Ci stavo pensando l’altro giorno, guardando i MacBook sul sito Apple. In altra sede ho già manifestato la mia disapprovazione per il nome MacBook, una scelta che reputo pochissimo creativa e che non ha la stoffa per sostituire il venerabile, azzeccatissimo, PowerBook. Suona banale, più defilato, meno “potente”, anche se in realtà questi portatili Apple dal cuore Intel sono davvero una potenza rispetto alle generazioni passate.
Qualche giorno fa, da studioso di storia Apple, ho avuto la piccola illuminazione: MacBook non è affatto un nome nuovo o coniato di fresco. Al contrario, si può dire che l’idea dietro al nome è molto più vecchia del primo PowerBook. Nel 1982 Jobs delineò il progetto Snow White e lo presentò alle società di design industriale BIB e frogdesign (la seconda avrebbe vinto la gara d’appalto e avrebbe iniziato una duratura collaborazione con Apple). Fra i prodotti elencati nel progetto, Jobs pensava a un prototipo di computer portatile, da introdursi di lì a quattro anni, che avesse uno schermo LCD sensibile al tocco dalle dimensioni di 8,5 x 11 pollici, che fosse grande come un libro, e che chiamò informalmente Bookmac. Il prototipo realizzato da frogdesign prese poi il nome di Bashful (il nome di uno dei sette nani, visto che il progetto si chiamava Snow White, ovvero Biancaneve), ma BookMac riemerse ufficialmente nel 1985, come concept di Mac portatile derivato da Bashful, un prototipo dalle linee squadrate, con maniglia integrata e lettore di floppy disk.
Prima di vedere il primo Macintosh portatile progettato e commercializzato, il Portable, bisognerà attendere il 1989 (dopo una gestazione di tre anni e una serie di prototipi dal design molto, molto migliore rispetto al prodotto finale). Il nome PowerBook viene introdotto nel 1990–91 ed ecco tornare, a distanza di vent’anni, BookMac… pardon, MacBook.