Cinque (s)ragioni per non comprare iPhone

Mele e appunti

[Il presente articolo è stato aggiornato]

Nel proprio blog, la Free Software Foundation ha pubblicato un articolo intitolato 5 reasons to avoid iPhone 3G, ossia 5 ragioni per non comprare iPhone.

È il classico esempio di articolo disonesto, scritto per alimentare FUD: Fear, Uncertainty, Doubt, ossia paure, incertezze e dubbi. Disonesto perché le informazioni che fornisce, sulle quali si basano le argomentazioni dell’autore, sono volutamente incomplete, accuratamente selezionate per tirare acqua al proprio mulino. Ma entriamo nei dettagli. L’articolo esordisce così:

Le cinque vere ragioni per non acquistare iPhone 3G:

  • iPhone blocca completamente il software libero. Gli sviluppatori devono pagare una tassa ad Apple, che diviene l’unica autorità per stabilire ciò che può venire installato o meno sui telefoni di tutti.
  • iPhone approva e supporta la tecnologia DRM (Digital Restrictions [sic!] Management)
  • iPhone rivela la vostra posizione e fornisce ad altri dei metodi per rintracciarvi a vostra insaputa
  • iPhone non riproduce formati audio brevettati e privi del DRM, come Ogg Vorbis e Theora.
  • iPhone non è l’unica via. Esistono all’orizzonte migliori alternative che rispettano la vostra libertà, non fanno la spia, riproducono formati liberi e vi permettono di usare software libero — come FreeRunner

I più informati su Apple e iPhone immagino stiano già ridendo e piangendo. C’è infatti da ridere e da piangere, soprattutto leggendo l’articolo nella sua interezza. Intanto provo a disinnescare queste cinque (s)ragioni una a una.

1. iPhone blocca completamente il software libero. Gli sviluppatori devono pagare una tassa ad Apple, che diviene l’unica autorità per stabilire ciò che può venire installato o meno sui telefoni di tutti.

A parte il fatto che questa affermazione sembra ignorare l’intera comunità di hacker che hanno prima sprotetto iPhone con il jailbreaking e poi sviluppato e distribuito software assolutamente libero da più di un anno a questa parte. Va poi aggiunto che molti sviluppatori sono ben felici di pagare la gabella (una cifra peraltro ragionevolissima), perché l’ingegnoso sistema di distribuzione di App Store permette di diffondere il software in maniera capillare; e la maggior parte delle centinaia di applicazioni già presenti su App Store sono gratuite. Fraser Speirs ha recentemente scritto sul suo blog: […] La mia applicazione per iPhone, Exposure, ha visto un incremento medio di 3.200 nuovi utenti al giorno da quando App Store ha aperto i battenti. Exposure si ritrova già da ora ad avere il doppio degli utenti di FlickrExport per Aperture.

Apple viene dipinta dalla Free Software Foundation come un’autorità totalitaria di stampo orwelliano: il Grande Fratello, il censore unico depositario della verità che gli permette di distinguere ciò che è buono e ciò che non è buono per i cittadini. Questa, scusate, è una Grande Stronzata. Lasciando perdere i toni settari della FSF per un momento, e utilizzando un briciolo di buonsenso, si possono facilmente comprendere alcune cose. Premesso che è Apple stessa a fornire e a mantenere l’intera struttura di distribuzione delle applicazioni di terze parti, io credo che abbia diritto a stabilire contributi (termine più appropriato di “tassa”) per accedere e usufruire di tale struttura, e a stabilire un minimo di controllo su ciò che passa attraverso la struttura. È un po’ come mettere a disposizione una serie di locali a uso pubblico: chi li vuole utilizzare paga un affitto; chi li fornisce vuole perlomeno dare un’occhiata a chi entra, per evitare che possa danneggiare i locali o la comunità. E in ogni caso, viste certe applicazioni passate su App Store, non è che i controlli siano poi così rigidi.

Poi vi è sempre il discorso della responsabilità verso i propri utenti. Cercare di filtrare quel che arriva su ogni iPhone là fuori non è necessariamente negativo. Lo sostengo sin dai tempi di iPhone EDGE e della totale assenza di supporto per applicazioni di terze parti. L’open source e il software libero sono belle cose, senza alcun dubbio. Vi sono ottimi prodotti open source per Mac; ma esiste anche un’incredibile quantità di software mal scritto, instabile, in perenne stato alpha, sviluppato d’impulso e poi abbandonato. Permettere la proliferazione indiscriminata di questa roba su un dispositivo come iPhone rischia di comprometterne l’affidabilità. iPhone è una gioia per i nerd, per i power user e i patiti di tecnologia, ma non dimentichiamoci tutti gli altri utenti che vedono iPhone come un bel telefono che deve funzionare come tale, che vogliono magari provare il giochino o un programma per prendere appunti, senza dover smanettare per riprendere il controllo del telefono.

2. iPhone approva e supporta la tecnologia DRM (Digital Restrictions [sic!] Management)

Sic!” l’ho aggiunto io, perché questi signori neanche sanno che DRM è l’acronimo di Digital Rights Management. [Nota: nei commenti mi si fa notare che lo sanno, che è un modo diffuso per riferirsi al DRM criticamente. Sono dell’opinione che, se queste persone vogliono davvero fare divulgazione — o contro-informazione — in maniera corretta, dovrebbero perlomeno chiamare le cose col proprio nome]. Detto questo, per quanto riguarda il discorso musicale e i formati protetti dalla tecnologia FairPlay, non sto a ripetere la solita storia, che non è Apple a imporli, ma le case discografiche. Che Jobs si espresse pubblicamente e prese una chiara posizione contro il DRM. Che iTunes Store vende anche (e tanta) musica non protetta da DRM. Il fatto che le applicazioni di terze parti vengano anch’esse protette da FairPlay è a mio parere un modo di proteggere gli sviluppatori che espongono i propri lavori. L’hacker incallito che vuole a tutti i costi copiare il codice di un programma, non si farà certo ostacolare da FairPlay. C’è altro da dire? Ah sì: non so voi, ma la mia biblioteca musicale è composta da oltre 30 GB di musica non protetta da DRM (copie legali di CD musicali regolarmente acquistati, con le relative gabelle pagate alle case discografiche), musica che posso tranquillamente trasferire e riprodurre su iPod e iPhone.

3. iPhone rivela la vostra posizione e fornisce ad altri dei metodi per rintracciarvi a vostra insaputa

Ecco, questa è la perla, questo è il vero spargimento di paure, incertezze e dubbi. Perché non è vero, ripeto non è vero che si possa venire rintracciati a propria insaputa. Qualsiasi programma o servizio che tenti di accedere ai Location Services di iPhone genera un avviso e chiede conferma all’utente. È l’utente a permettere o meno la localizzazione. Nulla avviene ‘dietro le quinte’ e a nostra insaputa. Anche in questo caso, i complottisti della Free Software Foundation temo dovranno rimangiarsi le parole. Fra l’altro, non è stato lo stesso Stallman a dichiarare che qualsiasi cellulare è in grado di rilevare la nostra posizione (a nostra insaputa)? Niente Apple = Grande Fratello, sorry, passate oltre.

(Assai pertinente l’osservazione di Darby Lines nel suo commento: Prima questi imbecilli si lamentavano del fatto che Apple non dava agli sviluppatori piena libertà d’azione; e adesso il fatto che gli sviluppatori possano accedere alle informazioni GPS è una cosa orribile. Cercate di decidervi, maledetti ipocriti. Ah, dimenticavo: “libertà” conta solo se è la libertà di essere d’accordo con voi).

4. iPhone non riproduce formati audio brevettati e privi del DRM, come Ogg Vorbis e Theora.

Che è in sostanza la stessa cosa del punto 2. Non riesco a rispondere senza essere sarcastico: a qualcuno mancano questi formati? A qualcuno importa davvero se mancano? Alle decine di milioni di utenti di iPod no.

5. iPhone non è l’unica via. Esistono all’orizzonte migliori alternative che rispettano la vostra libertà, non fanno la spia, riproducono formati liberi e vi permettono di usare software libero — come FreeRunner

Uh, che iPhone non sia l’unica scelta lo sappiamo, signori della Free Software Foundation, non è il caso di trattarci da deficienti. Che esistano alternative migliori a iPhone non sta a voi dirlo. Se volete che la gente pensi con la propria testa, lasciate che siano gli utenti a stabilire che cosa è migliore di iPhone. Se con questo articolo volete che gli utenti si formino un’opinione informata, così da poter compiere una scelta, allora informateli davvero, in maniera onesta e trasparente. Questo articolo è, invece, disonesto, obliquo e in malafede. Ed è intriso della retorica tipica della propaganda religiosa. Basta leggerne la conclusione:

Ma possiamo scegliere. FreeRunner non è ancora in grado di fare tutto quel che fa iPhone e sicuramente non è così attraente. Ma in quanto a potenziale, il fatto che sia supportato da una comunità mondiale di persone invece che da un’unica entità avida, disonesta e reticente, FreeRunner è anni luce avanti. Possiamo barattare la nostra libertà e il nostro denaro per comprare qualcosa di appariscente in superficie, oppure possiamo spendere un po’ di più, tenerci la nostra libertà, e supportare un tipo di business migliore. Se vogliamo che le imprese siano guidate dall’etica, dobbiamo premiare quelle che già lo sono. Evitando di arricchire aziende che vogliono privarci della nostra libertà e favorendo quelle che ci rispettano, daremo il nostro contributo per un futuro migliore. 

E chiudo qui, perché ho già dedicato troppo del mio tempo a certe scempiaggini.

* * *

Aggiornamento — Sono andato a cercare qualche informazione in più su questo FreeRunner, una delle “migliori alternative che rispettano la vostra libertà, non fanno la spia, riproducono formati liberi e vi permettono di usare software libero”. È un’alternativa, per il momento, mooolto all’orizzonte. Nella pagina principale sul Neo FreeRunner della Wiki di OpenMoko si legge:

The FreeRunner can be purchased from the Online Store as of July 3, 2008. The software available on the phone makes it suitable for power users and developers only, it is not ready for the general consumer yet. 

Ovvero: FreeRunner può essere acquistato dallo Store online dal 3 luglio 2008. Il software disponibile sul telefono lo rende più adatto soltanto a utenti esperti e a sviluppatori, non è ancora pronto per il grande pubblico di consumatori.

Dopo qualche giro nel sito di OpenMoko, si scopre che l’aggeggio è “Sold Out”, esaurito. Deve andare proprio a ruba. Che non sia pronto per il grande pubblico lo si può capire anche da qualche stralcio tratto dalle istruzioni d’uso del telefono. Prendiamo ad esempio questa pagina, una panoramica sul Neo FreeRunner. Andiamo a vedere come regolare il volume del dispositivo:

Al momento in cui scriviamo, non esiste un modo per regolare il volume direttamente dallo schermo.

Per ora occorre avviare l’applicazione terminale, oppure effettuare il login via USB, e lanciare l’applicazione alsamixer. Il mixer è più semplice di quanto possa sembrare. Basta usare le frecce destra e sinistra per selezionare “headphone” o “PCM” e utilizzare le frecce su/giù per regolare il volume. È anche possibile regolare il volume del microfono con l’impostazione “mic2”. Al termine, premere ESC. Poi uscire dall’applicazione terminale o effettuare il logout da USB.

Per rendere permanenti le impostazioni del microfono, si dovranno aggiornare i file di configurazione in /usr/share/openmoko/scenarios/. Per farlo, inserire il comando

alsactl ‑f path-to-statefile store

I file di default sono i seguenti (in /usr/share/openmoko/scenarios/):

    gsmhandset.state
    gsmheadset.state
    gsmspeakerout.state
    headset.state
    stereoout.state

Questi corrispondono ai vari profili sonori (Sound Profiles) accessibili nel Debug Tool sotto Applications.

Una procedura per aumentare il volume del microfono è anche la seguente:

  1. Entrare in Freerunner via ssh
  2. Digitare vi /usr/share/openmoko/scenarios/gsmhandset.state
  3. Cercare la stringa “Mic2”
  4. Modificare il parametro in “value 3”

E stiamo parlando di aumentare il volume, mica di installare qualcosa.

A ogni modo, ironia a parte, sono sinceramente curioso di vedere come sarà questo FreeRunner quando sarà pronto per il famigerato “utente medio”. La strada verso l’intuitività, per adesso, sembra lunghetta. E iPhone, aperto o chiuso che sia, è già di parecchie lunghezze avanti.

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