
  3. Quickly describe the contents of the folder

The new folders in Leopard fail on all counts for the four reasons listed below.

I’m as perplexed as you’re glossy

Tech Life

After the MacBook and the MacBook Pro (but at least with the latter it’s optional), the new iMac sports, too, a glossy screen. It’s surely part of the coolness of the new look, and the new iMacs are cool indeed. I went to the FNAC store the other week and a new iMac was on display side by side with an old one – needless to say, the ice-white old iMac looked even thicker and, well, older.

But why the glossy screen, why? I never saw the point of glossy screens. The glares and reflections of the surrounding environment can be highly disturbing, especially for those, like me, who don’t have a perfect sight. I started complaining about glossy screens since their appearance on non-Apple laptops. People, and even store clerks I provoked, usually replied to my observations telling me that I should test a glossy screen in my home and that I can’t really criticise or point to the numerous reflections when looking at it displayed in a store, because there are a lot of sources of artificial light, lots of stray reflections and so on and so forth.

Well, last year my fiancée bought herself a new 17-inch widescreen HP laptop with a glossy screen. So I could try it in the soft lighting of our home. And it’s awfully unbearable for my sight. It’s OK for browsing the Web for a while or checking emails, but I could never work before that screen 14 hours a day (I work with text and 95% of the time I sit and write in front of a screen, so your mileage may vary). I agree that photos and even DVDs look more vivid on a glossy screen, but I have to turn all the lights off and shade the daylight coming from the livingroom window if I want to watch a DVD before sundown.

For now I still work (and watch DVDs) with my two non-glossy PowerBooks. The text readability in strong daylight situation is, in my opinion, much much better with their matte screens. Take a look at this photo, for example:

My good old G4 500 MHz TiBook and its non-glossy screen

My good old G4 500 MHz TiBook and its non-glossy screen.


It’s taken at the library of the Polytechnical University of Valencia, at 10:28 AM with a very strong natural light coming from the left. The RSS feed is absolutely readable, and if I were to work with images or even watch some video, that would be very easy for the eyes and very doable. You see the girl with the striped shirt at the top of the photo? She had a Sony Vaio with a glossy screen. I don’t know how she managed to get something done, since the only visible thing on that screen was a reflection of herself, at least from my angle.

In short, I don’t really see the point of this late trend of glossy screens, and I don’t like the fact that Apple is gradually switching to ‘glossy everywhere’. It’s surely cool for the outer look of a Mac, but useful or better than a non-reflective screen? I doubt it. It’s a pity, because I really like the new iMacs and it would be a nice all-in-one upgrade for my home office, both in terms of raw speed and more compact footprint than my current combination of PowerBook G4 + 17-inch CRT display.

Sesta generazione

Mele e appunti

Ovvio che si parli di iPod. Ieri, quando ho finalmente potuto vedere i nuovi iPod sul sito Apple, e lo streaming dell’evento speciale, non riuscivo a smettere di ridere istericamente. Oggi butto giù quattro appunti a mente fredda.

Osservando i rinnovati iPod, l’impressione iniziale non può che essere Solo Apple riesce a superare se stessa. I nuovi iPod sono una bellezza e mi piace il lavoro di fino sul design dell’iPod classic, i nuovi materiali e la nuova linea di colori. E quasi mi ha più sorpreso la “rigenerazione” dell’iPod nano che non l’introduzione dell’iPod touch, che era, in un certo senso, più prevedibile sulla scia dell’iPhone.

Rileggendo le mie riflessioni scritte in tempi non sospetti (il 14 luglio), sono anche compiaciuto di aver azzeccato qualche previsione, soprattutto quella riguardante ciò che oggi si chiama iTunes Wi-Fi Store. (Avevo anche “indovinato” l’iPod touch e il fatto che Apple avrebbe espanso le capacità degli iPod, rendendo 80 GB il minimo d’ingresso, ma queste erano, effettivamente, sciocchezze prevedibili).

Con la sesta generazione di iPod, Apple a mio avviso è giunta a un ottimo grado di coesione e coerenza in merito al ventaglio di scelte proposte per l’intrattenimento portatile audio/video. Sarà perché questa volta il rinnovo ha toccato tutte le linee iPod a vari livelli (dal solo rinnovo superficiale dei colori degli iPod shuffle, al rinnovo formale più drastico degli iPod nano, all’introduzione di un nuovo iPod), ma credo che questa sia la prima volta che ci troviamo di fronte a tanta versatilità. Apple sta pian piano rinnovando tutte le sue linee di prodotti, e il suo ottimo stato di salute finanziario le permette, ormai, di fare un po’ quel che vuole senza troppe pressioni di calendario. Fra un mesetto uscirà Leopard, e non è azzardato ipotizzare che prima della fine dell’anno, o magari agli inizi del 2008, venga presentata qualche altra novità hardware (Mac Pro, o Cinema Display, chissà). Insomma, è un gran momento per essere utenti Macintosh.

Detto questo, e tornando agli iPod, vi sono alcune cose che non mi convincono del tutto. L’iPod touch, per esempio; proprio lui. Intendiamoci, gran prodotto, grande schermo, tecnologia multi-touch, eccetera; un iPhone senza telefono. Sono i tagli e i prezzi a non convincermi. Osservando iPod touch e iPhone, ora l’offerta è la seguente:

  • iPod touch da 8 GB — 299 dollari
  • iPod touch da 16 GB — 399 dollari
  • iPhone nell’unico taglio da 8 GB — 399 dollari
  •  

    Mi metto nei panni di un americano, che può quindi scegliere fra iPod touch e iPhone, rileggo quei tagli e quei prezzi e rimango perplesso. Il dubbio se scegliere un iPod touch da 16 GB o un iPhone da 8 GB non mi sembra poi tanto amletico, e mi sembra anche che sia l’iPod a uscirne male dal confronto. Immagino che la ridotta capacità delle due varianti dell’iPod touch sia dovuta alla tecnologia flash, che non è ancora così economica su tagli più grandi di 16 GB. Sta di fatto che 8 e 16 GB per un iPod così bello e soprattutto così indirizzato verso la fruizione di contenuti video, appaiono un poco stretti. E a parità di costo, a questo punto, perché non comprarsi un iPhone, che, anche se meno capace, offre comunque qualcosa in più?

    Di marketing capisco poco: chi ne capisce mi perdonerà, spero, l’ingenuità, ma ora come ora non riesco bene a comprendere a chi sia rivolto l’iPod touch (se non forse, inizialmente, al povero resto del mondo che non può ancora acquistare un iPhone e vuole avere un bell’assaggio dell’interfaccia multi-touch). Le capacità e i prezzi fra iPod touch e iPhone, sostanzialmente, si sovrappongono. Chi adesso possiede un vecchio iPod e vuole passare a qualcosa di nuovo, perché dovrebbe preferire l’iPod touch all’iPhone? Se Apple non avesse abbattuto di 200 dollari il prezzo dell’iPhone, forse ci sarebbe stata una spinta in più verso l’iPod touch. Per ora non vedo motivazioni e/o caratteristiche di grande rilevanza che favoriscano la scelta di iPod touch rispetto a iPhone. Se avete idee, illuminazioni, suggerimenti, il dibattito è aperto. Io torno a riguardarmi i nuovi iPod nano, che mi stanno tentando davvero…